Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi
Al mondo ci sono misteri che non hanno ancora trovato soluzione. Per esempio, il fenomeno del Calzino Spaiato. È noto che l’inserimento di vari calzini in una lavatrice genera – in un momento imprecisato del lavaggio, ma secondo ipotesi attendibili durante la centrifuga – un ponte di Einstein-Rosen attraverso il quale un calzino sfugge spaiato a) nello stesso istante t(0), ma in un altro punto dello spazio, b) nello stesso punto dello spazio, ma non nello stesso istante, bensì nel futuro.
Il che significa che, se hai fortuna, il calzino svanito dalla lavatrice – è vuota, hai controllato – si rimaterializza inspiegabilmente nel corso del bucato successivo. Se non hai fortuna, rimane disperso nello spazio-tempo. Ed è a questo punto che si apre una serie di teorie ancora tutte da verificare.
Per esempio, il calzino svanito il pomeriggio del 23 luglio 1983 riappare ancora umido e spaiato la mattina dell’11 agosto 2020: per lui sono passati solo pochi secondi, mentre per te sono trascorsi trentasette lunghi anni.
E ancora: il calzino scomparso nell’istante t(0) riappare all’istante t(1) nelle stesse coordinate spaziali xyz? Quindi ritorna dopo anni nella tua lavatrice successiva, o nell’armadietto, o nella lavastoviglie o in qualsiasi cosa tu o un inquilino dopo di te abbiate incastrato in quell’angolo?
Oppure deve ritornare nella stessa lavatrice, ovunque essa si trovi? Pertanto nelle discariche di tutto il mondo esistono o esisteranno lavatrici incrostate di vecchio calcare e nuova ruggine che si riempiono gradualmente di calzini perduti nel tempo? E che cosa accade se il calzino cerca di rientrare nella nostra realtà in un futuro così lontano che la lavatrice da cui è partito ha cessato di esistere?
E infine l’ipotesi che gli scienziati hanno battezzato Paradosso Strumpf: chi dice che il calzino umido e spaiato rientri nel futuro e non invece in un remoto passato, causando accidentalmente la Scoperta del Calzino, interpretato come un dono degli dei, e la sua conseguente introduzione come capo di abbigliamento?
Nel mondo di oggi è diffusa l’ignoranza scientifica. Scommetto che non avete mai sentito parlare prima d’ora del Paradosso Strumpf. Ma un fenomeno ancora più complesso è quello del Tempo dello Scrittore.
La confusione nelle menti semplici nasce forse dal fatto che in pochi secondi si può scrivere “Il giorno seguente” o “Molti anni dopo”... ed ecco che nel romanzo sono passati un giorno o molti anni. Laddove all’autore possono essere necessari vari minuti per descrivere un panorama che l’occhio invece coglie in una frazione di secondo.
Dunque per uno scrittore il tempo ha diverse velocità di scorrimento. È quella che la scienza chiama Legge di Cussler, in onore del creatore di Dirk Pitt e altri personaggi, che sintetizzò il concetto nella frase: “Io invecchio e Dirk Pitt no, quel bastardo”. Mai sentita neanche la Legge di Cussler? Ve l’ho detto: l’ignoranza scientifica...
Perciò la gente comune è convinta che il Tempo dello Scrittore fuori dai libri sia molto simile a quello dentro i libri. Per esempio si ritiene che lo scrittore – ricco e famoso per definizione – passi tutta la sua giornata a non far nulla e la serata a bere con gli amici, per andare a dormire all’alba e svegliarsi solo a tarda ora. Per cui capita spesso che qualcuno mi chiami a mezzogiorno chiedendomi esitante: “Ti ho svegliato?”
No. Non mi ha svegliato, perché sto lavorando dalle quattro del mattino e a mezzogiorno ho già prodotto più di quanto l’interlocutore riesca nel corso di una sua intera giornata lavorativa. Non è insolito, da decenni a questa parte, che io non esca per settimane, passando dal letto al computer e viceversa, con qualche breve intervallo in cucina per un’alimentazione di base. Ciò che la gente ha chiamato “lockdown”, io la chiamo “routine”.
Come intendo raccontare prossimamente, se uno scrittore non nasce già ricco e famoso, deve lavorare per vivere. Spesso, per scrivere, deve fare un enorme lavoro di documentazione. Se si tratta poi di uno scrittore pulp polivalente (vi spiegherò un’altra volta cosa intendo), avrà anche molte altre cose da fare
Ma la gente comune è convinta che il Tempo dello Scrittore sia infinito. Come se il calzino spaiato, nei suoi trentasette anni di viaggio nel tempo e nello spazio, avesse un sacco di tempo libero.
Un fenomeno ricorrente è quello dell’autore esordiente, emergente o naufragato, non necessariamente giovane, che telefona per chiedermi di leggere il suo romanzo, dargli un’opinione e aiutarlo a trovare un editore. Non può immaginare che dovrò metterlo in lista d’attesa per anni e che io stesso ho il mio daffare a trovare editori per me. Mi ritiene, in quanto scrittore, ricco e famoso, quindi invece di passare il mio tempo a bere mojitos potrei dedicargli un paio d’ore e usare la mia influenza per far diventare ricco e famoso pure lui.
Ora però vi lascio: gli scrittori pulp si fanno il bucato da soli e devo annodare i calzini tra loro, paio per paio. Così, quando si perdono nello spazio-tempo, quantomeno non sono soli.
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.
7-Se sapeste cosa c'è dietro...
8-Al buio gli scrittori sono neri
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