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jueves, 14 de noviembre de 2024

Vita da pulp - C'era una volta Carlo Medina

Medina ritratto da Victor Togliani per la
copertina di Ladykill (Mondadori, 2007) 

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

"In una ideale mappa del noir italiano, quello vero, non si può prescindere da Milano da morire, che offre una visione in linea con il Kverse, fuori dalle convenzioni e dai cliché che ammorbano la narrativa giallo/nera italiana imponendo un unico modello che, in verità, agli amanti del genere (non quelli cresciuti solo con la tv degli ultimi vent'anni) non piace. Cappi invece legge e reinventa la sua città, pescando dalla tradizione genuina del filone ma mettendoci molto di suo."
Stefano Di Marino, 14 novembre 2020


Come spiegavo nel post precedente, tra i miei numerosi anniversari di quest'anno c'è anche il trentennale di uno dei miei personaggi seriali, presente in diciotto volumi della saga del Kverse, in cinque dei quali come protagonista. Carlo Medina fece la sua prima apparizione in "SuperGiallo" n.1, Inverno Giallo 1995, lo speciale natalizio del Giallo Mondadori uscito nel novembre 1994. Il mio primo racconto nella storica collana, in un numero settimanale dell'ottobre 1993, era stato un mystery con protagonista Ernest Hemingway; dopodiché nella primavera 1994 avevo cominciato a pubblicarvi la serie del Cacciatore di Libri, ambientata in un universo che si sarebbe poi collegato a quello di Martin Mystère, il detective dell'impossibile di Alfredo Castelli.
Un pomeriggio di inizio estate 1994 Lia Volpatti, caporedattore del Giallo Mondadori, mi incaricò della revisione dei racconti che componevano lo speciale di fine anno: una selezione dall'Ellery Queen's Mystery Magazine con l'aggiunta di inediti scritti da autrici e autori italiani della collana; mi chiese perdipiù di scrivere un racconto a mia volta, un vero onore considerando che fino a quel momento avevo pubblicato solo quattro storie brevi in appendice alle uscite settimanali. Non esitai ad accettare: nei miei vecchi quaderni che avevo rispolverato tre anni prima, quando lavoravo per RadioRAI, c'era giusto una storia natalizia datata 1981 il cui soggetto faceva al caso mio. Non immaginavo che sarebbe stato il primo tassello di un nuovo, estesissimo universo.
Come dicevo nel post precedente, nel 1978 avevo messo in atto il mio proposito di diventare scrittore di thriller, risalente a otto anni prima. Devo confessare che ai tempi del liceo, nella mia ingenuità giovanile, pensavo ancora che un certo tipo di storia, con una forte componente di azione, potesse essere solo ambientata negli USA. La mia idea era quella di rovesciare lo schema del giallo classico: anziché un detective che deve scoprire chi e come abbia commesso un delitto, un assassino che vuole capire come eseguire un omicidio su commissione. Così a quindici anni, nel 1979, avevo creato una coppia di killer professionisti che immaginavo con le fattezze di due icone del cinema americano, Charles Bronson e Richard Roundtree, nello scenario di una fittizia Los Angeles (città a me del tutto sconosciuta, se non attraverso film e telefilm). I due, un intellettualoide bianco e un uomo d'azione nero, costituivano l'Agenzia K, specializzata in eliminazioni dietro compenso. A loro avevo dedicato parecchi racconti... be', in realtà abbozzi di racconti, che in parte avrei recuperato negli anni a venire.

I edizione della raccolta Milano da morire
(Addictions, 2003); copertina: Carlo Jacono

Il mio sosia di Richard Roundtree avrebbe dovuto aspettare il 2013 per riemergere in modo molto diverso, sotto le spoglie del detective spagnolo Toni "Black" Porcell; quello di Charles Bronson invece era tornato a galla già nel 1991, stavolta milanese e battezzato Carlo Medina: Carlo come Charles (ma è anche il mio secondo nome) e Medina come un mio amico spagnolo che avevo frequentato soprattutto perché mi piaceva sua sorella. Per puro caso, qualche tempo dopo molte persone avrebbero notato che io stesso assomigliavo a Charles Bronson (almeno nei baffi); anche se, rivedendo a distanza di anni quello che era stato il mio primo spaghetti western al cinema, Vamos a matar, compañeros (1970), mi sarei accorto che Medina aveva anche qualcosa del personaggio interpretato da Franco Nero in quel film.
Dopo la cancellazione del programma di RadioRAI (senza che ci avessi guadagnato un soldo), avevo cercato lavoro come copywriter nelle agenzie pubblicitarie milanesi; stavo per firmare un contratto con una delle più rinomate (casualmente la filiale italiana di quella per cui a New York lavorava lo scrittore di thriller James Patterson) quando nella primavera del 1992 l'inchiesta Mani Pulite portava alla fine della "Milano da bere", sicché l'agenzia in questione sospendeva le nuove assunzioni. Non era stato un biennio fortunato per me. Ma quanto avevo visto mentre cercavo lavoro nel settore pubblicitario sarebbe entrato a far parte delle esperienze di Carlo Medina: dovevo solo datare la sua nascita nel 1961, tre anni prima di me, per consentirgli un passato lavorativo in quel campo.
Dunque, nell'estate 1994, mentre tornavo dall'incontro con Lia Volpatti alla redazione del Giallo Mondadori, pensavo a come adattare il mio vecchio raccontino Notte silenziosa, scritto a mano nel 1981, alla realtà italiana del momento, secondo la filosofia della Scuola dei Duri di Milano di cui facevo parte. Volevo anche che il racconto avesse un titolo simbolico, che richiamasse Scerbanenco. L'idea mi venne mentre entravo nel portone di casa, quasi scontrandomi con una fotomodella straniera che teneva il capo chino sulla cartina topografica, alla ricerca dell'indirizzo di un casting: le ultime vestigia della "Milano da bere". In quel momento decisi di chiamare il racconto Milano da morire, un titolo che avrei usato poi per la prima raccolta delle storie di Medina (2003), che sarebbe stato preso a prestito dietro gentile richiesta dai giornalisti Offeddu e Sansa per un saggio edito da Rizzoli (2007), e di cui si sarebbero appropriati senza chiedere il permesso l'ex questore Achille Serra e il giornalista Giovanni Di Sorte per un loro romanzo pubblicato da Giunti (2016); e sì che a quel punto esistevano già due libri omonimi e il mio era stato ripubblicato da Cordero Editore nel 2014, in occasione del ventennale di Medina. Si vede che era un titolo efficace: vi ho già detto che stavo per essere assunto come copywriter...

