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jueves, 21 de julio de 2022

Vita da pulp - Edito ergo sum

Foto: Alessandro Besso

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Ho già dedicato alcune puntate di questa rubrica al tema dell'editing (in particolare La mano del cerusico e L'editor non fa il monaco) ma mi capita di continuo di constatare la necessità di un buon editing tanto in opere da pubblicare quanto in opere pubblicate... con l'unica differenza che per queste ultime ormai è troppo tardi.
A volte in una storia bellissima si trova un piccolo dettaglio fuori posto, che non altera la qualità della narrazione... ma guasta la perfezione raggiunta e, proprio per questo, si nota di più. Se però la storia, prima di essere pubblicata, passa tra le mani di un editor attento - non c'è bisogno che sia un genio, basta solo che stia attento - un minimo intervento di correzione può evitare la svista prima della pubblicazione, rimuovere l'errore e non rovinare il piacere a chi legge.
D'altra parte, come ho spiegato in altre occasioni, è fisiologico che chi scrive una trama più o meno complessa ogni tanto prenda una cantonata. Per sicurezza, dovrebbe rileggere il testo più volte e accorgersene prima di diffonderlo.

Uno dei motivi possibili è che chi scrive di fatto ha in testa mille possibili variazioni della trama e da un capitolo all'altro può dimenticarsi un dettaglio e cambiarlo. Il che mi ricorda una mia nonna che amava raccontare più volte gli stessi episodi della sua vita, modificando però gli elementi che si scordava da un'occasione all'altra. Quindi, dopo varie versioni di una vicenda, il protagonista poteva risultare complessivamente biondo con lunghi capelli scuri un po' corti, occhi castano-azzurri, alto ma leggermente basso, giovane ma di una certa età.
In fondo il "blooper" è una caratteristica tipica delle storie a puntate, fin dai tempi del feuilleton: chi scrive si dimentica uno sviluppo della trama o un personaggio secondario, oppure cambia qualcosa perché ha deciso di proseguire in modo diverso. Però chi legge nota certi dettagli che rimangono sbagliati.
Una ventina di anni fa ho scritto un romanzo in cui un personaggio moriva in uno scontro a fuoco a metà libro, ma appariva vivo e vegeto nello showdown finale, perché mi ero scordato di averlo già fatto fuori; me ne sono accorto io stesso rileggendo le bozze. Per fortuna mi è bastato rimuovere una frase a metà libro (a volta basta davvero poco) per rimettere a posto le cose prima della pubblicazione.

Un'altra possibile fonte di errori: trattare una questione storica o scientifica che non si conosce a fondo. Nella narrazione ambientata in altri tempi la svista è sempre in agguato, perché ragioniamo come persone della nostra epoca e diamo per scontato che elementi che per noi sono "antichi" ci siano da sempre. Ma se descrivete un contadino che coltiva patate... nelle Fiandre del Trecento, state di sicuro parlando di una realtà alternativa, perché le patate sono arrivate dalle Americhe (ergo: dopo il 1492!) e si sono diffuse in Europa solo nel tardo Cinquecento.
Allo stesso modo non si possono utilizzare strumenti tecnici prima che siano stati inventati, a meno che non ci si muova in un mondo semifantastico-fantatecnologico. James Bond, già nel romanzo "Missione Goldfinger" del 1958 e poi nel film del 1964, per seguire in auto il suo avversario impiegava un radiosegnalatore le cui prestazioni erano impossibili prima dell'avvento del GPS. Si racconta che la CIA, dopo che il suo direttore Allen W. Dulles aveva letto il libro di Ian Fleming, abbia cercato di realizzarlo dal vero, senza successo. In questi casi si fa appello alla "sospensione di incredulità".
Questi e molti altri aspetti vanno tenuti molto ben presenti quando si scrive, perché se manca l'editor, oppure è troppo distratto, oppure troppo impegnato a correggere altre sviste... ebbene, ciò che avete scritto sarà pubblicato con difetti che non sfuggiranno a chi legge. O almeno non a tutti. Ne parliamo ancora la prossima volta.

Continua...

(immagine: A. C. Cappi)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Su Radio Number One tiene la rubrica "La Boutique del Mistero" la domenica pomeriggio alle 16.20.

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