Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Il termine deadline entrò nel gergo giornalistico statunitense poco più di un secolo fa, per indicare il limite di tempo consentito per la consegna di un articolo, considerando la tempistica necessaria per la sua pubblicazione entro una data prefissata.
Trovo significativo il fatto che la parola deadline sia attribuita al capitano Henry Wirz, comandante del famigerato campo di prigionia sudista di Andersonville, Georgia, durante la Guerra Civile americana: la deadline era una linea perlopiù immaginaria che correva a venti piedi (circa sei metri) dalla palizzata del campo, le cui guardie avevano ordine di sparare su qualsiasi detenuto che la superasse anche di un millimetro. Il termine divenne noto nel 1864, quando Wirz - sudista di adozione in quanto nato a Zurigo una quarantina d'anni prima ed emigrato in Louisiana dopo una sentenza di esilio per appropriazione indebita - fu processato come criminale di guerra per la sua gestione di Andersonville. Per la cronaca, fu condannato a morte e venne impiccato alle 10.32 del 10 novembre 1865.
La vita di chi scrive pulp è costellata di deadlines. Per chi si fosse sintonizzato solo ora su questa rubrica, quando dico "pulp" mi riferisco al significato originario: la narrativa popolare che prosegue la tradizione delle riviste nordamericane chiamate pulp magazines, a loro volta eredi del feuilleton francese. Chi scrive opere di questa vasta categoria spesso si occupa di vari generi e sottogeneri, assumendo stili diversi e passando dal mystery classico al noir e alla spy story, dalla fantascienza al fantasy, dallo storico al contemporaneo, dall'avventura al western. Da questo tipo di narrativa "di massa" - di cui in Italia sono stati massimi esponenti Emilio Salgari, Giorgio Scerbanenco e Stefano Di Marino - sono emerse opere oggi considerate "letteratura" al di sopra delle etichette. Di solito però (e nemmeno sempre) capita quando gli autori sono già morti. Morti a forza di correre dietro alle deadlines.
Chi scrive pulp, specie se questa è la sua attività principale, deve com'è ovvio consegnare ogni lavoro entro una certa data. Ma, poiché quel singolo lavoro non basterà a viverci, dovrà farne altri, ognuno con la relativa deadline. E, poiché l'editoria è in crisi, tutti insieme quei lavori non saranno sufficienti e bisognerà farne altri ancora. E, se poi ci si appassiona anche ad attività culturali non remunerative, si aumenta la quantità di impegni da onorare con scadenze precise. Alla fine la vita diviene una corsa tra una deadline e quella successiva, in una continua lotta contro il tempo.
Di fatto è una sorta di sport estremo non omologato, in cui tuttavia i record vengono superati di continuo; è una specie di reality show di sopravvivenza in cui non ci sono telecamere sul campo né opinionisti in studio. Ma i risultati dovrebbero essere sotto i nasi di tutti, anche se i nasi di tutti sono spesso orientati sull'ultimo fenomeno da baraccone dell'editoria.
Uno dei vantaggi dell'era di Internet, però, è che chi scrive pulp può anche tenere un blog - quando ne ha il tempo - e tirare le somme su quanto ha prodotto negli ultimi mesi.
Per quanto mi riguarda, in questi giorni - ovvero la metà di settembre del 2023 - ho finito il mio terzo romanzo inedito dall'inizio dell'anno, cui vanno sommati anche quattro romanzi brevi e le prime sette puntate di un serial (circa metà di un romanzo, ma più complesso da scrivere). Ho curato vari episodi di una collana di novelettes in ebook per la collana "Spy Game" di Delos Digital; e l'antologia Uomo in mare! del Premio Torre Crawford (ora in cartaceo e ebook su Amazon) dopo aver presieduto la giuria che ne ha selezionato i racconti e avere tradotto la novelette di F. M. Crawford che apre il volume e gli dà il titolo. Nel frattempo ho tradotto anche un romanzo di Dirk Cussler, figlio e continuatore di Clive Cussler.
Ho rivisto per nuove edizioni tre miei libri già esistenti, pubblicati negli ultimi sei mesi, e ora faccio lo stesso per un quarto; ho appena riletto le bozze di un romanzo scritto lo scorso anno, di prossima uscita. Intanto ho da poco presentato il Festival Torre Crawford a San Nicola Arcella (Cosenza), ho chiuso insieme al disegnatore Riccardo Nunziati la bella mostra "Diabolik & Eva Kant al mare" a Bocca di Magra (Ameglia, La Spezia) e sono in partenza per Pescara, dove domenica 17 settembre 2023 alle 19.15 tengo con lo scrittore Enzo Verrengia una conferenza su un celebre caso di spionaggio nell'ambito di "Pescara a Luci Gialle".
Insomma, in questo campo esiste un tipo di "eccellenza italiana" (per impiegare una definizione abusata) della quale non si parla, ma di cui si accorge per fortuna un manipolo ancora folto di lettrici e lettori che mi danno da vivere e che ringrazio. Ma ora vi saluto: oggi mi aspetta un'altra deadline.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.
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