martes, 14 de mayo de 2024

Vita da pulp - Nascita di un universo

Immagine di copertina per "Nightshade-Programma Firebird", Oakmond (foto: A.C.Cappi)


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Si comincia da un racconto noir e ci si ritrova con un universo thriller. Dal bang bang al big bang, direbbe Andrea G. Pinketts. Vale in realtà quanto affermo da anni a proposito di qualsiasi narrazione, ovvero che le storie esistono, aspettano solo di essere raccontate. Allo stesso modo, l'universo in cui si svolgono è sempre stato lì: dapprima si comincia a intravederlo attraverso qualche spiraglio, poi se ne distingue l'immagine (quasi) completa. E dico "quasi" perché più lo si visita, più se ne scoprono aree ancora inesplorate.
Per chi non avesse familiarità con i termini tecnici, nel campo della narrativa si parla di "universo" quando diversi personaggi, di norma seriali, agiscono e interagiscono tra loro in uno stesso mondo, più o meno simile a quello in cui viviamo. Quindi gli eventi avvenuti in una storia con il personaggio A si danno per avvenuti anche in una storia con il personaggio B, anche se ambientate in luoghi ed epoche diversi. Un esempio nella narrativa di avventure è l'universo creato da Clive Cussler, introdotto nei romanzi con protagonista Dirk Pitt e allargatosi con altre serie parallele e vari spin off (sempre per chi abbia poca familiarità con la terminologia, spin off sono una o più storie imperniate su personaggi apparsi in origine come secondari in una serie principale).
Forse uno dei casi più titanici è l'universo fantascientifico creato da Isaac Asimov, che nel corso della sua vasta produzione ha riunito il suo ciclo della Robotica e quello delle Fondazioni, generando una saga che si snoda nell'arco di secoli e secoli. Tra gli autori italiani, Stefano DI Marino ha collegato fra loro lunghe serie e singoli romanzi ambientati tra l'Ottocento e i giorni nostri, mentre Alan D. Altieri si è esteso dalla Guerra dei Trent'Anni a un prossimo futuro apocalittico.


Nella mia attività di narratore, ho creato qualche universo pure io. Il principale, per il numero di storie e personaggi che raccoglie, si chiama "Kverse", nome coniato dall'amico e collega Claudio Bovino. Termine perfetto, dal momento che la mia prima "serie noir" con personaggi fissi si intitolava Agenzia K: erano gli anni Settanta e scrivevo a penna su un quaderno, ma in quel caso gli eroi (o meglio, antieroi) erano gli stessi che in futuro sarebbero diventati Carlo Medina e Toni "Black" Porcell. Nulla di quanto ho scritto fino al 1990 è mai stato pubblicato così com'era, tranne qualche racconto umoristico apparso online. Ma dal 1991 - l'anno in cui per la prima volta fui riconosciuto come "scrittore" - cominciai a recuperare dal mio archivio ciò che meritava di essere riaggiustato, sviluppando nel contempo un nuovo progetto che avrebbe visto la luce... nel 2019.
Come si vede, tra quando nasce un'idea e quando viene realizzata possono trascorrere decenni. Per quanto mi riguarda, di idee ne ho sempre avute fin troppe, più del tempo necessario per scriverle. Ma, se si sopravvive abbastanza a lungo nel mondo dell'editoria, non è un male che alcune storie rimangano a fermentare per un po', specie se nel frattempo si maturano esperienza e autocritica. Tuttavia, quando si scrive per anni a livello professionale, spesso con personaggi seriali che ottengono un buon riscontro di pubblico, è inevitabile cominciare a ragionare in termini di "universo". Così, tolti i miei vari racconti nati per essere del tutto autonomi, tolte le mie serie che includono elementi fantastici o fantascientifici, ed escluse ovviamente le storie in franchise, tutto il resto prima o poi trova un collegamento con il Kverse.
Come accennavo nel post precedente, il Kverse ebbe inizio trent'anni fa, nell'estate del 1994, quando scrissi un racconto con il milanese Carlo Medina per lo speciale invernale de Il Giallo Mondadori del novembre successivo. Dopo un altro paio di racconti, nel 1997 Medina fu protagonista del romanzo noto come Ladykill, una rilettura del caso Diana Spencer in cui il marketing thriller (la definizione che avevo coniato alla prima apparizione di Medina) sfocia nella spy story di attualità, binomio di sottogeneri che avrebbe fatto da sfondo a tutta la serie.


