Articolo di Andrea Carlo Cappi
Se si conosce la storia, il nome "Sada" parrebbe un'invenzione letteraria. Ma così si chiamava la donna che conquistò le prime pagine dei giornali giapponesi nel maggio del 1936, distogliendo l'attenzione dei lettori dalle notizie sulla vittoriosa invasione della Cina da parte dell'Impero del Sol Levante. E la vicenda è realmente accaduta, anche se ben presto ha acquisito una dimensione letteraria e quasi mitica, forse perché richiamava alla mente del pubblico nipponico il filone chiamato ero-guro (fusione delle parole "eros" e "grottesco"). Tra il 1975 e il 1976 la storia viene raccontata in ben due film che si fanno concorrenza a vicenda: il primo, Abesada-L'abisso dei sensi, di grande successo in Giappone; il secondo, Ecco l'impero dei sensi, celebre a livello mondiale.
Se si conosce la storia, il nome "Sada" parrebbe un'invenzione letteraria. Ma così si chiamava la donna che conquistò le prime pagine dei giornali giapponesi nel maggio del 1936, distogliendo l'attenzione dei lettori dalle notizie sulla vittoriosa invasione della Cina da parte dell'Impero del Sol Levante. E la vicenda è realmente accaduta, anche se ben presto ha acquisito una dimensione letteraria e quasi mitica, forse perché richiamava alla mente del pubblico nipponico il filone chiamato ero-guro (fusione delle parole "eros" e "grottesco"). Tra il 1975 e il 1976 la storia viene raccontata in ben due film che si fanno concorrenza a vicenda: il primo, Abesada-L'abisso dei sensi, di grande successo in Giappone; il secondo, Ecco l'impero dei sensi, celebre a livello mondiale.
Sada Abe nel 1935 |
Sada Abe, ultima nata - a Tokyo, nel 1905 - da una famiglia di fabbricanti di tatami, viene violentata all'età di quattordici anni e manifesta ben presto quello che oggi potremmo chiamare "disturbo da stress post-traumatico", con una tendenza all'iperattività sessuale; sintomi che possono restare incompresi oggi, figuriamoci nel Giappone di quei tempi. La famiglia risolve il problema come ancora si usava in quella classe sociale negli anni Venti: indirizzando la ragazza al mestiere di geisha. Ma la giovane Sada forse non ha la preparazione culturale necessaria e passa al ruolo di comune prostituta. È irrequieta, a volte aggressiva e violenta, e cambia di continuo città, lavorando di tanto in tanto come cameriera o trovandosi amanti compiacenti che la mantengono. Tra questi un professore con ambizioni politiche, Goro Omiya, che diviene quasi una figura paterna e si preoccupa della sua salute: una frequentazione che Sada manterrà sino alla fine.
Dal febbraio 1936 la donna trova lavoro a Tokyo come apprendista presso il ristorante Yoshidaya, di proprietà del quarantaduenne Kichizo Ishida, un self-made-man che ora preferisce far lavorare la moglie e correre dietro alle ragazze. L'incontro tra "Kichi" e Sada (che in quel periodo cerca di nascondere il proprio passato usando una delle sue numerose false identità) scatena la passione. Tra aprile e maggio Kichi sparisce per due settimane, passate tra case da tè e alberghi, tra fiumi di birra e saké, in una serie di sfiancanti amplessi con la nuova amante, alla presenza di geishe e di cameriere. Fino a quando si ricorda di avere un'attività commerciale e una famiglia, e torna brevemente dalla moglie.
L'arresto di Sada Abe, 20 maggio 1936 |
Quando lo rivede l'11 maggio, Sada lo minaccia con un coltello da cucina, imitando la scena di uno spettacolo di geishe che ha visto di recente: potrebbe sembrare uno scherzo, ma l'episodio lascia trasparire la profonda gelosia che Sada prova nei confronti della moglie di Ishida e il senso di possesso nei confronti di quest'ultimo. Ha inizio una nuova settimana di sesso e saké, durante la quale la coppia, scambiandosi i ruoli, si dedica allo strangolamento erotico. Uno dei loro giochi rischia di condurre Kichi alla morte e lo lascia sofferente per ore. Sotto l'effetto di un tranquillante, prima di addormentarsi l'uomo mormora: "Cercherai ancora di strangolarmi nel sonno, vero? Se cominci a farlo, vai fino in fondo, perché dopo è troppo doloroso." O almeno così racconterà Sada, che avrebbe interpretato la frase come un invito a uccidere l'uomo.
In effetti non è chiaro se si sia trattato di un incidente durante un altro amplesso sado-maso o di un omicidio nel sonno, deliberato ancorché "su richiesta". Fatto sta che nelle prime ore del mattino Kichizo Ishida muore strangolato. La donna giace per ore accanto al cadavere. Dopodiché con il suo coltello da cucina, gli asporta il pene e i testicoli, che chiude in un involto sanguinolento e nasconde sotto gli indumenti: quelli dell'uomo, sopra i quali indossa il proprio kimono. Prima di andarsene, traccia sul corpo dell'amante le parole Sada e Kichi noi due soli. Si allontana dall'albergo verso le otto del mattino, raccomandando alle cameriere di non disturbare Ishida, che "sta dormendo".
