jueves, 5 de mayo de 2016

I Peccatori un anno dopo

Fotografia di Fabio Viganò
Due parole di Andrea Carlo Cappi


Salve a tutti. Minuto più, minuto meno, è passato un anno da quando è apparso il primo post su questo blog. Da allora abbiamo avuto una media di mille visite al mese... che non è un pessimo risultato per un blog tutt'altro che glamour, cui ci dedichiamo in modo discontinuo, dati i nostri impegni e le nostre vicissitudini. Specie se si considera che Fabio Viganò svolge un lavoro socialmente utile, laddove io sono solo uno scrittore e traduttore. Ma, anche se abbiamo poco tempo libero, non ci manca mai la voglia di esprimere le nostre opinioni, con articoli, poesie, narrativa, sproloqui. Per dire, come dichiarato fin dal principio, quello che ci passa per la testa.
Sicché abbiamo parlato di arte, mafia, cultura, terrorismo, passato, presente. Abbiamo pubblicato storie, visioni, testi, fotografie e video. Ci siamo associati al webmagazine Fronte del Blog, che a sua volte è collegato ad Algama Editore, nuova casa editrice digitale che sta pubblicando i miei nuovi ebook di narrativa e, prossimamente, una raccolta di poesie di Fabio Viganò. Dato però che il nostro primo amore è il libro di carta, abbiamo anche contribuito ad aprire su una nostra pagina La Libreria Virtuale di Ermione che spedisce volumi per corrispondenza. Stiamo proponendo un romanzo in fieri di Fabio Viganò di cui presto apparirà una nuova puntata. Insomma, anche quando non ci vedete ci stiamo dando da fare. Ci potete seguire su Facebook, ma la cosa migliore è vagare senza una meta precisa tra le nostre pagine.
Siamo sicuri che troverete storie - come quella suggestiva e inquietante di Abe Sada pubblicata ieri - fotografie e video molto interessanti. Il primo anno è solo l'inizio.

miércoles, 4 de mayo de 2016

C'era una volta Sada Abe

Articolo di Andrea Carlo Cappi

Se si conosce la storia, il nome "Sada" parrebbe un'invenzione letteraria. Ma così si chiamava la donna che conquistò le prime pagine dei giornali giapponesi nel maggio del 1936, distogliendo l'attenzione dei lettori dalle notizie sulla vittoriosa invasione della Cina da parte dell'Impero del Sol Levante. E la vicenda è realmente accaduta, anche se ben presto ha acquisito una dimensione letteraria e quasi mitica, forse perché richiamava alla mente del pubblico nipponico il filone chiamato ero-guro (fusione delle parole "eros" e "grottesco"). Tra il 1975 e il 1976 la storia viene raccontata in ben due film che si fanno concorrenza a vicenda: il primo, Abesada-L'abisso dei sensi, di grande successo in Giappone; il secondo, Ecco l'impero dei sensi, celebre a livello mondiale.

Sada Abe nel 1935
Sada Abe, ultima nata - a Tokyo, nel 1905 - da una famiglia di fabbricanti di tatami, viene violentata all'età di quattordici anni e manifesta ben presto quello che oggi potremmo chiamare "disturbo da stress post-traumatico", con una tendenza all'iperattività sessuale; sintomi che possono restare incompresi oggi, figuriamoci nel Giappone di quei tempi. La famiglia risolve il problema come ancora si usava in quella classe sociale negli anni Venti: indirizzando la ragazza al mestiere di geisha. Ma la giovane Sada forse non ha la preparazione culturale necessaria e passa al ruolo di comune prostituta. È irrequieta, a volte aggressiva e violenta, e cambia di continuo città, lavorando di tanto in tanto come cameriera o trovandosi amanti compiacenti che la mantengono. Tra questi un professore con ambizioni politiche, Goro Omiya, che diviene quasi una figura paterna e si preoccupa della sua salute: una frequentazione che Sada manterrà sino alla fine.
Dal febbraio 1936 la donna trova lavoro a Tokyo come apprendista presso il ristorante Yoshidaya, di proprietà del quarantaduenne Kichizo Ishida, un self-made-man che ora preferisce far lavorare la moglie e correre dietro alle ragazze. L'incontro tra "Kichi" e Sada (che in quel periodo cerca di nascondere il proprio passato usando una delle sue numerose false identità) scatena la passione. Tra aprile e maggio Kichi sparisce per due settimane, passate tra case da tè e alberghi, tra fiumi di birra e saké, in una serie di sfiancanti amplessi con la nuova amante, alla presenza di geishe e di cameriere. Fino a quando si ricorda di avere un'attività commerciale e una famiglia, e torna brevemente dalla moglie.

