Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Prima di chiudere (nel prossimo articolo) il lungo discorso delle ultime settimane, ci sono ancora alcuni argomenti da trattare. Innanzitutto la continuity, che è uno degli aspetti più delicati in una narrazione, ma si complica ulteriormente in una serie e, soprattutto, in un serial. È una questione di memoria applicata alla narrazione suddivisa.
Nelle storie seriali, che per loro natura escono a episodi distanziati nel tempo, è sempre stato utile il "riassunto delle puntate precedenti", tradizione passata dalla narrativa alla televisione fin dai tempi degli sceneggiati. Oggi siamo così smaliziati che, quando in un serial tv vediamo un riassunto in cui riappare qualche elemento risalente a episodi lontani del tempo, possiamo intuire che sta per essere ripresa una sottotrama latente.
Chi legge libri, a patto di avere sufficiente tempo libero, può anche divorarne uno intero in un'unica sessione; se protrae la lettura a intervalli per un periodo prolungato, dovrà a volte tornare indietro di qualche pagina per ricordarsi certi dettagli. A questo scopo, l'elenco dei personaggi all'inizio del volume (caratteristico de Il Giallo Mondadori e Segretissimo, ma usato anche, per esempio, nei romanzi del franchise di Clive Cussler) è utile da consultare quando ci si scorda chi sia chi.
Ma gli stessi problemi capitano anche a chi scrive le storie.
Se non lavora a un racconto rapido e breve, difficilmente avrà modo di completare la narrazione tutta in una volta. Se poi ha tempo di produrre solo poche pagine al giorno, oppure deve sospendere la lavorazione per altri impegni, impiegherà mesi o anni per arrivare alla fine. Quindi sarà facilissimo che si dimentichi di qualcosa in corso d'opera, per esempio il nome di un personaggio, una frase già scritta in precedenza o un dettaglio significativo. E immaginate quanto ciò possa essere importante, in particolare, in un giallo o una storia affine.
A meno di avere pianificato tutto con (noiosissima) precisione, quando scriviamo una storia, a ogni pagina ci si presentano infinite possibilità di sviluppo per ogni personaggio o sottotrama. Qualcuno ricorderà l'esempio, fatto tempo addietro in questa rubrica, del Dottor Strange che esamina tutti i futuri alternativi possibili per trovare quello "giusto". Noi ne scegliamo uno, ma può capitare che, cento o duecento pagine più avanti, non ci ricordiamo più quale direzione abbiamo imboccato... e riprendiamo una linea narrativa diversa che abbiamo ancora in mente, ma è incompatibile con quella che stavamo seguendo.
Può capitare a chi lavora a un romanzone di centinaia di pagine con molti personaggi. O a chi da solo deve occuparsi di più serie (o serial) contemporaneamente: vi farò tra poco un esempio illustre. O a diverse persone che lavorano su uno stesso universo condiviso, con decine o centinaia di episodi, come succede nei franchise narrativi, nei fumetti e nelle serie tra cinema e tv.
Quindi incoerenze e contraddizioni sono sempre in agguato. E non sempre si può fare conto sull'editing o sulla revisione: c'è chi riesce a notare una minima distrazione dell'autore (lodo e ringrazio sempre per questo l'attuale redazione di Segretissimo Mondadori) e chi invece si lascia passare sotto il naso sviste imbarazzanti. Lo si vede persino in importanti case editrici straniere. Diverse volte ho dovuto correggere in fase di traduzione errori clamorosi di continuity, spesso in libri non scritti da collaudati professionisti/e della narrativa, che non hanno avuto un editing sufficientemente attento.
Pertanto, una cosa importante che chi scrive deve scolpirsi nella mente è: rileggere il testo con estrema attenzione, possibilmente a distanza di tempo, in modo da distaccarsene quanto basta a notare eventuali sviste. Non sempre si può contare su mamma-editor che mette a posto ogni cosa. E, se possibile, rileggere sempre anche le bozze, perché se in editing o revisione qualcuno ha tolto senza motivo una frase o un paragrafo fondamentale, può essersi creata una contraddizione che prima non c'era.
