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jueves, 30 de mayo de 2024

Vita da pulp - Ricorda con sabbia


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

La sabbia non ricorda, scriveva Scerbanenco a Lignano Sabbiadoro. Per forza: scorre così veloce che hai appena il tempo di girare la clessidra per farle fare un'altra corsa. E poi un'altra. E poi un'altra... Nel frattempo ti scordi cosa se n'è appena andato via, perché c'è già qualcos'altro di urgente da gettarci dentro. Non è un forellino, quello tra le due ampolle: è un affamato buco nero che sfugge alla comprensione di Stephen Hawking e farebbe paura a Stephen King. Tutto passa rapidamente: ti dimentichi di ogni cosa o ti ci abitui o smette di interessarti. Suppongo che molti, oggi, vivano con questa sensazione.
Mai un momento di quiete, scriveva Peter Cheyney in riva al Tamigi. Ma, per chi fa il mestiere di Scerbanenco, di Cheyney o semplicemente il mio, la sabbia è una marea incessante di libri e di storie, da scrivere o tradurre o di cui fare editing, presentazioni, recensioni, prefazioni... Un'odissea continua da un universo all'altro, ognuno popolato da miriadi di personaggi. Il che è faticoso quando ti costringe a lavorare per mesi giorno e notte, ma appassionante quando ti lascia almeno guardare il panorama e "conoscere" la gente che ci abita.
Nella fretta, però, si rischia di perdere la memoria, Se cerchi di fotografare un momento - anche solo con il cellulare - per poterne conservare un ricordo, la clessidra insaziabile non ti lascia nemmeno il tempo di riguardare gli scatti.

Cito spesso L'ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett, atto unico del 1958 il cui l'anziano protagonista riascolta e registra commenti su proprie vecchie registrazioni, nelle quali riascoltava e commentava proprie vecchie registrazioni precedenti... L'intuizione di Beckett mi torna in mente ogni volta che occhieggio la pagina dei "ricordi" su Facebook che - per chi non lo sapesse - riepiloga quotidianamente i post fatti in passato dall'utente nella stessa data, anno dopo anno.
Il social network, così innovativo quindici anni fa, adesso pare che sia "vecchio" e popolato da "boomer", categoria cui appartengo anagraficamente e che è diventata sinonimo di "povero scemo, ah ah". Insomma, Facebook non è più "in", ma del resto anche il termine "in" non è più "in" da un bel pezzo. Per fortuna funziona ancora la pagina dei ricordi e, dato che dal 2009 lo uso spesso per annunciare libri in uscita ed eventi in programma, mi basta una rapida scorsa per notare che quello stesso giorno, in passato e in anni diversi, stavo promuovendo un romanzo oppure invitando il pubblico a una serata rimasta più o meno memorabile.
Ritrovo indizi di momenti lieti e di periodi difficili (Ricorda con rabbia, direbbe John Osborne) e di mesi in cui sono stato rinchiuso ininterrottamente davanti al computer per superare i periodi difficili (Ricorda con gabbia, direi io).

Il risultato complessivo, tuttavia, è di stupore. Se a livello razionale ho presente che per un paio di decenni ho partecipato in media a oltre cinquanta incontri letterari l'anno, mi sorprende riscoprire quanti libri - non solo miei - abbia presentato. Inoltre, anche se aggiorno ogni qualche mese la pagina della mia bibliografia, fa tutto un altro effetto quando invece di una lunghissima e anonima lista vedo snocciolate le nuove pubblicazioni man mano che uscivano, o i racconti settimanali che per un bel po' ero solito proporre gratis di venerdì. Se avessi necessità di corroborare la mia autostima, potrei anche soffermarmi a rileggere i commenti dal pubblico.
Peraltro, in termini di tempo Facebook testimonia meno di metà della mia carriera di narratore; prima per un paio d'anni c'è stato MySpace (autodistruttosi nel tentativo di diventare una brutta copia di Facebook, complimenti all'ufficio marketing); e prima ancora... be', a quei tempi (parrà incredibile) erano le case editrici a preoccuparsi di far sapere quando qualcosa veniva pubblicato e presentato.
Ma i conti tornano: scrivere tutte quelle pagine ha richiesto tempo, così come ne hanno richiesto tutti gli altri lavori non necessariamente creativi svolti in parallelo a scopo alimentare. In totale fanno trentatré anni di questo mestiere. Non mi sono arricchito in termini di denaro, ma la quantità (e, mi dicono, la qualità) della mia produzione è di per sé una ricchezza invidiabile, per quanto simbolica. Il che mi sprona a rendere nuovamente disponibili vecchi titoli che i tempi frenetici dell'editoria hanno fatto scordare a me e al pubblico, cercando di farne dimenticare (invano) l'autore. Anche se la sabbia non ricorda, qualche granello ficcato nel punto giusto rallenta gli ingranaggi dell'oblio.