Nel 2001 Segretissimo Mondadori approvò il mio progetto per la serie Nightshade (avevo già in mente a grandi linee la prima fase delle avventure della spagnola Mercy Contreras) con cui intendevo proseguire il discorso della spy story di attualità, introducendo la prima donna protagonista di un ciclo di thriller spionistici del XXI secolo. Le storie con Carlo Medina - riapparso varie volte su Il Giallo Mondadori e Segretissimo - continuavano a essere firmate "Andrea Carlo Cappi", mentre quelle con Nightshade uscivano ed escono tuttora da Segretissimo sotto il nome "François Torrent", a causa della diffidenza del pubblico italiano verso le spy story scritte da connazionali (soprattutto più di vent'anni fa... solo nel 2009 fu svelato il nome dietro lo pseudonimo). Nella collezione in corso da Oakmond Publishing il mio vero nome appare invece sulle riedizioni di tutti i volumi; quindi, per intenderci, a volte si ritrovano gli stessi personaggi o gli stessi libri sotto due nomi diversi, ma l'autore sono sempre io.
L'esistenza di un universo divenne visibile al pubblico nel 2003, dal secondo romanzo con Nightshade, in cui comparvero elementi non solo di Medina, ma anche di Dark Duet, il mio progetto del 1991 che a quei tempi era ancora solo nel mio archivio di soggetti; da questo punto di vista, il volume Dossier Contreras avrebbe messo in evidenza parecchi incroci tra serie diverse. Anche Toni Black, per ora protagonista di tre libri e qualche racconto sparso, appare come personaggio secondario nelle storie di Nightshade. Mentre la boliviana Rosa "Sickrose" Kerr quest'anno compie vent'anni dalla sua prima apparizione come rivale di Mercy in Obiettivo Sickrose e quattro come protagonista della propria serie spin off.
Insomma, quella del Kverse è un'unica grande famiglia e a volte l'azione di un personaggio nel 1938 può avere conseguenze su ciò che accade ad altri nel 2024, come si vedrà in Agente Nightshade-Legione Ombra, in edicola e ebook per Segretissimo Mondadori dal prossimo luglio (firmato François Torrent). La serie di Mercedes "Nightshade" Contreras è ormai la portabandiera, in cui entrano ed escono i personaggi di tutte le altre componenti del Kverse. Se sabato 18 maggio 2024 alle 17.30 vi trovate dalle parti di Valdobbiabene (TV), ne parliamo insieme presso Al Canevon - Wine & Shop di via Piva 27, evento curato e organizzato da Eireen World. Questo è un trentennale, quindi è ora di dare inizio ai brindisi, non vi pare?

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

domingo, 5 de mayo de 2024

Vita da pulp - Cento per cento di vita


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

A dispetto della scarsa regolarità con cui scrivo questa rubrica, sono arrivato al post numero 100. Per chi fosse capitato in Vita da pulp per la prima volta, qui la parola pulp è intesa nel senso originario di "letteratura popolare". Su questa pagina ho proposto consigli di scrittura creativa, retroscena del mondo dell'editoria ed esperienze mie o altrui nella narrativa, soprattutto di genere. Di recente ho dovuto anche raccontare vicende personali, per mettervi in guardia da certi pericoli.
Intanto però si avvicina una serie di anniversari importanti che mi riguardano. Uno è il mio compleanno: cifra tonda, il prossimo settembre. Ma nello stesso mese compio venticinque anni di lotta pressoché ininterrotta con certa gentaglia che popola, soprattutto, la città in cui sono nato. Milano è sempre più "da morire", come la definii in un titolo coniato all'inizio dell'estate 1994. Uscito nel novembre di quell'anno su uno speciale de Il Giallo Mondadori, il racconto Milano da morire (poi incluso nella raccolta omonima) fu un piccolo tassello significativo del noir italiano dell'epoca, ma anche la prima storia pubblicata del mio cosiddetto "Kverse", l'universo che riunisce in un'unica continuity buona parte delle mie serie originali di narrativa noir e spionistica. Dopo trent'anni, il corpus ammonta a venticinque volumi tra romanzi e raccolte di racconti, una dozzina di brevi novelettes e altre storie sparse.
Per celebrare il trentennale del Kverse, oltre alle novità in ebook di Dark Duet nella collana Spy Game (Delos Digital) sono previsti da Segretissimo Mondadori due romanzi inediti firmati con lo pseudonimo François Torrent (Agente Nightshade - Legione Ombra in luglio e Sickrose - Compañera in novembre, due storie indipendenti ma collegate l'una all'altra); mentre su Amazon continuano a uscire da Oakmond Publishing, con il mio vero nome, le riedizioni dei titoli pubblicati in passato; l'anno scorso sono stati completati l'intero ciclo di Medina e la prima serie di Nightshade; quest'anno, dopo Nightshade - Programma Firebird uscito in marzo, arriveranno in luglio Black and Blue e in novembre Nightshade - Bersaglio ISIS

Vorrei però approfittare di questo post numero 100 per ribadire alcuni concetti di cui ho già parlato in Vita da pulp, ma che vedo tuttora scarsamente recepiti dalla maggior parte delle persone.
Sono reduce da un periodo, durato parecchi mesi, in cui mi sono dedicato al lavoro per almeno quindici ore al giorno, con punte di diciotto, sette giorni su sette (domeniche e festivi compresi). Fa almeno 110 ore alla settimana. Non è una novità: per anni sono stato costretto a mantenere le 135-140 ore lavorative settimanali (se quaranta vi sembrano tante, fate un po' i conti). Speravo di non dover tornare a superare la novanta, ma a volte impegni e scadenze si accavallano. In questo caso - oltre a un romanzo, due editing e una traduzione da consegnare con puntualità, insieme ad altri piccoli impegni - la vera causa è il tempo perso a seguito della vicenda che ho raccontato di recente.
Le persone impegnate cinque o sei giorni a settimana per otto-dieci ore al giorno non si rendono conto che chi ha orari ben diversi non può avere una vita sociale ("Non ti fai mai sentire"), non può dedicarsi a passatempi di alcun genere ("Non hai visto quella serie tv? Ma come? Devi vederla!"), non può nemmeno sistemare gli scatoloni del trasloco di sei anni prima ("Ti decidi a mettere a posto casa tua?") Riguardo a quest'ultimo punto, uno psicologo cercava sofisticate spiegazioni inconsce, del tipo "Non vuoi abitare davvero in quella casa, ecco perché non disfi gli scatoloni". No, è che non ho tempo, ma questa è solo una delle tante cose che la gente non riesce proprio a capire. Se ti svegli alle cinque del mattino e vai avanti a lavorare finché ne hai le forze, non ti rimane tempo libero.

