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martes, 22 de diciembre de 2020

Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! (vol. 3)... e non solo!

 


In questo insolito Natale senza bar, Andrea G. Pinketts vi regala umorismo, aforismi e noir nel terzo e ultimo ebook - scaricabile gratis e ovunque nel mondo - dal Sistema Bibliotecario di Milano, con una splendida sorpresa natalizia di Francesco Salvi: la videolettura del racconto Merry Circus. La Biblioteca Sormani di Milano ha pubblicato infatti il 20 dicembre 2020 - la data del secondo anniversario della scomparsa fisica dello scrittore - Ah, sì? E io lo dico a Pinketts (vol. 3), il nuovo ebook a cura dell'Associazione Culturale Andrea G. Pinketts, che nel frattempo ha dato alle stampe la riedizione cartacea definitiva del primo romanzo della saga con protagonista Lazzaro Santandrea, Lazzaro, vieni fuori.

Anche il terzo volume - disponibile come gli altri fino al 20 dicembre 2024 - si apre con un racconto giallo-surreale con protagonista lo stesso Pinketts: Merry Circus. Stavolta non lo troviamo nei panni di un detective hardboiled, bensì in quelli ancora più autobiografici di giornalista: incaricato di un reportage natalizio al mitico Circo Togni. Appena viene a sapere che qualcuno sta sabotando gli spettacoli sotto il tendone in vista delle feste, quando il circo fa sognare i bambini e tornare bambini gli adulti, l'audace reporter decide di scoprire il colpevole. Scatta lo stesso meccanismo che nel romanzo Lazzaro, vieni fuori induce Lazzaro Santandrea a diventare detective per la prima volta nella sua vita: dare una soluzione al mistero è un dovere morale, per salvaguardare la sua stessa componente infantile e innocente.

Francesco Salvi, reclutato per l'occasione da Luca Crovi, offre la sua brillante recitazione nella videolettura di Merry Circus, prestando la sua voce all'amico scrittore, del quale riesce a rendere magnificamente un'ironia a tratti sognante, a tratti pungente. Il video, realizzato dalla Biblioteca Sormani, è disponibile ora su YouTube.


Nel terzo ebook troviamo anche un brano di Pinketts su Renato Vallanzasca, il celebre criminale milanese, figura da conoscere anche se "non da imitare". Ci sono anche due testi celeberrimi: il "manifesto della Scuola dei Duri", il movimento letterario fondato da Pinketts nel 1993, e l'irriverente articolo La notte che Evelyn uscì con il Tromba, con cui lo scrittore fece da padrino alla rivista Nocturno, tuttora un punto di riferimento irrinunciabile per la cultura popolare italiana. Completa il volume un ricordo dello scrittore Stefano Di Marino.

Renato Vallanzasca e Andrea G. Pinketts

I tre ebook di Ah, sì? E io lo dico a Pinketts! sono disponibili gratuitamente nei formati epub e mobi (per kindle) sul sito del Sistema Bibliotecario di Milano a questi link:

Volume 1

Volume 2

Volume 3

Per chi ama le letture "di carta", il romanzo Lazzaro, vieni fuori, arricchito di introvabili contenuti speciali di Andrea G. Pinketts e corredato da una prefazione di Andrea Carlo Cappi, è invece in vendita qui:

Il sito ufficiale di Andrea G. Pinketts

IBS

Amazon

Mondadori Store

La Feltrinelli

Quanto basta per sentire Andrea G. Pinketts ancora presente con noi questo Natale.







miércoles, 9 de diciembre de 2020

Vita da pulp - L'edicola


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e una persona X che lo incontra per la prima volta.
X: "Ah, fai lo scrittore? Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo di Mondadori." (Pausa di fronte all'espressione confusa di X, che non conosce la collana Segretissimo, che in fondo esce ininterrottamente solo da sessant'anni). "Come Il Giallo Mondadori, con la copertina nera invece che gialla." (Momento di vergogna per avere liquidato in termini così sbrigativi una pubblicazione che tra uscite regolari, extra, speciali etc. avrà pubblicato oltre duemila titoli.)
X (mostrando di avere sentito nominare almeno Il Giallo Mondadori): Ah. Ma scrivi anche libri?

Frammento di dialogo tra il celebre scrittore ignoto K e uno scrittore Y, che lo conosce da quando erano entrambi esordienti circa venticinque anni prima; nel frattempo K ha pubblicato una sessantina di titoli per editori grandi e piccoli, in edicola e in libreria, in cartaceo e in ebook; Y ha pubblicato una dozzina di titoli per editori grandi e piccoli, tutti in libreria, diventando un autore apprezzato anche se non famosissimo.
Y: "Ah, quanto tempo che non ci vediamo! Hai pubblicato qualcosa di recente?"
K: "Sì, è in edicola il mio nuovo romanzo da Segretissimo." (Arrivando dagli stessi ambienti, K sa che Y conosce Segretissimo, o quantomeno ricorda confusamente di che cosa si tratti; K non ha bisogno di chiedere, sa benissimo quale sia il nuovo libro di Y perché lo ha appena comprato lui stesso).
Y: "Ah, vabbe'. Io intendevo se hai pubblicato libri."

Dopo conversazioni come queste, K torna a casa, prende in mano il suo ultimo romanzo pubblicato da Segretissimo - una collana di narrativa spionistica pubblicata ininterrottamente in edicola da Arnoldo Mondadori Editore fin dall'ottobre 1960 - e lo osserva perplesso: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere; sotto tutti gli aspetti, gli sembra che si possa definire un libro.
Eppure gli hanno detto che non lo è.
A questo punto però K sa che l'ultimo romanzo di Y è un libro ed è riconosciuto da tutti come tale, quindi lo prende in mano e lo esamina con attenzione: è un volume con una copertina, un dorso, una quarta di copertina; in mezzo ci sono pagine scritte che costituiscono un romanzo di genere.
Uhmm...
Quali differenze sfuggono a K? Ah, sì: il suo romanzo è un po' più lungo di quello di Y, che però è stato pubblicato con tutti i capitoli a pagina nuova e più spazi bianchi, quindi ha un numero di pagine superiore pur essendo più breve.
Eppure quello di Y è un libro mentre quello di K no.
Come mai?
Ah, ecco il dettaglio che sfuggiva a K: il romanzo di Y è uscito in libreria, ha venduto se va bene qualche migliaio di copie (ma se va male qualche centinaio) e quindi è un libro; il romanzo di K invece ha venduto diverse migliaia di copie, ma è uscito in edicola, quindi malgrado abbia l'aspetto di un libro, non è un libro.