L'arresto di Sada Abe, 20 maggio 1936 
Quando lo rivede l'11 maggio, Sada lo minaccia con un coltello da cucina, imitando la scena di uno spettacolo di geishe che ha visto di recente: potrebbe sembrare uno scherzo, ma l'episodio lascia trasparire la profonda gelosia che Sada prova nei confronti della moglie di Ishida e il senso di possesso nei confronti di quest'ultimo. Ha inizio una nuova settimana di sesso e saké, durante la quale la coppia, scambiandosi i ruoli, si dedica allo strangolamento erotico. Uno dei loro giochi rischia di condurre Kichi alla morte e lo lascia sofferente per ore. Sotto l'effetto di un tranquillante, prima di addormentarsi l'uomo mormora: "Cercherai ancora di strangolarmi nel sonno, vero? Se cominci a farlo, vai fino in fondo, perché dopo è troppo doloroso." O almeno così racconterà Sada, che avrebbe interpretato la frase come un invito a uccidere l'uomo.
In effetti non è chiaro se si sia trattato di un incidente durante un altro amplesso sado-maso o di un omicidio nel sonno, deliberato ancorché "su richiesta". Fatto sta che nelle prime ore del mattino Kichizo Ishida muore strangolato. La donna giace per ore accanto al cadavere. Dopodiché con il suo coltello da cucina, gli asporta il pene e i testicoli, che chiude in un involto sanguinolento e nasconde sotto gli indumenti: quelli dell'uomo, sopra i quali indossa il proprio kimono. Prima di andarsene, traccia sul corpo dell'amante le parole Sada e Kichi noi due soli. Si allontana dall'albergo verso le otto del mattino, raccomandando alle cameriere di non disturbare Ishida, che "sta dormendo". 
La donna fa visita a Omiya, scusandosi con il professore per eventuali danni alla sua carriera politica che potrebbero derivare dal fatto che si sono frequentati. L'uomo non sa di cosa lei stia parlando, ma in effetti quando la vicenda verrà alla luce, la loro relazione sarà scoperta e Omiya dovrà abbandonare le proprie ambizioni. Poi Sada gira per Tokyo e si nasconde sotto falso nome in un albergo, dove cerca di trastullarsi con ciò che resta dell'amante. Pensa di suicidarsi, di lì a qualche giorno, per raggiungere Kichi. Ma la polizia, che le sta dando una caccia frenetica fin da quando è stato trovato il cadavere di Ishida, arriva per prima, il 20 maggio.

Abesada-L'abisso dei sensi
Al processo dichiara di avere ucciso Kichizo perché nessun'altra donna potesse averlo (curiosamente, è la stessa motivazione addotta oggi da molti femminicidi). Sada spera nella pena di morte, ma nel frattempo la sua storia ha fatto presa sull'opinione pubblica, che simpatizza per lei. La condanna è a soli sei anni, di cui lei sconterà in effetti solo cinque. Viene scarcerata il 17 maggio 1941. Un dettaglio macabro: dopo il 1945 i genitali di Kichizo Ishida sono esposti al pubblico presso l'Istituto di Medicina legale dell'Università di Tokyo, ma in seguito scompaiono.
La singolare storia d'amore non viene però dimenticata. E si torna a parlare di Sada Abe nel 1969, quando viene intervistata in un film documentario sui delitti al femminile. Ma di lì a poco la donna fa perdere le proprie tracce. E due registi giapponesi decidono di portare il caso sullo schermo.
Il primo è Noboru Tanaka, con Jitsuroku Abe Sada (che credo significhi "La storia di Abe Sada", secondo l'usanza giapponese di indicare prima il cognome), uscito in Giappone nel 1975. Narrando la vicenda in chiave erotica - con frequenti scene di nudo dell'attrice Junko Miyashita, in amplessi simulati con il co-interprete Hideaki Esumi - viene messa in luce la natura disperatamente romantica di Sada, che in quel periodo si fa chiamare Kayo. Il film segue la vicenda da quando è già in corso la prima fuga dei due amanti fino all'arresto di Sada, intervallato da alcuni rapidi flashback che raccontano il passato della donna. È netta anche la contestualizzazione storica, con riferimenti sia al fallito colpo di stato in Giappone del 26 febbraio, sia alla guerra imperialista che l'Impero sta conducendo in Cina, visualizzata con inserti di filmati d'epoca. L'esposizione lascia intuire una sorta di rifiuto dei due protagonisti nei confronti di ciò che il loro paese sta diventando, rifugiandosi l'uno nell'altra. In Italia il film viene distribuito con il titolo Abesada - L'abisso dei sensi, unendo nome e cognome in un'unica parola e giocando forse sul fatto che in Francia usciva in un alone di scandalo l'altro film sullo stesso caso.

