martes, 17 de agosto de 2021

Sogni di Lucida-Mente


Andrea G. Pinketts ha recitato più volte in palcoscenico e sullo schermo. La sua ultima interpretazione è stata in "Sogni di Lucida-Mente", film dalle atmosfere gotiche e oniriche di Numa Echos. Ora su https://www.olzemusic.com/olzetv (powered by Sky).
Scritto da Numa Echos e Rocco D’Anzi, “Sogni di Lucida-Mente” è un’autobiografica follia in versi, soggettivamente interpretabile. Il racconto di un percorso, uno dei tanti. Il viaggio visionario nella luce e quello razionale nella tenebra. La celebrazione e la condanna.
Con queste parole l’attore-scrittore Andrea G. Pinketts racconta l’esperienza: “Numa graffia le ferite sul sentiero che porta al monolocale delle emozioni. È il suo modo per coccolarsi. Così’ il suo grido non diventa urlo ma suono, musica da camera (chiusa) le cui finestre sono spalancate”.
La pellicola è arrivata in finale di due Festival italiani dedicati ai cortometraggi: è stato selezionato come finalista sia per il Varese International Film Festival sia per il Festival “Corto…ma non troppo”, concorso cinematografico dedicato alla salute mentale alla sua ottava edizione.
Numa Echos è una poliartista, si muove fra poesia, musica, fotografia d’arte e pittura. Conduce il proprio format "Shine in Venice" su OlzeTv. Collabora con le proprie opere letterarie alla realizzazione di antologie e libri e ha spesso collaborato con Andrea G. Pinketts. Ha partecipato a numerosi festival rock indipendenti e programmi radiofonici. È attiva in modalità live come art director, cantante e tastierista con “live shows propri”, “opening act shows” per altri artisti (Morgan, Fluon, Quintorigo, etc.), e con dj set. Il primo LP ufficiale “Shady World", pubblicato nell’autunno 2016 da Valery Records, è stato completamente scritto e prodotto da lei e Filippo Scrimizzi. Numa Echos è membro ufficiale da giugno 2017 del gruppo Double Bass of Death.

martes, 10 de agosto de 2021

Vita da pulp - I fabbricanti di silenzio

Di Marino e Cappi in una serata di Borderfiction Eventi 


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Nel romanzo Goldfinger di Ian Fleming il personaggio eponimo pronuncia una frase che mi è rimasta impressa, qualcosa come: "Una volta è un caso, due volte è coincidenza, tre volte è azione ostile".
Nell'ultima puntata di questa rubrica ho dovuto raccontare della campagna di odio di cui fu vittima lo scrittore Stefano Di Marino: voci confuse che lasciavano intendere che avesse fatto chissà cosa, senza specificare bene cosa; ma se tali voci arrivano a un editore (come la persona che me lo riferì) questi ci pensa due volte a pubblicare un libro di un autore che ha fatto "chissà cosa". Si chiama character assassination ed è uno strumento sporco ma efficace, utilizzato in politica per togliere di mezzo un rivale. Anche se il bersaglio non si lascia condizionare e va dritto per la sua strada, a lungo termine le conseguenze si avvertono.

Nei miei romanzi di spionaggio - come nella realtà cui si ispirano - certe pratiche sono usate quando la posta in gioco è molto elevata ma non richiede l'eliminazione fisica del bersaglio. Ho seri dubbi che un'organizzazione internazionale abbia decretato la distruzione dell'immagine di Stefano Di Marino, ma ho già esposto i futili motivi per cui qualcuno poteva trarne vantaggio.
Tuttavia, mentre almeno tra i suoi lettori non si è ancora spenta l'eco della tragedia, apprendo che da poco più di due settimane è stata rimossa dalla versione italiana di Wikipedia la pagina dedicata alla scrittrice Giada Trebeschi.
L'ho conosciuta al festival Garfagnana in Giallo, dove vinse uno dei suoi numerosi premi, e leggo i suoi documentatissimi romanzi storici: non può essere definita un'autrice pulp, anche se in un suo libro ho apprezzato una certa sfumatura alla Dumas (o alla Golon, pensando al secolo scorso). Seguo la sua divertente Rubrica delle parole desuete, che ha fatto inaspettatamente di lei una sorta di influencer culturale e l'ho coinvolta nelle attività del Premio Torre Crawford.
Da un paio di anni la casa editrice con cui lei collabora sta riproponendo alcuni miei vecchi titoli; da poco ha pubblicato il romanzo di Stefano Di Marino Il bacio della mantide. Orbene: Giada Trebeschi è autrice di una dozzina di libri tra romanzi e saggi, alcuni dei quali pubblicati all'estero. È più che naturale che esista una pagina Wikipedia su di lei. Eppure, dopo una discussione sostenuta da tale PandeF e appoggiata dall'altrettanto tale Parma83 (Un taxi? "Parma83 in cinque minuti"?) è stata presa la decisione di cancellare la sua pagina. Esiste ancora quella in lingua inglese, ma in Italia qualcuno ha deciso che Giada Trebeschi non deve esistere. Non si deve parlare di lei. Forse vi ricorda qualcosa che ho scritto nella puntata precedente.