Non so se avete familiarità con il concetto di Jim Crow: è un personaggio nero del folklore statunitense divenuto simbolo della discriminazione razziale. Sugli autobus in certe zone degli Stati Uniti il Jim Crow seat, il "posto di Jim Crow", è quello in fondo, destinato ai neri, dimodoché i passeggeri white supremacist seduti nei posti davanti non siano costretti a vederli, per non provare il fastidio di condividere lo stesso mezzo di trasporto con gente che considerano di razza inferiore. Beninteso, appena possibile i white supremacists si procurano una macchina, per non avere più niente da spartire con i passeggeri a loro sgraditi. Semmai li investono quando li vedono scendere dall'autobus.
In Italia esiste un equivalente del "posto di Jim Crow" per scrittrici e scrittori di narrativa di genere: l'edicola.
Ci sono autori e autrici di razza superiore - un concetto che fa pensare al nazismo, anche se curiosamente molto spesso tali persone passano per essere "impegnate a sinistra" e "politicamente corrette" - che vengono pubblicati in libreria e che possono essere recensiti (possibilmente da quotidiani di sinistra), possono partecipare a premi letterari e anche talvolta vincerli, e sono autorizzati a vendere le poche copie di libri che si vendono sul mercato italiano. Se talvolta vengono pubblicati anche in edicola è solo perché vengono selezionati per le collane di "maestri del noir" allegate a quotidiani, possibilmente di sinistra o presunti tali.

Poi ci sono quelli di razza inferiore. Possono anche essere di sinistra, ma non sono certificati come tali, perché non appartengono agli ambienti giusti. Se i loro libri vanno in libreria, ci vanno da piccole case editrici di cui però, come ho spiegato e ribadisco, i libri non si trovano facilmente nelle librerie, nemmeno cercando di ordinarli. Qualche volta possono persino essere pubblicati da una casa editrice importante, ma poi qualcuno si rende conto del grave errore (commesso da qualcuno che dirige la collana e si limita a valutare la qualità del libro, non la razza di appartenenza di chi l'ha scritto); allora dall'alto si provvede a correggere la svista, nascondendo al pubblico l'imbarazzante vergogna.
Ma molti libri degli autori giudicati di razza inferiore escono in edicola, ossia il Jim Crow seat dell'editoria italiana. E il white supremacist non si sporca le mani a comprare (figuriamoci a leggere) il libro di un n****h. Lo comprano, per fortuna, migliaia di lettori, molti di più di quelli che comprano il libro dello scrittore Y.
Sono i lettori che leggono i libri - considerando tali anche i libri da edicola - senza far caso alle etichette, badando solo al contenuto.

Tuttavia va tenuto nascosto che questi libri di genere - sì, "libri", anche se la parola non andrebbe usata nei loro confronti - vendano di più. Quindi tali libri non possono partecipare a premi letterari per la narrativa noir. Né possono essere recensiti. Non se ne deve parlare. Bisogna nascondere l'esistenza di chi li ha scritti. Il fenomeno va contenuto, perché si rischia che - se si sa in giro - poi scatti un passaparola e altri lettori e lettrici comincino a leggere certi "testi proibiti". L'orribile verità va occultata a qualsiasi prezzo, perché il mondo non è ancora pronto a scoprire l'esistenza di scrittori e scrittrici bestseller, ma di razza inferiore, altrimenti l'establishment potrebbe vacillare.
Quindi non se ne parla, se non per diffondere false voci.
Per esempio bisogna lasciar intendere che siano libri che propagandano idee esecrabili; che siano libri maschilisti scritti da femminicidi; che non siano libri con cui un vero intellettuale deve venire a contatto, altrimenti potrebbe restarne contaminato; le signore e signorine se ne dovrebbero tenere lontane, perché tali pubblicazioni potrebbero macchiare la loro virtù (in base a uno di quei beceri ragionamenti antifemministi che a volte sono accolti in nome di un presunto e mendace femminismo).
Certo, sono libri "pulp" (nel senso originario del termine, non nel senso diffusosi in Italia negli anni Novanta), ovvero, come ho sentito dire da un giornalista che un po' scherzava e un po' no, da "cento cadaveri a pagina". Sì, lo confesso: in un mio romanzo edito nel 2020 ho basato un capitolo su un tragico fatto realmente accaduto in gennaio proprio mentre stavo scrivendo: un aereo di linea abbattuto con tutti i passeggeri a bordo. Scommetto che ve lo siete già dimenticato. Ma in effetti in quella pagina ci sono ben più di cento morti.
Peccato che il fatto sia successo davvero. Forse la realtà è una brutta faccenda da cento cadaveri a pagina e voi preferite ignorarla.

Del resto nei miei romanzi ho parlato di terrorismo, delle sue vere origini e delle sue motivazioni. Ho parlato di fatti apparentemente lontani che tuttavia influiscono sulla nostra vita di tutti i giorni. Ho parlato anche di immigrazione, senza però far roteare in aria il rosario del Politico menzionato nell'articolo precedente. Ho parlato di questioni sociali e geopolitiche di una certa importanza, senza mai negare al lettore quella che è la mia funzione principale quando scrivo: un intrattenimento intelligente.
Forse lo scopo principale di Y è il plauso di un'élite di pochi lettori che allontanano i libri dalle masse, per restringerli ai frequentatori del Bar Casablanca di una nota canzone di Giorgio Gaber. Lo scopo di scrittori come K, di scrittori pulp nel senso etimologico del termine che ho già spiegato, è quello di stimolare il piacere della lettura anche in chi fino al giorno prima pensava che leggere fosse un'attività inutile e noiosa.
Fate due chiacchiere con quelli seduti nel Jim Crow seat in fondo all'autobus. Potrebbero raccontarvi cose che i bianchi delle file davanti nemmeno sanno che esistono.

Continua...

