martes, 5 de agosto de 2025

Vita da pulp - L'ideale del libro (di Stefano Di Marino)

Stefano Di Marino interpreta un suo personaggio:
ritratto di Roberta Guardascione da "I Professionisti".


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 
con un articolo completo di Stefano Di Marino (1961-2021)

Questa volta non sono io a scrivere, mi limito a riportare una testimonianza importante sulla vera "cultura popolare" (nessun riferimento al Ministero che un secolo fa volle manipolarla e soffocarla).
Dal 2021, per le moltissime persone che, per amicizia o lettura, erano legate a Stefano Di Marino, alias Stephen Gunn e molti altri pseudonimi, il 6 agosto, oltre all'anniversario di Hiroshima - quest'anno l'ottantesimo - ospita una ricorrenza più diretta e personale: il suicidio di un uomo che, come ho spiegato in passato in questa rubrica, rappresenta il massimo livello del "celebre scrittore ignoto".
Non si può definire altrimenti un autore che, con centinaia di titoli di successo, migliaia di articoli, un lavoro enorme coronato da milioni di copie vendute (perlopiù a prezzi "popolari" e accessibili), è stato reso sempre più invisibile in vita, fino a essere indotto a morire - se non altro - alle proprie condizioni.
Ho già raccontato di come e perché io abbia acquisito la proprietà delle sue opere dell'ingegno per poterle portare in salvo dall'oblio. Ho cominciato con la pubblicazione dell'antologia I Professionisti, che oltre al suo La morte tatuata e a racconti di chi ha imparato molto da lui, raccoglie una serie di brevi saggi sulla narrativa popolare e, in particolare, la spy story come epica moderna. Oggi, a quattro anni dal suo addio, propongo qui un suo articolo molto significativo datato 5 aprile 2013. Scrive Stefano Di Marino:

