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martes, 16 de julio de 2024

Vita da pulp - Libri introvabili e dove non acquistarli


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Ho intravisto sulle reti sociali alcune osservazioni, presumo, di librai giustamente risentiti: giorni fa un articolo della versione online di un famoso quotidiano riportava la classifica di un noto premio letterario, con le schede dei libri relativi e un "pulsante" che rimandava alle pagine corrispondenti su Amazon. A infastidire i librai è il fatto che il titolo dell'articolo sia formulato nei termini "Dove acquistare il libro vincitore e gli altri finalisti", che suona come se, stando alla prestigiosa testata, questi si trovasserno solo ai link proposti.
Non sono in Italia in questo momento, ma suppongo che i titoli finalisti e quello vincitore del Premio Strega siano ben esposti nella maggior parte delle librerie della Repubblica. D'altra parte sono pubblicati da editori che hanno ottime possibilità di essere ben distribuiti. Quindi non dovrebbe essere un problema localizzarli e acquistarli nel modo più semplice: entrando in una libreria. Il problema sorge quando entrare in una libreria è invece il modo più sicuro per non trovare un libro. Ne ho spiegato il meccanismo in un post di quattro anni fa, riportando scene cui ho assistito di persona e altre di cui ho ricevuto testimonianze dettagliate.
Si dà il caso che per diversi anni anch'io sia stato un libraio, quindi conosco un po' il mestiere. Lavoravo alla Libreria del Giallo di Milano (nota anche come La Sherlockiana), che non si occupava solo di gialli, ma anche di altra narrativa di genere e di saggistica. La regola era che quando ci veniva chiesto un libro - anche se non presente in negozio, anche se estraneo ai "nostri" argomenti, anche se fuori commercio da tempo - facevamo tutto il possibile per recuperarlo. Nella maggior parte dei casi, se il titolo era in commercio, bastava richiederlo al distributore della casa editrice corrispondente. Ma non ci limitavamo a questo: in quegli anni assunsi l'identità del "Cacciatore di Libri", poi trasfigurato nel protagonista di molte mie storie, e girai Milano sulle tracce di volumi fuori commercio... trovandone un bel po'.

Si intuisce dunque che il mio concetto di libreria, "Se esiste un modo di reperire il libro che una persona desidera acquistare, glielo procuro quanto prima", sia molto diverso da "Se una persona entra a chiedermi qualcosa che non ho, col cavolo che glielo ordino: stia zitta e compri invece Il bruciore e la lagnanza, ché ce n'ho una pila avanzata dal Natale scorso e non ho ancora fatto il reso". Eppure constato che spesso la clientela viene trattata proprio in questo secondo modo, per cui case editrici interessanti, benché distribuite, sono bellamente ignorate in molti luoghi preposti a venderne i libri.
Un esempio recente. Da qualche anno mi sono appassionato ai gialli di Albina Olivati, che frequenta il sottogenere oggi chiamato cozy crime, anche se nel suo caso preferisco parlare di "commedia umana". Realizzo per lei i booktrailer e le relative inserzioni pubblicitarie online; una delle prime rimandava a una pagina web preparata da me, in cui non scrissi "Lo trovate in tutte le librerie". Sapevo bene che non sarebbe stato vero, dato che i primi due romanzi di Albina Olivati, Termine corsa e Il bagno di Apollo, sono editi da DrawUp, casa editrice per cui anch'io ho pubblicato due titoli, distribuita in libreria, ma vale quanto ho scritto sopra. Quindi saltai un inutile passaggio, indicando "dove acquistarli" con i link al sito dell'editore e a quattro diverse rivendite online.
Tuttavia la scena straziante è avvenuta lo stesso: "Sono andata alla Libreria Mondadori", ci scrisse una lettrice rattristata, "ma mi hanno detto che non c'era, che peccato." Non so in quale Libreria Mondadori fosse andata la signora, ma è evidente che chi se ne occupava omise volutamente di dirle che il libro poteva essere ordinato e arrivare in capo a una settimana. La libreria ha perso una vendita (o ha costretto la signora a comprare Il bruciore e la lagnanza), la cliente non ha trovato il libro che cercava e l'autrice ha perso una lettrice; moltiplicate per tutte le librerie che si comportano in questo modo e capirete come questo sistema permetta che solo certi libri diventino "bestseller", mentre altri non vengano neppure venduti, anzi, siano strozzati nella culla. Per la cronaca, il primo giallo della nuova serie di Albina Olivati, Brindisi per un delitto, è uscito da Oakmond Publishing, il cui distribuitore è Amazon: lo trovate in ebook o in edizione cartacea a questo link.

