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viernes, 21 de diciembre de 2018

Andrea G. Pinketts è morto, evviva Andrea G. Pinketts


Ricordo di Fabio Viganò

La feroce notizia mi è giunta ieri. Il latore della morte di Andrea è stato, credo, uno tra i suoi migliori amici: Andrea Carlo Cappi. Sono triste, inutile dirlo, come tutti coloro che potevano dirsi amici di Pinketts. Sono triste come uomo, perché un altro uomo è morto. Non mi vergogno a confessare pubblicamente d’aver pianto! Sono un uomo.
Andrea mi era caro. Non mi vergogno nemmeno ad affermare che il mondo senza di lui sarà tetro. Andrea, almeno con i suoi scritti, riusciva a lenire le tristezze che certe cupe persone ci costringono a vivere giorno dopo giorno.
Non vi parlerò dello scrittore Andrea G. Pinketts…Persone ben più colte e meritevoli di me ne hanno giustamente tessuto le lodi. Vi racconterò di quanto potesse essere galantuomo, di quanto l’uomo Pinketts, tra il lusco e il brusco, tra gioie e dolori che la vita ci riserva, fosse veramente un gran signore. Un signore che nulla ti faceva pesare, nemmeno il fatto di essere estremamente colto.
Non diceva mai di essere scrittore… era cosa nota! La prima volta che lo vidi, ricordo, fu ne “La Barricata 1898” di Pietro Valpreda. Era entrato, come suo solito, con quella gioia tipica del bambino, sincera, schietta. Aveva da poco pubblicato per Feltrinelli Il vizio dell’agnello. Assistetti allo spettacolo sorridendo, ignaro del fatto che proprio Pinketts avrebbe poi presentato il mio primo libro di poesie. Erano gli anni Novanta.
Col passare del tempo giunse persino a definirmi “poeta maledetto” .Il motivo non stava nell’assenzio. Casomai, come avrebbe detto lui, nell’assenza dell’assenzio. Tu sei un poeta maledetto, ma solo per le maledizioni che ti mandano”. Seguiva poi la sua ineguagliabile e impagabile risata. Non ero nessuno e nessuno sono restato, col solo vanto di essere stato amico di Andrea G. Pinketts.
Durante la notte, Pia Valpreda mi ha scritto: “È morto Andrea… L’ho appreso adesso leggendo le notizie. Non ci posso credere.”
Nessuno di noi ci può credere, Pia. A me piace saperlo vivo, nei suoi libri, nelle interviste rilasciate, nei ricordi che immancabili tornano alla mente, nelle presentazioni dei libri fatte all’Estremadura Cafè di Verbania, nel senso della frase che ci ha lasciato e nei valori in cui ha sempre creduto: onestà, lealtà, amicizia e libertà.
Non piangete Andrea. Non credo lo vorrebbe. Rispettando il dolore, salutatelo per l’ultima volta con una rosa rossa, simbolo di passione.
Ciao Andrea. Ci si vede,
Fabio

jueves, 20 de diciembre de 2018

Un mondo senza Pinketts



Un addio da Andrea Carlo Cappi


Il funerale di Andrea G. Pinketts si terrà sabato 22 dicembre, alle ore 14.45, presso la chiesa di S. Eustorgio a Milano.


L'ultima cosa che ci siamo detti è stato "Ci aggiorniamo", al telefono, una settimana fa. Avrebbe dovuto essere a casa, ma era tornato in ospedale, "per un paio di giorni", aveva assicurato, incrollabile. Invece la situazione si stava aggravando ed è precipitata. Andrea G. Pinketts è morto oggi, il 20 dicembre 2018. L'aggiornamento, stavolta, mi è arrivato da un link al Corriere della Sera, inviatomi dal comune amico Edoardo Montolli.
Con Pinketts dovevamo sempre aggiornarci su qualcosa: presentazioni, eventi, libri, festival. E io partecipavo solo a una parte degli eventi e delle attività che lo impegnavano quasi quotidianamente, a volte due o tre nello stesso giorno. Ci conoscevamo da circa venticinque anni, buona parte dei quali condivisi sulla scena del "Seminario per Giallo e Bar", l'appuntamento milanese settimanale da lui creato nel 1992 e continuato fino alla chiusura dell'ultimo locale che lo ha ospitato, il Balubà; ma è impossibile contare tutti gli eventi del genere che abbiamo condotto insieme compresa - la prima che mi viene in mente - una serata in palcoscenico a Torino intorno al 2000, intitolata Pinketts, chi sei? in cui dovevo stimolare le sue confessioni.
La sua formula, in pubblico, era la Formula Pinketts. Parlava come scriveva, o viceversa. I suoi discorsi erano come i racconti, i romanzi, gli articoli, le prefazioni.
Del resto i suoi libri inanellati di associazioni di idee, battute, giochi di parole che spesso svelavano grandi e piccole verità, erano scritti di getto a penna (al bar) e poi affidati a una volontaria che li battesse al computer (la Battilografa) e quindi consegnati all'editore; che, se non era un kamikaze, non toccava nulla del testo; non c'era nulla da tagliare. Alcune volte Mondadori ha affidato l'editing a me, che discutevo e ricostruivo con Pinketts gli occasionali frammenti di frase perduti - come note mancanti in una partitura d'autore - perché mentre scriveva era stato distratto da dieci telefonate e da una coda di persone che attendevano di essere ricevute al suo tavolo a Le Trottoir. 
È stato definito autore di gialli, e lo era anche, ma nel senso ribelle della parola: lettore attento di questo come molti altri generi, ne conosceva i meccanismi così bene da poterli sabotare dall'interno; basta vedere i racconti ironici e surreali degli anni Ottanta, con cui vinse il Gran Giallo di Cattolica. Quando era di moda la definizione "pulp" sull'onda dell'antologia Gioventù cannibale, cui aveva partecipato, ecco che è arrivata una nuova etichetta. Anche se lui spiegava sempre il senso e l'etimologia del termine "pulp", che aveva un significato molto diverso da quello in uso allora.
In realtà, come ho ribadito non molto tempo fa a una sua presentazione, l'unica etichetta di Pinketts era... Pinketts: un genere tutto suo, postmodermo e molto personale, difficilmente imitabile (anche se c'è chi ci ha provato).
Ma la risposta alla domanda "Pinketts, chi sei?" va oltre i libri, anche se in questo caso vita e opere sono difficili da separare. Prima ancora di Lazzaro Santandrea, detective involontario e protagonista non di un "ciclo" ma di una chanson de geste, il principale alter ego di Pinketts era... Pinketts, di cui Lazzaro era la versione su carta. In molte cose Pinketts come personaggio pubblico coincideva con Lazzaro, quando si travestiva per le inchieste di Esquire o Panorama per fare il giornalista investigativo, o quando diventava "sceriffo di Cattolica" per indagare sulle infiltrazioni del crimine organizzato, operazione che ha portato a centinaia di arresti. O quando si presentava come "il duro dal cuore di meringa" (per usare la definizione di Fernanda Pivano) o lo "specialista in situazioni di emergenza" (per citare un suo biglietto da visita).
Ci sono cose di lui che non ho mai saputo con certezza. Brani di autobiografia così incredibili che non ho mai chiarito se fossero veri, inventati o romanzati: venditore di barche al porto di Hong Kong, reporter paracadutato in Afghanistan (malgrado soffrisse di vertigini)... Ma alcuni sono autentici e documentati, quali l'indagine sul caso del Mostro di Foligno o l'infiltrazione come sedicente rocker satanico nella setta dei Bambini di Satana, su cui poi si preoccupò che venisse detta la verità, quando furono accusati anche di reati che non avevano commesso. Poi la presenza sempre più frequente in programmi televisivi - benché odiasse la parola "opinionista" - lo ha reso troppo noto perché potesse assumere ancora identità fittizie a scopo di investigazione.
Poi c'era un Pinketts meno appariscente: quello umano, generoso, disponibile, sempre pronto a presentare e aiutare autori esordienti, cui dava spazio e ribalta. Il Pinketts che il giorno dopo la serata del giovedì mi chiamava per chiedermi com'era andata. L'amico che ti difendeva quando sparlavano di te alle spalle.
E hanno sparlato molto di lui, per il suo consumo di alcool, che malgrado tutto reggeva fin troppo bene, fino a quando non lo ha ridimensionato qualche anno fa. Ma sono tanti quelli che ragionano per etichette.
È vero ci sono stati alcuni momenti in cui è stato preso dal vortice dell'autodistruzione, per esempio nel 2000 quando, come usavamo dire, è stato l'unico essere umano colpito dal millennium bug e a scopo terapeutico al pomeriggio veniva da me a vedere film di Clint Eastwood: si diventava come scolari che guardano la tv invece di fare i compiti. Poi se ne andava prendendo a prestito Dylan Dog e Capitan America. Perché la cultura - la sua, sconfinata - è fatta di molte cose. Saltando di palo in frasca, l'ultima nostra iniziativa comune è proprio una rassegna sulla cultura popolare a Marina di Andora, di cui lui ha ideato il nome, "Monsieur Le Pop", e alla quale ha potuto partecipare solo per telefono alla prima serata, in collegamento dalla sua stanza all'ospedale di Niguarda.
Perché Pinketts, rimosso due anni fa un tumore all'intestino, sconfittone un altro alla gola scoperto la scorsa primavera, in autunno se n'è ritrovato un altro, che ha aggredito una vertebra. Nondimeno, è riuscito a essere protagonista, istrionico come sempre, di un evento di BookCity nell'atrio dell'ospedale di Niguarda. Un combattente irriducibile, con un passato di campione di kendo, che non ha ceduto le armi fino alla fine.
Ma anche i combattenti migliori non resistono a tre cannonate di questa portata. Ora bisognerà abituarsi a un mondo senza Pinketts, senza la sua voce tonante, le sue frasi irriverenti e i suoi commenti fulminanti. Senza la sua intelligenza e la sua creatività. Per quanto mi riguarda, senza le sue telefonate che cominciavano con "Kappus..." per poi coinvolgermi in imprese titaniche e improbabili.
Ci sono però i suoi libri, come Il conto dell'Ultima Cena da poco ripubblicato negli Oscar, romanzo che tanto piacque a Claude Chabrol. E i titoli ristampati ininterrottamente da Feltrinelli. E, spero, ci saranno riedizioni anche degli altri, contraddistinti dal suo marchio di fabbrica: il senso della frase.

