jueves, 23 de febrero de 2023

Vita da pulp - Questione di intelligence

Chistine Keeler, photo by Lewis Morley, 1963

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Riprendiamo l’argomento della spy story come riflesso dello spionaggio nel mondo reale, ossia la rappresentazione più o meno realistica (stiamo parlando di narrativa, soprattutto a scopo di intrattenimento) di una componente invisibile ma determinante della cronaca internazionale.
Oggi esistono computer, satelliti e droni, ma alla fine dei conti l’essenza dell’azione segreta rimane la stessa dei tempi di Sun-Tzu e del suo L’arte della guerra: un Paese deve spiare i propri nemici per sapere il più possibile sul loro conto, evitare che gli altri lo spiino a loro volta e infine inondare gli avversari di fake news fino a confonderli. Si vedano a questo proposito i miei documentari (artigianali) dedicati a incredibili ma veri episodi della Seconda guerra mondiale: quelli del maggiore inesistente e del falso generale, due inganni che salvarono il mondo e che furono poi raccontati in libri e film.
Un aspetto da non trascurare nell’attività di spionaggio, tuttavia, è la corretta analisi del materiale raccolto: puoi avere l'intelligence (inteso come l’insieme delle informazioni raccolte) migliore del mondo ma, se non sai interpretarlo, ciò che fornisci a chi deve farne uso non è altro che inutile o fuorviante bad intel, come si dice in gergo. Pensate a un’azienda il cui manager, circondato da yes-men, arriva a illudersi di avere un potenziale superiore a quello di un rivale e di conseguenza incorre in imbarazzanti sconfitte sul mercato. Lo stesso può capitare a un leader narcisista cui i servizi segreti forniscono solo rapporti compiacenti nel timore di deluderlo, infastidirlo e subire punizioni; con la differenza che il leader, una volta disconnesso dalla realtà, provoca un'inutile ecatombe; ne abbiamo un drammatico esempio da un anno a questa parte. Sun-Tzu scuoterebbe il capo.

Ma, prima che i soliti haters decidano di far censurare anche questo articolo, torniamo alla letteratura. Poiché la parte strettamente "umana" dello spionaggio e della politica internazionale non è sostanzialmente cambiata nei secoli, nella sua trasposizione letteraria certi elementi persistono con il mutare di luoghi, situazioni e scenari, da I tre moschettieri di Dumas a Dalla Russia con amore di Fleming. Quindi c'è molto da imparare tanto dai classici del genere quanto da storie scritte ora ma ambientate in altre epoche.
La narrativa spionistica come la intendiamo oggi nacque nei primi decenni del Novecento in Gran Bretagna, già patria del primo intelligence service moderno. Rispecchiando la realtà, mutuò caratteristiche dalla detective story, ma anche dal romanzo esotico-avventuroso e persino da quello erotico: il sesso è del resto un fattore inscindibile dallo spionaggio, se pensiamo a Mata Hari, al Salon Kitty di Berlino, a Christine Keeler (la protagonista dello Scandalo Profumo, in alto nella celebre foto di Lewis Morley) o ai seduttori professionisti della Stasi negli anni Ottanta. Il fenomeno letterario dello spionaggio, complice talvolta una componente propagandistica, esplose in Occidente tra la Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda. Esisteva peraltro anche una spy story sovietica e tra i fan che indusse a diventare eroici agenti del KGB (o, più spesso, biechi burocrati della repressione) ci sarebbe stato anche l'attuale leader del Cremlino.
Come dicevo la volta scorsa, è nel 1960 che appare nelle edicole italiane Segretissimo, collana di Arnoldo Mondadori Editore realizzata sul modello de Il Giallo Mondadori ma dedicata esclusivamente alla narrativa di spionaggio. La sua importanza è tale che viene pubblicata tuttora con successo, con una presenza crescente di romanzi italiani arrivata oggi a mettere in netta minoranza i contributi stranieri alla collana.

Come in ogni sottogenere della narrativa popolare, la spy-story può avere moltissime declinazioni e ibridazioni, la più clamorosa delle quali è quella fantatecnologica, da oltre sessant’anni familiare al grande pubblico attraverso alcune versioni cinematografiche di James Bond 007. Pertanto due film diversissimi come La spia che venne dal freddo (1963, tratto da un capolavoro di John Le Carré) o La spia che mi amava (1977, pellicola fantascientifica che conserva solo il titolo di un romanzo, curiosamente non spionistico, di Ian Fleming) possono rientrare entrambi nella categoria dello spionaggio.
La spy fiction si è mescolata anche con la fantapolitica (l’elaborazione di scenari possibili nel prossimo futuro, sulla base di situazioni attuali), il technothriller (basato su aspetti scientifico-tecnologici attuali, imminenti o ipotetici, in ambito bellico) e il combat thriller (incentrato su operazioni militari più o meno clandestine). E ormai una vicenda di spionaggio ambientata durante le guerre mondiali o la Guerra Fredda può considerarsi narrativa "storica". In tutto questo, s'intende si sono creati stereotipi e schemi ripetitivi, soprattutto a imitazione dei film di 007 di metà anni Sessanta. Ma, pur mantenendo le caratteristiche di base, il filone continua a evolversi: l'Undici Settembre, oltre alle Torri Gemelle, ha spazzato via buona parte dei cliché, insieme all'assurdo slogan secondo cui la spy story sarebbe finita insieme alla Guerra Fredda. Invece, come dichiarò proprio nel 2001 John Le Carré, c'è ancora molto da raccontare.
Nel frattempo, dicevo, si è finalmente consolidata una vera e propria scuola italiana della spy story, il che sarebbe di per sé una notizia se i media nazionali si fossero degnati di accorgersene in questi decenni. Quindi lo dico e lo ripeto. Oltre ai numerosi titoli made in Italy in edicola e ebook da Segretissimo, con e senza pseudonimo straniero in copertina, è appena rinata la collana in ebook di Delos Spy Game - Storie della Guerra Fredda, firmata esclusivamente da autrici italiane e da autori italiani. Eppure, proprio oggi, ci sono parecchi dubbi su cosa sia e come si scriva questo sottogenere fondamentale del mystery e del thriller. Una questione di intelligence, insomma. Vedremo di fare chiarezza nei prossimi articoli.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

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