Ecco l'impero dei sensi
Co-produzione franco-giapponese, diretto da Nagisa Oshima, Ai no korida/L'empire des sens non si intrattiene troppo sull'ambientazione storica, limitandosi a una scena in cui il protagonista, camminando per la strada, incrocia le truppe in partenza per la Cina che marciano nella direzione opposta, salutate da bambini che agitano bandierine. Il linguaggio scelto da Oshima è assolutamente esplicito e molti dei rapporti sessuali tra Sada (Eiko Matsuda) e Kichi (Tatsuya Fuji) sono ripresi dal vero. C'è qualche cambiamento rispetto alla vicenda originale: qui Sada usa il suo vero nome e Kichi è il proprietario di un albergo, non di un ristorante. Numerose scene e dialoghi coincidono tra questo e l'altro film, anche perché in entrambi i casi derivano dalle dichiarazioni della stessa Sada Abe al processo, che raccolte in un libro erano divenute un bestseller nel 1936.

Ma oltre all'abbandono totale al sesso, viene dipinta in modo più nitido la natura a tratti violenta con pulsioni omicide, a tratti autodistruttiva della protagonista, in uno scambio di ruoli sadomaso che viene gestito in ogni caso dalla donna. E, dato il realismo totale scelto dal regista, anche la sequenza della mutilazione è molto più esplicita e brutale... per quanto auspicabilmente realizzata con opportuni effetti speciali. Quando arriva in Italia - con alcune scene censurate - anziché L'impero dei sensi il film viene intitolato Ecco l'impero dei sensi, quasi a sottolineare che questo sia il film di cui tutti parlano.
La storia è tornata almeno altre quattro volte sullo schermo, contando anche una versione con la pornoattrice Asa Akira, in cui la vicenda è ambientata nell'America di oggi. Ma sicuramente il film più celebre di tutti, a distanza di quarant'anni, rimane quello di Nagisa Oshima, che ha acquisito una fama "scandalosa" pari a quella ottenuta a suo tempo del caso Abe Sada.

Mercoledì 4 maggio alle ore 21.30 al MoviePlanet di S. Martino Siccomario (Pavia), per la rassegna Erotica, Andrea Carlo Cappi introduce la proiezione di Ecco l'impero dei sensi di Nagisa Oshima.

jueves, 14 de abril de 2016

Black and Blue: booktrailer



Un video di Andrea Carlo Cappi

E ora il romanzo è uscito. È in vendita in edizione cartacea su IBS e, presto o tardi, anche in ebook. Ed è accompagnato dalla miniserie di racconti settimanali leggibili gratuitamente online sul webmagazine Fronte del Blog, in cui vengono narrate le origini del protagonista. Senza dimenticare i video sul canale YouTube dell'autore, con le colonne sonore di Signor Wolf Funk Exp. Un lancio multimediale - che potete seguire comodamente anche da questo blog - per una nuova serie che da una parte si collega all'universo narrativo presente in molti romanzi e racconti di Andrea Carlo Cappi, ma dall'altra segue regole e linguaggi completamente diversi. In poche parole, anzi, in un hashtag: #blackisthenewnoir

