jueves, 30 de mayo de 2024

Vita da pulp - Ricorda con sabbia


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

La sabbia non ricorda, scriveva Scerbanenco a Lignano Sabbiadoro. Per forza: scorre così veloce che hai appena il tempo di girare la clessidra per farle fare un'altra corsa. E poi un'altra. E poi un'altra... Nel frattempo ti scordi cosa se n'è appena andato via, perché c'è già qualcos'altro di urgente da gettarci dentro. Non è un forellino, quello tra le due ampolle: è un affamato buco nero che sfugge alla comprensione di Stephen Hawking e farebbe paura a Stephen King. Tutto passa rapidamente: ti dimentichi di ogni cosa o ti ci abitui o smette di interessarti. Suppongo che molti, oggi, vivano con questa sensazione.
Mai un momento di quiete, scriveva Peter Cheyney in riva al Tamigi. Ma, per chi fa il mestiere di Scerbanenco, di Cheyney o semplicemente il mio, la sabbia è una marea incessante di libri e di storie, da scrivere o tradurre o di cui fare editing, presentazioni, recensioni, prefazioni... Un'odissea continua da un universo all'altro, ognuno popolato da miriadi di personaggi. Il che è faticoso quando ti costringe a lavorare per mesi giorno e notte, ma appassionante quando ti lascia almeno guardare il panorama e "conoscere" la gente che ci abita.
Nella fretta, però, si rischia di perdere la memoria, Se cerchi di fotografare un momento - anche solo con il cellulare - per poterne conservare un ricordo, la clessidra insaziabile non ti lascia nemmeno il tempo di riguardare gli scatti.

Cito spesso L'ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett, atto unico del 1958 il cui l'anziano protagonista riascolta e registra commenti su proprie vecchie registrazioni, nelle quali riascoltava e commentava proprie vecchie registrazioni precedenti... L'intuizione di Beckett mi torna in mente ogni volta che occhieggio la pagina dei "ricordi" su Facebook che - per chi non lo sapesse - riepiloga quotidianamente i post fatti in passato dall'utente nella stessa data, anno dopo anno.
Il social network, così innovativo quindici anni fa, adesso pare che sia "vecchio" e popolato da "boomer", categoria cui appartengo anagraficamente e che è diventata sinonimo di "povero scemo, ah ah". Insomma, Facebook non è più "in", ma del resto anche il termine "in" non è più "in" da un bel pezzo. Per fortuna funziona ancora la pagina dei ricordi e, dato che dal 2009 lo uso spesso per annunciare libri in uscita ed eventi in programma, mi basta una rapida scorsa per notare che quello stesso giorno, in passato e in anni diversi, stavo promuovendo un romanzo oppure invitando il pubblico a una serata rimasta più o meno memorabile.
Ritrovo indizi di momenti lieti e di periodi difficili (Ricorda con rabbia, direbbe John Osborne) e di mesi in cui sono stato rinchiuso ininterrottamente davanti al computer per superare i periodi difficili (Ricorda con gabbia, direi io).

Il risultato complessivo, tuttavia, è di stupore. Se a livello razionale ho presente che per un paio di decenni ho partecipato in media a oltre cinquanta incontri letterari l'anno, mi sorprende riscoprire quanti libri - non solo miei - abbia presentato. Inoltre, anche se aggiorno ogni qualche mese la pagina della mia bibliografia, fa tutto un altro effetto quando invece di una lunghissima e anonima lista vedo snocciolate le nuove pubblicazioni man mano che uscivano, o i racconti settimanali che per un bel po' ero solito proporre gratis di venerdì. Se avessi necessità di corroborare la mia autostima, potrei anche soffermarmi a rileggere i commenti dal pubblico.
Peraltro, in termini di tempo Facebook testimonia meno di metà della mia carriera di narratore; prima per un paio d'anni c'è stato MySpace (autodistruttosi nel tentativo di diventare una brutta copia di Facebook, complimenti all'ufficio marketing); e prima ancora... be', a quei tempi (parrà incredibile) erano le case editrici a preoccuparsi di far sapere quando qualcosa veniva pubblicato e presentato.
Ma i conti tornano: scrivere tutte quelle pagine ha richiesto tempo, così come ne hanno richiesto tutti gli altri lavori non necessariamente creativi svolti in parallelo a scopo alimentare. In totale fanno trentatré anni di questo mestiere. Non mi sono arricchito in termini di denaro, ma la quantità (e, mi dicono, la qualità) della mia produzione è di per sé una ricchezza invidiabile, per quanto simbolica. Il che mi sprona a rendere nuovamente disponibili vecchi titoli che i tempi frenetici dell'editoria hanno fatto scordare a me e al pubblico, cercando di farne dimenticare (invano) l'autore. Anche se la sabbia non ricorda, qualche granello ficcato nel punto giusto rallenta gli ingranaggi dell'oblio.

Continua...

(Immagine generata con AI)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

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