miércoles, 12 de diciembre de 2018

Delitti alla milanese per beneficenza


In arrivo Delitti alla milanese. 20 racconti gialli d'autore a cura di Gian Luca Margheriti, 20 ricette tradizionali scelta da Giovanna Mazzoni, il ricavato in beneficenza a Opera San Francesco per i poveri.
L'appuntamento per la prima presentazione è giovedì 13 a Milano, al Cafè Clubino (via Cosseria 1, angolo via Gian Galeazzo), dalle 18.00 alle 20.00, con la partecipazione di autori e curatori.
Il libro sarà presto disponibile su Amazon (dove può già essere prenotato) e gli altri bookshop online.


martes, 11 de diciembre de 2018

Gli anni della Tensione

Omaggio a Pinelli, immagine di A. C. Cappi (2018)


Cronologia di Andrea Carlo Cappi

12 dicembre 2019: mezzo secolo dalla strage di piazza Fontana, senza colpevoli ufficiali, malgrado la ricostruzione sembri ormai piuttosto chiara.
2 agosto 2020: quarant'anni dalla strage alla Stazione di Bologna, su cui permangono tuttora molti dubbi.
Due anniversari ravvicinati, che fanno riflettere. 
Curiosamente, il nome più noto di tutti in merito alla strage di piazza Fontana è quello di Pietro Valpreda, benché accusato ingiustamente; in seguito Valpreda è divenuto romanziere, in proprio e a quattro mani con il giornalista-scrittore Pero Colaprico.
Forse quasi dimenticato è invece il nome di Pino Pinelli, vittima supplementare della strage nella notte fra il 15 e il 16 dicembre 1969, quando "cadde" da una finestra della Questura in via Fatebenefratelli a Milano durante un interrogatorio. L'estrema sinistra accusò di questo il commissario Calabresi - presumibilmente estraneo al fatto - che sarebbe rimasto a sua volta vittima di un omicidio, e il cui primo anniversario della morte sarebbe stato pretesto per un ulteriore strage.
Può essere interessante esaminare una cronologia essenziale della cosiddetta "Strategia della Tensione", le cui origini risalgono a ben vent'anni prima della tragedia di piazza Fontana. Emergono i collegamenti con personaggi dell'eversione e con alcune figure della CIA. Si notano anche oscure parentele con l'assassinio di JFK e curiose somiglianze nel modus operandi. Un ex-agente dei servizi segreti americani mi disse anni fa una frase tipo: "A volte abbiamo fatto grossi errori".
In un'epoca di complottismo gratuito e approssimativo, forse ogni tanto conviene ripassare anche i complotti veri.

10 febbraio 1949
Un dispaccio segreto inviato dall'ambasciata USA di Roma al Dipartimento di Stato di Washington comunica che “l'Italia sta istituendo un’organizzazione di polizia segreta anticomunista sotto il Ministro dell'Interno, con elementi dell'ex polizia segreta fascista”. L’operazione è ben vista dal “residente” della CIA a Roma, James Jesus Angleton, personaggio noto per avere finanziato la DC alle elezioni italiane dell’anno precedente.
Di Angleton parlerà in un suo libro William E. Colby, “residente” della CIA a Roma dal 1953 al 1958, poi attivo in operazioni in Vietnam e in seguito direttore della CIA, dal 1973 al 1975: secondo Colby (v. 28 aprile 1996), sarebbe stata la paura americana dell’avvento del comunismo in Italia a dare alla CIA la licenza di intraprendere operazioni politiche e paramilitari segrete a partire dalla fine degli anni Quaranta.