sábado, 9 de abril de 2016

Lo scrittore che non era nei Panama Papers

Fotografia di Andrea Carlo Cappi

Sproloquio di Andrea Carlo Cappi

Una quindicina di anni fa, ospite al Courmayeur Noir in Festival, il brillante autore di (meritati) bestseller John Grisham espresse un'opinione che condividevo: il miglior film basato su un suo libro era The Rainmaker, che Francis Ford Coppola aveva tratto da L'uomo della pioggia. Purtroppo, aggiungeva lo scrittore, il film era uscito nella stessa settimana in cui era stato lanciato Titanic, la cui pesante campagna promozionale lo aveva oscurato. Ogni tanto capita.
Per esempio - anche se le cifre in gioco sono molto inferiori - il sette aprile ultimo scorso è uscito un romanzo cui tengo molto, come mi capita quando scrivo qualcosa di radicalmente diverso da quanto ho fatto prima. Non che non mi piacciano gli altri miei libri: se così fosse, non li avrei scritti, perché a mio avviso se un libro non piace all'autore, non piacerà neanche ai lettori che pagano per poterlo leggere. Ma Black and Blue rappresenta qualcosa di nettamente diverso dalla mia produzione precedente, così come nel 1997 Ladykill-Morte accidentale di una lady si differenziava dalla maggior parte delle storie che avevo scritto sino da allora e nel 2014 Danse Macabre - Le vampire di Praga si distaccava nettamente dalla mia produzione principale.
Quando scrivo un libro, da qualche anno a questa parte, grazie ai social network faccio quello che in altri tempi avrebbe potuto fare l'editore: una campagna pubblicitaria. Scatto fotografie, realizzo video (attività in cui per anni mi ha aiutato l'amico scrittore-videomaker Francesco G. Lugli) e mi invento slogan. Poi inondo Internet di messaggi promozionali che cerco di rendere sempre curiosi e divertenti. È un lavoro che si sovrappone al lavoro, per rimediare al problema di base: l'invisibilità imposta alla maggiore parte dei veri libri di veri scrittori, includendo, sia chiaro, nella categoria i narratori che puntano all'intrattenimento. Ma l'intrattenimento destinato a un pubblico intelligente ha l'obbligo di essere a sua volta intelligente, quindi spesso è visto con estremo sospetto.
Al lancio il sette aprile 2016 di Black and Blue - figlio di un progetto cominciato tre anni fa - mi sono dedicato per cinque mesi. Mi sono occupato di persona di molti elementi: dato che sono, marginalmente, un fotografo, ho scattato la foto di copertina, cercando di immaginare cos'avrebbe fatto Helmut Newton se avesse dovuto illustrare un romanzo pulp; visto che sono stato uno dei primi a sostenere l'uso del booktrailer in Italia (partecipai a un convegno in proposito allo IED di Milano una decina di anni fa) ho realizzato diversi videoclip musicali con la colonna sonora di Signor Wolf Funk Exp, straordinaria band con cui ho avuto il piacere di collaborare; poiché da più di sei anni propongo quasi ogni settimana un mio racconto online gratis ai miei lettori, ho ideato una miniserie partita il sette aprile sul webmagazine Fronte del Blog, Insomma, un sacco di lavoro, fatto con passione, arrivando alla splendida serata al Balubà di Milano, sempre il sette aprile, con i colleghi Andrea G. Pinketts, Stefano Di Marino e Paolo Sciortino, in cui ho venduto tutte le copie disponibili, cominciando ancora prima della presentazione. Ormai, per promuovere il libro, mi mancano giusto i "rollinz" e le action figures dei personaggi.