Nota: questo articolo è stato scritto otto mesi prima del suicidio di un maestro italiano della narrativa popolare, l'autore di genere più venduto in Italia e al tempo stesso il più colpevolmente ignorato dai media, anche dopo la sua morte. Era pubblicato soprattutto in edicola.

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

Leggi le puntate precedenti:

1-Il Paradosso Strumpf

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio

12-Le grandi menti

13-Il magico mondo dell'editoria

14-I segreti della Libreria Sbagliata

15-La Congrega



Della poesia II

Riflessioni di Fabio Viganò

La poesia, proseguendo il discorso di un post precedente, ha il potere di sconfiggere la banalità, parola dopo parola. Non è qualcosa di astratto: è un fatto di coscienza, una presa di posizione, una meditazione.
Soprattutto è maieutica. Come una madre partorisce un figlio, così il poeta scrive una poesia. Ma dietro la poesia c'è il pensiero. Torniamo ancora al concetto di pensiero e azione.
Questo dinamismo, che oserei definire plastico, è tipico dell'essere umano: a distinguerci dagli animali è la capacità raziocinante, più o meno sconvolgente a seconda del pensiero prodotto.
Alla base di tutto dev'esserci il ragionamento, dev'esserci un costrutto. L'arte non è distruzione, non è rovina, è crescita continua, in divenire. Dopo di me di sicuro ce ne saranno altri, che apporteranno il loro sapere goccia dopo goccia nel mare della conoscenza.
Questa di per sé è la propria quotidiana rivoluzione, che ogni essere umano compie. Ma la vera rivoluzione è anche andare al lavoro. Una grande rivoluzione. Oggigiorno, poi, sempre di più.
C'è un pensiero anche dietro tutto questo.

Nella foto: Fabio Viganò con A. C. Cappi in una presentazione all'Estremadura Cafè, Verbania.
  


jueves, 3 de diciembre de 2020

Vita da pulp - La Congrega

 

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

In Italia si pubblicano oltre settantacinquemila libri ogni anno. Di questi, pochissimi titoli in edizione cartacea sono davvero visibili. Lasciamo perdere le case editrici a spese dell'autore (o quelle che si comportano come tali anche se affermano il contrario). Ai libri delle case editrici vere capita quanto ho descritto nelle ultime puntate di questa serie di articoli. In sostanza, le librerie diventano il luogo in cui il tuo libro non è venduto, nemmeno se qualcuno lo chiede.
Sicché l'unico modo di acquistarlo è dalla casa editrice, se vende direttamente, o dalle librerie online, come la celebre IBS. Già quindici anni fa, nella pubblicità dei libri della casa editrice di cui ero direttore editoriale, facevo inserire l'indirizzo Internet di IBS, perché spesso non si potevano trovare altrove. Plaudo oggi all'iniziativa di www.bookdealer.it che unisce librerie indipendenti in un'attività di vendita online, dopo essere state penalizzate dalla chiusura da pandemia nella primavera 2020.

Ma ecco che il Paladino di turno si scaglia contro l'acquisto di libri online, perché, dice, "penalizza le librerie di quartiere". Il Paladino evidentemente ha sotto casa una libreria di quartiere, che tiene solo i libri che piacciono a lui. Oppure chiama "libreria di quartiere" la vasta libreria di catena in centro città, sotto il suo superattico. Oppure ancora non compra libri, ma vuole solo dare fastidio.
Peccato che ci siano quartieri che non hanno librerie di quartiere. E che ci siano località in cui non esistono proprio le librerie (e, in periodo di zone arancioni e rosse, a volte non si possa uscire dal proprio Comune per andare in quello in cui ce n'è una). Peccato soprattutto che a volte, come ho spiegato di recente, nella libreria di quartiere o nella libreria di catena, sia impossibile acquistare il tuo libro.
Ma al Paladino non interessa che la libreria online fornisca un servizio che non sempre le librerie fisiche possono o vogliono fornire. Né gli interessa che la libreria online crei posti di lavoro né più né meno di una libreria fisica.
Il Paladino non sa che esisti, nondimeno si adopera affinché nessuno possa leggere quello che scrivi e che si può acquistare quasi esclusivamente online. 

La libreria online è diventata il mercato principale di case editrici oneste, finora costrette a sprecare soldi in carta per stampare copie che non vengono distribuite, tantomeno vendute, e a pagare l'affitto di magazzini in cui conservarle.
La libreria online permette anche l'autopubblicazione a chi preferisce fare a meno di un editore e non vuole incorrere in sfruttatori o truffatori (sperando che il libro, non passando attraverso una casa editrice, non sia raffazzonato ma realizzato in modo serio e professionale).
Ma ora esiste un'alternativa che permette a case editrici oneste di usare lo stesso sistema, di risparmiare sulla carta e di evitare di dissanguarsi con l'affitto di magazzini, stampando solo le copie effettivamente vendute.
Un noto rivenditore online, già presente nel mercato dell'autopubblicazione, ha inventato infatti un sistema per stampare direttamente i libri per conto di case editrici, renderli disponibili come se fosse un distributore alle librerie che ne facciano richiesta (ma sappiamo che non la faranno) e soprattutto consegnarli direttamente, attraverso la sua vastissima rete, a casa di chi li vuole.
D'un tratto il tuo libro potrebbe essere finalmente comprato e letto! Il rivenditore-distributore rende oltretutto possibile l'acquisto in ogni parte del mondo in cui è presente una sua filiale.
Si chiama Amazon.

Ma a questo punto il Paladino lancia un grido e chiama a raccolta tutti gli altri fedeli commilitoni. Loro sanno che Amazon è la perfida Congrega che ha ucciso Kennedy, cosparso di Scie Chimiche il cielo (da cui, suppongo, deriva la celebre espressione "Ma non cielo dicono!") e, naturalmente, diffuso il Covid-19 con il 5G per tenerci a casa e farci ordinare tutto su Amazon.
Sgomitando, in testa ai Paladini si pone anche un noto Politico che, ruotando vorticosamente il rosario nell'aria, tuona contro lo Straniero. In fondo ha le sue ragioni (che la ragione non comprende): dopotutto Amazon, oltre che agli italiani, dà lavoro anche a un sacco di immigrati; e poi non paga le tasse in Italia, le paga altrove (a proposito, signor Politico, quei quarantanove milioni di euro che lei avrebbe dovuto restituire?)
L'iniziativa ha persino un supporto intellettuale: c'è pure chi scrive e chi pubblica libri contro Amazon... e naturalmente li vende su Amazon, perché non sono scemi: i libri si vendono dove si possono comprare.