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(Immagine generata con AI)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

miércoles, 22 de mayo de 2024

Vita da pulp - La storia in diretta

Locandina di Wishiré per l'evento del 25 maggio 2024

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Raccontavo nel post precedente dei trent'anni del "Kverse", l'universo che raccoglie molte mie serie thriller, soprattutto le spy story "di attualità". Il che significa che, letti a distanza di vent'anni e più dalla loro prima pubblicazione, certi miei libri diventano quasi "romanzi storici", anche se si riferiscono a una Storia molto recente. In effetti, come ho constatato collaborando con Paolo Brera al nostro Il Visconte/La spia del Risorgimento e, più di recente, scrivendo il romanzo Il ponte sospeso, contenuto nel volume C'era una volta un ponte, quando ci si occupa di intrighi nella Storia il lavoro non è molto diverso da quando si trattano intrighi di epoche più vicine (come con la mia serie Dark Duet nella collana in ebook Spy Game-Storie della Guerra Fredda di Delos Digital) o del presente: in tutti i casi occorre documentarsi a fondo, in modo da poter formulare ipotesi plausibili su retroscena poco chiari e inserire una narrazione all'interno di fatti documentati.
La differenza si nota però quando si indaga su situazioni in atto. Mi capita molto spesso con i miei romanzi per Segretissimo Mondadori, in cui da anni racconto storie che si svolgono nel momento esatto in cui le scrivo e vedo crearsi curiose interazioni tra la realtà e la fantasia: quando lavoravo al romanzo Effetto Brexit, partivo dall'ipotesi di una rinascita in quel periodo del terrorismo irlandese... che si verificò proprio mentre scrivevo il libro, sicché inglobai nella vicenda i fatti della cronaca.
In qualche caso, sapendo che il libro sarebbe stato pubblicato di lì a qualche mese, mi sono spinto ad ambientare l'ultimo capitolo qualche giorno dopo la data della consegna, sperando che nella stessa data non avvenisse qualcosa che mi potesse smentire: mi capitò con Sicaria, consegnato nel novembre 2020, in cui anticipavo scenari di tentata guerra civile negli USA... che infatti si verificarono nel gennaio 2021, poco più di un mese dopo avere finito il libro e due mesi prima che fosse pubblicato. Solo una volta, nel 2015, arrivato alla fase delle bozze - quindi circa un mese prima dell'uscita - aggiunsi al finale un breve capitolo per prendere atto di un episodio legato al background "reale" del romanzo - le vicende dello Stato Islamico - avvenuto dopo che avevo consegnato il testo alla redazione. Ma in tutti questi anni nulla ha mai smentito quanto avevo scritto, semmai lo ha confermato.