Del resto, non crediate che a tutti i libri pubblicati da grosse case editrici sia riservata una distribuzione equa. Quando una ventina di anni fa scrivevo, traducevo e curavo libri per Sonzogno Editore (Gruppo RCS), entrai in una grande Libreria Rizzoli (Gruppo RCS) a Genova; trovai in vendita giusto uno dei numerosi bestseller che avevo tradotto da poco e nessuno dei miei titoli recenti, nemmeno quello che aveva già superato le 20.000 copie; però vidi in scaffale un mio titolo di saggistica, con all'epoca 22.000 copie vendute, uscito da Mondadori (Gruppo Mondadori), che forse non avrei trovato in una Libreria Mondadori (Gruppo Mondadori). Dubito che ora le cose siano cambiate in meglio e di sicuro bastano molte meno copie per avere "un bestseller".
Ho già spiegato in un altro post di quattro anni fa i motivi per cui, dopo che molte piccole case editrici sono state costrette alla chiusura per come sono state trattate da promotori, distributori e (non ultime) certe librerie, siano nati marchi editoriali che usano Amazon come tipografo-distributore. In libreria non le trovate, ma non le avreste trovate lo stesso. In questo modo però abbattono gli ormai proibitivi costi di stampa per le tirature richieste dal sistema promozione-distribuzione, evitano le spese di magazzino per ciò che non viene promosso né distribuito, non hanno copie da mandare al macero e ogni tanto possono pagare qualcosa a chi il libro l'ha scritto. Per chi scrive vuol dire evitare l'estinzione forzata, anche di autrici e autori di successo che per oscure ragioni sono stati allontanati dal mercato. Per il pubblico vuol dire che diventano finalmente accessibili libri che resterebbero altrimenti inediti o introvabili: basta un click per scaricare l'ebook per Kindle o per ordinare un volume che, stampato dalla stessa Amazon, vi arriva a casa in due giorni. Certo, vi hanno raccontato che Amazon è amerikana e kattiva: ve lo ha detto anche un politico con una T-shirt discutibile, un mojito in una mano e un rosario nell'altra, che non ha esitato a reclutare nel suo partito l'autore di un libro autopubblicato su Amazon con enorme successo (e qualche accusa di razzismo e discriminazione). Se la pensate diversamente da loro, potrebbe piacervi il mio Black and Blue, appena ripubblicato da Oakmond su Amazon.
Ma come lettore di libri cartacei, ex libraio ed ex Cacciatore di Libri, continuo ad amare l'editoria tradizionale e la possibilità di entrare in una libreria per guardarmi intorno, scoprire nuovi titoli e sfogliare volumi, sapendo che inevitabilmente qualcuno di questi verrà a casa con me. Tra le mie ultime pubblicazioni (a parte quelle in edicola) ce n'è appunto una esclusivamente su carta, nel volume C'era una volta un ponte (290 pagine, 20 euro) pubblicato da una casa editrice distribuita in libreria, Palombi Editore. Oltre a un saggio serissimo e numerose immagini in bianco e nero e a colori, contiene un mio romanzo storico di 220 pagine intitolato Il ponte sospeso, che qualcuno dice essere tra le cose migliori che io abbia mai scritto. Non vi metto il link ad Amazon e a nessun altro: andatelo a cercare in libreria. Nel caso vi dicano che non ce l'hanno e si rifiutino di ordinarvelo, se mentre uscite fate cadere accidentalmente la pila di copie de Il bruciore e la lagnanza, non sono stato io a dirvi di farlo.

Continua...

(In apertura: immagine generata con AI)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

