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jueves, 1 de octubre de 2020

Della poesia

Fabio Viganò al Premio internazionale
di Poesia "Città di Varallo" 2020 


Riflessioni di Fabio Viganò

Son luce ed ombra; angelica
farfalla o verme immondo,
sono un caduto cherubo
dannato a errar sul mondo,
o un demone che sale,
affaticando l’ale,
verso un lontano ciel.
Arrigo Boito, Dualismo 


Mi è stato chiesto di recente se la mia poesia sia un tentativo di rifarsi alla Scapigliatura. Non è un tentativo. Mi sento decisamente scapigliato, anche se non bevo vino, non eccedo e non faccio nessun uso di sostanze strane, visto che il concetto di poet maudit alla Baudelaire o, se vogliamo, persino alla Edgar Allan Poe, prevedeva l’utilizzo dell’oppio.
Sono maledetto perché maledetta è la mia condizione. Prima di tutto perché mi attiro inevitabilmente l’ira delle persone che mi circondano, perché gliele dico chiare. E a dirle chiare, si sa, si rompono i coglioni, soprattutto ai potenti. Questo è un destino cui mi sono rassegnato ma che, bellamente e simpaticamente, con un bel sorriso sulle labbra, non voglio cambiare.
D’altro canto un pacifista come me, a volte dev’essere capace del sacro furore poetico, costi quel che costi, anche il sacrificio estremo. Ovvio: non andiamo a scadere nel kamikaze, visti i tempi. Sacrificio estremo nel senso di donare tutto se stesso, cosa che io regolarmente faccio negli ospedali, curando la gente. Per il lavoro e la professione che svolgo, devo curare chiunque, senza distinzione di classe, di ceto e di religione, nel migliore dei modi.
E già questo, oggigiorno, è qualcosa per cui ti senti dare del maledetto. Oggigiorno, se ragioni così, sei vecchio nel pensare. Se sei educato, sei vecchio nel pensare. Se rispetti le altre persone, sei vecchio nel pensare. Io non voglio smettere di essere vecchio nel pensare. Al diavolo questi nuovi saccenti, cultori del nulla! 

Il mio non è un tentativo di scindere la realtà nuda e cruda di tutti i giorni dal trascendente, dall’ideale. No. Oggigiorno viviamo il dualismo, come diceva Arrigo Boito. La società è schizofrenica.
Di questo già nell’Ottocento ce n’è prova in Giovanni Rajberti – da Monza – del quale suggerisco caldamente la lettura: Il viaggio di un ignorante ossia Ricetta per gli ipocondriaci. Rajberti era un medico, dotto. Leggete questo libro delizioso: vi aprirà la mente, vi assicuro. Perché spesso l’uomo tende a dimenticare che il passato si ripete, ma soprattutto scorda la memoria passata. Oggi più di ieri, dimentica che l’essere umano è essere umano, prima di tutto. Un paziente, prima di essere tale, è un uomo, una donna. Va trattato da essere umano. Dev’essere riconosciuto come tale.
Il dottor Rajberti fu scomodo a molti suoi colleghi, già all’epoca. Possiamo definirlo... un rompicoglioni dell’Ottocento. Ma come mai fu pubblicato in quel di Napoli e non in Lombardia? Ce n’erano, di case editrici. Giovanni Rajberti: un esempio da seguire. 

Non parliamo poi di certi cultori del nulla che dall’alto direbbero cosa fare di giusto e ingiusto, come se un uomo non sapesse distinguere il Male dal Bene. Allora in quel caso, sì, sarebbe necessario l’intervento del giudice. A me nessuno verrà mai a dire cosa sia il Bene, cosa sia il Male. Lo so da quando ero bambino. Soprattutto so che, se una persona sta annegando, mi butto in acqua e la salvo, non la lascio annegare. Se c’è una tromba d’aria, mi butto in mezzo, per cercare di salvare più gente possibile, come del resto ho fatto. E sono solo alcune cose di questo maledetto scapigliato.
Au revoir, salutando alla Baudelaire.

Il 27 settembre 2020 al Premio Internazionale di Poesia "Città di Varallo" il nuovo libro di Fabio Viganò Puro amore si è classificato quarto nella sezione volumi pubblicati.







5 comentarios:

  1. Gli aderenti alla Scapigliatura sono giovani che rifiutano ogni convenzione sociale e amano condurre una vita disordinata, al di fuori delle regole di un comportamento tradizionale, comportamento che inevitabilmente si esprime anche sul piano culturale e artistico.
    Il sentimentalismo proprio del tardo romanticismo è criticato in maniera accesa, se non addirittura dileggiato, perché considerato solo di ‘facciata’.
    Mi corre l'obbligo di farle notare che nella sua opera di contro intravedo una tendenza ad abbandonarsi eccessivamente ai sentimenti: certa narrativa dell’Ottocento cadeva spesso nel sentimentalismo. Ed è proprio questa tendenza sommamente osteggiata dalla Scapigliatura, cui lei tuttavia si richiama.

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  2. Nella mia opera, come dice lei, signor Vito - e già per questo la ringrazio - non esiste sentimentalismo osteggiato. Nulla è di maniera. L'amore è donazione completa che vince anche la Morte, figuriamoci le convinzioni odierne. No, bisogna cambiare passo, bisogna saper osare, bisogna saper comprendere. Solo allora smetteremo di sentire sciocche frasi banali di testi che asseriscono che "l'amore ha limiti". Noi non poniamo limiti all'amore. Questa è per me la vera rivoluzione. Fabio Viganò

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    1. "L'amore non è un contratto fra due narcisisti; è molto di più. È una costruzione che obbliga i partecipanti ad andare oltre il narcisismo. Affinché una storia d’amore duri, è necessario reinventarsi".  Così Alain Badiou, 75 anni, ex maoista e sessantottino.
      Conosce il suo ultimo libro? "Elogio dell'amore".
      Penso alla sua distinzione fra desiderio e amore, laddove "l’amore è associato all’essenza dell’altro e si concentra sul momento in cui quest’ultimo fa irruzione con tutta l’anima nella nostra esistenza, che viene quindi sconvolta e trasformata".
      È questa la rivoluzione cui lei accenna?
      In altre parole: l’amore è, per molti aspetti, il contrario del sesso. Secondo Badiou, l’amore è quello che avviene dopo l’irruzione casuale e sconvolgente nella nostra vita. Esprime il concetto in modo filosofico: "L’assoluta casualità di un incontro assume l’aspetto del destino. La dichiarazione d’amore segna la transizione tra caso e fato, ed è per questo che è così rischioso e causa una terribile ansia da prestazione". Il lavoro dell’amore consiste nello sconfiggere questa paura. Badiou cita Stéphane Mallarmé, per cui la poesia significava "sconfiggere il caso, parola dopo parola"
      Ed ecco che la poesia, come l'amore, è pura rivoluzione.

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  3. Appunto.Amare senza limite alcuno. L'amore va ben oltre la Morte, come la poesia.

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  4. Appunto. Non credo sia necessario essere sessantottini per diventare immediatamente, intellettuali. Come non è assolutamente vero ciò che Lei afferma. Inoltre, oggigiorno, la vera rivoluzione sta nell'apprendere, studiare e lavorare. Oggigiorno questo è essere scapigliati. Ma se lo devo spiegare...Fabio Viganò.

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