La donna fa visita a Omiya, scusandosi con il professore per eventuali danni alla sua carriera politica che potrebbero derivare dal fatto che si sono frequentati. L'uomo non sa di cosa lei stia parlando, ma in effetti quando la vicenda verrà alla luce, la loro relazione sarà scoperta e Omiya dovrà abbandonare le proprie ambizioni. Poi Sada gira per Tokyo e si nasconde sotto falso nome in un albergo, dove cerca di trastullarsi con ciò che resta dell'amante. Pensa di suicidarsi, di lì a qualche giorno, per raggiungere Kichi. Ma la polizia, che le sta dando una caccia frenetica fin da quando è stato trovato il cadavere di Ishida, arriva per prima, il 20 maggio.
Abesada-L'abisso dei sensi |
Al processo dichiara di avere ucciso Kichizo perché nessun'altra donna potesse averlo (curiosamente, è la stessa motivazione addotta oggi da molti femminicidi). Sada spera nella pena di morte, ma nel frattempo la sua storia ha fatto presa sull'opinione pubblica, che simpatizza per lei. La condanna è a soli sei anni, di cui lei sconterà in effetti solo cinque. Viene scarcerata il 17 maggio 1941. Un dettaglio macabro: dopo il 1945 i genitali di Kichizo Ishida sono esposti al pubblico presso l'Istituto di Medicina legale dell'Università di Tokyo, ma in seguito scompaiono.
La singolare storia d'amore non viene però dimenticata. E si torna a parlare di Sada Abe nel 1969, quando viene intervistata in un film documentario sui delitti al femminile. Ma di lì a poco la donna fa perdere le proprie tracce. E due registi giapponesi decidono di portare il caso sullo schermo.
Il primo è Noboru Tanaka, con Jitsuroku Abe Sada (che credo significhi "La storia di Abe Sada", secondo l'usanza giapponese di indicare prima il cognome), uscito in Giappone nel 1975. Narrando la vicenda in chiave erotica - con frequenti scene di nudo dell'attrice Junko Miyashita, in amplessi simulati con il co-interprete Hideaki Esumi - viene messa in luce la natura disperatamente romantica di Sada, che in quel periodo si fa chiamare Kayo. Il film segue la vicenda da quando è già in corso la prima fuga dei due amanti fino all'arresto di Sada, intervallato da alcuni rapidi flashback che raccontano il passato della donna. È netta anche la contestualizzazione storica, con riferimenti sia al fallito colpo di stato in Giappone del 26 febbraio, sia alla guerra imperialista che l'Impero sta conducendo in Cina, visualizzata con inserti di filmati d'epoca. L'esposizione lascia intuire una sorta di rifiuto dei due protagonisti nei confronti di ciò che il loro paese sta diventando, rifugiandosi l'uno nell'altra. In Italia il film viene distribuito con il titolo Abesada - L'abisso dei sensi, unendo nome e cognome in un'unica parola e giocando forse sul fatto che in Francia usciva in un alone di scandalo l'altro film sullo stesso caso.
Ecco l'impero dei sensi |
Co-produzione franco-giapponese, diretto da Nagisa Oshima, Ai no korida/L'empire des sens non si intrattiene troppo sull'ambientazione storica, limitandosi a una scena in cui il protagonista, camminando per la strada, incrocia le truppe in partenza per la Cina che marciano nella direzione opposta, salutate da bambini che agitano bandierine. Il linguaggio scelto da Oshima è assolutamente esplicito e molti dei rapporti sessuali tra Sada (Eiko Matsuda) e Kichi (Tatsuya Fuji) sono ripresi dal vero. C'è qualche cambiamento rispetto alla vicenda originale: qui Sada usa il suo vero nome e Kichi è il proprietario di un albergo, non di un ristorante. Numerose scene e dialoghi coincidono tra questo e l'altro film, anche perché in entrambi i casi derivano dalle dichiarazioni della stessa Sada Abe al processo, che raccolte in un libro erano divenute un bestseller nel 1936.
Ma oltre all'abbandono totale al sesso, viene dipinta in modo più nitido la natura a tratti violenta con pulsioni omicide, a tratti autodistruttiva della protagonista, in uno scambio di ruoli sadomaso che viene gestito in ogni caso dalla donna. E, dato il realismo totale scelto dal regista, anche la sequenza della mutilazione è molto più esplicita e brutale... per quanto auspicabilmente realizzata con opportuni effetti speciali. Quando arriva in Italia - con alcune scene censurate - anziché L'impero dei sensi il film viene intitolato Ecco l'impero dei sensi, quasi a sottolineare che questo sia il film di cui tutti parlano.
La storia è tornata almeno altre quattro volte sullo schermo, contando anche una versione con la pornoattrice Asa Akira, in cui la vicenda è ambientata nell'America di oggi. Ma sicuramente il film più celebre di tutti, a distanza di quarant'anni, rimane quello di Nagisa Oshima, che ha acquisito una fama "scandalosa" pari a quella ottenuta a suo tempo del caso Abe Sada.
Mercoledì 4 maggio alle ore 21.30 al MoviePlanet di S. Martino Siccomario (Pavia), per la rassegna Erotica, Andrea Carlo Cappi introduce la proiezione di Ecco l'impero dei sensi di Nagisa Oshima.
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