domingo, 7 de julio de 2024

Vita da pulp - Sotto gli occhi di tutti


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Mi fa sempre piacere quando qualcuno nota che nei miei libri di spionaggio si scoprono informazioni e persino chiarimenti su fatti reali di cronaca o di Storia... anche se poi aggiunge che non se l'aspetterebbe da un "semplice" romanzo di intrattenimento. A dire il vero, come ho già spiegato in una serie di post sull'argomento, scrivere spy story non è così semplice e implica anche trattare argomenti "seri". I romanzi pubblicati da Segretissimo Mondadori hanno una lunga tradizione in proposito: l'approccio alla materia poteva essere più o meno fantasioso, ma da quella collana ho imparato parecchio di geopolitica e di intelligence, prima di diventarne a mia volta autore (sotto lo pseudonimo di François Torrent, identità ormai pubblicamente rivelata, tanto che nelle riedizioni da Oakmond Publishing in copertina figura il mio vero nome.)
Chi ha letto i miei libri osserva inoltre che non ho pregiudizi ideologici. In trent'anni ho criticato apertamente scelte politiche e belliche in patria e fuori, a ovest e a est; e, se oggi qualche "cattivo" di un certo tipo è più presente di altri, è solo colpa sua.
C'è poi una domanda che mi viene rivolta spesso: se io abbia "fonti segrete" che mi passano informazioni per i miei romanzi. La risposta è no: le mie fonti sono sotto gli occhi di tutti, grazie all'accesso via Internet a giornali online di tutto il mondo. Interpretando correttamente le notizie e conoscendo il modus operandi di certi servizi segreti, non è difficile fare due più due e arrivare a quattro prima di chiunque altro. In questo modo ho potuto denunciare complotti fasulli e ipotizzarne invece di plausibili... che in qualche caso si sono rivelati reali: per esempio la presenza russa in Catalogna nel 2017, di cui ho scritto in Agente Nightshade-Territorio Narcos prima che diventasse di dominio pubblico, e di cui riparlo nel romanzo appena uscito, Agente Nightshade - Legione Ombra.


"L'ignoranza è forza", affermava il Grande Fratello del 1984 di Geoege Orwell. E l'ignoranza si può alimentare con il silenzio su certi fatti, che nel tempo finiscono per essere rimossi dalla memoria collettiva. Uno di questi è un episodio del secolo scorso che riguarda l'Italia. Forse lo ignorerei anch'io, se da oltre mezzo secolo non passassi parte della mia vita in Spagna e non mi fosse capitato di sentirne parlare da gente con esperienza diretta. Cerco di riassumere il contesto in poche parole.
Dopo la caduta nel 1931 di un binomio monarchia-dittatura simile a quello italiano, la Spagna era una Repubblica e un paese democratico. Nel luglio 1936 tuttavia un golpe militare, che ebbe come figura principale il generale Francisco Franco, divise il Paese in due e scatenò una guerra civile tra le aree rimaste fedeli alla Repubblica e quelle finite sotto l'immediato controllo degli insorti. Franco non ce l'avrebbe fatta da solo e chiese sostegno ai due leader stranieri che gli erano ideologicamente più vicini, Mussolini e Hitler, i quali intervennero con uomini e mezzi al suo fianco. Grazie a loro, dopo quasi tre anni di sangue, nell'aprile del 1939 Franco ebbe il sopravvento. Rimase però fuori dalla Seconda guerra mondiale e questo, a differenza di quanto capitò ai suoi camerati in Germania e Italia, gli permise di restare dittatore fino alla morte nel 1975. Dopodiché tornò la monarchia e iniziò il processo di democratizzazione della Spagna.
Quando approdai a Maiorca negli anni Settanta, ero curioso di sapere come fosse andata la Guerra Civile da quelle parti: mi fu risposto che lì i combattimenti erano durati pochissimo. In effetti era vero: nel luglio '36 i franchisti avevano preso il controllo dell'isola; in agosto erano sbarcate le forze repubblicane, ma Franco aveva chiesto aiuto a Mussolini e il rapido intervento dei Legionari italiani (al comando di uno squadrista di nome Arconovaldo Bonacorsi) aveva fatto piazza pulita. La Storia ricorda che, da quel momento e sino alla fine della Guerra Civile, l'isola ospitò basi militari italiane da cui venivano condotti attacchi ai territori repubblicani peninsulari. Scoprii poi che i piloti italiani di stanza a Maiorca avevano fatto strage di cuori tra le ragazze del luogo: sicché nel romanzo Black and Blue accenno a quel periodo e rivelo che la bisnonna del protagonista (apparsa come personaggio in altre mie storie ambientate negli anni Trenta-Quaranta, nel volume Dossier Contreras e in un paio di episodi di "Spy Game") era la vedova maiorchina di un ufficiale dell'aviazione legionaria.