E qui veniamo al titolo di questo post, che si ispira a quello di un romanzo di Hiber Conteris - Dieci per cento di vita - ricavato da una frase di Raymond Chandler sulla percentuale incassata dagli agenti letterari. Io ho avuto a che fare con alcuni agenti per progetti specifici, ma ho sempre preferito farne a meno: nel tipo di editoria che frequento, nessuno mi avrebbe pagato di più se fossi stato rappresentato da un'agenzia letteraria, ma nel contempo avrei dovuto cederle una percentuale dei miei già scarsi guadagni. Purtroppo però altre categorie di persone capitate sulla mia strada nell'ultimo quarto di secolo mi hanno sottratto il cento per cento di vita, in termini di denaro e tempo necessario per guadagnarlo... solo perché finisse nelle loro tasche.
Vi chiederete come faccio a lavorare da tanti anni con orari impossibili. Semplice: con l'adrenalina e l'odio. L'adrenalina mi serve per arrivare sempre puntuale alle scadenze senza mai, spero, sacrificare la qualità; l'odio a non farmi schiacciare da coloro che cercano di distruggermi, per motivi personali o semplicemente perché è quello che fanno a tutti quelli che incontrano. Certo, sono riusciti a derubarmi, perché di rado la sopraffazione viene punita dalla legge, ma non ce l'hanno fatta ad annientarmi: sono ancora qui a scrivere e pubblicare libri, alla faccia loro.
Ma c'è un'altra cosa che nessuno capisce: quanto è fortunata certa gente che io scriva storie in cui è presente la violenza, ma non la pratichi nel mondo reale. Tutti gli individui che mi hanno derubato e danneggiato sono diventati personaggi dei miei libri, dove hanno incontrato la giusta punizione. Accecati dalla loro avidità, non si sono nemmeno resi conto che al mio posto chiunque sarebbe passato dalle parole ai fatti e avrebbe voluto vederli in ginocchio, tremanti e piagnucolanti, a supplicare per le loro misere, vacue, indegne esistenze da parassiti. Visto che la legge non li punisce, ho usato al suo posto la narrativa: almeno in un universo di fantasia, hanno ciò che si meritano.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

martes, 23 de abril de 2024

Vita da pulp - Ti assicuro, sei in trappola


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Da tre anni lavoro per le assicurazioni.
No, non sono impiegato, agente o consulente presso un'agenzia assicurativa. È solo che negli ultimi tre anni tutto il poco denaro che ho guadagnato, anzi di più, e tutto il mio tempo lavorativo sono serviti esclusivamente a raccogliere le somme che sono stato costretto a versare all'agenzia Leonardo Assicurazioni - Generali Milano, con sede in un palazzo vetrato di proprietà delle Assicurazioni Generali in via della Liberazione 16 a Milano. Tutto questo in cambio di servizi mai richiesti e mai ricevuti (non ho mai chiesto un solo rimborso in tutta la mia vita), ma che mi è toccato pagare dopo essere stato indotto con informazioni fuorvianti a sottoscrivere polizze a mia totale insaputa mediante una procedura telefonica che non permette di vedere cosa si stia firmando. Se qualcuno ti vende un prodotto costosissimo senza che tu lo sappia e senza che tu nemmeno lo usi, ma ti trovi a pagarlo ugualmente, credo che si chiami truffa; se lo fa un assicuratore, a quanto pare non rischia nemmeno la galera.
L'ho già spiegato in un post precedente, ma credo sia il caso di ribadirlo per maggiore chiarezza. Molte altre persone possono trovarsi nella mia stessa situazione o possono finirci con le stesse modalità. Non sto affatto scherzando: qualcuno, in circostanze simili, potrebbe essere colpito da infarto o da ictus, cadere in crisi depressiva oppure, rovinato economicamente, essere indotto al suicidio. È come finire nelle mani di un'organizzazione criminale dalla quale non puoi più liberarti, solo che non è "un'organizzazione criminale". Quindi è mio dovere cercare di salvare le potenziali vittime, come sto cercando di salvare me stesso.

