jueves, 11 de marzo de 2021

Vita da pulp - Il Modello Patterson

A. C. Cappi in una foto di Arianna Zini

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

La scrittura implica impegno e lavoro. Chi nasce con una propensione al pulp, quindi con una spinta incessante a creare storie, deve conciliare il tempo dedicato alla narrativa con quello necessario per attività retribuite. Perché, specie sul mercato italiano, mantenersi con la scrittura diventa sempre più difficile. Ma in ogni caso, nemmeno nei tempi migliori e in qualsiasi land of opportunity, diventare romanzieri è mai stato facile, immediato o remunerativo. Anche se molti ancora lo credono, non è vero che chiunque possa scrivere un libro, diventare famoso e vivere di rendita.

La volta scorsa citavo James Patterson. Oggi, dopo quarantacinque anni di attività, l'autore è titolare di un franchise di enorme successo ed è considerato lo scrittore più ricco del mondo. Data la grande quantità di co-autori accreditati che ora si alternano sulle sue serie e sui libri stand-alone, non è nemmeno chiaro quanto di ciò che esce sotto il suo marchio sia scritto personalmente da lui e quanto sia invece il lavoro di uno staff sotto la sua direzione e la sua garanzia di alta qualità.
Patterson è stato senz'altro avvantaggiato dallo scrivere in inglese, lingua che arriva in tutto il mondo, e di partire da un mercato vasto come quello americano... dove peraltro ci sono autori bravissimi che non hanno raggiunto la sua stessa visibilità. Le alchimie che portano al successo sono sempre imperscrutabili e forse la grande esperienza di questo scrittore in campo pubblicitario gli è stata d'aiuto per conquistare il proprio spazio.
Ma, per scrivere i suoi primi romanzi, Patterson si metteva all'opera ogni mattina a ore antelucane, così da avere qualche pagina al suo attivo prima di andare in ufficio. Tenace e professionale, giorno dopo giorno costruiva romanzi scanditi dalla suspense, con trame complesse e impeccabili. Non diceva "Come faccio a scrivere romanzi gialli se devo lavorare tutto il giorno?" Come si suol dire, si rimboccava le maniche.
Per restare dalle nostre parti, il collega e amico Stefano Di Marino - l'autore di narrativa di genere più prolifico, più venduto e più letto in Italia - consiglia di scrivere metodicamente cinque pagine al giorno: in un paio di mesi avete scritto un romanzo.

Scrittrici e scrittori di genere non hanno, di solito, la pretesa di creare opere d'arte. Preferiscono la definizione "artigianato". Ma ciò che fanno implica lavoro. Non è detto che sia adeguatamente retribuito - e spesso che sia retribuito - e di sicuro non avranno il successo e i guadagni di Patterson. Ma l'impegno è necessario. Dall'altra parte ci sono lettrici e lettori che non vanno turlupinati. Certo, alcuni saranno di bocca buona, altri saranno più esigenti e selettivi, e non accetteranno un prodotto mediocre, approssimativo, di routine.
Chi scrive ha l'obbligo di dare il meglio a chi, si spera, lo leggerà.
Quando sono entrato in questo mondo, negli anni Novanta, si poteva ancora vendere un racconto a una rivista (come ai tempi del pulp) e gli editori, quelli onesti, davano un anticipo alla firma del contratto per un libro. Non è durato a lungo. Ma per chi arriva oggi è ancora più difficile: oltre alla crisi post-Tangentopoli del 1992, quella globale del 2008, quella del Covid-19, abbiamo avuto decenni di disaffezione generale alla lettura.
Oggi non ci si può illudere di avere successo sul mercato italiano con un prodotto che ai nostri connazionali interessa sempre meno. Ormai è improbabile vedere un centesimo per un racconto e gli anticipi per i romanzi sono passati di moda: la maggior parte delle case editrici non se li può più permettere. Le tariffe nel settore sono ferme e talvolta scendono. Le royalties calano per la scarsità di vendite.
Vivere di scrittura è molto difficile, anche per un professionista.
Se non si vuole appendere la tastiera al chiodo, bisogna applicare il Modello Patterson: mettere d'accordo l'impegno di scrivere con il lavoro che ci dà da vivere. Forse l'abbinamento ideale sarebbe un impiego ben retribuito ma poco impegnativo in termini di tempo e sforzo mentale, che lasci ampio margine per il resto.
Beninteso, non so se esista nel XXI secolo.

Da questo punto di vista, mi considero molto fortunato. In un modo o nell'altro, mi sono sempre occupato di libri e da parecchi anni posso svolgere quasi interamente le mie attività ovunque mi trovi, a patto di avere un computer e un wi-fi, il che mi ha permesso di non chiudere bottega nel periodo di lockdown.
Certo, per i motivi che ho indicato sopra, i libri guadagnano sempre meno. L'unico modo per frenare il calo delle entrate è stato aumentare il carico di lavoro, almeno finché mi è stato possibile: un serio problema alla vista nel 2014 mi ha convinto che il corpo umano non sia fatto per superare senza interruzione le 135 ore settimanali, quindi attualmente anche nei periodi più impegnativi cerco di non andare oltre le 105.
Ma durante la pandemia abbiamo visto persone che hanno affrontato ben di peggio in prima linea nella lotta contro il Covid e c'è anche chi è caduto sul campo. Quindi non mi posso certo lamentare.
Tuttavia, se qualcuno mi invidia perché in pochi mesi pubblico più libri di quanti lui ne abbia scritti in tutta la sua vita, gli ricordo che a me nessuno ha mai regalato nulla, semmai il contrario. Chiunque abbia talento può provarci, a patto di ricorrere al Modello Patterson, al Metodo Deaver (di cui parleremo la prossima volta) e a una sana autocritica (parleremo anche di questo). 

Continua...



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

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