Questa, che vi piaccia o no, è la nuova frontiera. Ci sono libri che altrimenti non sarà più permesso leggere e che quindi non sarà più consentito scrivere, pubblicare o ripubblicare quando diventano introvabili. Ve lo dice un autore che ha al suo attivo libri di successo - da decine di migliaia di copie - che poi divengono irreperibili come se fossero stati proibiti dall'Inquisizione; uno che ama i libri di carta, tanto da averne la casa stracolma; uno che ha fatto il libraio, per quanto possibile, come si dovrebbe fare e come qualcuno si sforza ancora di fare. Le librerie in cui si sa come lavorare possono e devono sopravvivere, ma una cosa non esclude l'altra.
Nondimeno l'armata dei Paladini salta sul carrozzone e sotto Natale propaganda la lotta contro Amazon, la quale invece potrebbe portare a casa di lettrici e lettori (e persino nelle librerie fisiche) anche il tuo libro. E, non ve lo nascondo, alcuni dei miei che si possono acquistare solo in quella sede.
Coloro che oggi gridano che "si stanno limitando le nostre libertà" non si rendono conto che una delle vere cause sono loro stessi. Sono loro la vera Congrega. Non hanno nemmeno bisogno di bruciare certi libri, come facevano i loro predecessori del Terzo Reich, perché c'è un modo più semplice per farli sparire.
Combattete questa gente, comprando anche quello che non vuole farvi leggere.

Continua...

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

sábado, 21 de noviembre de 2020

Dolci colline di sangue: il Mostro di Firenze


Su YouTube la trasmissione integrale della puntata di Darkside-Storia segreta d'Italia dedicata al caso del Mostro di Firenze, condotta da Gianluca Zanella e Marcello Altamura, con ospiti gli scrittori Douglas Preston e Andrea Carlo Cappi. Le rivelazioni emerse nel corso degli anni ma sepolte tra migliaia di faldoni: i casi di omicidio non seriale collegati all'enigma del Mostro; come uno specialista forense dimostrò che un delitto su cui si basava la tesi dell'accusa non poteva essere stato commesso da Pietro Pacciani perché aveva avuto luogo in una data in cui questi aveva un alibi comprovato e quindi non poteva essere lui il Mostro; come la pista dell'arma del Mostro, usata anni prima in un caso già risolto di tutt'altro genere ma mai trovata, non porti a Pacciani bensì in un'altra direzione; come il giornalista Mario Spezi, che seguì le indagini per anni, e lo scrittore Douglas Preston, continuando sulle tracce seguite in passato dai Carabinieri e da un magistrato, siano arrivati a proporre una soluzione diversa e plausibile, ma nessuno li abbia mai ringraziati per il loro contributo, anzi, proprio il contrario. Due ore incalzanti di ricostruzioni molto chiare sul più clamoroso caso irrisolto di serial killer italiano.




viernes, 20 de noviembre de 2020

Vita da pulp - I segreti della Libreria Sbagliata


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Scrivi libri, possibilmente buoni libri. Supponiamo che tu abbia raggiunto un editore degno di questo nome e sia passato indenne attraverso tutte le fasi che ho descritto nella puntata precedente. Dal momento che le case editrici non hanno più un ufficio stampa o, se ce l'hanno, non lo usano per il tuo libro, l'attività promozionale ricade per intero su di te. Se non altro ci sono i social network, anche se vanno usati in modo abile, intelligente, non invasivo. Come? Ne parleremo in futuro, perché sto cercando di capirlo pure io. Ma intanto affrontiamo la questione di oggi: per qualche incredibile ragione, una persona X che hai incrociato su Facebook o Instagram scopre il tuo libro uscito da poco e decide di comprarlo. Che cosa succede a questo punto?

X si reca speranzosa/o alla Libreria Sbagliata: chiamiamola così, può essere una libreria piccola, media, grande, indipendente oppure filiale di una catena. X chiede il titolo, piena/o di illusioni. La Creatura al banco sbircia con sospetto il computer, non trova ovviamente nulla e risponde con voce stridula: «No, non c’è!»
«Eppure dovrebbe esserci», obietta X, che vive in un mondo di fatine e unicorni, nella convinzione che ogni libro pubblicato possa essere subito reperibile in qualsiasi libreria.
«No, non c’è», ribadisce la Creatura, che fin qui dice il vero.
«Ma...»
Ed ecco la prima menzogna: «Non è disponibile». 
«Eppure...» 
«Non esiste», continua la Creatura, perché una libreria non può ammettere semplicemente di non avere un libro.
«Però...» 
«No, è solo un parto della sua fantasia malata.» 

Qui emerge la vera personalità di X. Se non è una lettrice o un lettore di esperienza, se ne va con la coda tra le gambe e la convinzione di essere vittima di un tuo scherzo di cattivo gusto. Ha fatto male a crederti quando hai affermato di avere pubblicato un libro e non ti darà mai più ascolto, anzi, ti toglierà l'amicizia su Facebook.
Oppure non è la prima volta che X entra in una libreria. X conosce il segreto che la Creatura ha evitato di confidare: una libreria ha tutti i diritti di non avere un certo libro, ma lo può ordinare e in una o due settimane al massimo il distributore gliene consegna una copia.
Ecco allora che X estrae il cellulare e mostra con caparbietà il tuo post su Facebook con la copertina. «È questo», dice trionfante. «Vede? Me lo ordina?» 
La Creatura sbuffa. «No, non è ancora uscito.» 
«Ma sì che è uscito!» X gli fa vedere la foto che hai messo su Instagram in cui il tuo gatto ne tiene una copia tra le zampe. «Allora, me lo ordina?» 
La Creatura scuote il capo. «No, non si può ordinare.» Il tono è quello di un burocrate sovietico degli anni Cinquanta quando dice che questo mese non hai diritto alla tua razione di patate ammuffite.
«Perché?»
Parte la nuova menzogna. «Perché non è distribuito.»
Ma X non si lascia ingannare. Rilancia e mostra dal telefonino il sito della casa editrice, in cui è indicato chiaramente il nome del distributore per l'area in cui si trova la libreria.