Prima di cominciare questo lavoro (ventitré anni fa, ma probabilmente anche un po’ prima se consideriamo gli anni di collaborazioni varie non qualificabili come professionali, diciamo di "apprendistato") (N.d.R.: l'epoca cui si riferisce è quella del suo esordio ufficiale, il 1990) avevo un’idea completamente differente del mondo editoriale e delle meccaniche che lo regolano. Avevo l’ideale del libro ben scritto, avvincente, della professionalità che paga senza aiuti e spinte. Ero anche giovane e, quando si è giovani, è giusto tendere a un mondo dove certe brutture sono relegate ad altri campi, che non ci competono.
Essendo cresciuto con la passione per l’Avventura, raccontata ma anche letta e vista nei fumetti, nei romanzi (fossero questi in hardcover o in economica, non facevo differenza) e nei film. Tutto serviva ad alimentare la mia passione, il desiderio di migliorare, di imparare. Per poter dar vita al mio mondo immaginario.
Ero anche convinto che, se mai fossi riuscito a farmi pubblicare un paio di libri, il resto della mia carriera sarebbe proseguito speditamente. Non avrei avuto vincoli nella scelta dei tempi, la casa editrice mi avrebbe promosso e sostenuto, non avrei dovuto correre dietro a contratti e pagamenti come se uno chiedesse l’elemosina. Insomma stavo "studiando" per diventare narratore e ci mettevo tutto il mio impegno.
In seguito ho capito qual è la realtà. Non mi lagno. Alla fine, se mi guardo indietro, ho fatto tante e tali cose da poter essere realmente soddisfatto; e tutto ciò che di brutto, meschino, poco professionale che ho visto in seguito ben poco conta rispetto alla soddisfazione che ho avuto di poter vivere del lavoro che avevo scelto. A volte devo anche ricordarmelo perché, in tempi bui, è sin troppo facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, vedere solo il bicchiere mezzo vuoto e lamentarsi perché altri godono di privilegi che vorremmo per noi.
Io sono ciò che sono. Un narratore (più che uno scrittore, l’ho detto più volte), ma anche un amante di viaggi, avventure di vario genere vissute nella realtà e rielaborate con la fantasia. Non mi interessa realmente essere inserito nella letteratura. Certo, mi fa piacere vedere il mio nome stampato in copertina, riterrei giusto ricevere qualche riconoscimento (e qualche soldino) in più, però, di fatto, ammettiamolo: io sono nato con la Cultura Popolare e credo di averla praticata con passione e successo. E ancora voglio continuare a farlo.
Non si tratta neanche di considerarlo un lavoro, anche se nel mio caso lo è diventato. Meno male, perché le difficoltà di oggi hanno un po’ azzerato la distanza tra "impiego normale" e "attività creativa". Pensate cosa vorrebbe dire fare un mestiere di routine con il rischio di perdere il posto, ma senza tutte le soddisfazioni derivanti dall’aver fatto ciò che si desiderava… È un’esperienza molto più totalizzante. Io credo che un po’ bisogna esserci nati.
Personalmente, non ricordo un periodo della mia vita in cui non sono stato immerso in questo mondo che mescola fantasia e realtà. Anche senza saperlo, mi stavo preparando per svolgere l’attività di oggi. Che si protrae per ventiquattr'ore al giorno, tutti i giorni. A volte anche senza che uno se ne accorga, perché tutto finisce per arrivare al momento creativo del tuo lavoro. E uno lo fa perché è la passione, il desiderio di esprimersi in questo modo, rielaborando esperienze personali esuggestioni fantastiche in un modo "suo", che è gusto e professionalità insieme.
Certo, se diventa un lavoro, la parte economica è importante ma alla fine non è essenziale. Io finisco per scrivere moltissimo, partecipo a eventi anche gratuitamente. Mi farebbe piacere che a livello economico ci fosse un adeguato riconoscimento per tutto. Ma, se a volte non succede e non è possibile, non è una ragione sufficiente per mollare. Sarà perché, di carattere, detesto l’ignavia, gli atteggiamenti rinunciatari.
Ovvio che a volte capitano batoste che per un poco ti lasciano al tappeto. Però poi la voglia di riprendere e di cercare una strada nuova riemerge sempre. Chiaro che un atteggiamento del genere in alcune occasioni ti porta a essere facile preda di chi sfrutta il tuo entusiasmo. Ma non avere entusiasmo è molto più meschino. Quasi come pubblicare una cosina e autodefinirsi anche pubblicamente "scrittori". Lo so, più volte ho affermato che questo lavoro andrebbe lasciato ai professionisti e sempre mi vien fuori il collega più giovane che magari ha pubblicato un libro e si sente già arrivato ma non può lasciare la sua altra attività, che si sente chiamato in causa.
So perfettamente che in Italia, oggi e agli inizi, se non si è dei geni o dei fortissimi raccomandati non si può vivere esclusivamente di scrittura. E che agli esordi tutti hanno un’altra professione. L’esclusività di cui parlo ha una radice diversa, più mentale che materiale. È, appunto, quel concetto di cui parlavo precedentemente: una professione, quella del narratore, che coinvolge ogni minuto. Perché la mente creativa non smette mai di cercare, di osservare, di elaborare, magari senza che ce ne accorgiamo, elementi che ci verranno utili in futuro.
A tutti quelli che vogliono intraprendere questo lavoro (che, ripeto, non è facile e forse riserva prove durissime più che soddisfazioni) vorrei raccomandare di farsi un bell’esame di coscienza. Se lo fate solo per diventare qualcuno, per vedere il vostro nome in copertina o addirittura per diventare ricchi…ripensateci. State sprecando tempo e basta. Se invece come me avete sviluppato un interesse quasi maniacale per la Cultura Popolare, per i racconti, le esperienze che vi portano a contatto con quel mondo che è dominato dal vostro gusto particolare, allora non abbiate paura di cercare, di sperimentare, anche se quello che preferite è "controcorrente".
Magari per tirar su un po’ di soldi sarò costretto a scrivere altro, a tradurre, a consigliare quel che si vende; ma dentro di me devo avere la coscienza del perché mi piace una cosa invece che un’altra. Di ciò che voglio leggere, vedere o raccontare. E crederci. Così sono nati i miei libri migliori, i saggi, le riviste, i fumetti. Ma è stata anche la linea guida che mi ha spinto di occuparmi di fotografia, di viaggi, di sport, di storia, a legarmi con alcune persone invece che altre, in modi e tempi che all’esterno possono essere apparsi poco produttivi.
Che importa? La mia attività creativa è un’espressione di me stesso. Mi fa un immenso piacere condividerla con altri e di certo mi sento lusingato quando ricevo degli apprezzamenti. Però, alla fine, sono sempre io quello che decide la strada da percorrere per quanto impervia essa sia. E sono sempre scelte che risalgono indietro nel tempo, a stimoli e cose viste e vissute da ragazzino che poi si sono sviluppate, approfondite.
Che senso ha scrivere un saggio su generi cinematografici magari dimenticati e poco praticati oggi? O intestardirsi a raccontare avventure con un piglio che appare controcorrente? Be’, alla fine lo stesso senso che ha andare a cercare un sentiero su una montagna lontanissima, o un vicolo in una vecchia città lontano dai quartieri turistici, a frequentare certe donne invece che altre, a praticare come permette l’età una disciplina che oggi non è più di moda. Sono tracce di me. E la Cultura Popolare che anima chi la produce e chi ne usufruisce di passioni ed emozioni dovrebbe essere così. Libera, semplice, personale.