Stan Lee, creatore di personaggi leggendari della Marvel, disse che sceglieva spesso nomi e cognomi con la stessa iniziale (Peter Parker, Sue Storm, Reed Richards, Bruce Banner, Stephen Strange...) perché così li ricordava più facilmente. Non deve stupire: quando una persona scrive ogni giorno la sceneggiatura di un episodio di una serie diversa, seppur con protagonisti appena ideati da lui/lei stesso/a, rischia davvero qualche distrazione che tuttavia non sfuggirà al pubblico... o quantomeno a quella parte che rammenta ogni dettaglio.
Io, più semplicemente, cerco di tenere sott'occhio un elenco di nomi, cognomi e ruoli dei personaggi secondari. Ma, quando torno a lavorare a una serie dopo un lungo intervallo, devo ripassare gli episodi precedenti, perché non ricordo più tutte le linee narrative in sospeso... e, in qualche occasione, se sia vivo o morto un personaggio secondario di un romanzo scritto anni prima, che potrebbe tornarmi nuovamente utile. Anche chi scrive soffre dell'Effetto Scolapasta, come dicevo giorni fa a uno dei più fedeli lettori di questa rubrica.
Se un singolo romanzo può richiedere una lunga stesura, una serie/serial può durare anni o decenni, il che impone di tenere a mente una quantità incredibile di informazioni per non incorrere in errori di continuity o evitare di fare uso improprio di una retcon, che sta per "rettifica della continuity": uno strumento che va limitato a una serie molto lunga in cui un'affermazione fatta parecchio tempo prima non consente gli sviluppi successivi di una trama.
Chi si inserisce in una serie che ha già decenni di storie pubblicate deve studiare parecchio, ma non sempre ha tempo di leggere tutto quanto. In questi casi, bisogna avere la fortuna di conoscere gruppi di fan dalla memoria lunga e chiedere conferme del rispetto della continuity. Peraltro nel 2021, a proposito di un mio episodio narrativo di Martin Mystère, un lettore classificò come errore la mia datazione di un libro scritto dal protagonista (che nella finzione è anche un noto saggista e divulgatore). Nell'episodio in appendice al n.400 del giugno 2023 viene chiarito ogni dubbio in merito, ma non si tratta propriamente di retcon: semplicemente è un dettaglio che non era mai stato raccontato prima.
Tuttavia anche un universo che non abbia altrettante pubblicazioni richiede molta attenzione. Quello che raccoglie molte mie storie, il cosiddetto "Kverse", viene pubblicato dal 1994 e comprende (se ben ricordo) venti romanzi, quattro "romanzi a racconti" e un numero imprecisato di altre storie brevi o lunghe. Tutti i conti devono tornare: in un caso mi sono reso conto che la protagonista di un racconto nato per essere a sé stante, ma poi tornata come comprimaria in vicende successive, aveva cambiato leggermente nome tra la prima e la seconda apparizione, quindi l'ho dovuto uniformare alla scelta finale. Perder la memoria / quando si fa serial...
Proprio ora sto scrivendo il decimo episodio di Dark Duet per la collana in ebook "Spy Game" di Delos Digital: è un serial che ha visto la luce nel 2019, benché concepito quasi trent'anni prima; si collega ad alcune storie pubblicate in Dossier Contreras (praticamente una raccolta di prequel di varie serie del Kverse), ed è ambientato a fine anni Quaranta; quindi oltre ai collegamenti interni e quelli con le mie altre serie di ambientazioni successive, devo tenere presente anche un'altra continuity: quella della Storia, specie quando i miei protagonisti fittizi interagiscono con persone realmente esistite... e qui gli errori non sono ammessi.
Continua...
(immagine: A. C. Cappi)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford.
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