Come sono finito in questa situazione? Nell'autunno 2003 avviai un programma di risparmio con Ina Assitalia, per mettere da parte soldi che avrei potuto recuperare dopo vent'anni. Nel 2013 Ina fu acquisita da Generali e dopo un po' il mio nuovo referente divenne Leonardo Assicurazioni di Milano. Io, già impegnato a lavorare letteralmente giorno e notte, non sapevo nemmeno quanti soldi avessi messo da parte, Leo sì (uso questo nome collettivo, anche se ho avuto a che fare con persone diverse e non so quali e quante siano le singole responsabilità). Il suo piano era semplice: voleva riprendersi i miei soldi prima ancora di restituirmeli.
Prima mossa: offrirti una polizza sanitaria, a un costo onesto di poche centinaia di euro; ma intanto farti domiciliare i pagamenti sul tuo conto in banca e lasciare una tua firma digitale, che a Leo verrà utile più avanti per le procedure telefoniche. Seconda mossa: offrirti con insistenza una serie di pacchetti di polizze che tu regolarmente rifiuti, perché già è un lusso quella che hai sottoscritto. Dal momento che non cedi, Leo passa a un altro metodo: l'inganno.
Ecco dunque la terza mossa: chiamarti in orario di lavoro per chiederti "aggiornamenti del quadro medico" - qualsiasi cosa ciò significhi - insomma questioni di apparente routine, che si possono risolvere in fretta facendo click sul proprio cellulare. Quello che non ti dice è che non stai confermando una procedura di routine: a tua insaputa, invece, stai firmando un pacchetto di polizze che non hai mai richiesto, di cui non hai nemmeno bisogno, di cui non ti vengono rivelati i servizi, la natura, la durata (cinque anni obbligatori) e soprattutto il costo; solo molto tempo dopo Leo si è lasciato sfuggire che in quel momento il mio pacchetto di polizze costava 14.000 euro l'anno. Ma a Leo non importa che tu non guadagni quella cifra in un anno di lavoro e che tu non abbia così tanti soldi in banca, perché può sempre rifarsi sui tuoi risparmi, saldamente nelle sue mani. Hai firmato la tua condanna senza saperlo e, dopo avere chiuso la telefonata, Leo ride alle tue spalle, perché una volta che ti ha incastrato, non hai modo di uscirne. Attenzione: tutte le informazioni incomplete o false che ti vengono date sono fornite solo a voce, di persona o al telefono; mai per iscritto, neppure via email, perché altrimenti potresti dimostrare che ti hanno tratto in inganno.

Te ne rendi conto solo quando vedi sparire dal tuo conto una somma spaventosa senza che nessuno ti spieghi a cosa corrisponda. Blocchi la domiciliazione bancaria perché il conto è andato in rosso, chiedi a chi ti sta vicino di farti un bonifico per uscire dall'emergenza e cominci a protestare con Leo, spiegandogli che non puoi permetterti di pagare cifre del genere perché sono più di quanto guadagni. E solo allora ti viene svelata la regola ferrea: una volta che hai sottoscritto (a tua insaputa!) una polizza quinquennale non puoi più annullarla; puoi tuttavia sottoscrivere un'altra polizza sostitutiva per una cifra (di poco) più bassa, i cui cinque anni scattano però dal momento della nuova sottoscrizione. Non c'è modo di liberarti: puoi solo passare da una trappola all'altra. Nel caso tu non sia in grado di pagare, Leo minaccia un'azione legale, dopodiché dovrai sborsare la cifra e in più anche quella per i suoi avvocati (che immagino siano altrettanto costosi). Però, quando ormai manca un anno al possibile riscatto dei tuoi risparmi che Leo tiene in ostaggio, puoi chiedere un anticipo sulla liquidazione...  e usarlo tutto per pagare la prossima rata della polizza.
Passano altri dodici mesi, comincia il 2024: sono trascorsi vent'anni ma ancora non hai visto i tuoi risparmi, a parte l'anticipo che hai usato per pagare la polizza. Ed ecco che Leo si presenta con due facce nuove: spieghi anche a loro che hai una rata in scadenza da 2000 euro ma non puoi pagarla finché non ti arriva un bonifico a pagamento di un lavoro, oppure finché loro non ti liquidano i tuoi risparmi; ripeti anche che non puoi permetterti una polizza che ora è da 8000 euro l'anno; insisti nel dire che non ti restano soldi per mangiare e pagare le bollette. Loro fanno finta di capire, poi ti fanno una telefonata e ricorrono al solito sistema di menzogne e inganno ("aggiornamento del quadro medico", procedura di firma telefonica senza che tu possa vedere cosa stai firmando, rispondere con bugie alle tue domande); tutto per piazzarti a tua insaputa una nuova polizza quinquennale da oltre 12000 euro l'anno, cioè più di quanto tu guadagni all'anno e, nel complesso dei cinque anni, più di tutti i tuoi risparmi messi insieme. Protesti, fai annullare l'operazione, ma misteriosamente la domiciliazione in banca si è riattivata senza che tu lo richiedessi (la banca ancora non ha capito come) e Leo si è preso 3000 euro dal tuo conto; non sei andato in rosso solo perché nel frattempo era arrivato il bonifico che aspettavi; te ne accorgi in tempo e fai lo storno per riavere i tuoi 3000 euro, ma ora sai che non solo tutte le facce dell'agenzia sono pronte a mentire e ingannare, ma fanno pure a gara per rubarsi i clienti tra loro. E derubarli, naturalmente.
Quando finalmente hai ottenuto, seppure con ritardo, la liquidazione dei tuoi risparmi, mentre insisti affinché Leo ti lasci andare una buona volta perché non puoi consumare tutto ciò che hai messo da parte in vent'anni per darlo a lui, ti viene offerta una nuova "via d'uscita". Puoi sottoscrivere in sostituzione un'altra polizza quinquennale che dovrebbe costare di meno, che tuttavia per il primo anno ti costa come quella vecchia. Chiedi: "E gli anni successivi? Costerà lo stesso e sarò in trappola ancora per un quinquennio, pagando ancora più a lungo?" Quando esigi precisazioni e vuoi vedere il contratto per farlo esaminare da un esperto, Leo si rifiuta di mostrartelo; beninteso, hai una rata ormai scaduta e, se non paghi, c'è sempre la minaccia di un'azione legale. Con un sorriso compiaciuto sulle labbra, Leo ti dice che alla fine ti costerà molto di più.
Io però ho deciso di non sottostare più al ricatto. Ho scritto una PEC raccontando questa storia, con nomi e cognomi, all'ufficio reclami di Generali e in copia all'IVASS, l'istituto di vigilanza sulle assicurazioni. Non so come andrà a finire, so solo che mi hanno portato via una somma quasi pari ai miei sudati risparmi di vent'anni; che sono stato costretto a pagarla prima ancora di ricevere i soldi a me dovuti; quindi mi sono ammazzato di lavoro, rinunciando alla mia vita per stare incollato al computer giorno e notte, esattamente come quando cercavo di mettere da parte qualcosa. Oltretutto in questi mesi Leo mi ha fatto sprecare tempo tra discussioni e incontri, oltre a costringermi a chiamare avvocati ed esperti per sapere come comportarmi. Mi ha rubato il passato, mi ruba il presente e vuole appropriarsi del mio futuro. Datemi retta: se vi chiama per un appuntamento in sede o a casa vostra, non rispondete, o finirete in trappola.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

