Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
A dispetto della scarsa regolarità con cui scrivo questa rubrica, sono arrivato al post numero 100. Per chi fosse capitato in Vita da pulp per la prima volta, qui la parola pulp è intesa nel senso originario di "letteratura popolare". Su questa pagina ho proposto consigli di scrittura creativa, retroscena del mondo dell'editoria ed esperienze mie o altrui nella narrativa, soprattutto di genere. Di recente ho dovuto anche raccontare vicende personali, per mettervi in guardia da certi pericoli.
Intanto però si avvicina una serie di anniversari importanti che mi riguardano. Uno è il mio compleanno: cifra tonda, il prossimo settembre. Ma nello stesso mese compio venticinque anni di lotta pressoché ininterrotta con certa gentaglia che popola, soprattutto, la città in cui sono nato. Milano è sempre più "da morire", come la definii in un titolo coniato all'inizio dell'estate 1994. Uscito nel novembre di quell'anno su uno speciale de Il Giallo Mondadori, il racconto Milano da morire (poi incluso nella raccolta omonima) fu un piccolo tassello significativo del noir italiano dell'epoca, ma anche la prima storia pubblicata del mio cosiddetto "Kverse", l'universo che riunisce in un'unica continuity buona parte delle mie serie originali di narrativa noir e spionistica. Dopo trent'anni, il corpus ammonta a venticinque volumi tra romanzi e raccolte di racconti, una dozzina di brevi novelettes e altre storie sparse.
Per celebrare il trentennale del Kverse, oltre alle novità in ebook di Dark Duet nella collana Spy Game (Delos Digital) sono previsti da Segretissimo Mondadori due romanzi inediti firmati con lo pseudonimo François Torrent (Agente Nightshade - Legione Ombra in luglio e Sickrose - Compañera in novembre, due storie indipendenti ma collegate l'una all'altra); mentre su Amazon continuano a uscire da Oakmond Publishing, con il mio vero nome, le riedizioni dei titoli pubblicati in passato; l'anno scorso sono stati completati l'intero ciclo di Medina e la prima serie di Nightshade; quest'anno, dopo Nightshade - Programma Firebird uscito in marzo, arriveranno in luglio Black and Blue e in novembre Nightshade - Bersaglio ISIS.
Vorrei però approfittare di questo post numero 100 per ribadire alcuni concetti di cui ho già parlato in Vita da pulp, ma che vedo tuttora scarsamente recepiti dalla maggior parte delle persone.
Sono reduce da un periodo, durato parecchi mesi, in cui mi sono dedicato al lavoro per almeno quindici ore al giorno, con punte di diciotto, sette giorni su sette (domeniche e festivi compresi). Fa almeno 110 ore alla settimana. Non è una novità: per anni sono stato costretto a mantenere le 135-140 ore lavorative settimanali (se quaranta vi sembrano tante, fate un po' i conti). Speravo di non dover tornare a superare la novanta, ma a volte impegni e scadenze si accavallano. In questo caso - oltre a un romanzo, due editing e una traduzione da consegnare con puntualità, insieme ad altri piccoli impegni - la vera causa è il tempo perso a seguito della vicenda che ho raccontato di recente.
Le persone impegnate cinque o sei giorni a settimana per otto-dieci ore al giorno non si rendono conto che chi ha orari ben diversi non può avere una vita sociale ("Non ti fai mai sentire"), non può dedicarsi a passatempi di alcun genere ("Non hai visto quella serie tv? Ma come? Devi vederla!"), non può nemmeno sistemare gli scatoloni del trasloco di sei anni prima ("Ti decidi a mettere a posto casa tua?") Riguardo a quest'ultimo punto, uno psicologo cercava sofisticate spiegazioni inconsce, del tipo "Non vuoi abitare davvero in quella casa, ecco perché non disfi gli scatoloni". No, è che non ho tempo, ma questa è solo una delle tante cose che la gente non riesce proprio a capire. Se ti svegli alle cinque del mattino e vai avanti a lavorare finché ne hai le forze, non ti rimane tempo libero.
E qui veniamo al titolo di questo post, che si ispira a quello di un romanzo di Hiber Conteris - Dieci per cento di vita - ricavato da una frase di Raymond Chandler sulla percentuale incassata dagli agenti letterari. Io ho avuto a che fare con alcuni agenti per progetti specifici, ma ho sempre preferito farne a meno: nel tipo di editoria che frequento, nessuno mi avrebbe pagato di più se fossi stato rappresentato da un'agenzia letteraria, ma nel contempo avrei dovuto cederle una percentuale dei miei già scarsi guadagni. Purtroppo però altre categorie di persone capitate sulla mia strada nell'ultimo quarto di secolo mi hanno sottratto il cento per cento di vita, in termini di denaro e tempo necessario per guadagnarlo... solo perché finisse nelle loro tasche.
Vi chiederete come faccio a lavorare da tanti anni con orari impossibili. Semplice: con l'adrenalina e l'odio. L'adrenalina mi serve per arrivare sempre puntuale alle scadenze senza mai, spero, sacrificare la qualità; l'odio a non farmi schiacciare da coloro che cercano di distruggermi, per motivi personali o semplicemente perché è quello che fanno a tutti quelli che incontrano. Certo, sono riusciti a derubarmi, perché di rado la sopraffazione viene punita dalla legge, ma non ce l'hanno fatta ad annientarmi: sono ancora qui a scrivere e pubblicare libri, alla faccia loro.
Ma c'è un'altra cosa che nessuno capisce: quanto è fortunata certa gente che io scriva storie in cui è presente la violenza, ma non la pratichi nel mondo reale. Tutti gli individui che mi hanno derubato e danneggiato sono diventati personaggi dei miei libri, dove hanno incontrato la giusta punizione. Accecati dalla loro avidità, non si sono nemmeno resi conto che al mio posto chiunque sarebbe passato dalle parole ai fatti e avrebbe voluto vederli in ginocchio, tremanti e piagnucolanti, a supplicare per le loro misere, vacue, indegne esistenze da parassiti. Visto che la legge non li punisce, ho usato al suo posto la narrativa: almeno in un universo di fantasia, hanno ciò che si meritano.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.
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