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jueves, 6 de mayo de 2021

Vita da pulp - La mano del cerusico


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Ho la sensazione che la puntata precedente, L'Effetto Samsa, abbia creato qualche perplessità. Forse già dal titolo avete intuito che qualcosa non vi sarebbe piaciuto: ovvero, non è detto che la vostra opera sia un capolavoro assoluto che vi renderà ricchi e famosi e vi consegnerà alla Storia della Letteratura. Non è detto nemmeno che sappiate scrivere, anche se dopo anni di post sui social network pensate di avere una padronanza assoluta della lingua.
Supponiamo invece che non siate del tutto analfabeti, che sappiate scrivere una storia piuttosto originale e interessante, e che siate riusciti, rileggendola a distanza di tempo con lo stesso sguardo esigente che avete quando leggete un'opera altrui, a correggere da soli i difetti più evidenti. A questo punto potreste avere realizzato qualcosa di bello e, se siete alle prime armi, avete tutti i diritti a qualche imperfezione. Quindi avete bisogno di un po' di editing.

Nel campo cinematografico l'editing è il montaggio: tagliando qua e là, scegliendo, aggiungendo o spostando scene e inquadrature, si possono persino confezionare film diversi partendo dalla stessa sceneggiatura e dallo stesso materiale girato.
Nel campo letterario il lavoro ha molte più sfumature. A volte l'editing è una "semplice" revisione, una ripulitura del testo da ripetizioni, assonanze fastidiose, sviste di punteggiatura e, naturalmente, refusi. Aspetti non banali, che possono sfuggire alla più accurata rilettura e che vanno affrontati con molta attenzione. Altre volte l'editing comporta invece l'identificazione di piccole sviste (o persino grosse sviste) in una frase o in una trama. Altre volte ancora si avvicina proprio all'editing cinematografico e impone di spostare o eliminare paragrafi o interi capitoli. Oppure si rende necessario chiedere all'autrice/autore di riscrivere o correggere una o più parti, perché troppo prolisse oppure troppo sbrigative.
La mano dell'editor dev'essere quella del cerusico che sa dove intervenire ma anche dove non intervenire. L'editor migliore è quello che non fa percepire la propria presenza al lettore e, talvolta, neanche all'autore. Ma che, qualora il caso non abbia speranze, ha l'obiettività e il coraggio di dirlo al/alla paziente. Non c'è niente di offensivo: molti anni fa un medico mi disse che non avrei potuto praticare sport a livello agonistico e per fortuna non era mia intenzione farlo. Dopodiché non mi sono dedicato al calcio, aspettandomi di giocare in serie A e vincere il Pallone d'Oro.
Il problema con gli editor, però, è lo stesso che può capitarvi con la malasanità: se vi dicono che il vostro testo è in perfetta salute quando non lo è affatto, oppure se al romanzo viene amputato un paragrafo o un capitolo sano, il risultato può essere disastroso. Un po' come certi film in cui nella versione distribuita nelle sale la storia fa acqua da tutte le parti, ma poi quando se ne vede il "director's cut" si scopre che a forza di sforbiciarlo qualcuno lo ha completamente rovinato, solo perché l'ufficio marketing ha deciso che fosse meglio così ("Cosa volete che ne capisca il pubblico?")

Quando l'editor lavora su un testo che già funziona alla perfezione, si deve limitare a una revisione linguistica, non deve toccare ciò che va bene. Ma non deve nemmeno abbassare la guardia, perché tra correzioni e ripensamenti chi lo ha scritto potrebbe essersi lasciato sfuggire qualche dettaglio. Lo scorso anno ho avuto un esempio di ottima revisione da Segretissimo: nella mia storia avevo modificato date e orari di un evento, ma in un punto era rimasto un riferimento a una versione precedente; chi ha rivisto il testo se n'è accorto e me lo ha segnalato, permettendo che il romanzo fosse pubblicato senza errori.
Tempo fa, altrove, mi è capitato invece un revisore incompetente che in un libro di duecentocinquanta pagine ha ripetuto una correzione sbagliata migliaia di volte. Poiché dovevo segnalare alla redazione ogni modifica con relativi numero di pagina e numero di riga delle bozze che stavo rileggendo, ho vissuto una domenica da incubo. Avrei voluto colpire ogni volta le dita del cerusico di turno con un martelletto. Ma falangi, falangine e falangette sarebbero state sbriciolate prima ancora che arrivassi a metà romanzo.
Posso fare altre orridi esempi. L'editor che mi ha tolto i congiuntivi e ha inserito formulazioni simili all'uso della lingua in televisione, perché la riteneva più adatta ai lettori degli anni Duemila (risultato: notte insonne a riscrivere le frasi originali sulle bozze cartacee, sperando che tutte le correzioni venissero inserite senza sviste nel testo pubblicato). Oppure l'editor che, al solo scopo di far vedere ai superiori che il mio romanzo aveva bisogno di editing, tagliò pezzi di dialoghi qua e là e persino paragrafi importanti nel mezzo di una scena, creando situazioni incoerenti e incomprensibili (risultato: notte insonne a riscrivere i pezzi mancanti sulle bozze cartacee). In casi come questi, l'unica cosa da tagliare sarebbe la mano del cerusico.
E infine l'editor più pericoloso: quello che avrebbe voluto scrivere libri a sua volta, ma non ne è capace, quindi segretamente odia chi lo fa e nel suo inconscio desidera punirlo. Pertanto riscrive tutto come piace a lui. Mi è capitato anche uno di questi, per fortuna prima che il libro fosse impaginato e, con tre giorni di lavoro imprevisto in un periodo già frenetico, ho potuto ripristinare il romanzo come lo avevo scritto io. E sono stato fortunato: se uno di questi autori mancati è abbastanza in alto nella gerarchia editoriale, può anche esigere che il romanzo venga rielaborato secondo i suoi dettami. In tal caso sarebbe da tagliare, direttamente, la testa del cerusico.
Una variante è la casa editrice soggiogata da sedicenti esperti di marketing, ovvero persone che non sanno niente di libri e pertanto sono pagati per occuparsene. Costoro vedono cosa ha avuto successo di recente e cercano di accodarsi, anche se arrivano in ritardo. Sono di moda templari esoterici, maghi bambini, vampiri adolescenti o amanti sado-maso? Il sedicente esperto prende il posto dell'editor e ti ordina di riscrivere il tuo romanzo per trasformarlo in un mediocre clone del bestseller (costruito a tavolino) dell'anno prima. Oppure decide che il tuo libro - compatto e privo di lungaggini - debba essere accorciato di metà perché così sarà più vendibile. Oppure ancora non sa esattamente che cosa diavolo vuole e continua a chiederti cambiamenti in corso d'opera.
Il fatto che anche nel mondo editoriale, come dappertutto, venga conferito potere decisionale a emeriti imbecilli non permette tuttavia che lo siate pure voi. Ne riparleremo la prossima volta.

Continua...



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

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