Estate 1958
Il direttore dello spionaggio americano Allen W. Dulles rimuove Colby (v. 10 febbraio 1949) dall’incarico a Roma: sarebbe troppo favorevole a una coesistenza pacifica con la sinistra italiana. Gli succede Thomas Karamessines, considerato il principale artefice di Gladio, la versione italiana delle reti Stay Behind da utilizzare solo in caso di invasione sovietica.
Su probabile suggerimento di Karamessines (secondo il rapporto della Commissione Stragi) qualche mese dopo viene attivata dal SIFAR - Servizio Informazioni Forze Armate, ovvero il servizio segreto militare italiano - una schedatura di massa che porterà rapidamente alla compilazione di 157.000 dettagliati fascicoli su altrettanti personaggi chiave della società italiana (o 260.000, secondo il senatore a vita Ferruccio Parri).
Ne sarà responsabile il generale Giovanni De Lorenzo, capo del SIFAR dal '55 al '62 e successivamente capo dell'arma dei Carabinieri. Anni dopo verrà ordinata la distruzione dei dossier, ma copie dei fascicoli finiranno negli archivi della Loggia massonica P2 di Licio Gelli.

Estate 1963
Il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy è candidato alla rielezione. Ha tuttavia rapporti controversi con la mafia, che ha appoggiato la sua ascesa alla Casa Bianca e quella del fratello Robert al ruolo di Attorney General (ministro della Giustizia); ma ora il crimine organizzato è oggetto di una guerra aperta proprio da parte di Robert Kennedy. Il presidente ha inoltre una relazione tormentata con la CIA, che ha assecondato nei suoi piani di restaurazione anticastrista a Cuba (cui collaborava anche la Mafia, interessata a riprendere il controllo dell'isola, prima della Rivoluzione suo feudo per gioco d'azzardo e prostituzione); ma Kennedy ha poi fermato le operazioni al disastro della Baia dei Porci, per costringere infine alle dimissioni il direttore Allen W. Dulles e il suo braccio destro per l'America Latina, Howard Hunt, figura già coinvolta in colpi di stato sponsorizzati dalla CIA.

22 novembre 1963
John Fitzgerald Kennedy viene ucciso durante una visita ufficiale a Dallas, nel corso della sua campagna per la rielezione. Alcune fotografie dimostreranno la presenza nei pressi del luogo dell'attentato di Howard Hunt (ex-braccio destro del direttore della CIA Dulles e futuro collaboratore del presidente Nixon in operazioni clandestine di propaganda contro il Partito Democratico, fino allo scandalo Watergate).
Ma l'attentatore presidenziale è immediatamente reperito negli ambienti dell’estrema sinistra: sarebbe Lee Harvey Oswald, che viene subito arrestato e pochi giorni dopo assassinato in una stazione di polizia da un «patriota»; poi identificato come Jack Ruby, individuo legato alla mafia e malato terminale; arrestato, morirà in carcere.
Un anno più tardi, contro l’evidenza dei fatti, la Commissione Warren, comprendente l’ex-direttore della CIA Allen W. Dulles, stabilisce che a sparare è stato il fanatico solitario Oswald.
Nel corso degli anni emergeranno indizi contrari, compresa l’esistenza di uno o più sosia di Oswald apparsi in luoghi e momenti opportuni. (v. 15 dicembre 1969). Con Kennedy scompare il principale sostenitore negli USA della linea di “non interferenza” negli affari europei e, soprattutto, italiani.

26 giugno 1964
Il generale Giovanni De Lorenzo (v. Estate 1958), vicino al presidente della Repubblica Antonio Segni, decide di mettere in atto un’operazione d’emergenza detta “piano Solo”, i cui punti salienti sono l’occupazione delle grandi città, la repressione delle sacche di resistenza e la cosiddetta “enucleazione” di persone scomode, da deportare in Sardegna (presso la base Gladio di Capo Marargiu).
L'operazione non decolla, ma viene accuratamente tenuta nascosta fino al 1967, quando la porterà alla luce un’inchiesta del settimanale L'Espresso, con il titolo: Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di stato.
Il generale De Lorenzo querelerà il settimanale per diffamazione: il direttore Eugenio Scalfari e il giornalista Lino Jannuzzi verranno condannati, nonostante il pubblico ministero Vittorio Occorsio (v. 10 luglio 1976) ne avesse chiesto l’assoluzione.

3-5 maggio 1965
Si tiene a Roma un interessante convegno presso l'hotel Parco dei Principi. Lo finanzia il SIFAR e l’organizza l’Istituto di studi storici e militari Alberto Pollio, organismo privato vicino allo Stato Maggiore della Difesa.
Vengono trattate le “tecniche di guerra non ortodossa, guerriglia e guerra rivoluzionaria”. Si parte dal presupposto di un’avanzata aggressione comunista in atto, per valutare una serie di interventi militari di emergenza.
Particolarmente illuminante risulta la lista dei partecipanti, se comparata con i ruoli assunti dagli stessi in successivi contesti. Il giornalista Edgardo Beltrametti e il generale Adriano Magi Braschi saranno, molti anni dopo, presidenti della WACL (World Anti-Communist League, ovvero Lega Mondiale Anti-Comunista), organizzazione utilizzata spesso dalla CIA: durante l'amministrazione Reagan, sotto la guida di Magi Braschi, il WACL avrà un ruolo importante nel finanziamento clandestino della CIA ai Contras in Nicaragua (vicenda che porterà al cosiddetto scandalo Irangate).
Un altro relatore, Guido Giannettini, diverrà noto durante l'inchiesta sulla strage di piazza Fontana come agente del SID (Servizio Informazioni Difesa, servizio segreto successore del SIFAR) e contatto di Giovanni Ventura. Con un altro ospite del convegno, Pino Rauti (fondatore di Ordine Nuovo), Giannettini sarà autore di un allarmistico volumetto intitolato Mani rosse sulle Forze Armate, ispirato dai lavori della convention e a sua volta ispiratore delle lettere inviate a ufficiali dell'Esercito sotto la firma “Nuclei di Difesa dello Stato”. Gli autori di tali lettere sono stati poi identificati in Freda e Ventura.
Ma non vanno trascurati neppure gli studenti invitati a seguire il convegno all’Hotel Parco dei Principi: tra loro Stefano Delle Chiaie (personaggio storico dell'eversione nera) e Mario Merlino (futuro accusatore dell'innocente Valpreda per la strage di piazza Fontana).

4-18 marzo 1967
Una serie di articoli di Paese Sera analizza la struttura del consiglio di amministrazione di un’entità denominata Centro Commerciale Mondiale e una società a essa affiliata, la Permindex.
Il Centro aveva sede a Roma dal 1961, prima di esserne espulso “per attività sovversive” dal governo italiano. Vi figuravano numerosi personaggi internazionali in odore di nazifascismo, l’ex agente dell’OSS (servizio segreto USA prima della CIA) L. M. Bloomfeld e un businessman di New Orleans di nome Clay L. Shaw (v. 1 marzo 1969), attivo in Italia nel 1962.
Nel 1979, il direttore della CIA Richard Helms ammetterà che Clay L. Shaw operava all’estero per conto dei servizi segreti americani. Il nome della Permindex riapparirà poi nelle inchieste sul finanziere Michele Sindona (v. 18 luglio 1982, 26 marzo 1986). Clay L. Shaw sarà anche l'unico a essere processato negli USA per il suo coinvolgimento nell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy (v. 1 marzo 1969).