jueves, 24 de julio de 2025

lunes, 16 de junio de 2025

Vita da pulp - Wow Blues

Giardini Oreste Del Buono, fuori dal Wow (fotocappi)

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di
 Andrea Carlo Cappi

Mi aspettavo molto di più da una città come Milano. Avevo avuto una buona impressione quando il 7 dicembre 2021 il sindaco Giuseppe Sala consegnò la medaglia cittadina - l'Ambrogino d'oro, così chiamato dal patrono locale Sant'Ambrogio, che ricorre nel calendario in quella data - ad Andrea G. Pinketts, nelle mani di noi rappresentanti dell'Associazione Culturale dedicata al defunto scrittore. L'unica precedente consegna di Ambrogini d'oro cui mi fosse capitato di assistere risaliva agli anni Ottanta e dava l'impressione di celebrare i servi fedeli del Partito Socialista Craxiano che dominava la metropoli e non solo (c'ero capitato perché la mia fidanzata di allora era stata reclutata come valletta, in costume da marinaretto, il che dà l'idea dello stile della cerimonia a quei tempi).
Insomma, nel 2021 avevo sperato che Milano potesse tornare a essere una città che dava peso alla cultura, nonostante ciò che era diventata nei quattro decenni precedenti: un luogo in cui sostanzialmente conta solo il denaro, senza fare nemmeno troppo caso alla sua provenienza. Il che crea in tutto il resto d'Italia un fastidioso equivoco: l'idea che tutti i milanesi siano ricchi e pensino solo a far soldi. Un grave errore, perché i veri milanesi (di qualsiasi effettiva provenienza geografica) sono sempre stati gente che lavorava sodo, mossa più dal senso del dovere che dall'arricchimento personale.
Ma in questi giorni Milano ha fatto davvero una pessima figura e con essa l'amministrazione cittadina "di sinistra" (o presunta tale), portando acqua al mulino dei suoi detrattori.