A questo punto l’orrida Creatura dietro il banco, che ti odia da sempre anche se non ti ha mai conosciuto, sente la fronte imperlarsi di sudore. Quello è il nome del distributore cui la Libreria Sbagliata da tre anni non paga il venduto (quindi a sua volta il distributore non ha pagato l’editore e l’editore non ha pagato gli autori). Per questa ragione il distributore ha chiuso il conto della Libreria Sbagliata e non le manderà più neanche un libro finché non vengono pagati tutti gli arretrati.
Che la Libreria Sbagliata non potrà mai pagare, perché è in arretrato anche con l'affitto. Il padrone dei locali vuole sfrattarla per cedere lo spazio come temporary shop a una 'ndrina che, con il riciclaggio del denaro sporco, offre maggiori possibilità di guadagno.
La Creatura sa che potrebbe risolvere ugualmente la situazione in altro modo: raccogliere l’ordine, andare da un grossista, prendere una singola copia del libro (scontata) e venderla al cliente (a prezzo pieno). Ma questo vorrebbe dire perdere tempo e smentire tutto ciò che ha raccontato finora. Quindi La Creatura scaccerà X dalla libreria minacciando di chiamare le Forze dell'Ordine. O la 'ndrina.

Tutta questa fatica viene fatta dal libraio per non vendere una copia del tuo libro e dal lettore per non riuscire ad acquistarla. E comporta conseguenze.
Tu non lo sai, ma ormai intorno a te si sta facendo terra bruciata. Sul database a cui tutti i librai hanno accesso, il conteggio delle tue vendite risulta irrilevante. Questo vale anche se in passato hai pubblicato un bestseller: nessuno si ricorda più di te, nessuno sa più che esisti e ciò che conta è il numero di copie vendute del tuo ultimo libro, prossime allo zero. Nessun editore vorrà più averti nel suo catalogo. Ma, se per qualche improbabile coincidenza ciò dovesse capitare, un libraio ci penserà due volte a ordinare un tuo volume. La tua carriera è finita per sempre.

Sia chiaro: non tutte le librerie sono la Libreria Sbagliata. Ma tutte le librerie sono in difficoltà oggettive da ben prima del Covid. Sepolte da tsunami di ciarpame editoriale, devono sostenere l'affitto del negozio e le spese di gestione a fronte di una clientela decrescente. Da anni se ne vedono moltissime costrette a chiudere. Talvolta una libreria può sopravvivere se fa parte di una catena potente, ma non è detto: anche lì si vedono tagli, licenziamenti e chiusure. Una libreria indipendente può tirare avanti quando riesce a stabilire un rapporto autentico con la clientela. Ne parlavo a fine settembre al festival (quest'anno in forma virtuale) che porta il nome "La Sherlockiana" con la titolare della libreria "Il Covo della Ladra" di Milano. Lei parlava della sua esperienza, io parlavo delle mie presso "La Sherlockiana-Libreria del Giallo".

Ma capita spessissimo che le librerie si comportino come la Libreria Sbagliata. Ciò implica che parecchi titoli abbiano grosse difficoltà a essere trovati e acquistati. Non solo è difficile sapere che esistono, perché nessuno ne parla, ma a volte è impossibile ordinarli in libreria. Questo ha inevitabili ripercussioni sugli editori: il distributore richiede la stampa di un certo numero di copie, che però non vanno in commercio. Quindi l'editore sostiene i costi di stampa, ma poi anche quelli di magazzino per conservare libri che nessuno compra. Ne consegue che ci rimetterà anche i soldi del lavoro editoriale, non guadagnerà nulla da quel libro e non avrà royalties da pagare all'autore. Il tuo libro è stato pubblicato, ma di fatto è come se non fosse mai uscito.

Oggi esistono rimedi che possono salvare editori e autori, e persino aiutare le librerie, ma su uno di questi si sta creando un movimento di opinione che lo rifiuta, lo vuole soffocare e di fatto, senza saperlo, favorisce solo la sopravvivenza dei più forti, che nel caso dell'editoria non sono necessariamente i migliori. Ne parliamo la prossima volta e qualcuno di sicuro si offenderà. D'altra parte si tratta di una questione che riguarda anche la sopravvivenza di autori dalla carriera ormai trentennale. Gente come me. Quindi non ho intenzione di tacere.

Continua...

Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

1-Il Paradosso Strumpf

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio

12-Le grandi menti

13-Il magico mondo dell'editoria


jueves, 12 de noviembre de 2020

Vita da pulp - Il magico mondo dell'editoria



Riflessioni di un celebre scrittore ignoto, di Andrea Carlo Cappi

Veniamo questa volta ad alcuni aspetti molto importanti per chi scrive e vuole essere pubblicato, ma di cui, se è alle prime armi, per forza di cose non è detto che sia al corrente. Ma non si può scendere nell'arena con gli altri gladiatori senza prima conoscere le regole del massacro. Nel magico mondo dell'editoria le cose funzionano (o non funzionano) così. La casa editrice – sia ben chiaro, parlo di editori veri, non di quelli che si spacciano per tali – sceglie di pubblicare il tuo libro in formato cartaceo. Diamo per scontato che il tuo sia anche un bel libro. Come ci arriva in libreria? L’editore lo affida ai promotori: coloro che vanno appunto nelle librerie a presentare un volumone contenente le schede delle prossime uscite di tutte le case editrici che rappresentano, affinché la libraia o il libraio scelga ciò che le/gli interessa e decida quante copie ordinarne. E qui cominciano i problemi.

Per esempio, il tuo libro può non essere uno dei titoli su cui la casa editrice ha deciso di puntare, pertanto parte già penalizzato. Ci sono libri di serie A e di serie B. Supponiamo che il promotore sia stato informato che il tuo non è un libro importante; oppure, dovendo presentare troppi titoli tutti in una volta, sia lui stesso a decidere chi sia importante e chi no e, guarda caso, tu ricadi nella serie B. Pertanto la tua scheda editoriale non verrà neanche presentata dal promotore, né letta dal libraio/la libraia; quindi la tua opera, di cui le stesse librerie ignorano l’esistenza, non sarà mai prenotata.

