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martes, 24 de octubre de 2023

Vita da pulp - Sintonia canaglia


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Ho già raccontato in questa rubrica, nel post Le grandi menti, tre esempi personali di curiosa e inspiegabile "sintonia" con autori più importanti di me: episodi al limite della sincronicità, in cui persone diverse scrivono le stesse cose quasi nello stesso momento, senza essere in contatto tra loro.
Dapprima segnalavo le somiglianze di Twin Peaks (1990) con un mio soggetto cinematografico circolato qualche anno prima; oltretutto nella serie tv compariva un personaggio di nome Cappy. Poi l'apparizione quasi simultanea di un "cacciatore di libri" nel romanzo Il Club Dumas (1993) di Arturo Pérez-Reverte e in una mia serie di racconti edita dal 1994; ero partito da una mia idea di anni prima, ma avevo cominciato a scriverla solo nel 1993, dopo avere io stesso "interpretato" nella realtà il mio cacciatore di libri. Infine il caso di Carlo Medina, che ho ideato nel 1979 e pubblicato per la prima volta ai primi di novembre 1994 (nel racconto Milano da morire, scritto l'estate precedente su un mio soggetto del 1981); ma a fine ottobre 1994 usciva al cinema Pulp Fiction di Quentin Tarantino, già presentato a Cannes in maggio, in cui il Signor Wolf ricorda Medina persino nel look. Suppongo che David Lynch non abbia plagiato me, come io non ho plagiato né Pérez-Reverte né Tarantino.
La sintonia con quest'ultimo si è manifestata anche in seguito. Nel marzo 2002, a un anno da quando avevo cominciato a lavorarci, pubblicavo il primo romanzo della serie Nightshade, che aveva qualche vaga affinità con Kill Bill (2003). Nell'autunno 2009 notavo che in Inglorious Basterds figuravano numerosi riferimenti a fatti e personaggi storici di cui mi stavo occupando da tempo per il mio libro di non-fiction Le grandi spie, uscito nel febbraio 2010. Nell'estate 2019, a cinquant'anni dalle macabre imprese di Charles Manson, arrivava al cinema C'era una volta Hollywood, poche settimane dopo l'uscita del mio romanzo Il mestiere del diavolo (da un mio soggetto di vent'anni prima) che toccava gli stessi argomenti.

Dato che spesso tra un'idea narrativa e la sua realizzazione possono trascorrere mesi, anni o addiritura decenni, è solo una formidabile coincidenza che escano simultaneamente storie che contengono elementi simili. Ma, se due menti creative leggono per anni gli stessi libri e vedono gli stessi film, quando affrontano un certo tema possono ragionare in modo simile, specie se cercano di escogitare qualcosa di nuovo. Per dirne una, nel 1962 lo scrittore Donald E. Westlake alias Richard Stark inaugura negli USA la serie sul rapinatore Parker, i cui colpi riescono (quasi) sempre, mentre in Italia Angela Giussani sceneggia il primo numero di Diabolik, a sua volta primo criminale vincente dei fumetti: l'uno e l'altra ribaltano in modo clamoroso la vigente regola del genere, che voleva nel finale la perdita del bottino o la morte del protagonista.
Una decina di anni fa qualcuno notò che, in episodi di almeno tre serie cinematografiche - i film della Marvel, James Bond 007 e Fast and Furious - usciti a breve distanza l'uno dall'altro, veniva usato un espediente identico: il cattivo si fa catturare apposta dai buoni, perché è il modo più subdolo per infiltrarsi nel loro quartier generale. Una situazione classica di questo tipo di storie è che sia il buono a essere catturato dal cattivo, per poi liberarsi e spaccare tutto. A chi cerca di inventare qualcosa di diverso, è abbastanza logico che prima o poi venga in mente di rovesciare la situazione, facendo sì che sia l'avversario a giocare la stessa carta. Il destino ha voluto che vari sceneggiatori abbiano messo in atto simultaneamente quello che per ognuno di loro doveva essere un originale colpo di scena.
Il fatto è che, dopo secoli di intensa produzione prima letteraria, poi radiofonica, cinematografica, fumettistica e televisiva, in cui nuove storie vengono proposte ogni giorno, diventa davvero difficile trovare un'idea che non somigli ad altre. Nel 2019, per esempio, pubblicai un racconto horror imperniato su un cinema "maledetto", anche questo collegato all'anniversario dei delitti di Charles Manson; in seguito qualcuno mi segnalò che lo spunto ricordava un vecchio racconto di Clive Barker, che peraltro non ho mai letto. Può essere imbarazzante se una storia somiglia a un'altra pubblicata tempo prima: qualcuno potrebbe pensare che si sia copiata l'idea, anche quando non è così. D'altra parte non è possibile aver letto o visto tutto.

