Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Ogni tanto, a chi scrive romanzi, qualcuno dal pubblico domanda: "Ma lei è stato in tutti i luoghi di cui parla nei libri?" L'ho sentito chiedere a John Le Carré, che non solo "c'era stato", ma in alcuni di essi aveva anche svolto lo stesso lavoro dei suoi personaggi. Una volta l'ho sentito chiedere anche a uno scrittore italiano che ambientava i suoi noir nella propria città - quindi c'era stato per forza - ma forse lo spettatore non ne aveva letto neppure le quarte di copertina.
La domanda ha senso, appunto, se rivolta a chi fabbrica storie che richiedono molteplici ambientazioni internazionali. Come raccontavo tempo fa a proposito di Ian Fleming, nel suo caso la risposta è sì: il creatore di 007 scrisse anche reportage dei propri viaggi, benché i due luoghi ricorrenti nei suoi libri siano Londra (per ovvie ragioni) e la Giamaica, dove ogni inverno si ritirava per dedicarsi alla nuova avventura del suo personaggio. Quando l'americano Raymond Benson ereditò l'incarico ufficiale di scrivere le missioni di James Bond, prese il suo ruolo molto sul serio: contattò corrispondenti in varie città, fece le valigie e girò mezzo pianeta per visitare i paesi in cui avrebbe fatto muovere il celebre agente segreto... riuscendo però a menzionare il suo vecchio quartiere a New York, il suo ristorante preferito nel Texas e la zona vicino a casa sua, fuori Chicago.
Tra i nostri connazionali, Giancarlo Narciso (noto anche come Jack Morisco) ha addirittura vissuto a lungo in molti dei luoghi di cui parla nei suoi romanzi, dall'America Latina all'Estremo Oriente; il che non gli ha impedito di scrivere anche vicende italiane, milanesi o trentine che fossero. Quanto al prolificissimo Stefano Di Marino (altrimenti detto Stephen Gunn) visitò moltissimi territori delle avventure del Professionista e di altri suoi personaggi, sviluppando legami particolari con l'Asia e soprattutto con Hong Kong, cui dedicò anche il saggio E nel cielo nuvole come draghi; ma fu per lui una grande soddisfazione - da autore noir milanese della prim'ora - poter ambientare alcune storie di Chance Renard proprio a Milano, dove, secondo certi editori poco informati, non sarebbero state "credibili" le storie dai risvolti internazionali.
In qualche occasione tornano utili luoghi visitati per altre ragioni. Per esempio, dopo essere stato ospite al Noir in Festival di Courmayeur, Donald E. Westlake (alias Richard Stark) scelse quella località per ambientarvi un insolito capitolo fuori dagli USA di un suo noir con protagonista Parker. Dopotutto i festival sono un'occasione per conoscere nuove località insieme a gente del posto. Addirittura, a GialloLatino, che si svolgeva tra Latina e provincia, scrittrici e scrittori ospiti erano invitati a trascorrere qualche giorno "sul territorio" per ambientarvi un racconto. Ci sono tornato per varie edizioni, sicché Latina ricorre in parecchie mie storie, dallo spionaggio alla fantascienza.
Fleming viaggiava a spese del giornale per cui scriveva i reportage e poi riutilizzava le proprie esperienze nella narrativa. Narciso (come lo fu Di Marino) è un globetrotter per natura e per stile di vita, che in veste di romanziere impiega ambientazioni e situazioni conosciute in modo diretto. Ma in generale è difficile per chi scrive "thriller internazionali" - e in particolare romanzi di spionaggio - visitare personalmente tutti i luoghi in cui ambienta una storia. Oltretutto i guadagni di chi lo fa per professione in lingua italiana non sono sufficienti a finanziare trasferte in quattro o cinque paesi diversi per ogni romanzo.
Io, per esempio, non ho viaggiato moltissimo. Cerco sempre di sfruttare luoghi che conosco, il che spiega perché nei miei libri si vedano spesso Italia e Spagna. Ma, per una questione improvvisa di geopolitica, può capitare che un capitolo si debba svolgere in qualche parte del mondo in cui non ho mai messo piede, per esempio un quartiere "caldo" di Beirut. A parte i rischi e i costi, non potrei partire dall'oggi al domani: in genere ho a disposizione un mese o poco più per scrivere un romanzo. Quindi devo risolvere il problema alla vecchia maniera: documentandomi.
All'inizio, come Emilio Salgari, potevo basarmi solo su libri, mappe e cartine, e racconti di chi in quei luoghi c'era stato o ci aveva vissuto. Poi con Internet, in particolare Google Maps e la sua funzione Streetview (ma anche, più di una volta, con video trovati su YouTube) si è estesa la possibilità di raccogliere informazioni e visitare virtualmente altre città. In ogni caso, non sempre Internet è sufficiente, specie se l'ambientazione è in un'altra epoca: a questo scopo, vecchie riviste e guide turistiche ormai datate possono ancora rivelarsi preziose.
Ma parlare di luoghi conosciuti di persona è sempre meglio. In passato ho ambientato parte di un romanzo a Lisbona perché c'ero stato da poco; ho scritto molto di Praga, che forse ha risvegliato in me qualche filamento di DNA di antenati boemi. A volte tengo persino da parte per anni qualche ambientazione, così da non bruciarmela troppo in fretta. In questi giorni però mi sono tolto la soddisfazione di un breve giro di location scouting: in una città che ho già "usato" di recente, ma intendo impiegare ancora; in un'altra che so essere necessaria per il prossimo libro; e in una terza che si è imposta da sola come ulteriore scenario.
L'importante è evitare quanto capita a volte anche in certi bestseller internazionali: può darsi che chi li ha scritti abbia visitato sul serio quei posti ma, se non ne ha colto l'atmosfera, cade in stereotipi che poteva benissimo riprodurre anche senza muoversi da casa propria.
Continua...
(In apertura: A. C. Cappi sulla riva del Mare del Nord)
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.