martes, 16 de abril de 2024

Vita da pulp - Tempi preziosi

Ponte de' Fiorentini, Roma (Annibale Angelini, 1869)

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Come dicevo nel primissimo post di questa rubrica, per chi scrive il tempo assume diverse connotazioni. C'è il tempo dedicato alla scrittura, che può essere intervallato da altri impegni di lavoro o eroso dalla lotta contro la Assassini SpA di turno (per questa, negli ultimi due mesi, ho perso il 25% delle mie giornate lavorative). C'è l'arco temporale della storia, che può coincidere oppure no con il tempo impiegato per raccontarla: ho scritto in un mese romanzi che si svolgono in pochi giorni o in qualche anno; ma, una volta, in sei settimane una storia che si sviluppava esattamente in sei settimane. Poi c'è il singolare rapporto (caro a Thomas Mann) tra il tempo in cui si scrive (e si vive) e il tempo di cui si scrive, cioè quello in cui è ambientata la narrazione.
Alcune delle mie spy story - che si svolgono in un mondo simile a quello reale e spesso ne riprendono gli eventi - sono scritte negli stessi giorni in cui sono ambientate. Per i romanzi con Diabolik & Eva Kant mi muovo in un'epoca ideale tra fine anni Sessanta e inizio Settanta; per quelli con Martin Mystère mi inserisco in diversi punti della sua biografia fittizia, ma preferibilmente negli anni Ottanta. Una mia caratteristica ricorrente - per il "detective dell'impossibile" ma anche per lo spionaggio - è introdurre flashback in epoche precedenti, con episodi del passato che influenzano la trama principale. A volte poi mi dedico a veri e propri romanzi o racconti storici, anche qui ricollegandomi spesso a fatti reali. Se però la stesura di un romanzo può richiedermi solo alcune settimane, il lavoro di ideazione e documentazione che la precede può essere durato anni o addirittura decenni: per esempio, le storie che sto scrivendo per Spy Game sono frutto di un progetto che risale al 1991 e le radici del Kverse - il mio universo noir-spionistico - risalgono agli anni Settanta.
Forse però il contrasto più spiazzante è tra quando un libro viene scritto e quando è pubblicato o, in qualche occasione, ripubblicato. Anche qui può capitare di tutto. L'ultimo capitolo di quello che ho appena consegnato, Legione Ombra, si svolge il 14 aprile 2024 e il romanzo dovrebbe essere in edicola e in ebook da Segretissimo Mondadori già a inizio luglio 2024. In altre circostanze, tra la fine della stesura e la pubblicazione sono passati dai dodici ai quarantadue mesi; scrivendo un certo numero di storie ogni anno, alla sua uscita per me il libro è un'esperienza passata, per il pubblico una novità e, di riflesso una sorpresa se lo vedo accolto con particolare favore quando io già me n'ero quasi dimenticato.


Capita con il mio romanzo Il ponte sospeso, all'interno del volume C'era una volta un ponte edito da Palombi Editore, che è di per sé un libro molto particolare. Tutto nasce da un quadro del pittore Annibale Angelini del 1869, raffigurante una veduta di Roma con il Ponte de' Fiorentini, o "del Soldino": un panorama che oggi si può vedere solo in dipinti e fotografie d'epoca, perché il ponte in questione, costruito in ferro nel 1863 con una tecnica per allora innovativa, fu demolito nel 1941. Da qui, nelle menti di Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella, è scattata l'idea di ricostruirne la storia in un saggio - C'era una volta un ponte - che include contestualizzazione urbanistica, aneddoti curiosi e persino un fatto di sangue. Ma, nel corso delle ricerche iconografiche, è emersa anche una misteriosa cartolina su cui qualcuno scrisse a macchina un messaggio cifrato che si riferisce proprio al "ponte che non c'è più". Tutto ciò ha fatto scaturire una seconda idea: accompagnare al saggio un giallo storico imperniato sul Ponte del Soldino. E qui sono arrivato io.
Il titolo Il ponte sospeso non si riferisce solo alla tecnica di costruzione, ma alla natura stessa della vicenda, interamente ambientata a Roma e divisa in tre parti: ha inizio con un delitto nel 1864, prosegue vent'anni più tardi e trova soluzione solo nel 1964, dopo avere percorso un secolo di intrighi, misteri e scandali, molti dei quali ripresi pari pari dalla Storia. Nelle prime due parti a investigare è l'immaginario cardinale Giovanni Antonio Mora, consulente della polizia papale, mentre a tirare le somme nella terza è l'altrettanto immaginario giornalista Leo Bertani. Sicché nell'autunno 2022 ho "vissuto" per diverse settimane nella Roma del XIX secolo - dando anche una possibile spiegazione a un episodio enigmatico della vita di Leone XIII - per poi trasferirmi nel 1964, lo stesso anno della mia nascita, e decifrare infine il messaggio della cartolina misteriosa. Il volume con saggio e romanzo, corredato da illustrazioni a colori e in bianco e nero (inclusa la cartolina) è stato pubblicato nel novembre 2023, un anno dopo, da Palombi Editore.
E a questo punto si è verificato un ulteriore paradosso temporale: il volume era già esaurito quando sotto Natale hanno cominciato a uscirne recensioni e segnalazioni a valanga, in cui non solo si lodava il libro in tutto il suo complesso ("Un'affascinante ritratto della Città Eterna", Corriere della Sera), ma ne veniva anche apprezzata la parte narrativa ("Un romanzo che funziona come un orologio", Il Messaggero). Senonché i tempi tecnici per la ristampa hanno imposto una lunga attesa perché il volume tornasse disponibile, anche nelle librerie online: potete scegliere tra AmazonFeltrinelli, HoepliIBS, Libraccio, Libreria UniversitariaMondadori Store, Unilibro. Ciò però è avvenuto in un periodo in cui non avevo neanche un minuto per scrivere due righe in proposito. Ho cercato di rimediare ora.


Parlavo prima del tempo in cui un libro viene riproposto in una nuova edizione. Un romanzo che cito spesso è Programma Firebird, scritto (e ambientato) nell'estate 2013, uscito in edicola e ebook nel dicembre di quell'anno sotto il mio pseudonimo "François Torrent" e ripubblicato con il mio vero nome a fine febbraio 2024 da Oakmond Publishing nella collana dedicata al ciclo del Kverse. Si tratta, presumo, del primo romanzo al mondo in cui si parli dell'ISIS, ossia dello Stato Islamico, nel quale mi ero imbattuto durante le mie ricerche quando ancora pochi ne conoscevano l'esistenza: i più la scoprirono solo nel gennaio 2015. I tre successivi romanzi del ciclo, di prossima ripubblicazione, avrebbero affrontato ulteriormente l'argomento. Purtroppo l'ISIS è tornata a fare notizia nel marzo 2024, poche settimane dopo l'uscita della riedizione di Programma Firebird.
D'altra parte, come dicevo all'inizio, spesso nelle mie spy story faccio coincidere il tempo in cui scrivo con quello di cui scrivo, senza escludere l'inserimento di flashback in un passato più o meno lontano, unendo dunque una componente fantapolitica a una "storica" e una "di cronaca". Nel romanzo che potrete trovare in edicola e ebook da Segretissimo Mondadori nel luglio 2024, ho usato proprio questa commistione. La parte di Storia deriva da un saggio di Manuel Aguilera Povedano intitolato Un'occasione d'oro per Mussolini, che ho recensito due mesi fa e di cui ho avuto modo di discutere di persona con l'autore. Quindi in Legione Ombra, che si svolge nell'arco di due anni dall'aprile 2022 all'aprile 2024, si assiste anche a una versione romanzata di eventi reali accaduti tra il 1936 e il 1945, che spero richiami l'attenzione sulle sconcertanti rivelazioni del libro di Aguilera Povedano.
Vi confesso però una cosa. Quando si scrive un romanzo di ambientazione interamente storica, si possono dare spiegazioni fantasiose a episodi reali, purché compatibili con quanto accaduto, ma almeno a grandi linee i fatti del passato sono noti. Quando invece per un mio romanzo "di attualità" valuto uno scenario di eventi possibili a breve termine, sono molto preoccupato finché non scade la finestra temporale in cui si possono verificare. Non sempre i pericoli che paventavo si sono concretizzati, nondimeno in Bersaglio Isis, uscito nel settembre 2015, vedevo il rischio di nuovi attentati, che hanno avuto luogo nel novembre di quell'anno: in Sicaria, completato nel novembre 2020, ipotizzavo un tentativo di guerra civile negli USA e infatti nel gennaio 2021 ebbe luogo l'attacco al Campidoglio; il libro uscì in marzo. Quindi oggi, 17 aprile 2024, in un'epoca già preoccupante di per sé, non sono tranquillo riguardo ad alcuni scenari che considero in Legione Ombra. Ma auspico che siano solo fantapolitica.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