Beninteso, non è che i promotori siano per forza malvagi. Ma, come per tutte le fasi del percorso di un libro dalla casa editrice alla libreria, dal redattore al commesso, basta che ci sia un singolo passaggio che non funziona per mandare tutto a carte quarantotto. Nella mia esperienza, in qualche caso il passaggio critico è stato proprio quello della scheda di promozione. Per esempio, quando stava per uscire il mio secondo romanzo, seppi di un libraio già informato e interessato, che però aveva dovuto insistere parecchio con il promotore per riuscire a prenotarne qualche copia; immaginate quindi quante copie potessero richiederne i librai che non ne conoscevano l'esistenza.

Si può vivere benissimo in simbiosi con i promotori, a patto di avere tempo da dedicargli. Alla storica Libreria del Giallo di Milano, dove lavorai per alcuni anni, la regola era che la titolare Tecla Dozio o io ci facevamo porgere dal promotore di turno il volumone con tutte le uscite, esaminavamo di persona scheda per scheda e alla fine ordinavamo non solo i titoli di nostra competenza diretta, ma anche quelli che potevano interessare a livello personale ai nostri clienti più assidui, di cui conoscevamo i gusti.

Teniamo presente però che una libreria non ha abbastanza spazio per tenere anche solo una copia di ogni libro che esce, pertanto deve selezionare. Le librerie "tematiche", ovviamente, scelgono i libri che riguardano gli argomenti di cui si occupano. Per una libreria "generica", i criteri sono il gusto e l'impostazione di chi la gestisce, oppure un metodo più spietato: controllare su un database quante copie abbia venduto lo stesso autore con il suo ultimo titolo. Se il libro precedente non è andato troppo male in libreria (e abbiamo visto solo il primo dei mille motivi per cui un libro può andare male), forse sarà ordinato quello nuovo.

Se di molti titoli il libraio richiederà solo una copia da mettere in scaffale (dove è sicuramente meno visibile rispetto a libri messi in vetrina o in esposizione tra le novità), della maggior parte dei volumi usciti non ne terrà neanche una copia. Quindi chi entra in una libreria non si aspetti di trovare subito il titolo che cerca e, solo perché quella libreria non lo ha a disposizione in quel momento, non lo classifichi come inesistente. Esiste, solo che lì non c'è. (So che questo concetto può essere molto difficile da assimilare, quindi lo spiegherò per esteso nella prossima puntata.) Intanto ti do subito un'altra bella iniezione di ottimismo.

Può anche capitare che il tuo libro – presentato dal promotore nelle modalità sopra descritte – non raccolga un numero sufficiente di prenotazioni da coprire i costi di stampa e pertanto l’editore decida di non pubblicarlo. Dieci anni fa, sull'onda della crisi globale, una casa editrice cancellò le uscite di tutti i libri previsti per un certo periodo, a eccezione di un mio saggio sulla storia dello spionaggio e del secondo volume di ricette di una nota conduttrice tv; per un po' il mio fu l'unico titolo di quell'editore che si potesse leggere anche fuori dalla cucina. Supponiamo dunque che il tuo libro sia sopravvissuto a questa fase. Viene stampato e va in distribuzione. Salvo imprevisti, il giorno dell’uscita ufficiale viene consegnato alle librerie che l’hanno ordinato. A quelle che non l’hanno ordinato, ovviamente, no.

Concedi al libraio uno o due giorni per aprire lo scatolone e tirare fuori le copie che ha ordinato del tuo libro... sempre che lo abbia fatto. Può darsi però che proprio il giorno prima ne abbia ricevute settecento di 77 sfumature da Vinci e ancora non sia riuscito a inventarsi dove metterle. Dal momento che le copie del tuo libro sono poche, o una sola, finiranno in scaffale. Ed è già una fortuna, perché così risulteranno dal computer. Ma può anche darsi che, per mancaza di spazio, le copie del tuo libro non escano affatto dallo scatolone, non vengano inventariate e finiscano spostate direttamente tra i volumi da mandare in resa, come se non fossero mai arrivate.

In ogni caso, se ti aspetti che all'uscita il tuo libro sia esposto in vetrina o sul bancone delle novità, scordatelo: se non sei una star o non ti trovi in una libreria che ti conosce di persona, in vista ci sono solo i titoli di autori professionisti consolidati, quello del VIP del momento e, s'intende, 77 sfumature da Vinci, il nuovo bestseller prefabbricato. Di questo la libreria si ritrova tra i piedi settecento copie, non prenotate ma imposte da un potente editore che deve rientrare del mezzo milione di dollari di anticipo e ora deve venderlo con qualsiasi mezzo. Quindi anche la libreria deve cercare di piazzarlo a ogni costo.

In genere il distributore – l’entità che intasca la percentuale maggiore per ogni copia venduta – consegna puntuale. A meno che tu non abbia programmato una presentazione presso la libreria, la quale ne ha ordinato apposta più copie del normale: in tal caso si verificano i seguenti incresciosi episodi:

-il distributore manda per errore un numero di copie inferiore al dovuto, oppure consegna il numero di copie giusto... ma di un altro titolo

-per rimediare, all'ultimo momento, l’editore manda alla libreria una cassa di copie in conto deposito con un corriere, il quale inevitabilmente e in modo inspiegabile la perde per sempre: non ne verrà mai più trovata traccia

-per rimediare, all'ultimissimo momento l’editore manda alla libreria una seconda cassa di copie in conto deposito con un corriere, che però le consegna in ritardo, in genere il giorno dopo l’evento

-tu fai la presentazione senza le copie del tuo libro, perdendo lo slancio dei presenti che, essendo tuoi parenti o amici, oppure semplicemente per umana pietà, ne avrebbero pure comprata una copia

-la libreria ti odia, perché le hai fatto perdere tempo, e mette in resa tutte le copie del tuo libro

-la casa editrice ti odia, perché le hai fatto perdere tempo e due casse di libri (anche la seconda cassa, in quanto la libreria ha messo in resa per il distributore pure le copie ricevute in deposito dall'editore, quindi ora le detrae dal proprio conto presso il distributore).