A. C. Cappi alla Mostra di Diabolik al Wow (foto A. Pasini)

Nell'aprile 2011 a Milano, nell'area dell'ex fabbrica di panettoni Motta (ed ex rimessa tramviaria) in viale Campania 12 si insediò il Wow-Spazio Fumetto/Museo del Fumetto di Milano, gestito dalla Fondazione Franco Fossati. L'edificio, in affitto dal Comune, fu da questa rimesso in sesto e trasformato in un centro culturale attivissimo, sede di una vasta collezione e teatro di esposizioni, attività didattiche, incontri e presentazioni di libri, non solo a fumetti. Il FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano - nella categoria "musei e biblioteche" lo annovera tra i "luoghi del cuore", primo a Milano e tra i primi dieci a livello nazionale.
In questi quindici anni di attività vi sono state ospitate duecento mostre, quindi in media più di una al mese (e altre cinquanta sono state allestite altrove con la collaborazione del Wow) sui temi del fumetto, dell'illustrazione, dell'animazione, con due criteri: le storie raccontate dai fumetti e le storie raccontate attraverso i fumetti. Io stesso non so a quanti eventi ho partecipato, come spettatore, ospite, relatore o sostenitore. In un caso, per seri problemi di salute di uno degli organizzatori, sono subentrato all'ultimo momento per rendere possibile un evento con numerosi ospiti che altrimenti sarebbe saltato. Lo scorso autunno, dopo avere conosciuto gli eredi di Quino, misi il Museo del Fumetto in contatto con l'agenzia che rappresenta il grande autore argentino, per realizzarne una mostra nella città che lo aveva ospitato negli anni dell'esilio. Ma non la vedremo molto presto.
Il Wow non è un'attività commerciale. La sua libreria è il bookshop di un museo, il suo bar non è un locale alla moda sui Navigli o una discoteca per VIP. In certi periodi, soprattutto dopo i due anni del Covid, dovendosi preoccupare di adeguare l'edificio alle necessità e alle normative... e anche di pagare il personale, si è trovato a corto di soldi e in ritardo con il pagamento dell'affitto, rimediando appena possibile. Sicché, avvicinandosi la scadenza della concessione e ben prima di aprire un nuovo bando per l'assegnazione dello spazio, il Comune di Milano gli ha mandato lo sfratto. Come un inquilino abusivo, un malefico parassita della società che ruba soldi ai contribuenti. Con quattro PEC e l'invio dei vigili urbani. Mettendo poi in giro la voce che fosse tutta colpa di quelli del Wow, "fumettari con la testa tra le nuvolette", "disorganizzati", e persino che quelle dello sfratto fossero fake news.

Il Visconte sfida l'Uomo Tigre al Wow (foto S. Di Marino)

Per il Wow il costo di un trasloco di tutto il materiale (seppellendolo in un magazzino) sarebbe tale da impedire di pagarne un altro per rientrare, qualora potesse soddisfare i requisiti del nuovo bando. Il polverone sollevato dalla notizia, a livello nazionale, ha fatto sì che il Comune si rendesse conto di quanto stava combinando e rimandasse lo sgombero delle masserizie almeno fino a quando si chiarirà a chi verrà assegnato lo spazio. La fine è ancora da scrivere. Ma intanto, la sera del 15 giugno, dopo che una folla enorme si era riversata al Museo del Fumetto per quello che potrebbe essere stato l'ultimo saluto, le sue porte sono state chiuse al pubblico.
Succede, con le proprietà del Comune di Milano. Tempo fa è sparito l'Urban Center nella Galleria Vittorio Emanuele, riconvertito in un più redditizio negozio di abbigliamento. Alla fine dello scorso anno si è parlato a lungo dell'affitto scaduto per Le Trottoir, situato in uno dei dazi di piazza XXIV maggio, locale divenuto un punto di riferimento artistico e culturale, grazie anche al fondamentale contributo di Andrea G. Pinketts; ma in quel caso, anche se duole dirlo (pensando oltretutto a quale destino possa toccare agli storici murales della sala dedicata allo scrittore) si trattava almeno sulla carta di un'attività commerciale. La colpa del Wow-Spazio Fumetto pare invece quella di essere esclusivamente un amatissimo polo culturale italiano e non una macchina per fare soldi. Quanto alle accuse di "disorganizzazione" che gli sono state rivolte, be', provate ad aspettare in piena estate sotto il sole il bus 42; o controllate lo slittamento della fine dei lavori alla linea tramviaria in via Suzzani, che continuano a creare problemi nel traffico. Chi non è senza peccato, eviti di lanciare cubetti di porfido.
Ma vedo anche, da certi commenti, che per qualcuno sono solo "due fumetti", quindi forse non si tratta di "vera" cultura da agiato salotto radical chic. Il che mi ricorda quando, otto anni fa, ho dovuto lasciare il mio vecchio appartamento milanese, appartenuto alla mia famiglia per settant'anni, perché non potevo permettermi di pagare spese condominiali sempre più gonfiate e insostenibili. A certa gente dà fastidio avere intorno noi poveri.