Anch'io ho avuto qualche difficoltà con la pagina a me dedicata su Wikipedia. È stata aperta negli anni Duemila dall'esperto di letteratura che si firma Lucius Etruscus, di cui talvolta cito le ricerche anche in questa rubrica. Io mi sono limitato ad aggiornarla. All'inizio c'era anche una mia fotografia, ma poi è sparita. Nel 2009, dato che chiunque può contribuire a una pagina Wikipedia, qualcuno ha inserito dati fasulli, che ho dovuto cancellare.
In seguito è partita una discussione e la mia pagina è stata marchiata come non attendibile. Da una parte i curatori di Wikipedia avevano ragione: pensavo ingenuamente che, se è l'autore stesso ad aggiornarli, i dati sulla pagina siano attendibili per definizione; ma un autore megalomane potrebbe fare anche affermazioni di pura fantasia, quindi a ogni dettaglio devono corrispondere note e riferimenti esterni. Ho provveduto in tal senso.
Ma c'era un'altra cosa che non andava bene: la mia bibliografia. In pratica, ho scritto troppi libri. Nelle pagine su altri autori viene riportata la bibliografia completa e, se hanno scritto cento libri, sono indicati tutti i cento libri. Nel mio caso non era accettabile. Quindi ho dovuto rimuovere l'intera bibliografia, riassumendo nella nota biografica che ho scritto una cinquantina di libri. Ora siamo già alla sessantina, ma non ho più aggiornato la pagina, mi limito - quando mi ricordo - a controllare che nessuno ci inserisca insulti come in passato. Così ho scoperto che qualcuno, forse lettori, ha aggiunto una sezione "Opere", in cui sono indicati nove miei titoli un po' a caso. Quindi, a una rapida consultazione, risulta che in trent'anni di carriera ho scritto solo nove libri (se avete tempo da perdere, fate il confronto con la mia bibliografia aggiornata). Peraltro io consulto abitualmente Wikipedia in varie lingue e la finanzio con un contributo annuale.

Ho avuto altri problemi su Internet. Lo scorso gennaio ho aperto un altro blog (Kverse-Il mondo thriller di Andrea Carlo Cappi) dedicato al ciclo che raccoglie molti miei romanzi e racconti, e ai relativi collegamenti a storia e attualità. Come d'abitudine, ho pubblicato su Facebook i link dei vari post; ma dopo pochi giorni qualcuno li ha denunciati come spam e tuttora non posso riportare su Facebook alcun contenuto di quel blog.
Visto il successo, il misterioso hater ha cercato di fare il bis: stavolta ha denunciato alcuni post di questo stesso blog, Il Rifugio dei Peccatori (tra cui uno in cui parlavo dell'episodio di Facebook) forse nella speranza di farlo eliminare per intero dalla piattaforma Blogger. Per fortuna, a differenza di Facebook, Blogger accetta le richieste di verifica e dopo alcune ore tutto era tornato normale.
Non è stato ancora deciso che non devo esistere, solo che devo esistere un po' meno. Di che si tratta, di un avvertimento di stampo mafioso? "Vedi di non scrivere troppo, se non vuoi finire come Stefano Di Marino?" Esiste una lista nera di scrittori e scrittrici che vanno tenuti/e a freno?
In tal caso, ritengo valida la frase di Goldfinger. Mi considero sotto enemy action, in guerra contro un nemico sconosciuto. La mia unica arma è la scrittura. S'intende che anche questo post è a rischio, quindi, come dicono i complottisti, "condividi prima che lo cancellino". Ma ogni tanto, solo ogni tanto, anche qualche complottista può avere ragione.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker

Vita da pulp - Il silenzio che uccide

Stefano Di Marino a GialloLatino, 2014, foto A. C. Cappi

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi


Ho già spiegato cosa intendo qui per “pulp”: la narrativa popolare di ogni genere sulle riviste americane della prima metà del XX secolo, che ha generato, per citare giusto un paio di nomi, autori come Dashiell Hammett o Robert E. Howard. Pulp non significa “scrivere male”, bensì raccontare storie con un forte contenuto di azione e di emozioni.
Scrivo queste righe alle 7.30 del mattino del 10 agosto 2021. Quattro giorni fa a quest’ora il massimo esponente italiano della narrativa pulp si era appena tolto la vita. È stata una delle rare volte che i giornali (online, quantomeno) hanno parlato di lui, e nemmeno tanto. Oggi qui lo chiamerò con iI suo soprannome abituale, “il Prof”. In questi giorni ho scritto vari articoli per ricordarlo, ma stavolta vorrei fare un discorso più ampio e qualche chiarimento.
All’inizio dell’estate, su Facebook, il Prof accennò con riserbo a “problemi personali”. Visto ciò che scriveva, potreste immaginarlo braccato da picchiatori di Las Vegas o sicari di Hong Kong. O che avesse un male incurabile, o gli stessi problemi di Amy Winehouse; no, stava bene, era un salutista, conduceva una vita senza eccessi. Ha avuto solo il destino di un figlio unico con genitori in età avanzata; nel suo caso, tutto in una volta, con dispiaceri, stress, problemi burocratici ed emergenze finanziarie... che a loro volta procurano altro stress: un autore pulp, per quanto di successo, non nuota nell’oro.
In un certo senso, questo è parte del problema, ma non solo per questioni economiche. Lo sappiamo, il mercato italiano è quel che è. Gli editori onesti in certe collane possono pagare poco (anche se in altre collane a volte sprecano soldi per presunti, inutili bestseller”... quante ne abbiamo viste, lui e io); gli editori piccoli non possono quasi pagare se non a lunghissimo termine, ma sono gli unici a pubblicare certi libri che ci interessa scrivere; le uscite in ebook rendono pochissimo; e a volte capitano anche gli editori disonesti.
Un autore come il Prof, in grado di produrre parecchi romanzi e saggi ogni anno e spaziare tra generi e tematiche, andrebbe considerato un’eccellenza italiana”. I suoi libri dovrebbero essere sempre in catalogo, anche perché chi lo scopre poi vuole leggere tutto di lui. Senonché i titoli che escono in edicola – e solo perché in Italia esistono e resistono i periodici di narrativa di genere – sono disponibili per uno o due mesi; vendono in quel periodo più di molti romanzi di altri autori in libreria, poi sono acquistabili solo in ebook. Quanto ai titoli da piccoli editori, con minori distribuzione e visibilità, sono più difficili da reperire.
Posso capire che parecchie uscite sotto pseudonimo in una collana da edicola non siano più una “notizia”, se non perché una serie made in Italy continua ad avere successo dopo oltre venticinque anni e più di cento episodi; non è cosa da poco. Ma, almeno quando lo stesso autore pubblica altrove un thriller di tipo diverso o un saggio particolarmente interessante e documentato... be’, forse i media dovrebbero parlarne.
Invece è l’esatto contrario: si direbbe che tutti si siano messi d’accordo per tacere. D’altra parte, se in Italia si sapesse che il Prof pubblica libri che vendono migliaia di copie in poche settimane, gli italiani comincerebbero a leggere solo lui. Ecco dunque le sottili campagne di odio. Un anonimo sui bookshop online mette un giudizio di una sola stella su ogni suo libro, per abbassare la media dei voti dei lettori. Qualcuno dice a un editore: «Perché lo pubblichi? Non sai che...» cominciando a diffondere voci confuse ma diffamatorie.
A tutto questo, come dico spesso, si aggiunge che, se un autore proviene dalla gavetta e dall’edicola, è discriminato anche quando pubblica in libreria un volume rilegato per una grossa casa editrice, il che pesa su promozione, prenotazioni, distribuzione e vendite. Vi faccio un esempio. Nel 1996 uscì da Sperling & Kupfer I sette sentieri dell’Alleanza, firmato senza pseudonimi: è un romanzo appassionante, che anticipa di sette anni e schiaccia per superiorità e originalità il mediocre, scopiazzato Il codice Da Vinci. Avrete sentito parlare tutti del secondo, ma non del primo.
Provate a mettervi nei panni di un narratore per cui la scrittura è tutto nella vita, adorato dai suoi lettori ma ignorato e disprezzato da una società che cerca di farlo dimenticare in vita, di disperdere il suo pubblico, di soffocarlo, neanche fosse il peggiore dei delinquenti. Punito per essere troppo bravo. E immaginate, mentre combatte ogni giorno nella trincea dell’editoria, che si trovi soverchiato da altri problemi che gli sembrano insormontabili. Si è detto suicidio, ma non è esatto. È stato il silenzio a ucciderlo.

Continua...



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker