viernes, 16 de febrero de 2018

Serata DrawUp, Milano, 17 febbraio 2018



Il carnevale ambrosiano è notoriamente sfasato rispetto agli altri e raggiunge il suo apice la sera del sabato, quando ormai altrove si è esaurito. Quest'anno il sabato grasso ha anche un lato letterario, coincidendo con l'appuntamento annuale milanese con gli autori di Edizioni DrawUp.
Dalle 18.30 al Cafè Clubino di via Cosseria 1 - angolo viale Gian Galeazzo - Adriana Giulia Vertucci e Alessandro Vizzino presenteranno alcune delle ultime novità della casa editrice di Latina: Il bacio di un dio di Andreina Coscarella, La maledizione di Akhenaton di Nicola Valentini, Il principe stregato di Aleida Celeste Ricca, Della vita, della guerra, dell'amore... di Zenone Bastiani, di Sergio Vezzola e infine alle 21.00 il nuovo romanzo scritto a quattro mani da Andrea Carlo Cappi (co-presentatore delle edizioni precedenti dell'appuntamento Draw-Up milanese) & Ermione: LUV, una storia d'amore e loschi traffici ambientata in un futuro non molto lontano.
L'incontro, a ingresso libero, si svolgerà dalle 18.30 alle 22.00 nella sala al piano inferiore del Cafè Clubino, già sede di numerosi eventi letterari.




miércoles, 24 de enero de 2018

Le rime perse di Fabio Viganò/Fabio Viganò's Lost Rhymes

Fotografia di Andrea Carlo Cappi


L'ebook Rime perse di Fabio Viganò, edito da Algama, è in vendita a questi link.

Fabio Viganò's ebook Lost Rhymes, published by Algama (including the English translation) is on sale here.

Prefazione di/Foreword by Andrea Carlo Cappi

Che cos’è la poesia?
A volte penso che la maggior parte delle persone ritenga sia qualcosa che si scrive andando a capo ogni quattro o cinque parole. Un nostro comune amico, lo scrittore Andrea G. Pinketts, ricorda quando oltre vent’anni fa ha cominciato i suoi eventi letterari settimanali (tuttora in corso) in un caffè a Milano: il locale era di solito il punto di incontro di poeti e che, a suo dire, leggevano ad alta voce le proprie poesie a loro stessi davanti ad altri poeti. Nessuno ascoltava altri che se stesso o se stessa.
La mia modesta opinione è che la poesia non si qualcosa che si progetta di fare. Capita e basta. Si sente il bisogno di scrivere qualcosa, a si scrive e poi ci si rende conto che potrebbe essere una poesia. Sono convinto che sia questo che succede al mio vecchio amico Fabio Viganò. Ha fatto lo scrittore e il giornalista, ha vinto premi come poeta, ha costruito barche e al momento lavora negli ospedali... e chissà cos’altro farà domani. Condividiamo il blog Il rifugio dei peccatori, dove entrambi scriviamo di arte, letteratura, viaggi, società, cronaca nera... Ma è lui quello che scrive poesie.
Cita filastrocche per bambini (Dire, fare baciare...) mentre parla di vita e morte, amore e passioni. Ricorda la storia recente della città che forse ama più di tutte – Milano – e il suo peccato originale: la strage di estrema destra a Piazza Fontana nel dicembre 1969, della quale due anarchici – Pinelli e Valpreda – furono ingiustamente accusati. Il primo morì la notte successiva durante l’interrogatoriio in Questura, l’altro visse abbastanza a lungo da essere riconosciuto innocente e diventare un apprezzato scrittore. Fabio era suo amico. La libertà è tuttora la causa per cui pensa che valga la pena di combattere.
Ma, come potreste scoprire da questo libro, del quale mi sono assunto il pericoloso compito della traduzione in inglese, lui non scrive poesie. Gli capitano e basta. Che è la ragione per cui vi suggerisco di leggerle. E, naturalmente, non cercate le rime.

La maggior parte di esse è andata perduta ben prima della traduzione.


What is poetry?

Sometimes I think most people believes poetry is something you write by going full stop every four or five words. A common friend of ours, Italian writer Andrea G. Pinketts, remembers when he started his ongoing weekly literary events in a caffè in Milan, over twenty years ago: the place was usually the meeting point of poets who – he says – used to read their works aloud to themselves in front of other poets who did the same. Noboby was listening to anybody but himself or herself.
In my humble opinion, poetry is not something you plan to do. It just happens. You feel the need to write something, you write it and then you realize it might be a poem. I’m convinced this is what occurs to my long-time friend Fabio Viganò. He’s been a writer, a boatmaker and a journalist, he won some prize as a poet and currently works in hospitals and who knows what else he’s going to do tomorrow. We share the blog called Il rifugio dei peccatori, “The Sinners’ Retreat”, where we both write about arts, literature, travels, society, crime... But he’s the one who also writes poems.
He quotes children’s nursery rhymes (
Dire, fare baciare...) while talking about life and death, love and passions. He remembers the recent story of the city he probably loves the most – Milan – and its original sin: the Piazza Fontana extreme-right bombing in December 1969, of which two anarchists – Pinelli and Valpreda – were wrongfully accused. The first died the following night during interrogation by the police, the other survived to be finally recognized innocent and become an appreciated writer. Fabio was a friend of his. Freedom is still the cause he thinks it’s worth fighting for.
But, as you might discover from this book, of which I took the dangerous task of an English translation, he doesn’t actually write poems. They just happen to him. Which is the reason why I suggest you read them. And, of course don’t look for the rhymes.
Most of them were lost long before the traslation.


Mortui vivos docent (I morti insegnano ai vivi)


Giuseppe Verdi ritratto da Giovanni Boldini, 1886

Monito di Fabio Viganò

Dicevano Roma ladrona. Poi si è scoperto che a essere ladri erano loro! Non solo: rubavano persino ai loro iscritti.
Poi, in vista delle elezioni, è scomparso il sacro Po con le sue acque taumaturgiche, dai poteri miracolosi forse, ma oscure. Acque da sempre paragonate all’Olimpo. È scomparsa persino la dicitura Nord.
L’inno di Mameli è divenuto “ridicola marcetta” per politici dalla cravatta verde. Be', almeno hanno smesso di scomodare Verdi, che immagino si rivolti ancor oggi nella tomba. Hanno persino smesso di dichiarare la secessione.
Agiscono - starei attento - in nome dell’Italia! La stessa che hanno derubato per interessi personali.Lo dicono, almeno in primo grado, le sentenze dei tribunali. Dopo il giudizio “in nome del popolo italiano”, si leva il fumus persecutionis contro magistrati e giudici che rappresentano l’Italia.
L’Italia che farebbe bene a promuovere una class action legale contro codesti galantuomini. La Padania è però scomparsa. Sarò di certo inserito nella prossima “pulizia etnica mirata” che hanno propugnato verbalmente. Chiederò asilo politico al Cile, nelle figure di Antonio Skarmeta e Luis Sepulveda. Forse mi vorranno…
Gente come noi, si sa, meglio perderla che  trovarla: non rubano e, in Svizzera, restituiscono persino i soldi delle eccedenze delle tasse pagate!
Codesti galantuomini hanno avuto il fegato - probabilmente alla veneta - di elogiare il Fronte di Liberazione Nazionale Corso in Francia. Hanno detto, costoro, che il popolo padano (di cui farei parte anch'io, ma ora me ne vado in Cile) auspicherebbe la loro autonomia. Vi siete mai chiesti cosa facciano gli eredi di Pascal Paoli all’alba del duemila? Ve lo dico, prima di imbarcarmi per Madrid, quindi Santiago del Cile.
Trafficano in droga, trafficano in armi, sequestrano persone, sparano alle Prefetture e alle stazioni della Gendarmerie. Inoltre si sta sviluppando un’alleanza nazionalista-mafiosa: parrebbe che ”le propriètaire de Cavallo, Lauricella, n’est autre que le trésorier de la puissante famille sicilienne des Santapaola. Il propose de financer tous les projets économiques  qui fleurissent  à cette  époque. Ce sont autant de moyens, pour la Mafia sicilienne, de blanchir l’argent de la drogue.” (Pour solde de toute compte, di Jean-Michel Rossi e François  Santoni).
Personalmente non mi sono mai identificato in persone di siffatta specie e mi rifiuto di credere che i lombardi e gli italiani abbiano qualcosa da spartire con costoro. D’altro canto per qualcuno di loro la ’ndrangheta, nella padanissima Lombardia, non esisteva! Frottole. Chiedetelo ai ROS dell’Arma dei Carabinieri, alla Polizia di Stato e alle Guardie di Finanza.
Ora, scusate, ma rischio di perdere l’aereo. Non vorrei finire in cenere. Vi ho avvisato: rischiate di rimanere, dopo gli austriaci, succubi di un ben più subdolo tiranno.
Un ultimo monito prima di partire: ”Mementote!” La prossima volta vi parleranno dalla finestra di Piazza Venezia a Roma. A proposito, attenti alla “razza bianca” che rischierebbe - secondo qualcuno - di essere sopraffatta da altre etnie.
Ora vi saluto e decollo. Il Cile mi aspetta! Hasta luego, mia bella… ciao!

martes, 9 de enero de 2018

Potere al popolo/Poder al pueblo

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Dichiarazione di / Declaración de Fabio Viganò

Noi siamo la Costituzione. Il nostro credo è scritto nel sangue di tutti i caduti o incarcerati per la Libertà. I nostri ispiratori  sono le madri e i padri della Costituzione della Repubblica Italiana. Noi siamo i nuovi e unici garibaldini, servi desiderosi di rifondare lo stato di democrazia in Italia.
Crediamo nell’Italia e nella giustizia sociale da essa garantita. Crediamo nei valori che furono di Cavour, Mazzini, Maroncelli, Pellico e Pertini. Noi siamo veri rivoluzionari.Crediamo nella lotta al crimor, contro tutte le mafie, per la Libertà e l’Uguaglianza dei popoli. Crediamo nella pace,nella dignità di ogni essere umano,come mezzi di crescita e di sviluppo. Crediamo nell’uomo e nel suo intelletto.
Non abbiamo amici né li vogliamo  tra gli stragisti di Piazza Fontana e Piazza della Loggia! Lo dicono le sentenze dei Tribunali! Noi siamo la sinistra. Noi siamo il popolo riconosciuto dalla Costituzione. Non tradiremo mai e lo abbiamo giurato. Ci ribelleremo sempre alle ingiustizie e alle tirannie.
Se si crede nella Costituzione della Repubblica Italiana si deve essere ribelli. Noi siamo e continueremo a esserlo. Abbiamo accettato una sfida non solo in nome del popolo italiano ma in nome di tutte le popolazioni, nella speranza di una crescita comune data da universali intenti di Democrazia e Libertà.

Somos la Constitución. Nuestro credo está escrito en la sangre de todos los caidos y encarcelados para la Libertad. Nos inspiran la madres y los padres de la Constitución de la Republica Italiana. Somos los nuevos y unicos garibaldinos, siervos que desean volver a fundar el estado de democracia en Italia.
Creemos en Italia y en la justicia social que ella garantiza. Creemos en los valores que fueron de Cavour, Mazzini, Maroncelli, Pellico y Pertini. Somos revolucionarios de verdad. Creemos en la lucha al crimen organizado, contra todas las mafias, para la Libertad y la Igualdad de los pueblos. Creemos en la paz, en la dignidad de cada ser humano, como medios de crecimiento y desarrollo. Creemos en el hombre y en su intellecto.
¡No tenemos amigos ni los quieremos entre los asesinos de Piazza Fontana y Piazza della Loggia! ¡Los tribunales lo dicen! Somos la izquierda. Somos el pueblo reconocido de la Constitución. Nunca trairemos y lo hemos jurado. Siempre seremos rebeldes a las injusticias y las tiranias.
Si se cree en la Constitución de la Republica Italiana, hay que ser rebeldes. Los somos y seguiremos siendolo. Hemos aceptado un desafio no solo en nombre del pueblo italiano, sino en nombre de todos los pueblos, enn la esperenza de un crecimiento comun dado en intenciones universales de Democracia y Libertad.

jueves, 16 de noviembre de 2017

Danse Macabre: ballata a sangue freddo



Recensione di Fabio Viganò
Se Cappi in questa sua ultima fatica dal titolo Dance Macabre-Sangue freddo, edita da Excalibur/Il Cerchio Giallo, si definisce, reo confesso, autore seriale di libri dalle trame più impensabili e oscure, allora affermo che senza ombra di dubbio lo si debba ringraziare! Non foss'altro, perché i suoi scritti non sono mai comuni, ma sempre unici e originali. Di questo romanzo non vi anticiperò nulla, se non il fatto che vi troverete più pathos che ethos, che in esso son racchiusi tutti i crismi e i carismi della letteratura popolare di secoli, culla del sapere.
In questa storia di vampiri non si ha la presunzione né tantomeno l’idiozia di imitare Bram Stoker. Che il sangue sia freddo è una frottola: tutti infatti sanno che è caldo. A volte, bollente! Diventa freddo solo nei cadaveri o nei vampiri. E deve esserlo, quando ne va della Vita o della Morte! Infine, bisogna aver sangue freddo a scrivere libri così rischiosi, in cui la parodia è di casa.
Il romanzo è una continua sfida tra la Vita e la Morte, rappresentata dai nazisti e dai loro emuli. Trame spionistiche e metodologie tra le più raffinate s’intersecano, ambientate nella descrizione fantasiosa del mondo dei vampiri. La parodia diviene spietata dicotomia, che nel romanzo si svela con un solo sostantivo: Crimor, ovvero l’acronimo di criminalità organizzata. E nella storia, ricca di colpi di scena, è coup de foudre sincero, costi quel che costi, affinché trionfi la Giustizia. Il cacciato diviene cacciatore e viceversa. La vittima designata, suo malgrado, assurge al ruolo di giudice sapiente e giusto, affinché il mondo non sprofondi in un Kaos da cui non riuscirebbe mai più a risollevarsi. Tra le righe si legge la ribellione intellettiva salvifica per una società corrotta, grazie forse anche all’estremo sacrificio dei suoi più nobili figli, sogno della notte più lugubre, splendore ora del giorno del sole della Libertà. Non vi dirò altro! un ringraziamento all’Autore, prima di ritornare nell’ombra…
Andrea Carlo Cappi Danse Macabre-Sangue freddo disponibile in volume singolo a tiratura limitata e in volume doppio con il primo romanzo della saga Danse Macabre-Le vampire di Praga, pubblicati da Excalibur/Il Cerchio Giallo.

Presentazione sotterranea a Milano: giovedì 23 novembre, ore 18.30, per "Borderfiction Clubino" al Cafè Clubino, via Cosseria 1 (angolo viale Gian Galeazzo).

domingo, 12 de noviembre de 2017

Un rivoluzionario della tv: Milano, 13 novembre 2017


Di nuovo allo spazio milanese del Ligera di via Padova 133, alle 19.00 di lunedì 13 novembre 2017: questa volta in compagnia dello scrittore Mario Gerosa - già autore e coordinatore di volumi su importanti registi britannici e americani - e dello scrittore e sceneggiatore di culto Biagio Proietti, affiancati da Stefano Di Marino e Andrea Carlo Cappi. L'argomento: la vita e le opere di Daniele D'Anza (1922-1984), regista teatrale e cinematografico, ma soprattutto ineguagliabile autore televisivo: un uomo che contese a Biagio Proietti, con cui molto spesso ha collaborato, il titolo di chi abbia incollato allo schermo tv il maggior numero di italiani senza che di mezzo ci fosse una partita di calcio. Si parla di cifre oscillanti tra i diciotto e i venticinque milioni di telespettatori.
La collaborazione D'Anza-Proietti ebbe inizio con Coralba, coproduzione italo-franco-tedesca trasmessa in Germania nel 1969 e in Italia e Francia nel 1970, campione di ascolti in tutta Europa, uno spartiacque nel concetto di sceneggiato televisivo della RAI (che all'epoca non aveva ancora acquisito il nome di fiction, termine inglese che significa semplicemente "narrativa") per proseguire poi con altri successi - come Ho incontrato un'ombra del 1974 - fino a un adattamento dei racconti di Edgar Allan Poe del 1979. Nel frattempo D'Anza aveva messo a segno un altro successo epocale con Il segno del comando, del 1971. Giusto per citare alcuni lavori nel campo del thriller e del mistero, ma i titoli che andrebbero menzionati sono molti di più e vengono puntualmente esaminati in Daniele D'Anza - Un rivoluzionario della tv (Edizioni Il Foglio): un libro che, raccontando il dietro le quinte di sceneggiati leggendari, fa venire la voglia di vederli o rivederli con cognizione di causa, possibilità in buona parte realizzabile grazie alle recenti edizioni in dvd.
Nel libro Gerosa assume, oltre al ruolo di critico tele-cinematografico, anche quello di "cane da tartufo" (nelle parole di Biagio) in cerca di testi e articoli d'epoca, mentre a Proietti toccano i ricordi come co-autore e amico e, in qualche caso, come spettatore competente dei lavori scritti per D'Anza dai colleghi. Ne emerge la figura oltremodo interessante di un regista di rara eleganza sul lavoro come nella vita. E di un autore forse non ricordato e studiato e sufficienza, malgrado i suoi titoli siano rimasti nella memoria collettiva degli italiani e oggi siti e forum su Internet raccolgano nostalgici di una grande tv del passato e neofiti che hanno avuto modo di riscoprirla grazie alle repliche notturne e alle collane video che la RAI ha dedicato ai propri grandi sceneggiati.
Il libro e l'incontro sono occasioni per leggere e ascoltare storie di un'epoca non tanto lontana nel tempo, in cui la creatività italiana sullo schermo piccolo e grande aveva molte più possibilità di esprimersi... anche se a volte doveva fare i conti con la censura, come - si scopre - capitò alle serie Tutto Totò in cui D'Anza diresse il maestro della comicità italiana poco prima della morte di questi. Chi ha avuto il piacere di sentire alcune di queste storie dalla viva voce di Biagio Proietti, che è anche un brillante intrattenitore, non può che raccomandare non solo il libro, ma anche l'appuntamento al Ligera.