Chi ha letto un po' di miei libri sa che amo muovermi tra passato e presente, inserendo flashback su eventi (veri o immaginari) che hanno influenza su ciò che accade ai miei personaggi in epoca contemporanea: è un elemento che ho assorbito dai fumetti di Martin Mystère, personaggio creato dal recentemente scomparso Alfredo Castelli (e non a caso i flashback ricorrono nella serie di romanzi che ho dedicato al "detective dell'impossibile"), ma anche se vogliamo dalla serie tv Kung Fu degli anni Settanta e da certi romanzi di neoaventura di autori latino-americani. Lo faccio anche nei romanzi di spionaggio del Kverse, dove il record di distanza temporale è in Matadora, scritto e ambientato nel 2022, in cui appaiono flashback nel 1922.
A luglio in Segretissimo sarà pubblicato - sempre sotto il mio abituale pseudonimo François Torrent - il romanzo Legione Ombra, scritto tra marzo e aprile 2024. La storia ha inizio alla fine di febbraio di quest'anno, con una scena d'azione legata a fatti di quel momento (guarda caso, avevo deciso di menzionare l'attuale situazione dello Stato Islamico ed ecco che, drammaticamente, questo è tornato alla ribalta).
Ma il romanzo appartiene alla serie Agente Nightshade, di cui per una volta avevo lasciato i personaggi "indietro nel tempo": il romanzo precedente, benché scritto e pubblicato nel 2023, si concludeva nell'aprile 2022. Pertanto, dopo il prologo, riparto da quando li avevo lasciati due anni prima, per riportarli al momento del prologo, superarlo e proseguire con la vicenda fino all'epilogo datato 14 aprile 2024, lo stesso giorno in cui ho consegnato il romanzo alla redazione, che ringrazio per la pazienza e la fiducia.

La narrazione si snoda quindi nell'arco di due anni, ma viene intervallata da una serie di brevi flashback che ha inizio nel 1936 e si conclude nel 2019, riguardante un fatto incredibilmente dimenticato dalle nostre parti: proprio nel 1936 l'Italia conquistò una colonia che in seguito avrebbe restituito, seppure con la ferma intenzione di riprendersela a breve e con gli interessi. Può anche darsi che alcuni di voi ci siano stati in vacanza, senza avere mai saputo che per un triennio quel luogo è stato de facto territorio italiano. Credo che uno dei motivi di questa damnatio memoriae sia dovuto al fatto che solo nei primi tre mesi della "nostra" occupazione abbiamo totalizzato circa tremila fucilazioni sommarie, una media di mille morti al mese, sepolti in fosse comuni. Forse è per questo che certe cose non si studiano a scuola...
Dunque più che mai in questo romanzo ho fuso elementi storici, alcuni dei quali emersi in una ricerca pubblicata nel 2022 di cui ho parlato in un altro post recente, alla cronaca internazionale dei nostri tempi e a un intrigo immaginario ma non improbabile che anima la vicenda. Qualcuno tempo fa ha commentato che dai miei romanzi di spionaggio si apprendono i retroscena di vicende reali di cui altrimenti si rimarrebbe all'oscuro. In questo caso, parlo di fatti che sono avvenuti (e altri che potrebbero ipoteticamente avvenire) sotto il nostro naso. Forse i romanzi pubblicati da Segretissimo dovrebbero essere letti con più attenzione anche da chi si occupa di informazione... e di "servizi di informazione".
E di Segretissimo si parla sabato 25 maggio 2024 a mezzogiorno a Villa Floridiana al Vomero, in occasione del Festival del Giallo Città di Napoli, nell'ambito di un incontro condotto da Denise Jane (autrice vincitrice del Premio Altieri 2023), in cui saremo "interrogati" Franco Forte, direttore delle storiche collane periodiche di Mondadori, e io. Forse non tutti se ne sono accorti, ma la spy story è sempre più di attualità.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

martes, 14 de mayo de 2024

Vita da pulp - Nascita di un universo

Immagine di copertina per "Nightshade-Programma Firebird", Oakmond (foto: A.C.Cappi)