Non avevo previsto però che lo stesso giorno, il sette aprile, uscisse anche il libro autobiografico firmato dal figlio di un boss, con tanto di apparizione televisiva in un programma di massimo ascolto, preceduta da una lunga polemica sull'opportunità o meno di mandarla in onda. Premetto che, essendo contro la censura, non sono contrario a priori né alla pubblicazione del libro né all'intervista in tv. Condivido pienamente l'opinione di un giornalista di grandissimo impegno e serietà come Edoardo Montolli in un suo articolo su Fronte del Blog e non solo perché siamo amici e lavoriamo insieme da quasi vent'anni. Di libri di mafiosi e figli di mafiosi di tutto il mondo ne sono stati pubblicati molti e alcuni sono testi fondamentali per conoscere retroscena, anche se bisogna sempre filtrare il punto di vista degli autori. Detto questo, non sento il bisogno impellente di leggere questo libro o assistere all'intervista, perché temo non siano illuminanti sulle questioni che importano davvero, ma potrei persino sbagliarmi.
Piuttosto, ciò che mi dà fastidio, è l'operazione commerciale che c'è dietro.
Primo, per un fatto personale: l'editore del libro in questione è lo stesso che due anni fa ha pubblicato il mio Le vampire di Praga, annunciandolo come il primo di una trilogia; non ho ancora potuto scrivere i volumi successivi e temo che il motivo sia che ho fatto presente all'editore le necessità retributive del proseguimento della collaborazione.
Secondo, perché l'editore non mi ha mandato da Bruno Vespa, ma da questo punto di vista lo posso anche capire: io non sono figlio di vampiri. Be', non sono neanche figlio di agenti segreti, ma per Le grandi spie Augias mi ha invitato lo stesso nel suo programma.
Terzo: perché lo "scandalo" dell'intervista serve a fare più pubblicità a un libro di quanto possa farne io per il mio. In un certo senso anche i librai che espongono il cartello in cui dicono che nel loro negozio non si tiene quel libro - alcuni, suppongo, come autentico atto di coraggio e impegno civile, altri forse solo per moda - contribuiscono a loro modo a reclamizzare un libro che si può comprare da un'altra parte.
Ma allora, quando ho scritto libri che raccontavano retroscena di questioni di enorme importanza (omicidi politici, guerre, terrorismo...) librai o edicolanti avrebbero dovuto esporre, con lo stesso impegno, un cartello che diceva che loro vendevano il mio libro. Ma non sapevano neanche di venderli (quelli che li vendevano). Perché la tattica migliore per far tacere un libro scomodo e evitare che si sappia in giro che esiste.
Ora però vorrei rivendicare il diritto degli autori veri di libri veri a far sapere che esistono. Anche perché a volte i nostri libri - scritti con passione e cognizione di causa - sono la nostra fonte di sostentamento. E, se continuate a correre dietro ai fenomeni da baraccone televisivo del momento, rischiamo di morire di fame. Di sicuro, non troverete i nostri nomi nei Panama Papers.