Arconovaldo Bonacorsi alias "Conte Rossi"

Nella primavera del 1939, costretto da promesse internazionali fatte dal Ministro degli Esteri italiano (Galeazzo Ciano, che poi avrebbe fatto una brutta fine) Mussolini restituì Maiorca a Franco. Ci sono però una terribile storia "dimenticata" - o meglio, ricordata in Spagna ma non in Italia - e una sconcertante storia "segreta", portata da poco alla luce da un giornalista di nome Manuel Aguilera Povedano. La storia dimenticata: dal settembre 1936 Maiorca fu, de facto, una colonia italiana e in autunno il succitato "proconsole" Arconovaldo Bonacorsi scatenò una sanguinosa repressione, con centinaia, forse migliaia di vittime civili, inclusi veri e propri desaparecidos fucilati e sepolti in fosse comuni, i cui cadaveri ancora oggi sono in corso di identificazione. Il magazzino di Can Mir fu trasformato in un carcere disumano (ne ho raccontato la storia in un ebook della collana "Spy Game", Nome in codice: Ombra). Intanto Bonacorsi, che sull'isola si spacciava per nobile e si faceva chiamare "Conte Rossi", cavalcava trionfante sulla Rambla locale, per suo volere poi ribattezzata Via Roma. Circolavano immaginette laiche in cui il Conte Rossi era definito "il Salvatore di Maiorca" (v. foto sopra), ma la sua mancanza di pietá fu tale che, a seguito di proteste internazionali, nel dicembre 1936 fu rimosso dall'incarico e spedito prima sul fronte spagnolo e poi nell'Africa Orientale Italiana; catturato dai britannici, dopo la II guerra mondiale tornò in patria, dove fondò un partito più a destra dell'MSI. Dato il numero di vittime, si può intuire perchè in Italia si preferisca non parlare della "nostra" occupazione di Maiorca. Per quanto riguarda la "storia segreta", vi rimando invece al saggio di Manuel Aguilera Povedano Un'occasione d'oro per Mussolini, pubblicato in Italia giusto un anno fa da LoGisma, e al mio romanzo Agente Nightshade - Legione Ombra, ora in edicola e ebook da Segretissimo Mondadori, in cui elaboro possibili intrighi sulla base delle scoperte del ricercatore spagnolo. E a volte due più due fa cinque.
Il libro di Manuel Aguilera Povedano svela che nel 1938, mentre l'Italia promette al mondo di restituire alla Spagna l'isola di Maiorca (irrinunciabile come base aeronavale per il controllo del Mediterraneo) Mussolini attua un piano a lungo termine che gli permetterà di colonizzare le Baleari e la Catalogna se la Spagna entrerà nella II guerra mondiale, cosa che però non avviene. Nel mio romanzo recupero questa storia e faccio un balzo in avanti di quasi ottant'anni: nel 2017 il governo autonomo in Catalogna, oltre a dichiarare la secessione dalla Spagna, ha il progetto di occupare i territori vicini, incluse le Baleari; a quel punto si presenta a Barcellona un emissario del Cremlino, che si offre di inviare militari russi per "garantire" l'indipendenza catalana (lo stesso metodo usato nel 2014 con gli "omini verdi" in Crimea), ben sapendo che l'area separatista Catalogna-Baleari - proprio il territorio strategico cui ambiva a suo tempo Mussolini - uscendo dalla Spagna si troverebbe di colpo fuori dall'Unione Europea e dalla NATO, e potrebbe quindi essere trasformata in una vasta Kaliningrad del Mediterraneo; per fortuna i catalanisti non accettano "l'aiuto fraterno" del Cremlino, consci che finirebbero, appunto, come la Crimea. Ma, se a Mosca l'idea avesse messo radici e qualcuno le offrisse una seconda possibilità...
Nota per chi non lo sapesse: Kaliningrad (un tempo la tedesca Koenigsberg, la città di Immanuel Kant) fu conquistata dai sovietici durante la II guerra mondiale ed è tuttora sotto il controllo russo: situata tra Polonia e Lituania, due paesi membri della NATO, oggi è una potente base aeronavale russa sul Mar Baltico munita di armi nucleari: i missili SS-26, pronti a distruggere l'Europa dall'interno. Quindi si può immaginare l'interesse del Cremlino a disporre di un'area strategica simile, stavolta però nel cuore del Mediterraneo. Certe informazioni, come dicevo, sono sotto gli occhi di tutti... e di nessuno. Ma, se ve le siete perse altrove, potete leggerle nei miei libri.




Continua...

(In apertura: il porto di Palma di Maiorca, in passato base navale italiana; foto A. C. Cappi)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.