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Si comincia da un racconto noir e ci si ritrova con un universo thriller. Dal bang bang al big bang, direbbe Andrea G. Pinketts. Vale in realtà quanto affermo da anni a proposito di qualsiasi narrazione, ovvero che le storie esistono, aspettano solo di essere raccontate. Allo stesso modo, l'universo in cui si svolgono è sempre stato lì: dapprima si comincia a intravederlo attraverso qualche spiraglio, poi se ne distingue l'immagine (quasi) completa. E dico "quasi" perché più lo si visita, più se ne scoprono aree ancora inesplorate.
Per chi non avesse familiarità con i termini tecnici, nel campo della narrativa si parla di "universo" quando diversi personaggi, di norma seriali, agiscono e interagiscono tra loro in uno stesso mondo, più o meno simile a quello in cui viviamo. Quindi gli eventi avvenuti in una storia con il personaggio A si danno per avvenuti anche in una storia con il personaggio B, anche se ambientate in luoghi ed epoche diversi. Un esempio nella narrativa di avventure è l'universo creato da Clive Cussler, introdotto nei romanzi con protagonista Dirk Pitt e allargatosi con altre serie parallele e vari spin off (sempre per chi abbia poca familiarità con la terminologia, spin off sono una o più storie imperniate su personaggi apparsi in origine come secondari in una serie principale).
Forse uno dei casi più titanici è l'universo fantascientifico creato da Isaac Asimov, che nel corso della sua vasta produzione ha riunito il suo ciclo della Robotica e quello delle Fondazioni, generando una saga che si snoda nell'arco di secoli e secoli. Tra gli autori italiani, Stefano DI Marino ha collegato fra loro lunghe serie e singoli romanzi ambientati tra l'Ottocento e i giorni nostri, mentre Alan D. Altieri si è esteso dalla Guerra dei Trent'Anni a un prossimo futuro apocalittico.


Nella mia attività di narratore, ho creato qualche universo pure io. Il principale, per il numero di storie e personaggi che raccoglie, si chiama "Kverse", nome coniato dall'amico e collega Claudio Bovino. Termine perfetto, dal momento che la mia prima "serie noir" con personaggi fissi si intitolava Agenzia K: erano gli anni Settanta e scrivevo a penna su un quaderno, ma in quel caso gli eroi (o meglio, antieroi) erano gli stessi che in futuro sarebbero diventati Carlo Medina e Toni "Black" Porcell. Nulla di quanto ho scritto fino al 1990 è mai stato pubblicato così com'era, tranne qualche racconto umoristico apparso online. Ma dal 1991 - l'anno in cui per la prima volta fui riconosciuto come "scrittore" - cominciai a recuperare dal mio archivio ciò che meritava di essere riaggiustato, sviluppando nel contempo un nuovo progetto che avrebbe visto la luce... nel 2019.
Come si vede, tra quando nasce un'idea e quando viene realizzata possono trascorrere decenni. Per quanto mi riguarda, di idee ne ho sempre avute fin troppe, più del tempo necessario per scriverle. Ma, se si sopravvive abbastanza a lungo nel mondo dell'editoria, non è un male che alcune storie rimangano a fermentare per un po', specie se nel frattempo si maturano esperienza e autocritica. Tuttavia, quando si scrive per anni a livello professionale, spesso con personaggi seriali che ottengono un buon riscontro di pubblico, è inevitabile cominciare a ragionare in termini di "universo". Così, tolti i miei vari racconti nati per essere del tutto autonomi, tolte le mie serie che includono elementi fantastici o fantascientifici, ed escluse ovviamente le storie in franchise, tutto il resto prima o poi trova un collegamento con il Kverse.
Come accennavo nel post precedente, il Kverse ebbe inizio trent'anni fa, nell'estate del 1994, quando scrissi un racconto con il milanese Carlo Medina per lo speciale invernale de Il Giallo Mondadori del novembre successivo. Dopo un altro paio di racconti, nel 1997 Medina fu protagonista del romanzo noto come Ladykill, una rilettura del caso Diana Spencer in cui il marketing thriller (la definizione che avevo coniato alla prima apparizione di Medina) sfocia nella spy story di attualità, binomio di sottogeneri che avrebbe fatto da sfondo a tutta la serie.


