J. Deaver e A.C.Cappi in una foto di Seba Pezzani |
Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Vi ho parlato la volta scorsa del Modello Patterson, ovvero "rimboccarsi le maniche". Oggi vi parlo del Metodo Deaver, un particolare sistema di organizzazione del lavoro di scrittura. Jeffery Deaver è uno degli autori di thriller più letti al mondo. Vale anche per lui il concetto che, se uno scrittore in lingua inglese riesce ad avere successo sul mercato americano, il resto è tutto in discesa. "Jeff" però il successo se lo è conquistato e ha saputo mantenerlo. Non è da tutti.
Ve lo dimostro C'era una volta un autore (di cui ho parlato anche nell'articolo Chomplotto!) che vendeva sul vasto mercato americano e globale quanto io vendo, persino oggi, sul ben più modesto mercato italiano. Il suo agente proponeva i suoi thriller in giro per il mondo e tutti gli ridevano in faccia.
Poi un'enorme, spaventosa - e persino sospetta - campagna pubblicitaria ha trasformato un suo libro non eccezionale, scopiazzato a destra e a manca, in un megabestseller venduto a un pubblico enorme. Un pubblico che non era né quello solito dei thriller, né quello della particolare nicchia in cui si inseriva, per la quale il suo romanzo era solo un déjà vu.
Il trucco è efficace: se si riesce a far leggere un prodotto imitativo a chi non ha mai letto gli originali, questi lo scambia per una novità assoluta e sorprendente, e crede che l'autore sia un genio.
Gli agenti letterari dicevano agli editori "Questo libro è un bestseller" (prima ancora che l'autore finisse di scriverlo) e chiedevano una cifra da capogiro come anticipo. Sorretto dalla campagna promozionale globale e dal fatto che gli editori di tutto il mondo dovevano venderlo a tutti i costi, per rientrare della somma spropositata pagata per l'acquisto, il libro diventò un bestseller. A quel punto i romanzi precedenti dell'autore, fino a prima snobbati, furono rilanciati e venduti ovunque. Poi il fenomeno si è esaurito e i suoi (pochi) libri sono tornati a vendite modeste. L'ho intravisto mesi fa online mentre reclamizzava un suo corso di scrittura ma, francamente, secondo me, non ha nulla da insegnare.
Da Jeffery Deaver, invece, c'è moltissimo da imparare.
Jeff è molto rigoroso. Stabilisce quale sarà il tema del suo prossimo romanzo e comincia a documentarsi. Studia molto di più che se dovesse preparare il più complesso degli esami universitari. Diventa un autentico esperto su quell'argomento. Su tale base elabora una traccia dettagliata del romanzo, in cui ogni indizio, ogni colpo di scena, ogni mistero destinato a creare suspense viene progettato per costruire una macchina perfetta.
Solo a questo punto Deaver si mette all'opera. Ogni giorno, come se andasse in fabbrica, scrive i capitoli che si è prefissato.
Non esiste il timore della pagina bianca, sa già cosa deve fare.
Non c'è spazio per l'indolenza: entro sera deve essere arrivato al punto stabilito.
Non ci sono alibi del tipo: "Oh, oggi non sono ispirato..." Deve lavorare e lavora.
E, mentre scrive, Jeff deve tuffarsi nei lati più oscuri dell'animo umano, anche quelli in cui chiunque di noi avrebbe paura e guardare.
Affronta tutto come Michelangelo affrontava il lavoro nella Cappella Sistina: ci sarà senz'altro qualche noiosa fase tecnica, ma è essenziale per completare l'opera.
Quando ha finito, il romanzo è pronto ed è un bestseller fatto e finito.
Ci sono voluti ingegno, talento e creatività. Ma da soli non bastano, occorrono anche impegno, dedizione, tempo e lavoro.
Questo per dire che il successo di un singolo romanzo, anche mediocre e non originale, può essere dovuto a una costosa campagna promozionale, a un passaparola artificiale e all'imposizione forzata sul mercato, perché un volume di cui si stampa un milione di copie che vanno a riempire a forza le librerie ha più probabilità di vendita di un altro con una tiratura normale, i cui meccanismi di distribuzione sono quelli che ho descritto in altre occasioni in questa rubrica.
Ma un successo continuativo, la fidelizzazione di lettrici e lettori dal palato esigente, si ottengono solo con metodo e impegno, oltre che con le capacità di inventare trame e l'abilità nello scriverle.
Le autrici e gli autori che subiscono la spinta incessante a generare storie hanno bisogno di lettrici e lettori fedeli. Quindi si devono imporre rigore, disciplina e, come spiegherò in un'altra occasione, autocritica.
C'è solo un aspetto del Metodo Deaver in cui non mi identifico: personalmente preferisco la Tecnica Westlake-Stark, che trovo altrettanto efficace, anche se non meno impegnativa. Ma di questo parliamo la prossima volta.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.
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