21 aprile 1967
Un colpo di stato in Grecia porta al potere i colonnelli. L’episodio è noto ai servizi segreti USA col nome di Operazione Sheepskin.

28 giugno 1968
Il colonnello Renzo Rocca del SIFAR viene trovato morto nel suo ufficio. Il sostituto procuratore Ottorino Pesce non crede alla tesi del suicidio e sospetta interferenze da parte del SID, diretto dall’ammiraglio Eugenio Henke. Pesce viene rimosso dall’incarico.

1 marzo 1969
Clay L. Shaw (v. 4-18 marzo 1967), portato in tribunale dal giudice Jim Garrison di New Orleans con l’accusa di avere partecipato a un complotto per uccidere il presidente Kennedy, viene prosciolto dopo il misterioso suicidio del testimone chiave del processo.
Nel 1971 il giudice Garrison verrà accusato di rapporti con la Mafia e verrà scagionato solo dopo che la sua attività sarà stata completamente screditata. Clay L. Shaw morirà in circostanze poco chiare nel 1974.

15 aprile 1969
Alle 23.00 una bomba esplode nel rettorato dell'università di Padova. Si sospetta l'estrema destra, molto presente alla facoltà di Giurisprudenza, presso la quale si è laureato Franco Freda.

25 aprile 1969
Due bombe esplodono a Milano, alla Fiera Campionaria e alla Stazione Centrale. Risulteranno essere opera di Ordine Nuovo, anche se ne verranno sospettati gli anarchici.

17 giugno 1969
A Padova il commissario Pasquale Iuliano arresta Massimiliano Fachini (luogotenente di Freda) e altri neofascisti.
Entro una settimana il commissario Iuliano, che segue una pista che conduce a Franco Freda, viene rimosso dall'incarico.

9 agosto 1969
Tra l'una e le tre, sei bombe esplodono su vari convogli ferroviari, mentre altre due vengono scoperte in tempo.

12 dicembre 1969
Ha ufficialmente inizio l’era delle stragi, in pieno periodo natalizio.
Alle 16.37 a Milano, una bomba esplode alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana (17 morti), mentre un analogo ordigno viene ritrovato alla Banca Commerciale in piazza della Scala.
Alle 16.55 una bomba esplode a Roma nel sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro (16 feriti), seguita da altre due sull'Altare della Patria.
I colpevoli vengono immediatamente scelti tra appartenenti agli ambienti dell’anarchia (v. 22 novembre 1963), in particolare Pino Pinelli e Pietro Valpreda.

15 dicembre 1969
Mentre nel Duomo di Milano si svolgono i funerali delle vittime di piazza Fontana, Pietro Valpreda (del gruppo anarchico romano “22 Marzo”) si presenta spontaneamente al Palazzo di Giustizia di Milano. Viene affidato alla Questura di Roma, dove, dopo una procedura scorretta, il taxista Rolandi lo identificherà come l'attentatore: il "confronto" vede Valpreda spettinato e stravolto in mezzo a un gruppo di poliziotti ben vestiti.
Nel corso degli anni emergeranno indizi contrari, compresa l’esistenza di uno o più sosia di Valpreda apparsi in luoghi e momenti opportuni. (v. 22 novembre 1963).

15-16 dicembre 1969
Nella notte, il ferroviere Giuseppe “Pino” Pinelli, condotto in Questura il giorno prima dal commissario Luigi Calabresi, vola dalla finestra del quarto piano.
Secondo le testimonianze, il commissario Calabresi era appena uscito dalla stanza dell’interrogatorio (in seguito anche Pietro Valpreda si dichiarerà convinto dell'assenza di Calabresi dalla scena).
Il questore di Milano, Marcello Guida, affermerà che il suicidio era dovuto alle prove schiaccianti a carico di Pinelli, additato come responsabile della strage (v. 22 novembre 1963).
Col tempo verranno elaborate le seguenti ipotesi: “morte accidentale di un anarchico” (secondo il provocatorio titolo del testo teatrale che Dario Fo ha dedicato all'episodio); suicidio per motivi ignoti (o per schiacciante senso di colpa, secondo chi già ritiene Pinelli colpevole di strage); persino un “malore attivo”, che avrebbe indotto l'uomo a tuffarsi dalla finestra.
Il commissario Calabresi - benché presumibilmente estraneo al fatto - viene in certi ambienti sospettato di essere il responsabile della morte di Pinelli (v. 17 maggio 1972).

16 dicembre 1969
Il giornalista Giorgio Zicari, in seguito identificato come uomo del SID, pubblica la notizia di Valpreda autore della strage.
A Roma vengono fermati quattordici appartenenti al “22 Marzo”, tra cui Mario Merlino, da quel momento informatore della polizia.

26 dicembre 1969
Tramite un avvocato, l’insegnante Guido Lorenzon fa pervenire ai magistrati di Treviso le prime rivelazioni sul suo amico Giovanni Ventura e su Franco Freda, esponenti padovani di Ordine Nuovo, e la loro responsabilità nella strage.

Giugno 1970
L’editore Savelli pubblica il primo tentativo di ricostruzione degli eventi di piazza Fontana al di fuori dell'informazione quotidiana: è la controinchiesta di Eduardo Di Giovanni e Marco Ligini La strage di stato.
Il libro scatena una raffica di querele da parte di Rauti, Ventura e molti altri. È la prima volta che alla strage vengono ricollegati i movimenti neofascisti e la CIA, anticipando successive conclusioni delle indagini.

22 luglio 1970
In un attentato al treno "Freccia del Sud" sei persone perdono la vita e altre centotrentanove restano ferite.

7-8 dicembre 1970
il principe Junio Valerio Borghese, leader del Fronte Nazionale, coordina un'operazione militare che prevede l'occupazione del ministero dell'interno, del ministero della difesa, della RAI, oltre all'arresto degli oppositori politici del nascente regime. Tra i congiurati che saranno identificati: l’estremista di destra Stefano Delle Chiaie, il missino Sandro Saccucci, il colonnello Amos Spiazzi.
Ma lo stesso Borghese annulla l'operazione, constatato che gli manca l'appoggio sperato dalle Forze Armate. I membri del Fronte Nazionale verranno processati e prosciolti. Tra loro figurano anche Gianfranco Bertoli (v. 17 maggio 1973), Nico Azzi e Giancarlo Rognoni, i cui nomi emergeranno durante le inchieste sulle stragi.
Il colonnello Amos Spiazzi, già membro dei Nuclei di Difesa dello Stato e di Der Stahlelmen (“Gli elmetti d’acciaio”, organizzazione neonazista), sarà arrestato nel '74 come leader della Rosa dei Venti, organizzazione segreta di ispirazione NATO: casualmente, lo stemma della NATO è appunto una rosa dei venti.
Borghese riesce in ogni caso a rifugiarsi nella Spagna fascista del caudillo Francisco Franco.

12 dicembre 1970
Le manifestazioni a Milano per il primo anniversario di piazza Fontana si concludono con la morte di uno studente.

13 aprile 1971
Da Treviso il giudice Stiz spicca il primo mandato nei confronti di Freda e Ventura per la strage di piazza Fontana.