Una ventina di anni fa, quando valutavo romanzi stranieri per la casa editrice Sonzogno, mi fu proposto un giallo made in USA, spacciato per originalissimo, la cui "innovativa" soluzione finale era in realtà la stessa di uno dei libri più celebri di Agatha Christie, solo resa in modo molto più banale e prevedibile. In seguito mi capitò di stroncare un altro mediocre thriller statunitense dove si capiva subito (ma veniva rivelato solo dopo quattrocento inutili pagine) che lo psicopatico che perseguitava la protagonista era in realtà il suo psichiatra; qualche settimana dopo una lettrice del mio staff, cui avevo affidato un altro dattiloscritto americano, me ne accennò al telefono la trama, mediocre anche quella, e di lì a poco la interruppi dicendo: "Il colpevole è lo psichiatra". Sì, era lui anche stavolta.
Nello stesso periodo bocciai un altro romanzo americano in cui la protagonista era un'ex pornoattrice che si era rifatta una vita, ma a distanza di anni veniva riconosciuta e vedeva sconvolta la propria esistenza; ricordo vagamente che lo svolgimento era noioso e infarcito di fastidioso moralismo. Poco tempo dopo, quando dirigevo io stesso una casa editrice, l'amico Raymond Benson - scrittore di ben altro livello - mi mandò il suo romanzo Sweetie's Diamonds, in cui era partito senza saperlo dalla stessa idea (la pornoattrice a riposo che viene riconosciuta), ma l'aveva sviluppata in modo così originale, appassionante e coinvolgente che mi affrettai a far comprare i diritti del libro, per tradurlo io stesso e pubblicarlo.
In poche parole, a fare la differenza è come si racconti una storia, anche se qualcun altro ha avuto - prima o contemporaneamente - la stessa trovata. Esiste un celebre esempio di cui parlai un paio di anni fa in un video di Sui generis: nel 1927-28 Dashiell Hammett scrisse Red Harvest (Piombo e sangue/Raccolto rosso a seconda delle traduzioni); il romanzo fu d'ispirazione al regista Akira Kurosawa per Yojimbo - La sfida del samurai (1961), film di cui Sergio Leone realizzò nel 1964 una sorta di remake non autorizzato, passato alla storia come il primo grande "spaghetti western", ovvero Per un pugno di dollari; mentre era un remake autorizzato, nel 1996, Ancora vivo di Walter Hill, che riportava la vicenda ai gangsteristici anni Venti di Hammett in uno scenario simile però a quello di Leone. Ma prima e dopo molti altri si sono rifatti a quella vicenda... me compreso, con Sickrose - Bandida (in edicola e book da novembre 2023 da Segretissimo Mondadori). Non ho saputo resistere, perché è una sfida stimolante quella di raccontare una vecchia storia in modo completamente diverso. Dopotutto, Summertime di Gershwin è molto diversa se a interpretarla sono Louis Armstrong & Ella Fitzgerald, oppure Charlie Parker.

Continua...

(Immagine: A. C. Cappi, fotogiaco)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

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