jueves, 16 de febrero de 2023

Vita da pulp - Scuola di spie


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Per le persone nate e cresciuta in piena Guerra Fredda, alimentandosi di notizie, narrativa e cinema sulle tematiche di quel periodo, la letteratura di spionaggio è un concetto così familiare da non avere bisogno di spiegazioni. Oltre a essere un sottogenere importantissimo del thriller, spesso è uno strumento di estrema utilità per scoprire aspetti poco noti della storia recente o della cronaca contemporanea in fieri. Per questo non è facile scriverla, quantomeno se non si vuole realizzare un banale prodotto imitativo.
Mi accorgo però che, a oltre trent’anni dalla fine della Guerra Fredda, l’argomento “spionaggio” è ormai sconosciuto ai più, pur essendo tuttora di estrema attualità. Il pubblico "generalista" legge sempre meno spy-story, perché non sa cosa sia. Oppure la ritiene astrusa, poco interessante, troppo fantasiosa o "di azione"... e persino politicamente scorretta.
“Figurati se esistono davvero gli agenti segreti!” si sente dire. Il che conduce a un paradosso colossale: si ignora l’operato dei servizi di intelligence in un’epoca in cui questi influiscono persino su ciò che siamo indotti a pensare. Insomma, quando si parla di spionaggio, non solo nella narrativa ma anche nella realtà, la maggior parte delle persone non capisce o non ascolta. Più che alle spie, è molto più facile credere alle scie (chimiche).

La confusione generale contamina persino chi sa dell’esistenza della spy-story e vorrebbe addirittura dedicarcisi: come ho constatato da domande che mi sono state poste negli ultimi anni, non è più ben chiaro di cosa si tratti.
Urge un corso rapido di aggiornamento, che occuperà questa e altre puntate della rubrica Vita da pulp. Ripeterò alcuni concetti di cui ho parlato in precedenza, ma sarà inevitabile per fare un discorso unitario e, spero, illuminante. Quindi... benvenute e benvenuti alla mia "Scuola di spie" (letterarie, beninteso).
E, sì, non è un caso se affronto questo argomento proprio ora che riprende, sotto la mia direzione, una collana in ebook di Delos Digital creata nel 2019 da Stefano Di Marino, Spy Game - Storie della Guerra Fredda, alla quale partecipano autrici e autori della narrativa spionistica made in Italy

In primo luogo, lo spionaggio non è una finzione letteraria: esiste da tempo immemorabile. Ne parlava duemilasettecento anni fa il generale cinese Sun-Tzu (raffigurato nell'immagine qui sopra), quando ne L'arte della guerra teorizzava la possibilità di usare le spie per vincere senza nemmeno combattere. Si trattava, già allora, di raccogliere informazioni su quanto succede in patria e fuori, occultare i propri segreti e ingannare gli avversari. Nel corso del XX secolo la maggior parte dei paesi trovò necessario dotarsi di servizi segreti, i cui obiettivi sono appunto:
-lo spionaggio all’estero, quindi scoprire i segreti degli avversari, ma a volte anche quelli dei propri alleati, non sempre tutti davvero "alleati" sino in fondo; ciò avveniva anticamente mediante human intelligence (humint, ovvero notizie scoperte da spie o rivelate da infiltrati e doppiogiochisti in territorio nemico) e in tempi più tecnologici anche con il signal intelligence (sigint, ovvero intercettazione e decrittazione di messaggi segreti degli avversari), per poi arrivare ai tempi moderni in cui si aggiungono satelliti, droni e palloni meteorologici "spinti fuori rotta dal vento" 
-il controspionaggio in patria, che in certi regimi però implica anche la spietata repressione del dissenso e delle più basilari libertà individuali
-la disinformazione, che può consistere sia nell'illudere gli avversari di conoscere segreti altrui (che in realtà sono informazioni false fabbricate ad arte), sia nel diffondere notizie adulterate per orientare in modo conveniente l'opinione pubblica dei paesi rivali; questa tecnica, realizzata nel XX secolo pilotando organi di informazione all'estero e diffondendo trasmissioni radio di propaganda in diverse lingue, oggi si mette in pratica attraverso l'introduzione di fake news nelle reti sociali e procurandosi l'ignara collaborazione di chi le prende per vere e le propaga a sua volta, in preda all'indignazione.
La letteratura di spionaggio, intesa sia come opere ad alto livello, sia come narrativa popolare di intrattenimento, racconta tutto ciò. Sotto certi aspetti è molto simile alla letteratura mystery e thriller: non a caso, prima che l’editore Mondadori constatasse nel 1960 la necessità di creare una pubblicazione dedicata esclusivamente alla spy-story, cioè Segretissimo, i romanzi di spionaggio uscivano ne Il Giallo Mondadori, risorta nel 1946 dopo la chiusura per ordine del regime; lo stesso valeva per la collana Gialli Garzanti tra gli anni Cinquanta e Settanta. Come giallo e noir si ispirano alla cronaca nera per trarne vicende poliziesche e criminali più o meno realistiche, così la spy-story è un riflesso della cronaca internazionale presente o passata. È questo uno dei riferimenti da tenere sempre in considerazione, come vedremo nelle prossime puntate.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

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