16 luglio 1971 
Il taxista Rolandi, testimone a carico di Valpreda (v. 16 dicembre 1969), muore improvvisamente a Milano.

3 marzo 1972
Il giudice Stiz fa arrestare Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo nel 1957, rientrato nell'MSI nel novembre 1969.
Sulla base di dichiarazioni del neofascista Marco Pozzan (che poi le ritratta parlando di strumentalizzazione da parte dei giudici), Rauti è accusato di responsabilità negli attentati. Verrà rilasciato per insufficienza di prove.

14 marzo 1972
L’editore Giangiacomo Feltrinelli muore accidentalmente mentre tenta di far esplodere un traliccio a Segrate (Milano). Molti suoi compagni, invece, penseranno subito a una messinscena organizzata dalla CIA.
Feltrinelli non era solo stato l’editore de Il Gattopardo e de Il Dottor Zivago, ma anche del libretto rosso di Mao, dei testi di Che Guevara e di un volumetto intitolato Estate '69, in cui si delineava il pericolo imminente di un colpo di stato di estrema destra.
Amico personale di Fidel Castro, Feltrinelli si era preparato all’emergenza organizzando movimenti rivoluzionari in ambito sia italiano sia internazionale e passando alla clandestinità pochi giorni prima di piazza Fontana.
Secondo il pentito Martino Siciliano, qualcuno aveva progettato di nascondere in una villa di Feltrinelli i quarantacinque timer avanzati dal lotto acquistato da Freda prima della strage di piazza Fontana: l’editore sarebbe stato il capro espiatorio ideale.

17 maggio 1972
Il commissario Luigi Calabresi, da molti ritenuto responsabile della morte di Pinelli (v. 15-16 dicembre 1969), viene ucciso in un attentato a Milano.
Principali indiziati sono, in un primo tempo, i neofascisti Giovanni Nardi e Luciano Bruno Stefano.
Nel 1988 il pentito Leonardo Marino accuserà invece gli allora leader di Lotta Continua Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, come mandanti, e Ovidio Bompressi, che con Marino avrebbe compiuto l’attentato.

31 maggio 1972
A Peteano (Gorizia), nei pressi del confine jugoslavo, tre carabinieri restano uccisi e due feriti nell'esplosione di un'auto-bomba.
Solo molti anni dopo i colpevoli verranno identificati nei militanti di Ordine Nuovo Carlo Cicuttini e Vincenzo Vinciguerra. Quest'ultimo rivelerà collegamenti con Gladio una struttura segreta dipendente dalla NATO.
L’inchiesta del giudice Felice Casson sulla strage di Peteano porterà allo scoperto la metamorfosi di Gladio da sistema difensivo in caso di invasione a organizzazione utilizzata per fiancheggiare la strategia della tensione.
Ciononostante, durante una delle sue celebri “esternazioni”, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga ribadirà a distanza di anni il patriottismo di Gladio.

27 agosto 1972
Freda e Ventura, sono incriminati dal giudice istruttore milanese Gerardo D'Ambrosio per la strage di piazza Fontana.

20 ottobre 1972
Su richiesta dei procuratori Emilio Alessandrini e Rocco Luigi Fiasconaro, il giudice D'Ambrosio invia avvisi di procedura per omissione di atti d'ufficio ad Antonino Allegra, capo ufficio politico della Questura di Milano, Bonaventura Provenza, questore di Roma, ed Elvio Catenacci, già direttore degli Affari Riservati al Ministero dell'Interno.
Entro cinque giorni, il procuratore della Repubblica di Milano Isidoro Alberici esonera Fiasconaro dall'inchiesta (v. 17 giugno 1969).

14 novembre 1972
Il governo approva la cosiddetta “legge Valpreda”, che concede la libertà provvisoria anche per reati in cui il mandato di cattura è obbligatorio. Sei settimane più tardi, dopo tre anni di detenzione, l’innocente Valpreda può finalmente uscire dal carcere.

7 aprile 1973
Nico Azzi (v. 7-8 dicembre 1970) viene catturato dopo essersi ferito nel tentativo di innescare una bomba a bordo del treno direttissimo Torino-Roma.

15 maggio 1973
A seguito delle ammissioni di Ventura, vengono emessi avvisi di procedimento per il giornalista Guido Paglia e il giornalista e agente del SID Guido Giannettini (v. 3-5 maggio 1965), tempestivamente espatriato.

17 maggio 1973
Una bomba provoca quattro morti durante la manifestazione per il primo anniversario della morte di Calabresi (v. 17 maggio 1972) alla Questura di Milano, in presenza del ministro dell'Interno Mariano Rumor.
Il responsabile è Gianfranco Bertoli (v. 7-8 dicembre 1970), che si proclama anarchico ma in realtà è un simpatizzante neofascista venuto da Mestre.

11 settembre 1973
Il colpo di stato fascista in Cile porta alla morte del presidente democratico Salvador Allende e al trionfo del generale Augusto Pinochet, che procede a una sanguinosa repressione degli oppositori politici.

18 aprile 1974
La Corte di Cassazione unifica i procedimenti contro il “22 Marzo” di Valpreda e contro Freda e Ventura.

28 maggio 1974
In piazza della Loggia, a Brescia, una bomba uccide otto persone e ne ferisce novantaquattro durante una manifestazione sindacale.
Si sospetta genericamente l'estrema destra, ma solo dopo molto tempo si scopriranno indizi su gruppi di Ordine Nuovo operanti a Mestre e a Milano.
Da qui partirà l’inchiesta del giudice Guido Salvini che si collegherà alla Strategia della Tensione e porterà all’imputazione di Delfo Zorzi per piazza Fontana.

4 agosto 1974
Una bomba a bordo del treno Italicus uccide dodici persone e ne ferisce quarantotto. Si sospetta l'estrema destra.

14 agosto 1974
A Buenos Aires Guido Giannettini (v. 3-5 maggio 1965, 15 maggio 1973) si consegna al consolato italiano.

12 dicembre 1974
Nel quinto anniversario della strage, la Corte di Cassazione riunisce a Catanzaro tutte le inchieste e i processi su piazza Fontana.

24 gennaio 1975
A Empoli il terrorista Mario Tuti uccide due carabinieri che tentavano di arrestarlo e ne ferisce un terzo. Fugge in Francia ma viene arrestato sei mesi dopo.

28 febbraio 1976
Il generale Gian Adelio Maletti e il capitano Antonio Labruna del SID sono accusati di avere fatto espatriare nel 1973 Giannettini (v. 14 agosto 1973) e il latitante Marco Pozzan e di avere organizzato per lo stesso anno un tentativo di evasione di Ventura.

10 luglio 1976
A Roma il sostituto procuratore della Repubblica Vittorio Occorsio viene assassinato da un commando di Ordine Nuovo. Pur avendo firmato il primo mandato d'arresto per Valpreda, Occorsio era poi passato a seguire la pista nera, indagando sui servizi segreti deviati e su Ordine Nuovo. Analogo destino, per mano invece dei terroristi rossi di Prima Linea, subirà il giudice milanese Alessandrini, assassinato nel 1978.

18 gennaio 1977
Ha inizio a Catanzaro il terzo processo per la strage di piazza Fontana. Nei mesi successivi coinvolgerà l'ex presidente del consiglio Rumor, il ministro della difesa Tanassi e gli ex direttori del SID Henke e Miceli.