In tempi di Covid (nota: questo articolo è stato pubblicato nel novembre 2020) non si fanno più presentazioni in libreria. In un certo senso è meglio: ormai, se non eri un VIP o una star oppure non riuscivi a precettare un numero sufficienti di amici, parenti e passanti, alle presentazioni non ci andava quasi più nessuno. Ora le presentazioni si fanno online. Se a una cert'ora vedete che la vostra connessione wi-fi vacilla, è perché è il momento in cui tutti gli scrittori in lockdown presentano il loro libro in diretta video. Ma torniamo a parlare di tempi di normalità.

A parte la sfortunata sequenza di eventi sopralencata, se il tuo libro in scaffale non viene venduto subito, ossia se com'è naturale non c’è nessuno che in qualche modo abbia saputo della sua esistenza e lo venga a chiedere espressamente, vuol dire che "non va". Quindi tempo due settimane finisce nello scatolone delle rese, così la libreria se ne libera prima di vederselo messo in conto dal distributore ed essere costretta a pagarlo. Sicché l’editore si vede restituire a tempo di record le copie di un libro appena uscito e si guarderà bene dal pubblicartene un altro. Hai appena festeggiato la pubblicazione e il tuo libro è già morto, mentre la tua carriera è irrimediabilmente compromessa: sull'infausto database risulta che il titolo abbia venduto poco o niente.

Ma tu rifiuti di cedere a questo cinico destino. Aggiungi al tuo nome su Facebook la parola scrittore o scrittrice e cerchi nuove amicizie. Se a chi te la concede invii dopo cinque secondi la pubblicità del tuo libro, ti giochi ogni possibilità. Ma se invece riesci a convincere qualcuno a leggerlo... nella prossima puntata ti racconto cosa succede.

Continua...

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

2-Fumo negli occhi

3-Una testa piena di gente

4-Giallosapevo

5-Le storie dentro di noi

6-Lo scrittore inesistente

7-Se sapeste cosa c'è dietro...

8-Al buio gli scrittori sono neri

9-Perché sono le donne...

10-Nato per perdere?

11-E' solo l'inizio

12-Le grandi menti


domingo, 8 de noviembre de 2020

Due detective e un Fantasma


Dietro le quinte di un giallo, di Andrea Carlo Cappi

Uscito in edicola il 3 novembre 2020 come numero 15 della collana I Gialli di Crimen e disponibile anche in ebook (epub e kindle), il volume Partita a scacchi per Sherlock Holmes porta in copertina i nomi dei due autori, Rino Casazza e Andrea Carlo Cappi. I lettori del primo non se ne sorprendono: da tempo incontrano nelle sue pagine eroi del giallo classico restituiti alla loro antica gloria. I lettori del secondo potrebbero pensare invece che io abbia deciso di dedicarmi a un apocrifo del leggendario personaggio di sir Arthur Conan Doyle. Chissà che non lo faccia davvero, un giorno. Ma il mio contributo a questo libro, pur essendo stato determinante per la sua esistenza... ha a che fare con Holmes solo in maniera molto trasversale.

Tutti conoscono Sherlock Holmes e il suo biografo-assistente dottor John Watson, creati da sir Arthur Conan Doyle intorno al 1887. Pochi sanno che prima di loro, nel 1841, era apparsa un'altra coppia investigativa: quella costituita dal cavalier Auguste Dupin, consulente della polizia di Parigi, e da un suo anonimo assistente-biografo che potrebbe coincidere, chissà, con l'autore stesso: Edgar Allan Poe. Ebbene sì: lo scritttore maudit ricordato per le sue storie tra gotico, incubo e irrazionale è anche, soprattutto con i suoi tre racconti dedicati a Dupin, il fondatore della letteratura mystery o, per usare il termine italiano, della narrativa gialla. Mai prima della trilogia di Dupin (I delitti della rue Morgue, Il mistero di Marie Roget, La lettera rubata) era apparso un personaggio che di mestiere facesse il detective.

Le analogie tra la notissima coppia Holmes-Watson e la meno famosa Dupin-anonimo sono inequivocabili. Il ruolo del biografo/co-protagonista è innanzitutto quello di intermediario tra l'eroe - un investigatore geniale i cui processi mentali sono di livello molto superiore alla media - e il lettore, che non capirebbe i ragionamenti del detective se questi non fosse costretto a spiegarli al suo accompagnatore che, come noi, non li ha capiti. L'abbinamento detective-assistente ideato da Poe e ripreso da Doyle si ritroverà in molte versioni diverse nella letteratura gialla successiva: Agatha Christie metterà a fianco di Hercule Poirot il capitano Hastings, alternato a molte altre spalle tra cui la scrittrice Ariadne Oliver, alter ego dell'autrice; Rex Stout attribuirà al sedentario investigatore Nero Wolfe il fido braccio destro Archie Goodwin, che è di fatto un detective hardboiled. Oltretutto (come notava Carlo Oliva nella sua Storia sociale del giallo) i protagonisti più geniali in questa lunga stagione letteraria sono sempre dipinti come individui solitari, eccentrici e pieni di manie, cui l'assistente fa da contraltare con la propria normalità. 

Un altro aspetto significativo è che tanto Dupin quanto Holmes sono consulenti esterni delle forze dell'ordine, rispettivamente della Sûrété e di Scotland Yard. I poliziotti sono dipinti come burocrati o come sbirri buoni solo a inseguire e acciuffare ladruncoli in flagranza di reato, ma del tutto impreparati a risolvere un mistero. Quando si verifica un caso del genere, devono trovare qualcuno che ne capisca ben di più. Come ho scritto altrove, forse questo pregiudizio nasce dal fatto che la prima forza di polizia moderna, appunto la Sûrété, si è formata impiegando criminali usciti dalle patrie galere, bravissimi dunque a ragionare come i loro ex-colleghi, ma inadeguati di fronte a enigmi insolubili. Bisognerà aspettare l'era del commissario Maigret per assistere alla rivalutazione del poliziotto professionista.

Altro elemento in comune tra Dupin e Holmes è il metodo: l'attenta osservazione dei dettagli li porta a ricostruire un quadro completo della situazione. Ma c'è un aspetto fondamentale in cui i due investigatori sono diversi. Holmes distingue elementi chiave dove gli altri guardano senza vedere. Dai suoi rilievi sulla scena giunge per induzione a determinare l'accaduto, celebrando il trionfo del moderno metodo scientifico. Se nella letteratura britannica all'inizio dell'Ottocento la scienza era ancora ai confini con l'alchimia o addirittura con la magia (si pensi a Frankenstein), alla fine del secolo tenta il processo inverso, esplorando in modo nuovo persino i territori della superstizione: Holmes smitizza il Mastino dei Baskerville, mentre il Van Helsing di Bram Stoker affronta Dracula usando con rigore scientifico persino gli esorcismi della tradizione.

