miércoles, 28 de abril de 2021

Vita da pulp - L'Effetto Samsa



Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Oggi affrontiamo uno degli aspetti più importanti nella vita di chi scrive, pulp o altro: l'Effetto Samsa. Ovvero, scriviamo qualcosa, poi guardiamo la nostra creatura e l'amiamo incondizionatamente, avendola generata noi, anche se a una persona normale ispira solo ribrezzo & repugnanza. Oppure - al contrario - d'un tratto la vediamo mostruosa e, agitando in aria un grosso bastone, la ricacciamo nella sua stanza... o meglio nel cestino sul desktop, l'equivalente letterario del cassonetto differenziato per il frutto del peccato.

In entrambi i casi, la reazione potrebbe essere sbagliata. Chi ha poca autocritica ritiene di avere appena concepito un'opera immortale, chi ne ha troppa non sarebbe soddisfatto nemmeno se avesse partorito un capolavoro. Subito dopo averla scritta, non è facile valutarla in modo oggettivo, né capire se la creatura si sappia reggere da sola sulle sue sottili zampette. Dunque si rende necessario un parere esterno. Pertanto autrici e autori aspiranti e/o emergenti sono soliti far leggere il proprio testo a parenti o amiche o amici, che tuttavia:
a) non hanno la minima voglia di leggerlo e si limitano a dire: "Sì, sì, è bello, da premio Nobel"
b) dotati di immenso spirito di sacrificio (o temendo di non saper rispondere a domande trabocchetto del tipo "ti è piaciuta la scena del bambino che morde la mela" quando nella storia invece c'è una mela che morde un bambino), leggono sul serio il testo, ma qualsiasi cosa ne pensino vi dicono: "Sì, sì, è bello, da premio Nobel"
c) per qualche ragione personale, godono nel farvi provare un senso di inadeguatezza e - che abbiano letto o meno il testo - vi dicono che potevate fare di meglio e che anzi, tutto sommato, dovreste dedicarvi invece al paracadutismo estremo
d) se si tratta di persone come i miei genitori, l'unico commento è "Sì, d'accordo, ma pensa a studiare".
Per ovviare a questi problemi, la prima fase è sospendere il proprio giudizio, tenere surgelato il proprio testo per un tempo adeguato, poi rileggerlo con gli occhi del pubblico, cioè come fate voi stessi quando leggete qualcosa scritto da altri. Il che implica tuttavia che voi per prime o per primi siate lettrici o lettori abituali, quindi che sappiate cosa significa. Se di norma invece non leggete libri, forse fareste meglio a non cercare di scriverne.

A questo punto potreste subire la tentazione di far leggere la vostra opera a una scrittrice o uno scrittore professionista, che vi potrà dare consigli pratici (se siete disposti ad ascoltarne) e, soprattutto, trovarvi una casa editrice.
Per cominciare, la/il professionista (a meno che non sia alla direzione di una collana e per lavoro faccia selezione di testi, come capitava a me diversi anni fa) non può trovarvi una casa editrice, perché deve già darsi da fare a trovarne per sé: a trovare le case editrici dovrebbero essere le/gli agenti letterari, ma a volte non lo fanno nemmeno loro.
Inoltre la/il professionista riceve la stessa richiesta - "Mi leggi il mio romanzo?" - quasi da chiunque ne abbia scritto uno e le/gli abbia chiesto l'amicizia su Facebook. Dapprima la/il professionista si rende disponibile, ma dopo qualche tempo si trova subissata/o di richieste - che si sovrappongono a un'altra infinità di lavori gratuiti - e scatta il Paradosso Strumpf, Dice "La leggo appena ho un momento libero" e dopo due anni si rende conto che non ha ancora avuto un momento libero. Non ce l'ha con voi, è proprio che dopo decenni di notti insonni, non ce la fa più.
Il mio amico e noto scrittore Andrea G. Pinketts* è una fulgida eccezione: dedica gran parte della sua giornata a fare questo tipo di consulenze gratuite. Quando sostiene di avere dilapidato l'eredità della zia Olghina al gioco e nella vita dissoluta, nasconde - perché non pare abbastanza maudit per la sua immagine - il fatto che lavori tutti i giorni pro bono, aiutando nuove leve. Ma . col senno di poi - se avesse sottratto meno tempo alla scrittura per somministrare consigli o regalare prefazioni a tutti quelli che si accostavano al suo tavolino a Le Trottoir, probabilmente ci avrebbe lasciato il doppio dei romanzi.
Sentitevi un po' in colpa.
E rammentate che non tutti gli scrittori hanno l'eredità della zia Olghina.
Detto questo, dopo la fase di scrittura occorre in primo luogo imparare un opportuno dosaggio dell'autocritica e, in secondo luogo, arrivare a un testo il più possibile scevro da Effetto Samsa. Solo allora sarà possibile proporlo a qualcuno che possa giudicarlo o lavorarci sopra. Ne parliamo prossimamente.

*Nota molto posteriore: Anche se all'Associazione a lui dedicata siamo soliti parlarne al presente, Andrea G. Pinketts è deceduto nel dicembre 2018. Ma ogni tanto capita sui social network che qualcuno si chieda perché Pinketts non pubblichi più niente di nuovo da un po'. Forse le notizie sulla sua morte sono state largamente sottovalutate, cosa che a lui non piacerebbe affatto. Ma quantomeno si sa che è esistito, laddove di figure diverse - ma non meno importanti - della narrativa italiana, pochi sanno che sono esistite.

Continua...



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

Immagine: A. C. Cappi in una foto di A. C. Cappi (include Effetto Samsa)

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