30 settembre 1978
Freda sparisce dal soggiorno obbligato di Catanzaro.

16 gennaio 1979
Ventura sparisce dal soggiorno obbligato di Catanzaro.

23 febbraio 1979
Con la sentenza di primo grado, Freda e Ventura sono riconosciuti colpevoli della strage di piazza Fontana. In agosto Freda viene arrestato in Costa Rica e Ventura in Argentina.

20 marzo 1979
Mino Pecorelli direttore dello “scomodo” settimanale OP, viene assassinato. Si sospetta il neofascista Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti, ma nell’inchiesta emerge il nome di Licio Gelli e qualcuno guarda in direzione di Giulio Andreotti, che il giorno seguente dà inizio al suo quinto governo.

11 luglio 1979
Viene ucciso Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona (v. 4-18 marzo 1967, 26 marzo 1986). Il killer William Aricò indica come mandante lo stesso Sindona.

2 agosto 1980
Alle 10,25 una bomba esplode nella sala d'aspetto della stazione di Bologna, provocando la morte di ottantacinque persone e il ferimento di altre duecento.
È il più tragico massacro degli anni del terrorismo.
Si sospetta l’estrema destra: tra gli indiziati, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, arrestati rispettivamente nel febbraio del 1981 e nel marzo 1982. Saranno condannati come principali responsabili.
Nell’inchiesta si faranno anche i nomi di Licio Gelli e Francesco Pazienza (v. 11 luglio 1988). Si parlerà di depistaggi da parte della Loggia P2.
Si ipotizzeranno piste alternative, riguardanti Libia, OLP, mafia e Banda della Magliana, quest'ultima collegata all'estremismo di destra.
Qualche tempo dopo, latitante in America Latina, Stefano Delle Chiaie riferirà in un’intervista televisiva a Enzo Biagi l’ipotesi che la strage non fosse intenzionale e che l’esplosivo sia detonato accidentalmente. Il luogo e la data fanno pensare tuttavia che fosse voluta e che l'obiettivo fosse fare il maggior numero di vittime, quasi una prova generale della modalità di terrorismo che sarebbe stata applicata a partire dal 2001.

20 marzo 1981
La Corte d'Appello di Catanzaro assolve tutti gli imputati già condannati in primo grado per piazza Fontana.
Viene ritenuta valida l'affermazione di Freda, che dice di avere consegnato i timer a un misterioso algerino, il colonnello Hamid, nel settembre 1969.
Un anno dopo, la Corte d’Appello di Brescia assolve tutti gli imputati per la strage di piazza della Loggia.

18 luglio 1982
Viene trovato suicida, impiccatosi (o impiccato?) sotto un ponte di Londra, il banchiere Roberto Calvi. Aveva fatto affari con Michele Sindona, Licio Gelli e la loggia P2, e con l’IOR (l’Istituto delle Opere Religiose del Vaticano), gestito dal cardinale Paul Marcinkus, noto per i suoi rapporti con il cardinale Francis Spellman, molto vicino alla CIA.

24 dicembre 1984
In un attentato al treno 904 Napoli-Milano perdono la vita sedici persone e altre cento restano ferite.

1 agosto 1985
A Bari la Corte d'Appello, cui il processo di piazza Fontana è stato affidato dopo l'annullamento della sentenza di Catanzaro, assolve tutti gli imputati.

22 marzo 1986
Nel supercarcere di Voghera muore avvelenato da un letale caffè il finanziere Michele Sindona. Si riparla di suicidio, ma dopo Roberto Calvi diventa difficile crederci.

27 gennaio 1987
La Corte di Cassazione rende definitiva la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove: Freda e Ventura non potranno mai più essere processati per la strage di piazza Fontana.

11 luglio 1988
Fioravanti, la Mambro, Massimiliano Fachini e Sergio Picciafuoco sono condannati all’ergastolo per la strage di Bologna (v. 2 agosto 1980), mentre Licio Gelli e il faccendiere Francesco Pazienza se la cavano con dieci anni per calunnia.

20 ottobre 1994
Martino Siciliano, pentito del gruppo di Mestre di Ordine Nuovo, rivela al giudice milanese Guido Salvini i collegamenti tra i gruppi neofascisti di Padova, Mestre e Milano, indicando Delfo Zorzi come possibile esecutore materiale della strage di piazza Fontana.
In seguito Salvini sarà accusato, insieme al generale Siracusa e al capitano Giraudo, di avere corrotto Siciliano perché rilasciasse false dichiarazioni: i tre verranno riconosciuti innocenti di quest’accusa.

17 novembre 1994
Torna in scena l’elettricista Tullio Fabris, che sarebbe stato usato venticinque anni prima come ignaro consulente sull’uso dei timer da Ordine Nuovo a Padova.
L’elettricista rivela ai Carabinieri di avere visto i timer in mano a Freda e Ventura nel novembre 1969, smentendo pertanto l'affermazione di Freda sul colonnello algerino Hamid.
L’elettricista afferma inoltre di avere ricevuto nel 1972 intimidazioni da parte di Massimiliano Fachini e di un altro individuo che identifica come Pino Rauti.
In seguito, un carabiniere avrebbe consigliato a Fabris di limitare le sue testimonianze al minimo indispensabile.
Rauti nega di avere mai conosciuto Fabris.

20 gennaio 1996
Interrogato dal giudice Salvini, Carlo Digilio, membro di Ordine Nuovo e della CIA, conferma Ventura come organizzatore e Zorzi come possibile esecutore della strage di piazza Fontana, rivelando inoltre i segreti legami tra CIA, NATO e Ordine Nuovo nella strategia della tensione.

28 aprile 1996
William Colby, agente americano a Roma dal 1953 al 1958 (v. Estate 1958), direttore della CIA negli anni del dopo-Watergate e fautore della trasparenza nei servizi segreti americani, viene trovato vittima di una “morte accidentale” nei pressi della sua casa sul fiume Potomac; il giorno prima sarebbe stato colpito da un attacco di cuore mentre era in canoa; la radio rimasta accesa nella casa sarebbe solo una dimenticanza.

24 luglio 1996
Dopo ventitré anni dall'ultimo arresto per piazza Fontana, il PM milanese Grazia Rosaria Pradella richiede i mandati di custodia per quattro fiancheggiatori veneti di Ordine Nuovo, legati all'epoca a Freda, Ventura, Maggi e Zorzi.

19 novembre 1996
L’ex presidente della Commissione Stragi Libero Gualtieri annuncia la recente acquisizione di un rapporto riguardante l’organizzazione neofascista Aginter Press (sedicente agenzia di stampa portoghese, vicina all’estrema destra francese e all’OAS) nei cui allegati si parla di un’informativa dei servizi segreti che affermerebbe che “la bomba a Piazza Fontana è stata messa per conto o comunque per disposizione dell’Ufficio Affari Riservati”.
Già nel 1969 un’informativa dei servizi segreti indicava Yves Guerin Serac, capo dell’Aginter Press, come mandante della strage di piazza Fontana.