Roberta, studentessa alla Scuola del Fumetto, Milano,
all'ultimo giorno di apertura del Wow (fotocappi)

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito su Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre settanta titoli tra romanzi, raccolte e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker, dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse serie tra spy story e noir: MedinaNightshadeSickroseBlack e Dark Duet. Come autore di narrativa tie-in ha lavorato su Martin Mystère (vincendo nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Ha dato vita inoltre alle serie Cacciatore di libriStanislawsky Danse macabre. Membro di IAMTW, World SF Italia e Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui cura le antologie annuali; è membro delle giurie del Premio Di Marino-Segretissimo e del Premio Michele Serio; è direttore editoriale di M-Rivista del Mistero presenta (Ardita Edizioni) e della collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook (Delos Digital).

miércoles, 11 de junio de 2025

Al Diavolo!

Caronte, di Gustave Doré

Poesia di Fabio Viganò

Varcherò lo Stige e rivedrò la luce.
Sfiderò anche l'Ade, pur di rivedere te.
Dimenticherò il buio del mondo pavido,
del cammino di un uomo ormai perso.

Varcherò lo Stige, mi diranno beato.
Lucifero, qualora esistesse, s'inchinerà.
Caron occhi di bragia sorriderà
della mia astuta scelta di sapienza.

Tu resterai nella luce, farfalla inebetita,
circondata da falsità ed apparenti bontà.
Il mio amore è fuoco, impeto, passione.
Come al sole Icaro, tu, ignara, svanirai.

Vita da pulp - Grand Tour

Da sinistra: Roberta Guardascione, A. C. Cappi, Denise Jane e Simone Faré,
con il poster "Spy Story" al Festivallo (foto: S. Stefanelli)


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Come scrivevo tre settimane fa nel precedente post di questa rubrica, da anni non mi capitava di trascorrere di fatto una decina di giorni "in tour", passando da un festival all'altro, scoprendo o riscoprendo luoghi, incontrando amici vecchi e nuovi. In questo post troverete alcune foto e i video, richiestissimi da chi non poteva essere presente, di due degli eventi cui ho partecipato; e, in appendice, i rigraziamenti a coloro che hanno reso possibile tutto ciò (sperando di non avere scordato nessuno). Abbiate però la pazienza di leggere sino in fondo, dove si parla di una questione importante attualmente in sospeso che riguarda il Museo del Fumetto di Milano, noto anche come Wow-Spazio Fumetto.
In viaggi come questo c'è anche il lato, si fa per dire, "avventuroso": lunghi tragitti in treno, sperando di non perdere le coincidenze (a volte l'unica possibilità è attraversare la stazione di corsa) con uno zaino in spalla, un trolley pieno di libri e un carico addizionale sempre maggiore. Vige la Legge di Casals, una conclusione fenomenologica cui era giunto anni fa lo scrittore e ingegnere spagnolo Pedro Casals: in un tour di presentazioni, il volume del tuo bagaglio - con il materiale acquisito fra una tappa e l'altra, con la biancheria non più ordinata e stirata come alla partenza - è destinato inevitabilmente ad aumentare.
Il preludio è stata la trasferta a Roma del 24 maggio, in giornata, per la presentazione di Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna (il libro perduto di Profondo rosso) con il padrone di casa del Profondo Rosso Store di via dei Gracchi 260 - Luigi Cozzi, scrittore e regista, qui in veste di editore e co-autore del volume - in compagnia della co-progettista/co-autrice/illustratrice Roberta Guardascione e dei due co-autori romani Paolo Di Orazio ed Enrico Luceri. Ma è stata anche l'occasione per incontrare la fondatrice e titolare di Ardita Edizioni (la casa editrice di M-Rivista del Mistero presenta), per fare una nuova visita al Museo degli Orrori di Dario Argento, e per scambiare due chiacchiere con una leggenda dei nostri cinema e tv: generoso non solo di aneddoti, Luigi Cozzi ha fornito preziosissimi contributi ai prossimi numeri di M-Rivista del Mistero presenta. Qui il video della presentazione.