Dupin, pur essendo il predecessore di Holmes, è già un passo avanti rispetto a lui, potremmo quasi dire che è già un detective postmoderno nonostante sia anche il  primo detective moderno. Il suo metodo scientifico si basa infatti sul riconoscimento dell'errore. Quando lui viene chiamato a indagare, la polizia ci ha già provato, ma ha fallito. Dupin interviene, in un certo senso, con un'indagine sull'indagine, in modo quasi parassitario. Identificando i pregiudizi mentali o le sviste che non hanno permesso ai poliziotti di arrivare alla soluzione del caso, va a guardare dove gli altri non hanno proprio pensato di cercare. E, come insegna la magistrale conclusione de La lettera rubata, è proprio lì che si chiarisce il mistero.

Nondimeno, checché ne dica Conan Doyle, che al suo personaggio fa prendere dichiaratamente le distanze da Dupin, le somiglianze tra i due personaggi sono notevoli. Lo sa bene Rino Casazza, scrittore e cultore del giallo classico, tanto da dedicare una parte della sua produzione a eleganti pastiche, producendo anche curiosi e inediti incontri tra creature di autori diversi. Ho conosciuto Rino nel 1995, quando lavoravo come editor per Il Giallo Mondadori. Non a caso in quel periodo aveva dato vita a un personaggio di nome don Patrizio Bruni, un sacerdote detective che si rifaceva, in tempi moderni, al Padre Brown di G. K. Chesterton. Di recente è uscito per I Gialli di Crimen il suo Sherlock Holmes, Charlie Chan e il salvataggio del Titanic: tre miti in un solo titolo.

Ma l'origine di Partita a scacchi per Sherlock Holmes risale agli anni Duemila e il suo nucleo è una mia responsabilità. Mi era stato chiesto di partecipare a un'antologia (poi, come tanti bei progetti, non realizzata) contenente racconti i cui protagonisti fossero celebri cattivi della letteratura. Come autore dei romanzi di Diabolik, decisi di occuparmi del predecessore letterario del personaggio delle sorelle Giussani: Fantômas di Allain & Souvestre, ladro e assassino in grado di assumere mille identità. I due romanzieri francesi non avevano mai raccontato il primo scontro tra il criminale e il suo avversario, l'ispettore Juve, presentandoli entrambi quando la sfida tra loro era già in atto. Era uno spunto interessante da cui partire.

Immaginai dunque che Juve fosse ancora un giovane viceispettore, vessato da un superiore incompetente, e che per risolvere un caso inspiegabile in cui sospettava che fosse coinvolto un criminale inafferrabile si rivolgesse al più grande consulente della polizia parigina, ormai molto anziano e a riposo: nientemeno che Auguste Dupin. Era l'occasione per narrare uno scontro titanico tra un genio dell'indagine al tramonto e il genio del delitto in ascesa. Ne venne fuori una storia che potrebbe essere definita racconto lungo o, per la sua complessità, romanzo breve. In base a quanto Edgar Allan Poe aveva scritto in merito al gioco preferito di Dupin, intitolai la storia Il gioco della dama, anche perché la trama ruotava intorno a una belle dame coinvolta nel piano criminale.

L'antologia non fu realizzata, il racconto rimase inedito e me ne dimenticai. Dopo qualche anno mi ricapitò sotto gli occhi: non mi ricordavo quasi più la trama e rileggendolo ebbi qualche sorpresa; così lo pubblicai online a puntate e in seguito lo raccolsi in un ebook presso Dbooks, mentre scrivevo altre due storie su Fantômas, ribattezzato cautamente Phantômas per non inciampare in questioni di copyright e poi, per maggior sicurezza, rinominato "il Fantasma", il nome scelto anche da Stefano Di Marino per lo stesso personaggio nella sua serie sulle Brigate del Tigre. Una delle mie storie fu il brevissimo prequel Fuori di Senna, per un'antologia i cui racconti dovevano essere ambientati in varie edizioni delle Olimpiadi (scelsi quella di Parigi del 1900) ed essere lunghi esattamente 2012 battute. L'altra storia, per la rivista digitale Action diretta da Stefano Di Marino presso Dbooks, fu il sequel La rosa e il serpente, cronologicamente posteriore alla fine del primo ciclo del Fantômas originale di Allain & Souvestre; qui il criminale, che a questo punto della sua saga si sta facendo credere morto, si trova a Milano nel 1914 e vendica a modo suo l'assassinio della Rosetta della Vetra, celebre caso di cronaca dell'epoca celebrato da una famosa canzone della mala.

Ma nel frattempo Rino Casazza aveva letto Il gioco della dama e preso due decisioni: primo, da appassionato di scacchi doveva smentire le affermazioni di Dupin sulla superiorità, appunto, del gioco della dama; secondo, non poteva permettere che il primo detective della storia del giallo, tornato in attività, scomparisse di nuovo nell'oblio. Perciò mi chiese il permesso di continuare il ciclo, raccontando di scontri successivi tra il detective e il Fantasma, oltre a un precedente incontro tra Holmes e Dupin. Ecco come nacquero il prequel Sherlock Holmes, Auguste Dupin e il match del secolo, che ora apre il nuovo volume, e Il miglior gioco, che lo chiude; dopodiché Rino continuò la serie con altri romanzi.

Da questo percorso nasce Partita a scacchi per Sherlock Holmes, in cui la parte centrale, intitolata Il Fantasma, riunisce le mie tre storie sul criminale: Fuori di Senna, Il gioco della dama, La rosa e il serpente. Quindi non ho scritto - per ora - neppure una riga con il personaggio di sir Arthur Conan Doyle, ma ho contribuito a restituire a quello di Edgar Allan Poe il ruolo di pioniere che gli spetta nella storia del giallo, mettendolo di fronte a un nemico che avrebbe dato filo da torcere ai migliori investigatori letterari di ogni tempo. Compreso Sherlock Holmes.