Il nostro blog non pubblica mai contributi di terzi, all'infuori delle interviste, ma questa è una doverosa eccezione: l'ospite è una scrittrice di cui si è già parlato in queste pagine qualche tempo fa e l'argomento è quello già affrontato nei nostri ricordi personali riguardanti l'amico Andrea G. Pinketts. Ma, in questa sorta di racconto-memoria, Cristina ci può mostrare un lato sconosciuto ai più dello scrittore ricordato dai giornali e pianto dai fan sulla pagina Facebook. Quello che solo chi lo conosceva dai tempi del liceo ha potuto vedere.
SENTIRCI, SEMPRE
di Cristina Cabelli Bonetti
Pinchetti.
Presente.
Non
è mai assente Andrea. Di solito arriva presto a scuola.
Sulle scale, al mattino, c'è già l’odore del suo
sigaro. Ma oggi non si sente nulla e lui non c’è. Ieri ha
detto a tutti che qualcuno lo cerca per farlo fuori, se domani non
mi vedete vuol dire che sono morto. E tutti gli hanno creduto.
Siamo in due a sapere la verità. Vuole vedere la reazione,
vuole vedere chi piange per la sua scomparsa. Piangono tutti. Poi a
metà mattina arriva e si inventa una storia su come ha fatto a
salvarsi la pelle.
Sono
le quattro e mezza e fuori è buio. Stiamo uscendo dalla
classe. Le nostre aule sono stanze di appartamenti. Per due anni al
secondo piano, quello grande, adesso siamo sotto, con la Marylin che
ci sorveglia. Andrea mi chiede se voglio sposarlo. Gli dico di sì,
anche mia nonna gli ha detto di sì. Lo chiede a tutte per
sentirsi rispondere di sì.
Mi
chiamerà al telefono questa sera, dopo cena. Parleremo a
lungo e mi racconterà le sue imprese. Dovrò insistere
altrimenti non mi lascia andare via, parlerebbe per ore. Gli piace
raccontare dei bar che frequenta, dei nemici che prende a pugni, di
John Wayne e Dean Martin, di Pogo il dritto, dell’Alessandra Brasca
che nessuno ha mai visto e delle compagne di classe che lui ha
baciato.
Domani
compito in classe di latino. La prof lo mette col banco vicino alla
cattedra. E allora ci si organizza. Siamo in due. Io scrivo il
compito, Veronique mette il foglio nella tasca dei jeans e va a
chiedere alla prof una cosa qualunque. Andrea pesca il foglietto e
il gioco è fatto.
La
classe in quarta liceo fa schifo. Andrea non c'è più,
hanno firmato per mandarlo via. Qualcuno ha detto che disturba e non
riusciamo a fare lezione. Non è vero. La nostra classe è
il fiore all'occhiello della scuola, è la classe di Andrea, la
migliore, ma finisce con la terza B, perché senza di lui non è
più la stessa cosa.
È
morto mio padre, ti capisco non passa mai ma è giusto così,
non può passare altrimenti non era importante. Siamo in
Porta Romana davanti a piazza San Nazaro. Andiamo dalla Tecla come
ogni giorno, così siamo sicuri di non perderci, MAI. Allora
vengo a vedere quello che fai, al Portnoy, al bar in Corso
Garibaldi, alla libreria del Giallo, a casa di Stefano. Dobbiamo
sentirci, sempre, non perderci, MAI.
Questa
sera non posso proprio, adesso ho un bambino piccolo, ma ci vediamo
lo stesso, ogni giorno, sulla 61. L'aspettiamo insieme, davanti a
casa di tua madre. Ti ricordi di quando ci siamo baciati in via
Torino? Non me lo ricordo, ma faccio finta che sia vero, non
cambia nulla e tu sei contento.
Ti
brillano gli occhi perché Sergio e io ci siamo innamorati.
Sei contento, per questo lo dici a tutti che siamo i tuoi compagni di
scuola e ci siamo innamorati. Oh, loro sono miei compagni di
scuola e adesso stanno insieme, si sono innamorati. Poi fai una
risata, la tua risata, la risata della terza B.
Sentirci,
sempre, questo è importante. È importante non
perdersi, MAI. Ci vediamo giovedì al Balubà. Tutti i
giovedì. Anche quando non viene più nessuno. Non
bisogna perdersi, MAI.
Questa
sera ti facciamo una sorpresa. Andrea aspettaci al Trottoir,
arriviamo. Lascia stare che devi andare via, aspetta per favore.
Hai fatto bene ad aspettare, hai visto chi ti abbiamo portato? Ti
ritorna il sorriso da bambino, il bambino della terza B. Cos'è
sta roba? Vai a farti vedere, me lo prometti vero?
Sei
così magro ma sei un leone in gabbia. C'è troppa
gente, parli di lavoro ma sei stanco. Basta Andrea, sei stanco, basta
col lavoro, falli andare via. Non vedo l'ora che vadano tutti via.
Adesso siamo soli, in silenzio, mentre mangi e ti scusi. Ma di cosa
ti scusi? È finita, i riflettori sono spenti, puoi chiedere
tutto quello che vuoi, ci sono io, c'è Sergio, puoi chiedere
tutto quello che vuoi. D'accordo stiamo zitti, non una parola,
seduti intorno al tavolo, in questo fottuto ospedale. Oggi ho
fatto tutto il corridoio a piedi. Non ho più voglia di
camminare, mi spingi tu la sedia fino alla stanza?
Ti stancherai troppo ma non puoi
farne a meno. Noi ci siamo, stai tranquillo che ci siamo. Smettila
di parlare del tempo, smettila di dire che non sarai più qui
perché sarai da un'altra parte, speriamo fuori da qui, di
nuovo sul pianeta Terra. Abbiamo capito, nessun altro ha capito.
Sei
pallido Andrea, se vuoi Sergio ti porta via, lontano da tutti. Ti
accompagniamo in reparto. Possiamo restare, se vuoi. L'hai sempre
fatto quel gesto di portare la mano spalancata sul volto per pensare.
Vuoi restare da solo, restare da solo a pensare. Tanto c'è
il telefono per sentirci, sempre.
Ti
addormenti, ci lasci col fiato sospeso. Poi ti svegli e vuoi leggere
il giornale, parlare, telefonare, il telefono deve essere vicino per
sentirci sempre, sentirci sempre. La rabbia non ti molla mai,
la tenerezza non ti molla mai. Sergio ti fa ridere. Fissate gli
angoli opposti della stanza, così vi portano in psichiatria.
Che sollievo vedervi ridere, i vostri sguardi sono quelli della terza
B. Restiamo soli. Mi siedo qui accanto. Sto zitta così
chiudi gli occhi. Guardo il tuo respiro, aspetto la tua voce. Lo so
che hai paura, anch'io ho paura. Non andare via Andrea, non dobbiamo
perderci, MAI.
Portiamo
a casa tua madre, ma ci vediamo presto. Tieni vicino il telefono.
Ciao fratello, mi raccomando. Ciao tesoro. Ciao.
Adesso
siamo qui in questa stanza con tutte le sedie vuote. Tutti ci hanno
creduto, come quella volta a scuola. Siamo in due a sapere la
verità. Volevi vedere la reazione, volevi vedere chi piange
per la tua scomparsa. Piangono tutti. Perciò adesso arrivi e
ti inventi una storia su come hai fatto a salvarti la pelle. Ti
aspettiamo, dove vuoi tu, per non perderci, MAI.
Commovente
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