Il 29 maggio, completato l'articolo di apertura per il prossimo numero de Il Grande Diabolik, ho lasciato Milano alla volta di Cassino, dove ero atteso al NeroVivo Festival per un incontro sul "Re del Terrore" e le sue creatrici, le sorelle Giussani, insieme a due esperti dei fumetti che negli anni Sessanta rivoluzionarono la letteratura disegnata. Luigi Di Santo e Davide Steccanella (autore de La filosofia di Diabolik e Alan Ford, Mimesis), sotto la conduzione di Salvatore OlivaAl termine della serata, l'organizzatore del Festival, Sandro Mariani, ha consegnato nella mie mani - come rappresentante della redazione - il Premio NeroVivo alla carriera a Diabolik, con la proiezione di un video di ringraziamento del direttore e principale sceneggiatore della serie, Mario Gomboli.
L'indomani dovevo assolutamente partire per la Calabria, dove per ragioni "private" il 31 maggio si è riunito l'intero gruppo del Premio Torre Crawford; a proposito: manca poco più di un paio di settimane alla scadenza del nostro bando di concorso 2025 per racconti inediti di speculative fiction, affrettatevi! Nel frattempo mi ero dato da fare anch'io, scrivendo in treno il testo di una breve "sceneggiata" di cui proprio il 31 è stata data la prima e suppongo unica rappresentazione mondiale sul Belvedere di San Nicola Arcella (Cosenza) interpretata da me, Brunella Biancaniello e Claudio Bovino (nel ruolo di Gino 'a Carogna, in cui resterà ormai intrappolato, vittima del typecasting).
Così il Premio NeroVivo cominciava il suo vorticoso viaggio per l'Italia, trovandosi a passare anche dai luoghi delle riprese di Diabolik, chi sei?, terzo capitolo della trilogia dedicata al personaggio dai Manetti bros.: l'isola Dino, che nel film diventa la leggendaria isola di King. La vedete alle mie spalle nella foto qui sotto, scattata da Gino 'a Carogna... pardon, Claudio Bovino, che poi, oltre a essere il fotoreporter del Corriere del Mystero, è anche uno dei validi autori presenti in Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna e in M-Rivista del Mistero presenta "I Professionisti".