3 marzo 1997
All’aeroporto di Venezia, la Guardia di Finanza sequestra titoli bancari falsi della giapponese Fuji Bank, per un controvalore di 15.180.000 miliardi di lire. I titoli, falsificati ad arte, sono trasportati da Domenico Carolei, quarantacinquenne “operatore commerciale” trasferitosi in Giappone dal 1983, che sembra frequenti lo stesso entourage di Delfo Zorzi. Il mestrino Zorzi attualmente vive sotto il nuovo nome legale di Hagen Roi in Giappone, dove è divenuto una figura chiave dell'esportazione della moda italiana. Il suo nome (italiano) è emerso nell'inchiesta sull'assassinio di Maurizio Gucci, titolare del marchio omonimo: Gucci gli aveva richiesto un ingente prestito; Zorzi glielo avrebbe concesso, venendo ripagato - dichiarerà in un interrogatorio in Giappone - con gli interessi. Negli anni successivi altri stilisti moriranno di morte innaturale: Gianni Versace, il cui presunto omicida Andrew Cunanan verrà trovato morto (suicida?) dalla polizia; e Nicola Trussardi, vittima di un incidente d'auto dopo il suo ritorno da un viaggio in Giappone.

16 febbraio 2000
A oltre trent’anni dalla strage di Piazza Fontana, si apre in Corte d’Assise a Milano il nuovo processo, imputato principale Delfo Zorzi.
Dal Giappone, in un’intervista al TG2, Zorzi si dichiara vittima innocente, uno dei “mostri creati in questi anni, da Valpreda a Freda.” I suoi avvocati annunciano che chiameranno a testimoniare tutti i presidenti del Consiglio italiani degli ultimi trent’anni, tutti gli ambasciatori americani dal 1960 e tutti i direttori della CIA dal 1960 (o almeno quelli ancora viventi all'epoca), compreso l'ex-direttore della CIA ed ex-presidente USA George Bush Sr.
Nel 2005 il settimanale L'Espresso pubblica un articolo in cui definisce Zorzi "sospettato di rapporti con la malavita giapponese e coreana".
Zorzi sarà assolto da ogni accusa relativa alle stragi nel 2014.

Post scriptum
di Fabio Viganò


1) A Padova, mentre indaga il Commissario Juliano, muore un ex-carabiniere. A giorni sarebbe dovuto andare in Procura della Repubblica a  testimoniare riguardo "gli strani movimenti notati nella palazzina". A quel tempo, dopo essersi dimesso dall'Arma, faceva il portiere dello stabile. Si chiamava Alberto Muraro.


2) Per le più recenti stragi di Milano, Firenze etc, è ora ricercato, in quanto ritenuto  colpevole, il superlatitante Matteo Messina Denaro. L'allora segretario di stato a stelle e strisce, Madeleine Albright, indicò (come ai vecchi tempi) gli anarchici quali autori materiali degli attentati. L'allora Procuratore Nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, però, non le diede retta. Per quale motivo? Aveva le prove! A mio modesto parere, codesta donna dovrebbe essere rinviata a giudizio come correa nell'attentato e nel depistaggio delle indagini.


domingo, 9 de diciembre de 2018

Post non offensivo (forse)

Articolo disponibile su Amazon
Cospargimento di cenere del capo
di Andrea Carlo Cappi


Pare che nell'epoca del "politicamente corretto" si debba fare così: chiedere scusa pubblicamente. Pertanto spero di poter mondare i miei peccati (la cui esistenza è già evidente dal titolo di questo blog) pubblicando una foto che non offenda i canoni di Facebook (ma di sicuro qualcun altro la troverà offensiva, non se ne esce).
No, io non sono uno stilista che ha insultato 1.385.176.000 persone (più i residenti all'estero) per la loro appartenenza a una determinata nazionalità. Non sono neanche un produttore che abbia fatto uso di un casting couch a Hollywood o da qualsiasi altra parte.
Ma - orrore e raccapriccio - ho pubblicato sulla pagina Facebook de Il Rifugio dei Peccatori questo link che rimandava al precedente post del blog. E quindi nel link appariva la parte superiore della fotografia (il viso) della Rosetta della Vetra, personaggio reale che appare nel mio racconto; forse è l'unica sua immagine esistente ed è stata pubblicata trentotto anni fa anche nella pagina milanese del Corriere della Sera, che non mi risulta essere una pubblicazione hardcore, ma forse mi sbaglio.

Dal Corriere della Sera, 1980
Purtroppo - orrore e raccapriccio - l'algoritmo del noto e utile social network ha rilevato che nella foto nella sua interezza si vedeva, santo cielo... un capezzolo!
Ebbene sì. Una parte del corpo femminile che dalla fine degli anni Settanta non è raro vedere in spiaggia (chissà quante foto di vacanze estive ne hanno uno o addirittura due sullo sfondo, se non ci si sta attenti). Ma gli algoritmi non vanno in spiaggia. E sono anche distratti, perché per sette anni la stessa foto è stata presente in una nota della mia pagina Facebook personale.
Grazie al cielo l'ho cancellata in tempo.
Perché non solo il post con il link è stato censurato per violazione delle politiche sul nudo nel social network in questione, ma l'intera pagina de Il Rifugio dei Peccatori è al momento bloccata. Il che, oggettivamente, è un bene per l'umanità: vi si pubblicano poesie (di un autore pluripremiato), racconti (alcuni miei), articoli su cultura, società e persino politica, denunciando occasionalmente fatti e fattacci che i due titolari del blog trovano deprecabili, quali attività criminali, violazioni della democrazia e simili.
Ma, diamine, mi rendo conto.
Un capezzolo femminile.
Quindi suggerisco all'algoritmo e a tutti i suoi seguaci un regalo originale per Natale: l'indumento che appare nella foto in cima a questo post. Ho visto che è disponibile su Amazon e di sicuro rappresenta il modo in cui certuni vogliono vedere le donne: del tutto private della loro identità, da vive come da morte.
Ma, siccome sono un peccatore recidivo, vi ricordo che potete leggere il racconto qui.

martes, 4 de diciembre de 2018

"Biagio Proietti-Un visionario felice", intervista a RadioRAI



Intervista a Biagio Proietti su Biagio Proietti - Un visionario felice di Mario Gerosa (con interventi di Andrea Carlo Cappi, Stefano Di Marino, Enrico Luceri e dello stesso Biagio Proietti). La televisione, il cinema, la radio, il teatro e i romanzi di un grande autore italiano. Da Edizioni Il Foglio in libreria, su IBS, su Amazon e gli altri principali bookshop online.

jueves, 29 de noviembre de 2018

Scritto con i se (racconto del venerdì)