miércoles, 6 de abril de 2016

Arriva Black and Blue!


Messaggio promozionale

#blackisthenewnoir

Acquista il romanzo di Andrea Carlo Cappi Black and Blue (Cordero Editore) su IBS
o presso commerciale@corderoeditore.com

Scopri l'evento su Facebook: giovedì 7 aprile alle 21.30 al Balubà di Milano (via Carlo Foldi 1 - piazza S. Maria del Suffragio, ingresso libero), con Andrea Carlo Cappi presentato da Andrea G. Pinketts e Stefano Di Marino 

Segui la miniserie dal 7 aprile su Fronte del Blog
e alla pagina Facebook Il racconto del venerdì di A.C.Cappi 

Leggi l'articolo nel blog


Guarda il videoclip n.4


Guarda il videoclip n.3 


Guarda il videoclip n.2 


Guarda il videoclip n.1 


martes, 5 de abril de 2016

Venticinque anni in nero



Appunti e video di Andrea Carlo Cappi


Questa primavera compio venticinque anni. Come scrittore. In effetti, quando ne avevo sul serio venticinque, ero solo un aspirante scrittore. Poi, a ventisei e mezzo mi venne offerto per la prima volta di farlo a livello professionale ed è da quel momento che comincio il conteggio della mia attività. Anche se era da quando avevo sei anni che volevo diventare uno scrittore (di gialli) e dall'età di tredici che avevo cominciato a raccogliere un archivio di ritagli su crimini, intrighi internazionali e storie di spionaggio, una parte del quale sarebbe sfociata nel 2010 nel volume Le grandi spie. E anche se già a fine anni Ottanta un mio romanzo era andato in lettura a Segretissimo Mondadori ma - giustamente, con il senno di poi - non era arrivato alla pubblicazione; aveva lasciato però un buon ricordo in uno di coloro che lo avevano letto e di cui poi sarei diventato collega, lo scrittore Stefano Di Marino.
Fu nel 1991 che imparai una cosa fondamentale: scrivere pensando a un pubblico anziché al cassetto fa scattare un meccanismo interessantissimo, un senso di responsabilità che permette di giudicare quello che si scrive con la stessa severità con cui si valuta un testo scritto da altri. Una tecnica che applico sempre a me stesso. Con questo, non è che si possa piacere a tutti, ma di solito si riesce a non deludere i propri lettori.
E fu nel 1991 che, ripercorrendo appunti e racconti scritti nel passato, trovai un bagaglio di trame e persino colpi di scena che nemmeno ricordavo di avere concepito. Lo stile delle mie storielle giovanili lasciava a desiderare, ma le trovate riuscivano a sorprendermi. Così, tra idee vecchie e nuove, si consolidarono vari universi narrativi. Tra cui quello più esteso, che oggi i lettori chiamano Kverse e che comprende le storie con Carlo Medina, Mercedes "Nightshade" Contreras e Rosa "Sickrose" Kerr, ma anche racconti e progetti narrativi con altri personaggi.
Uno di questi si fa chiamare Black e non dovrebbe essere passato inosservato a chi ha letto il romanzo Agente Nightshade - Bersaglio ISIS, pubblicato in Segretissimo sotto lo pseudonimo François Torrent nel settembre 2015. Lui in realtà è stato concepito la prima volta nel 1979, quando volevo a tutti i costi un personaggio che assomigliasse a Shaft il detective. Ed è rinato tre anni fa in un racconto scritto a seguito di un'ispirazione improvvisa. Era un po' diverso e molto più evoluto e complesso, rispetto alla sua versione originaria. Sembrava piuttosto interessante.
Così in questi ultimi tre anni ho continuato a lavorare su di lui, fino a scoprire tutta la sua storia, che potrete conoscere attraverso Black, una miniserie di racconti che avrà inizio giovedì 7 aprile sul webmagazine Fronte del Blog e sarà un appuntamento settimanale per tre mesi, e nel primo romanzo interamente dedicato a lui, Black and Blue, pubblicato ora da Cordero Editore. Non dico che sia il più bel libro che io abbia mai scritto, ma posso affermare di averci dedicato tempo, energie e sentimenti, al ritmo delle musiche di Signor Wolf Funk Exp che ora fanno da colonna sonora ai video promozionali. Dopo venticinque anni, volevo ancora una volta proporre ai miei lettori qualcosa di diverso. Buon divertimento, spero.
A cominciare dall'appuntamento a Milano il 7 aprile alle 21.30 al Balubà (via Carlo Foldi 1, vicino a piazza S. Maria del Suffragio) che aprirà appositamente per la serata in cui Andrea G. Pinketts e Stefano Di Marino presenteranno Black and Blue.


lunes, 4 de abril de 2016

Appuntamenti inattesi a Milano


A grande richiesta, in una sola settimana ben due incontri letterari a Milano con la collaudata coppia Pinketts & Cappi, prima di un'interruzione che si protrarrà per varie settimane... quindi vi consigliamo di cogliere al volo l'occasione.
Martedì 5 aprile alle 21.30, alla Libreria Verso (corso di Porta Ticinese 40) i due e l'autore Giuseppe Foderaro - ritratti nella locandina da Angela Varani - presentano il romanzo Latex e biscotti (Giraldi Editore) di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa: leggi la recensione.



Giovedì 7 aprile alle 21.30 un'altra sorpresa: il Balubà Café Restaurant, che avevamo dato ormai per chiuso con la serata su Alda Merini del 3 marzo, si rifiuta di abbassare definitivamente la saracinesca e apre per una nuova "ultima serata". Ci auguriamo che possa essere il preludio a un ritorno in attività... ma per ora accontentiamoci di questa occasione. Stavolta Andrea Carlo Cappi è in veste di scrittore e a presentare il suo nuovo romanzo Black and Blue (Cordero Editore) sono Andrea G. Pinketts e Stefano Di Marino. L'incontro è dunque nell'accogliente cripta del Balubà, in via Carlo Foldi 1 (a un passo da piazza S. Maria del Suffragio, corso XXII marzo).