Il 2 giugno approdavo al Vomero, dove il Premio NeroVivo poteva sentirsi a casa: Diabolik campeggia anche sul manifesto del Festival del Giallo Città di Napoli (alias 'o Festivall, alias il Festivallo). E mi trovavo a casa anch'io, che in quel quartiere avevo partecipato a vari eventi, tra cui lo storico Lezioni di giallo, svoltosi per un mese intero in tutte le sedi Fnac italiane simultaneamente. Del resto la sera stessa ero a cena con lo staff del Festivallo e da quel momento e nei giorni successivi avrei ritrovato parecchi amici. Tra le tante persone mi limito a citare Eva Serio, impegnata nella selezione dei finalisti del premio intitolato alla memoria di suo padre, lo scrittore napoletano Michele Serio.
La mattina del 3 giugno partecipavo alla conferenza stampa in Municipio, parlando di Diabolik e di spy story italiana. Oltre a presentarmi come "un pezzo di storia del giallo italiano", il direttore della manifestazione, Ciro Sabatino, si è prestato poi come "testimonial" di M-Rivista del Mistero presenta in una foto scattata sulla funicolare del Vomero, dopo che Arnaldo Tony Matania aveva assicurato la presenza delle copie alla libreria del Festivallo.
Il 5 giugno si è alzato il sipario. Alle sette di sera Denise Jane alias Denise Antonietti - principale responsabile della mia presenza - e io abbiamo affrontato i temi di nostra competenza: la narrativa di spionaggio, in particolare quella made in Italy, e le sue analogie con le storie criminali (Diabolik innanzitutto). Non va dimenticato che Denise, oltre a essere una delle principali conduttrici di incontri al Festivallo, è autrice di spy story per Segretissimo Mondadori e, da fine maggio, per la collana Spy Game - Storie della Guerra Fredda (Delos Digital). Inoltre lei e un altro autore di Segretissimo - Simone Faré, ospite a sorpresa del Festivallo - sono entrambi presenti in M-Rivista del Mistero presenta "I Professionisti", che al "Bar Pilade" allestito a Palazzo Belvedere ha avuto il suo primo battesimo pubblico. Non poteva mancare neanche Roberta Guardascione, l'ideatrice di nuove forme di illustrazione pulp, responsabile di copertina e immagini anche per la nuova pubblicazione di Ardita Edizioni. Qui sotto il video dell'incontro, ripreso da Salvatore Stefanelli.


Ma il 6 giugno aspettavano me - e, nel mio trolley, il Premio NeroVivo, ormai mio fidato accompagnatore e portafortuna - un nuovo festival e un nuovo incontro: a Giallo Grosseto, dove ad accogliermi ho trovato lo scrittore Carlo Legaluppi, organizzatore della manifestazione e conduttore dell'evento serale con Marco e Antonio Manetti (in un intervallo del loro tour promozionale per il nuovo film, U.S. Palmese). L'evento (si veda la foto sotto) era dedicato, s'intende, a Diabolik, il personaggio che ci ha visti collaborare alla trasposizione in romanzi della loro trilogia cinematografica. Scenario del festival: la suggestiva sede della Pro Loco, una "troniera" nelle mura medievali della città.
Ho colto l'occasione per fare omaggio ai Manetti di copie di Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna e di M-Rivista del Mistero presenta "I Professionisti"... estorcendo anche a loro le foto come "testimonial"; la pazienza di Marco, in particolare, è proverbiale: si ricorda ancora dei miei ossessivi messaggi Whatsapp in cui gli chiedevo i dettagli di tutti i veicoli d'epoca impiegati nelle riprese dei film di Diabolik.
Ma nel frattempo anche un'altra ospite di Giallo Grosseto - dedicato alla memoria della coppia di scrittori Fruttero & Lucentini - si stava visibilmente entusiasmando al lavoro di Roberta Guardascione sul "libro perduto di Profondo rosso": la scrittrice Carlotta Fruttero (figlia di Carlo Fruttero); sicché ho invitato anche lei a farsi ritrarre con una copia del libro, che l'ha poi accompagnata a casa insieme a un paio di miei romanzi di Diabolik.


E il giorno dopo ero di nuovo in treno, alla volta di Milano. Ne approfittavo per mettere su Instagram e, simultaneamente su Facebook, una divertente fotografia dei Manetti Bros.
Che su Facebook avrebbe avuto vita breve, perché qualcuno l'avrebbe presto "segnalata" con l'accusa di tentare di carpire "dati sensibili" agli utenti; a questo scopo l'immagine avrebbe dovuto essere accompagnata da un link a un sito sospetto, ma non c'era alcun link, tantomeno a qualcosa di sospetto; purtuttavia Facebook ha fatto scattare la procedura d'emergenza, bloccando il mio profilo e l'intera rete di pagine a esso collegate, frutto di sedici anni di lavoro, con la minaccia di rendere irrevocabile il provvedimento.
Per fortuna, dopo il mio "ricorso", gli strumenti di controllo hanno verificato che dalla mia pagina non proveniva alcuna attività di phishing e si sono limitati a rimuovere la "pericolosissima" fotografia che vedete qui sotto. Questa volta l'individuo che da tempo tenta di "cancellarmi" - di cui, pur non avendone le prove, potrei indicare nome e cognome con scarse probabilità di sbagliarmi - è riuscito solo a farmi perdere un po' di tempo e crearmi un ennesimo fastidio.