lunes, 8 de abril de 2024

Torre Crawford: intervista ad A. C. Cappi





Sulla pagina Facebook de "Il ruggito del gatto" di Salvatore Stefanelli, l'intervista ad Andrea Carlo Cappi su Premio & Festival Torre Crawford: fare click sull'immagine sottostante per leggerla.
Qui il link al bando di concorso (scadenza il 30 aprile 2024).



miércoles, 27 de marzo de 2024

Vita da Pulp - Assassini SpA


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Assassini SpA (The Assassination Bureau, Ltd.) è il titolo di un romanzo incompiuto di Jack London (1876-1916), ispirato da Sinclair Lewis (1885-1951), completato nel 1963 da Robert L. Fish (1912-1981) sulla base di appunti di London e della sua vedova. La trama, ambientata nel primo Novecento, ruota intorno a Ivan Dragomiloff, creatore di una "anonima assassini" internazionale disposta per motivi etici a sopprimere importanti figure di potere, se a seguito di un'opportuna indagine queste vengono giudicate pericolose per l'umanità... (Le implicazioni filosofiche, come si può immaginare, sono sconfinate). Ma, appunto per queste ragioni, presso la Assassini SpA viene aperto un contratto il cui bersaglio è il suo stesso fondatore, Ivan Dragomiloff. Lessi il romanzo in un'edizione BUR degli anni Settanta, dopo avere visto il divertente (benché infedele) adattamento cinematografico con Oliver Reed, Diana Rigg e Telly Savalas.
Questa lunga premessa introduce il fatto che a volte nella vita ti capita di incontrare un'Assassini SpA che si ritiene "eticamente" motivata a distruggerti. A volte è una singola persona, a volte un gruppo, a volte una singola persona manipolata da un gruppo. Queste Assassini SpA sono convinte di essere infallibili e insindacabili. E, sì, ci sono sempre di mezzo i soldi.
Il denaro, del resto, è una potente arma di guerra. Una legge ancora non del tutto chiarita della fisica dice che "i soldi vanno dove ci sono i soldi". Se l'aggressore ha maggiori disponibilità economiche rispetto all'aggredito, gli sarà più facile saccheggiarlo per impadronirsi dei suoi beni e diventare ancora più ricco e potente. Ma l'aggressore è convinto di obbedire al richiamo "Dio lo vuole!", una certezza che lo assolve preventivamente da qualsiasi peccato. Tutto ciò ha un forte impatto sulla vittima: anche se, come nei casi che vedremo tra poco, non viene esercitata violenza fisica, le conseguenze possono essere "fisiche" oltre che economiche e il risultato può essere la morte (naturale, ma procurata) dell'aggredito. Un delitto perfetto.

Credo che il caso più diffuso nel mondo sia quello dei parenti che vogliono appropriarsi di un'eredità che spetterebbe a te. Questo vale se fai parte della metà degli eredi che viene derubata, non della metà che li deruba. La conseguenza più immediata: non solo l'aggressore ti porta via beni e averi di famiglia, con tutto il dispiacere che questo comporta, ma devi anche spendere soldi in avvocati per cercare di salvare il salvabile. Nella mia vicenda personale - un incubo durato dieci anni - ho potuto osservare che l'Assassini SpA era effettivamente motivata dalla missione divina di spazzare mia madre e me dalla faccia della Terra.
Un caso specifico del settore in cui lavoro da oltre trent'anni, il mondo dell'editoria, è quello del datore di lavoro che non paga il dovuto a chi scrive, traduce o lavora in redazione. Al momento opportuno, l'editore truffaldino può dichiarare un fallimento a orologeria, che allungherà i tempi delle cause e renderà economicamente insostenibile agli aventi diritto continuare a pagare le spese legali. In sostanza costringerà le vittime a rinunciare al dovuto, perché il poco che riuscirebbero a spuntare dopo anni sarebbe una cifra irrilevante rispetto al costo in tempo, denaro e salute necessario per ottenerla. L'Assassini SpA sa che la sopraffazione, a lungo termine, premia. E, sì, nella vicenda più eclatante che mi è capitata - un incubo durato stavolta solo tre anni, poi ho dovuto lasciar perdere - l'obiettivo finale, dichiarato pubblicamente, era quello di vedermi morto.
Altri casi molto comuni sono quelli dei proprietari di appartamento che alzano gli affitti fino a renderli intollerabili e quelli degli amministratori condominiali che, d'accordo con i consiglieri per spartirsi la torta, gonfiano le spese - letteralmente - all'inverosimile. Qui, oltre a derubare l'inquilino o il condomino, più che la morte l'obiettivo può essere la pulizia etnica: solo chi appartiene a una determinata categoria, cioè gli evasori fiscali, può abitare in quella casa. L'unica soluzione è il trasloco, a patto di muoversi quando ancora ci sono i soldi per pagarne uno. Anche qui parlo per esperienza personale, prima della mia famiglia e poi mia, durata quasi tutta la vita.

