Leonardo da Vinci L'ultima cena, 1495-98 |
Osservazioni di Andrea Carlo Cappi
Chi cammina per Milano può imbattersi in una via Fernanda Wittgens e chiedersi distrattamente chi fosse costei. Ora uno spettacolo teatrale ne rivela la storia, attraverso le parole della donna che negli anni Quaranta salvò con pari coraggio opere d'arte e vite innocenti dalla distruzione della guerra e dalla follia degli uomini. Il miracolo della cena (regia di Marco Rampoldi, collaborazione drammaturgica di Paola Ornati) si limita a tre rappresentazioni, l'ultima delle quali stasera, 27 settembre 2018, al Teatro Grassi di Milano. Realizzato dal Piccolo Teatro in collaborazione con il Museo del Cenacolo Vinciano e interpretato da Sonia Bergamasco, meriterebbe in realtà una diffusione più ampia, poiché ciò che racconta trascende la storia milanese e si rivela di spaventosa attualità.
Può essere definito semplicisticamente come un atto unico, della durata di cinquanta minuti, basato sulla lettura di lettere e scritti di Fernanda Wittgens, ma anche su annotazioni di Leonardo e Goethe, documenti ufficiali e pagine di giornali e riviste, non ultima l'infame La difesa della razza, voce delle leggi razziali che il regime istituì nel 1938. In realtà, grazie anche alla recitazione intensa e coinvolgente dell'attrice, oltre all'attento montaggio di immagini sullo schermo alle sue spalle, la rappresentazione si converte nella vicenda epica di una donna che combatte contro l'idiozia inarrestabile degli esseri umani.
La Wittgens, nata a Milano e di lontane origini svizzere, laureata nel 1925, diviene nel 1928 "operaia avventizia" (ossia precaria) presso la Pinacoteca di Brera. Dietro insistenza del direttore di Brera e sovrintendente alle Gallerie della Lombardia, Ettore Modigliani, viene promossa nel 1931 a sua assistente e nel 1933 a ispettrice. Quando entrano in vigore le leggi razziali, il suo mentore - ebreo e per giunta antifascista - è costretto alla fuga, ma lei ne prosegue il lavoro.
I venti di guerra che spirano già nel 1939 minacciano le opere d'arte. Da un lato la parete del Cenacolo di Santa Maria delle Grazie con il leggendario affresco di Leonardo viene protetta con una muraglia di sacchi di sabbia e una tettoia; dall'altro la Wittgens mette in salvo i quadri delle pinacoteche milanesi portandoli in luoghi più sicuri. Ma la hybris fascista conduce l'Italia verso l'autodistruzione e anche Milano ne fa le spese, quando la collera di Dio rovescia sulla città quintali di esplosivo della Royal Air Force: "bombardamento terroristico" lo definisce la Wittgens, ed è vero, anche se avrebbe potuto essere evitato. Sfidando le bombe con enorme rischio personale, la Wittgens cerca di salvare il salvabile.
Con la stessa determinazione con cui protegge il patrimonio artistico, combatte la letale stupidità del potere portando in salvo uomini, donne e bambini ebrei in Svizzera. Vittima di una delazione, nel 1944 viene denunciata e condannata a quattro anni di carcere come "nemica del fascismo": la "giusta" riconoscenza che spesso gli italiani riservano ai loro connazionali migliori. Lei affronta San Vittore come "un esame di laurea", trovandovi atrocità e umanità al tempo stesso. Ma in capo a sette mesi, dopo che la madre ha scritto invano al Duce (e in verità grazie a un falso certificato medico che ne attesta la tisi) viene scarcerata. Alla fine della guerra Modigliani viene reintegrato nel suo ruolo. Ma una nuova battaglia contro gli imbecilli aspetta il sovrintendente e la donna che combatte al suo fianco.
La protezione del Cenacolo si è rivelata appena sufficiente. La parete con l'affresco di Leonardo è una delle poche rimaste in piedi di Santa Maria delle Grazie, ma le intemperie cui è stato esposto lo hanno danneggiato, impregnandolo di umidità. Un pomposo, sedicente esperto assicura che tutto si risolverà naturalmente, grazie all'aria "calda e asciutta dell'estate milanese" (a questa frase il pubblico in sala, che ben conosce l'afa dei mesi estivi in città, scoppia a ridere). Si fanno ipotesi deliranti, come quella di staccare l'affresco della parete; del resto secondo alcuni quel che resta dell'opera, a seguito dei restauri nei secoli, avrebbe ormai molto poco di leonardesco. Modigliani muore nel 1947, dopo aver scelto un capace restauratore che riporterà alla luce l'affresco originale, mentre la Wittgens, erede alla direzione di Brera e prima donna in Italia a occupare un ruolo del genere, continua la lotta contro l'ignoranza e l'arroganza. Alla fine è lei ad averla vinta: il Cenacolo viene restituito alla città. Qui si conclude lo spettacolo, anche se fino alla sua morte prematura nel 1957 Fernanda Wittgens mantiene il suo ruolo fondamentale a Milano, dove nel 1952 è riuscita persino a portare la Pietà Rondanini di Michelangelo.
Dalla scena, Sonia Bergamasco trasmette tutta la passione umana e artistica di una donna che sfida le convenzioni e convinzioni maschiliste del suo tempo, senza mai smettere di salvaguardare i valori della cultura e dell'intelligenza. Un messaggio che, a oltre sessant'anni dalla sua morte, ha un estremo bisogno di essere ribadito in tutta Italia.
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