A Milano non c'è il mare (Oakmond, 2021):
foto di copertina di A. C. Cappi

Nella sua versione definitiva, Medina è un pubblicitario milanese che cambia mestiere nel 1993 per fondare l'Agenzia K-Consulenze di mercato (avevo aggiunto la seconda parte del nome perché mi ero reso conto che a Milano esisteva un'Agenzia Cappa dedita alle pratiche automobilistiche), copertura delle sue attività illecite. Ospite di un programma tv del novembre 1994, definii quel primo racconto come l'inizio di un nuovo genere, il "marketing thriller" (mi sarebbe stato sottratto anche quello slogan), un aspetto che avrebbe pervaso tutte le avventure da protagonista di Medina. I suoi assistenti sono l'ex pornostar Barbara e un giovanotto chiamato Ray, nipote di un boss del crimine organizzato. In seguito entrerà nel gruppo anche Riccarda, che diverrà la fidanzata di Ray.
Le prime quattro storie sono riunite, come dicevo, nel volume Milano da morire. Segue nella cronologia il romanzo Morte accidentale di una lady (1997), ripubblicato nel 2005 in una versione estesa con lo stesso titolo; dal 2007, per distinguere quest'edizione dalla precedente, ho adottato il titolo Ladykill scelto da Alan D. Altieri (grande fan del mio personaggio) per la pubblicazione da Mondadori nella collana Segretissimo Presenta; nel 2020 da Oakmond ne è uscita l'edizione ora in commercio, che contiene in appendice il testo del mio adattamento teatrale portato in scena nel 2007 (con me nel ruolo di Medina). I racconti che si svolgono tra questo romanzo e il successivo sono ora riuniti nel volume A Milano non c'è il mare, cui fanno seguito i romanzi Malastrana e Persecutor, apparsi in origine nella collana Segretissimo e oggi ripubblicati da Oakmond nella collezione dedicata alla saga del Kverse. Ma, come dicevo nel post precedente, da Babilonia Connection (2005) Medina è entrato a far parte della squadra di Nightshade e da allora è apparso in altri dodici romanzi di quella serie; la differenza era che in Segretissimo Medina usciva firmato Andrea Carlo Cappi, Nightshade invece firmato François Torrent. Se nel primo decennale della sua apparizione Medina era stato protagonista di un racconto intitolato Vamos a matar, per il suo trentennale affianca un altro personaggio della saga - Sickrose, nella sua omonima serie spin-off - nell'inedito Compañera, in uscita in edicola e ebook da Segretissimo nel dicembre 2024.
Quindi sono trent'anni che Carlo Medina è presente in molte mie pubblicazioni. Il mio "fratello" scrittore Andrea G. Pinketts lo definì "un antieroe alla Graham Greene". Il romanziere Stefano Di Marino, che oltre essere un grande amico di certe cose si intendeva, mi gratificò di un commento lusinghiero: "Chi non conosce Medina non conosce il noir milanese". Di certo, fin dal primo racconto, il mio personaggio era già l'esatta antitesi di buona parte del giallo italiano a venire, basato perlopiù su commissari, marescialli, magistrati e parroci; e non è neppure un rozzo gangster di borgata, il che spiega perché anni fa una rete tv mi abbia richiesto un format su di lui e poi lo abbia archiviato, in quanto ancora troppo innovativo e fuori da schemi consolidati. Medina, che da Ladykill si muove in uno scenario non solo milanese ma anche internazionale, raccoglie in effetti l'eredità degli antieroi degli spaghetti western; è una sorta di anticorpo criminale della società in cui vive (come lo è Diabolik a Clerville) e sotto certi aspetti - soprattutto per la struttura delle storie - ricorda Parker, il genio della rapina dei romanzi di Richard Stark alias Donald E. Westlake, senz'altro uno dei miei "maestri". Non a caso in Compañera potrete vederlo organizzare un vero e proprio colpo, come ulteriore omaggio alle sue origini noir.

Persecutor (Oakmond, 2023):
foto di copertina di A. C. Cappi

Continua...





Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

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