A. C. Cappi con Joe Denti dopo il cineforum al Cinema Splendor di Bollate

Salve a tutti e benvenuti al racconto del venerdì. Reduce dai festival letterari GialloCarta a Civitanova Marche e Garfagnana in Giallo tra Lucca e Barga, sono nel pieno di una settimana "cinematografica": l'uscita da Edizioni Il Foglio del volume Biagio Proietti - Un visionario felice cui ho collaborato, la serata di martedì scorso al cineforum presso lo Splendor di Bollate (MI) al fianco del veterano Joe Denti - nella foto sopra - e l'appuntamento di sabato prossimo con il regista, produttore e scrittore Aldo Lado per il ciclo Monsieur Le Pop - Wine & Words al Momart in v. Trieste 14 a Marina di Andora (SV). Sicché ho deciso di scegliere per questa settimana una storia a sfondo, appunto, cinematografico.
L'ho scritta nel 2012, a seguito del mio lavoro di ricerca per due libri di discreto successo, che grazie alle manovre di fallimento programmato dell'editore non solo non mi sono mai stati pagati, ma risultano tuttora in vendita illecitamente e mi tocca pure invitarvi a non acquistarli, nel caso riuscissi a ripubblicarli da qualcuno che mi paga il dovuto. Il racconto parte da due fatti curiosi e poco noti che, se fossero andati in modo diverso, avrebbero potuto cambiare il corso della storia: Marilyn Monroe fu considerata, prima ancora di Grace Kelly, come possibile moglie del principe Ranieri di Monaco; laddove Grace Kelly fu lì lì per fidanzarsi con John Fitzgerald Kennedy, molto prima che questi avesse come amante Marilyn Monroe. Cosa sarebbe successo, se quei due matrimoni si fossero celebrati?
Buona lettura e buon weekend dal vostro K

SCRITTO CON I SE
Racconto di Andrea Carlo Cappi

Sull'auto che lo portava dall'aeroporto di Nizza al Palais Princier di Monaco alla fine dell'estate del 1972, Francis Albert Sinatra rifletteva sulla donna che stava per incontrare dopo tanto tempo. La conosceva piuttosto bene e da parecchi anni. Ma, da quando si era sposata con il principe Ranieri, sessualmente era diventata territorio off limits. E in tutto questo Frank le aveva dato una mano. Un'amante di meno, ma un investimento per il futuro.
I giornali avevano detto che l'ultimo film che lei aveva girato, Il principe e la ballerina, era stato realizzato sull'onda delle cronache rosa, dato che il fidanzamento tra lei e Ranieri era già stato annunciato ufficialmente. In realtà il progetto era già in marcia da tempo, la sceneggiatura era basata su una commedia che Olivier aveva già recitato in teatro con la moglie Vivien, insomma, era stato tutto una fortunata coincidenza, che aveva portato un trionfo di pubblico e permesso a Marilyn di vincere un Oscar dopo che aveva abbandonato le scene per sposarsi un'ultima volta. Quella definitiva.
Non era precisamente un sogno americano, piuttosto una favola europea: la piccola operaia della fabbrica di aviazione che da grande diventa la principessa Norma Jean di Monaco. Non che fosse stato facile: il consigliere spirituale di Ranieri, un prete cattolico americano di nome padre Tucker, si era opposto con tutte le sue forze. Fino a quando un paio di vecchi amici di Frank avevano approfittato di una visita del prete alla sua vecchia parrocchia negli USA, per fare un'offerta. Che padre Tucker non aveva potuto rifiutare.
Il resto era stato un lavoro di squadra. Ranieri, innamorato perso, aveva chiamato i migliori medici d'Europa per disintossicare la fidanzata e rimetterne in sesto la psiche a pezzi. Marilyn aveva finalmente trovato il "paparino" dei suoi sogni. Nel frattempo Frank aveva convinto il presidente USA - un'altra amicizia di lunga data - a incontrare il papa, sicuro che dal loro scambio di vedute sarebbe uscito qualcosa di positivo: dopotutto il presidente veniva da una famiglia ricca, irlandese e cattolica. In cambio di un forte impegno finanziario e politico da parte della CIA per ridurre la presenza del Partito Comunista in Italia, il presidente USA aveva ottenuto appoggio alla sua politica verso l'Est europeo... e anche un piacere per la cara ex collega: tutti i matrimoni precedenti di Marilyn andavano considerati nulli dalla chiesa cattolica, in modo da permetterle di sposare, come convertita, il principe Ranieri e diventare la legittima sovrana di Monaco.
Per Frank era stato un ottimo investimento. La situazione negli USA si stava facendo scottante. Il presidente era stato chiaro: il cantante dagli occhi azzurri era un vecchio amico e le aveva fatto parecchi favori, okay, e solo per questo sarebbe stato risparmiato dalla Grande Purga, ma doveva levarsi di torno.
Il Partito Democratico aveva trionfato nel 1968 con la coppia formata dalla vedova e dal fratello di John Fitzgerald Kennedy, Robert, come presidente e vicepresidente. L'attentato a cui entrambi erano sfuggiti per miracolo a Los Angeles aveva accresciuto a dismisura le simpatie del popolo americano verso di loro; era chiaro che sarebbero stati rieletti anche nel 1972 e il povero Richard Nixon, persa ogni speranza, aveva lasciato per sempre la vita politica.
Dall'ingresso della vedova Kennedy alla Casa Bianca, tutti gli elementi sospettati per la morte di JFK (e successivi complotti) erano stati arrestati, se criminali, o quantomeno rimossi dalle loro cariche, se funzionari del Governo. Le mosse successive erano stato il graduale ritiro delle truppe dal Vietnam e le trattative con Cuba per allontanarla amichevolmente dall'influenza sovietica.
Per quanto riguardava Frank... i suoi peccati sarebbero stati perdonati, a condizione che lasciasse gli Stati Uniti. Per fortuna il suo piano a lungo termine aveva funzionato: la principessa Norma Jean lo aveva chiamato a dirigere il Casinò di Montecarlo, incarico che gli sarebbe stato conferito ufficialmente di lì a un paio d'ore. Ottimo lavoro, Frank, si disse. Tutto di guadagnato: dopo la Purga, Las Vegas non era più la stessa. Il presidente Grace Kennedy - che aveva voluto, per ovvie ragioni, mantenere il cognome del marito - era stato inflessibile come solo una donna cattolica irlandese sapeva esserlo. Lo era in tutto. Non aveva reintrodotto il Proibizionismo solo per non fare un favore al crimine organizzato.
Per un attimo, Francis Albert si domandò come sarebbero andate le cose se nel 1955 Onassis non avesse proposto a Ranieri di sposare un'attrice americana per rilanciare le sorti del Principato, e se Ranieri non avesse incontrato Marilyn, perdendo la testa per lei come capitava a tutti. E, un paio di anni prima, se il vecchio Joe Kennedy non avesse dato il suo benestare al matrimonio tra il figlio John e quella ragazza di Filadelfia, Grace Kelly, che faceva la modella e lavorava spesso in teatro e in tv. In televisione c'era arrivata all'inizio degli anni Cinquanta grazie alle conoscenze di Frank, naturalmente; e una volta ci aveva interpretato una principessa pure lei, in una breve riduzione de Il cigno. Le avevano persino chiesto di riprendere la parte per una versione cinematografica, ma lei ormai aveva abbandonato la recitazione per seguire la carriera politica del marito.
Senza quella fortunata combinazione di eventi, sarebbe stato tutto molto diverso. Ma la storia non si fa con i se, pensò Frank, mentre le porte del Palais Princier si aprivano davanti alla Rolls Royce con autista che la principessa Norma Jean gli aveva mandato all'aeroporto.

©Andrea Carlo Cappi, 2012

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