Nel 2001 Segretissimo Mondadori approvò il mio progetto per la serie Nightshade (avevo già in mente a grandi linee la prima fase delle avventure della spagnola Mercy Contreras) con cui intendevo proseguire il discorso della spy story di attualità, introducendo la prima donna protagonista di un ciclo di thriller spionistici del XXI secolo. Le storie con Carlo Medina - riapparso varie volte su Il Giallo Mondadori e Segretissimo - continuavano a essere firmate "Andrea Carlo Cappi", mentre quelle con Nightshade uscivano ed escono tuttora da Segretissimo sotto il nome "François Torrent", a causa della diffidenza del pubblico italiano verso le spy story scritte da connazionali (soprattutto più di vent'anni fa... solo nel 2009 fu svelato il nome dietro lo pseudonimo). Nella collezione in corso da Oakmond Publishing il mio vero nome appare invece sulle riedizioni di tutti i volumi; quindi, per intenderci, a volte si ritrovano gli stessi personaggi o gli stessi libri sotto due nomi diversi, ma l'autore sono sempre io.
L'esistenza di un universo divenne visibile al pubblico nel 2003, dal secondo romanzo con Nightshade, in cui comparvero elementi non solo di Medina, ma anche di Dark Duet, il mio progetto del 1991 che a quei tempi era ancora solo nel mio archivio di soggetti; da questo punto di vista, il volume Dossier Contreras avrebbe messo in evidenza parecchi incroci tra serie diverse. Anche Toni Black, per ora protagonista di tre libri e qualche racconto sparso, appare come personaggio secondario nelle storie di Nightshade. Mentre la boliviana Rosa "Sickrose" Kerr quest'anno compie vent'anni dalla sua prima apparizione come rivale di Mercy in Obiettivo Sickrose e quattro come protagonista della propria serie spin off.
Insomma, quella del Kverse è un'unica grande famiglia e a volte l'azione di un personaggio nel 1938 può avere conseguenze su ciò che accade ad altri nel 2024, come si vedrà in Agente Nightshade-Legione Ombra, in edicola e ebook per Segretissimo Mondadori dal prossimo luglio (firmato François Torrent). La serie di Mercedes "Nightshade" Contreras è ormai la portabandiera, in cui entrano ed escono i personaggi di tutte le altre componenti del Kverse. Se sabato 18 maggio 2024 alle 17.30 vi trovate dalle parti di Valdobbiadene (TV), ne parliamo insieme presso Al Canevon - Wine & Shop di via Piva 27, evento curato e organizzato da Eireen World. Questo è un trentennale, quindi è ora di dare inizio ai brindisi, non vi pare?

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

domingo, 5 de mayo de 2024

Vita da pulp - Cento per cento di vita


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

A dispetto della scarsa regolarità con cui scrivo questa rubrica, sono arrivato al post numero 100. Per chi fosse capitato in Vita da pulp per la prima volta, qui la parola pulp è intesa nel senso originario di "letteratura popolare". Su questa pagina ho proposto consigli di scrittura creativa, retroscena del mondo dell'editoria ed esperienze mie o altrui nella narrativa, soprattutto di genere. Di recente ho dovuto anche raccontare vicende personali, per mettervi in guardia da certi pericoli.
Intanto però si avvicina una serie di anniversari importanti che mi riguardano. Uno è il mio compleanno: cifra tonda, il prossimo settembre. Ma nello stesso mese compio venticinque anni di lotta pressoché ininterrotta con certa gentaglia che popola, soprattutto, la città in cui sono nato. Milano è sempre più "da morire", come la definii in un titolo coniato all'inizio dell'estate 1994. Uscito nel novembre di quell'anno su uno speciale de Il Giallo Mondadori, il racconto Milano da morire (poi incluso nella raccolta omonima) fu un piccolo tassello significativo del noir italiano dell'epoca, ma anche la prima storia pubblicata del mio cosiddetto "Kverse", l'universo che riunisce in un'unica continuity buona parte delle mie serie originali di narrativa noir e spionistica. Dopo trent'anni, il corpus ammonta a venticinque volumi tra romanzi e raccolte di racconti, una dozzina di brevi novelettes e altre storie sparse.
Per celebrare il trentennale del Kverse, oltre alle novità in ebook di Dark Duet nella collana Spy Game (Delos Digital) sono previsti da Segretissimo Mondadori due romanzi inediti firmati con lo pseudonimo François Torrent (Agente Nightshade - Legione Ombra in luglio e Sickrose - Compañera in novembre, due storie indipendenti ma collegate l'una all'altra); mentre su Amazon continuano a uscire da Oakmond Publishing, con il mio vero nome, le riedizioni dei titoli pubblicati in passato; l'anno scorso sono stati completati l'intero ciclo di Medina e la prima serie di Nightshade; quest'anno, dopo Nightshade - Programma Firebird uscito in marzo, arriveranno in luglio Black and Blue e in novembre Nightshade - Bersaglio ISIS