Tutto ciò - specie dopo la crisi globale, la crisi post-pandemia e in quest'epoca di guerre - comporta che i ricchi diventino sempre più ricchi, o quantomeno lo sembrino e possano vivere come tali, sulle spalle degli strati sociali inferiori. Poiché i compensi per certi lavoratori diminuiscono anziché adeguarsi ai tempi, coloro che come me hanno la fortuna di poter svolgere compiti diversi nello stesso settore trovano come unica soluzione quella di accettare ogni possibile incarico, sperando beninteso di essere pagati. L'unico modo per non guadagnare di meno è lavorare di più, fino a ridurre al minimo le ore del sonno e saturare di impegni ogni minuto di veglia. Il che azzera il tempo libero, compromette la vita sociale e causa problemi di salute.
Ma ecco profilarsi, inaspettatamente, un nuovo tipo di Assassini SpA: quella che dice di voler tutelare la tua salute, ma di fatto la distrugge. Per vent'anni, conscio di non poter avere una pensione, sono riuscito faticosamente a mettere da parte un minimo di risparmi presso una compagnia di assicurazioni, grazie a una seria e onesta professionista. Quando lei si è ritirata, la mia pratica è stata traferita a un'agenzia con sede in un moderno palazzo vetrato milanese, dove un nuovo referente mi ha proposto una ragionevole e sostenibile polizza sanitaria. Poi però una nuova referente ha innescato un meccanismo diverso e perverso: poiché si avvicinava il momento in cui avrei potuto riscattare i miei risparmi, l'obiettivo dell'agenzia è diventato riprendersi in anticipo il denaro che mi avrebbe dovuto pagare, mediante disinformazione e procedure confuse di "aggiornamenti" e "integrazioni". Da tre anni a questa parte, senza avere mai chiesto un singolo rimborso in vita mia, mi sono trovato a dover pagare cifre superiori ai miei guadagni e a dover lavorare di più solo per pagare l'assicurazione. Altrimenti scattano minacce di azioni legali e pignoramento dei beni. La situazione è analoga a quella dello strozzinaggio, solo che sono io a "prestare" i miei soldi all'agenzia.
Cambiata di nuovo la referente, da oltre due anni sto chiedendo di uscirne, spiegando che con la crisi dell'editoria le mie entrate diminuiscono di continuo e già in quel momento non potevo far fronte alle loro esagerate e fameliche richieste. Con fatica, sono riuscito a farle chiudere svariate polizze ma - a quanto afferma lei - l'unico modo per uscire da quella "sanitaria" (rigorosamente quinquennale) è quella di sottoscriverne una meno gravosa, ma sempre quinquennale a partire dal momento della firma, intrappolandosi ogni volta in un meccanismo senza fine. Poiché finalmente sono riuscito a chiedere la liquidazione dei miei risparmi e presto avrei avuto soldi sul mio conto corrente (per anni appena sopra il rosso) nel febbraio 2024 un altro individuo della stessa agenzia ha tentato di impormi una polizza che in cinque anni mi avrebbe portato via più di quanto stavo per incassare; gli è andata male.
Ora però che la liquidazione, grazie al cielo, è stata effettuata e non sono più sulla soglia della povertà, rimane la maledetta polizza sanitaria che da qui al 2027 mi sottrarrebbe tre quinti dei miei risparmi; l'unica via d'uscita - mi viene detto - è sottoscriverne di nuovo una meno pesante, che però mi vincolerebbe fino al 2029, portandomi via solo un terzo dei miei risparmi. Quindi dovrei continuare con il superlavoro sottopagato al solo scopo di arricchire l'Assassini Spa, compromettendo la mia salute per la "tutela della salute". Considerando che tutto questo è stato ottenuto con l'inganno, viene la nostalgia dei bei tempi de La fiamma del peccato, in cui le truffe venivano fatte alle assicurazioni.

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

jueves, 14 de marzo de 2024

Il cielo

Foto: A. C. Cappi

Poesia di Fabio Viganò

Lo sapranno in cielo e lo diranno falso
quel tuo sorriso come fosse un bacio,
prima di perdermi nel tuo sguardo
poi poter dormire nell’ultimo abbraccio.

Credi sappia il cielo delle tue parole
del combatter per donare e del morire.
Sanno solo immaginare non soffrire,
lontani dall’essenze umane dell’amore.

Ma che ne sa il cielo della nostra passione,
di una storia insanguinata che ci ha visti insieme,
non sa nemmeno esistano le lucenti stelle
i desideri le fan cadere, noi uomini, che siamo amore.