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jueves, 14 de mayo de 2015

Sono solo saponette... ovvero: l'ombra di Leonarda Cianciulli



Articolo di Andrea Carlo Cappi


Quando una figura, anche profondamente negativa, riesce ad assumere una dimensione di leggenda, si guadagna il diritto di essere rievocata a distanza di numerosi decenni da narratori e cantastorie, risvegliando antichi orrori persino in un paese dalla memoria corta come l’Italia. Così, nel volgere di poche settimane, nella cripta del BalubàCafé Restaurant di Milano (via Carlo Foldi 1) in cui si celebrano le serate di Giovedì Mistero Pinketts, risuona due volte il nome di Leonarda Cianciulli, meglio nota come la Saponificatrice di Correggio: una volta a proposito del libro-cd Liscio assassino di Banda Putiferio e un’altra per il romanzo di Cristina Cabelli Bonetti Civico 22.

Nata nel 1893 a Montella (Avellino), trasferitasi da maritata a Lauria (Potenza), è giusto a Correggio (Reggio Emilia) che la donna passa dagli occasionali reati precedenti – furto, truffa, minacce con arma bianca – all’attività per cui giungerà ai disonori della stampa. In piena Seconda guerra mondiale, in un’Italia dalle velleità imperiali in cui il nero delle camicie pretende di negare il nero della cronaca – perché nella perfezione della società fascista il delitto non può esistere – si scopre un nuovo imbarazzante caso di omicidio plurimo.
La definizione serial killer sarà coniata in America solo molto tempo dopo, ma già nel 1940 fa scalpore la scoperta che il Mostro di Sarzana, responsabile di ben cinque omicidi fra il 1937 e il 1938 (alcuni dei quali a colpi di scure), è in realtà un ragazzo appena diciottenne al momento dell’arresto: si chiama Giorgio William Vizzardelli. Be’, in effetti William come secondo nome è assai poco fascista e per giunta si sa che sul comodino teneva un romanzo di dubbia fama, Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, e si sa che le storiacce di delitti corrompono le giovani menti; non a caso il regime ha indotto la Mondadori a chiudere la sua celebre collana I Libri Gialli. Vizzardelli scampa alla pena di morte in quanto minorenne e, condannato all’ergastolo, evita anche la guerra; graziato dopo trent’anni di carcere, si suiciderà nel 1973.



Ebbene, nel 1941 viene alla luce un’altra brutta storia. La bassa e tozza Leonarda Cianciulli coniugata Pansardi è responsabile della morte di tre donne, scomparse dalla circolazione tra il 1939 e il 1940. Nessuno le ha più trovate, dal momento che i corpi, smembrati a colpi di scure, sarebbero stati in parte saponificati con abbondante soda caustica e in parte cucinati, mentre il sangue sarebbe stato usato per cucinare biscotti. La principale fonte della storia della Cianciulli è lei stessa... o meglio il suo memoriale Confessioni di un’anima amareggiata, non si sa quanto attendibile e non si sa quanto scritto di suo pugno, data la scarsa alfabetizzazione dell’autrice. Più che sacrifici umani a oscure deità, atti a propiziare la sopravvivenza dei figli in tempo di guerra (come sostengono le Confessioni) le tre vittime solitarie, stagionate e danarose sono state uccise allo scopo di sottrarre i loro beni per pagare i debiti della famiglia Pansardi-Cianciulli. Passerà il resto della sua vita nel manicomio criminale di Aversa, dove morirà nel 1970.

Sono rari i casi di serial killer al femminile e, quando capita, si tratta in genere dei proverbiali "angeli della morte", infermiere che ritengono di alleviare le sofferenze di malati accelerandone la fine; oppure di natural born killers che uccidono in coppia con uomo, rientrando nella categoria degli assassini a sfondo sessuale. Ma la Saponificatrice di Correggio si distingue anche per l’originalità – passatemi il termine – della sua tecnica per la soppressione dei cadaveri: una pratica che ricorda l’utilizzo dei maiali nella società contadina tradizionale. Ed è proprio questo a farla passare alla leggenda, insieme al suo aspetto che la rende credibile come incarnazione di una strega d’altri tempi. Così, per esempio, la Cianciulli si guadagna un posto tra le sequestratissime figurine dei serial killer Mostri italiani, pubblicate da Stampa Alternativa nel 1999. E riemerge ancora nel 2015, in due libri di recente pubblicazione.


Uno dei due è Liscio assassino (Editrice Zona), una singolare antologia da leggere e da ascoltare sotto forma di volume con cd allegato, curata da Gianluca Mercadante e Daniele Manini e firmata da Banda Putiferio & Co. Il libro, aperto da una prefazione di Luca Crovi, contiene sette storie di fantasia (di Massaron, Morozzi, Giorgi, Clesis, Limardi, Eliselle e Mercadante), cinque poesie (di Rotino, Bertasa, Bianchi, Manini e Racca) e i testi delle quattordici canzoni del cd, musicate – con un’apparente leggerezza che nasconde una profonda cultura musicale – da Banda Putiferio, su parole di Cappi (sì, io), Celi, Pinketts (sì, ancora lui), Vallorani, Rezza, Barzi, Storti e Demaria. La parte musicale si ispira al genere denominato "liscio ambrosiano", in uso dagli anni Trenta e sopravvissuto fino al tramonto delle balere lombarde. Tra le voci che si uniscono alla Banda nel cd non si può non citare quella celebre di Roberto Brivio, maestro dello humour nero e delle canzoni macabre.
Ma quella che ci interessa in questo contesto e l’affascinante canzone, quasi una ninna-nanna, scritta da Nicoletta Vallorani e musicata da Roberto Barbini: La signora Leonarda, di cui trovate in fondo a questo articolo una versione dal vivo (in formazione ridotta rispetto a quella del cd) in una recente serata Borderfiction. Nella canzone la bravissima Nicoletta si mette nei panni della Cianciulli ed echeggia i toni delle sue Confessioni verniciandoli di una fine e spietata ironia: "Perché tenersi una zitella? Da saponetta sarà più bella."


Ed ecco invece il romanzo di Cristina Cabelli Bonetti, Civico 22, disponibile su Amazon in cartaceo e in digitale. La storia si svolge perlopiù a Milano, dove l’anonima protagonista cerca di ricostruire una serie di orridi ricordi cancellati dalla memoria e legati alla casa in cui ha vissuto nell’infanzia, tra il 1967 e il 1975. In una Milano in cui tuona la bomba di piazza Fontana ed echeggiano le contestazioni studentesche in cui diversi giovani di fazioni opposte perdono la vita, storie spaventose si intrecciano in una casa che si dice sorga sul luogo di un vecchio manicomio. Una signora, la "zia" Santina, che tiene compagnia alla nonna della protagonista, ama raccontare alla bambina le imprese della Cianciulli, lasciando intendere che la Saponificatrice sia ancora viva e risieda nella cantina. E in effetti, se ai vari piani della casa si inanellano violenze e relazioni clandestine, è proprio nella cantina che rivivono orrori di fronte ai quali l’assassina seriale di Correggio sembra quasi una principiante. Un romanzo inquietante che unisce un’ottima mano a una struttura narrativa ben congegnata, in cui una componente onirica sfiora quasi il soprannaturale, ma a essere davvero spaventosi sono gli atti che i sedicenti esseri umani possono arrivare a commettere. Il primo romanzo di un’autrice di racconti e fiabe per bambini... genere quest’ultimo in cui, storicamente, personaggi come la Cianciulli sono sempre stati di casa.


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