Vorrei però approfittare di questo post numero 100 per ribadire alcuni concetti di cui ho già parlato in Vita da pulp, ma che vedo tuttora scarsamente recepiti dalla maggior parte delle persone.
Sono reduce da un periodo, durato parecchi mesi, in cui mi sono dedicato al lavoro per almeno quindici ore al giorno, con punte di diciotto, sette giorni su sette (domeniche e festivi compresi). Fa almeno 110 ore alla settimana. Non è una novità: per anni sono stato costretto a mantenere le 135-140 ore lavorative settimanali (se quaranta vi sembrano tante, fate un po' i conti). Speravo di non dover tornare a superare la novanta, ma a volte impegni e scadenze si accavallano. In questo caso - oltre a un romanzo, due editing e una traduzione da consegnare con puntualità, insieme ad altri piccoli impegni - la vera causa è il tempo perso a seguito della vicenda che ho raccontato di recente.
Le persone impegnate cinque o sei giorni a settimana per otto-dieci ore al giorno non si rendono conto che chi ha orari ben diversi non può avere una vita sociale ("Non ti fai mai sentire"), non può dedicarsi a passatempi di alcun genere ("Non hai visto quella serie tv? Ma come? Devi vederla!"), non può nemmeno sistemare gli scatoloni del trasloco di sei anni prima ("Ti decidi a mettere a posto casa tua?") Riguardo a quest'ultimo punto, uno psicologo cercava sofisticate spiegazioni inconsce, del tipo "Non vuoi abitare davvero in quella casa, ecco perché non disfi gli scatoloni". No, è che non ho tempo, ma questa è solo una delle tante cose che la gente non riesce proprio a capire. Se ti svegli alle cinque del mattino e vai avanti a lavorare finché ne hai le forze, non ti rimane tempo libero.

E qui veniamo al titolo di questo post, che si ispira a quello di un romanzo di Hiber Conteris - Dieci per cento di vita - ricavato da una frase di Raymond Chandler sulla percentuale incassata dagli agenti letterari. Io ho avuto a che fare con alcuni agenti per progetti specifici, ma ho sempre preferito farne a meno: nel tipo di editoria che frequento, nessuno mi avrebbe pagato di più se fossi stato rappresentato da un'agenzia letteraria, ma nel contempo avrei dovuto cederle una percentuale dei miei già scarsi guadagni. Purtroppo però altre categorie di persone capitate sulla mia strada nell'ultimo quarto di secolo mi hanno sottratto il cento per cento di vita, in termini di denaro e tempo necessario per guadagnarlo... solo perché finisse nelle loro tasche.
Vi chiederete come faccio a lavorare da tanti anni con orari impossibili. Semplice: con l'adrenalina e l'odio. L'adrenalina mi serve per arrivare sempre puntuale alle scadenze senza mai, spero, sacrificare la qualità; l'odio a non farmi schiacciare da coloro che cercano di distruggermi, per motivi personali o semplicemente perché è quello che fanno a tutti quelli che incontrano. Certo, sono riusciti a derubarmi, perché di rado la sopraffazione viene punita dalla legge, ma non ce l'hanno fatta ad annientarmi: sono ancora qui a scrivere e pubblicare libri, alla faccia loro.
Ma c'è un'altra cosa che nessuno capisce: quanto è fortunata certa gente che io scriva storie in cui è presente la violenza, ma non la pratichi nel mondo reale. Tutti gli individui che mi hanno derubato e danneggiato sono diventati personaggi dei miei libri, dove hanno incontrato la giusta punizione. Accecati dalla loro avidità, non si sono nemmeno resi conto che al mio posto chiunque sarebbe passato dalle parole ai fatti e avrebbe voluto vederli in ginocchio, tremanti e piagnucolanti, a supplicare per le loro misere, vacue, indegne esistenze da parassiti. Visto che la legge non li punisce, ho usato al suo posto la narrativa: almeno in un universo di fantasia, hanno ciò che si meritano.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.