La foto "censurata" dei Manetti bros. (Fotocappi)

Il Premio NeroVivo tra poco arriverà alla sua destinazione finale, la redazione di Diabolik. Tuttavia - a proposito di fumetti - dopo avere assaggiato per oltre una settimana il fermento culturale in giro per l'Italia, sono venuto a conoscenza di una pessima notizia, che riguarda la mia stessa città. Il Wow-Museo del Fumetto, gloriosa istituzione milanese (dal 2011), è da alcuni mesi sotto sfratto dalla sede messa affittatagli dal Comune... e dal Wow stesso peraltro restaurata a proprie spese, trasformando tutta l'area in un importante luogo di incontro, socializzazione e cultura. Ne parlavo giusto l'altra sera con Carlotta Fruttero e i Manetti bros. L'istituzione avrebbe la possibilità di vincere un bando che le permetta di conservare la sede, ma poiché le è stato intimato di andarsene, una volta effettuato e pagato il trasloco (stiamo parlando di un Museo!!!) non potrebbe più rientrarvi nemmeno se riuscisse a riaggiudicarsi lo spazio. A Milano non siamo tutti ricchi e un trasloco immenso costa: una volta andati via, non ci si può più permettere di tornare.
La burocrazia milanese, sorda a tutto fuorché al fruscio delle banconote, se n'è accorta solo dopo il frastuono di proteste sollevatosi in tutta Italia dalla notizia dello stratto esecutivo del Wow e ora farfuglia che potrebbe trovarvi rimedio... ora, quando mancano pochi giorni alla data dell'espulsione decretata dal Comune. Quindi la fine della vicenda non è ancora scritta. Domenica 15 giugno 2025, dalle 15.00 alle 20.00 il Wow-Museo del Fumetto di viale Campania 12 apre le sue porte per quella che ancora speriamo non sia l'ultima volta (anche se dopo quella data dovrà in ogni caso chiudere i battenti per ordini superiori e tenersi pronta a sloggiare, annullando tutte le attività previste). Io ci sarò, insieme a moltissime altre persone, per difendere un avamposto della cultura - e della cultura popolare - dalla "cultura" dell'ignoranza e del denaro a ogni costo, che tutto il resto d'Italia ormai associa purtroppo a Milano e ai milanesi. Il che, da milanese, non mi piace affatto.


Ringraziamenti:
-a Roma: per Luigi Cozzi, lo staff del Profondo Rosso Store e Ardita Edizioni
-al NeroVivo Festival di Cassino: per Sandro Mariani, Rita Cacciami, Salvatore Oliva e la Libreria Mondadori
-all'intera famiglia (non si può chiamare altrimenti) del Premio Torre Crawford
-dentro e fuori il Festival del Giallo Città di Napoli: per Ciro Sabatino, Denise Jane Antonietti, Arnaldo Tony Matania, Salvatore Stefanelli e la libreria IoCiSto
-a Giallo Grossetto: per Carlo Legaluppi, lo staff della Pro Loco e la Libreria Mondadori, con la partecipazione straordinaria di Carlotta Fruttero
-al Wow-Spazio Fumetto/Museo del Fumetto di Milano, per questi quattordici anni di eventi, presentazioni e collaborazioni e "valigie piene di libri".

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito su Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre settanta titoli tra romanzi, raccolte e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker, dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse le serie tra spy story e noir MedinaNightshadeSickroseBlackDark Duet. Come autore di narrativa tie-in ha lavorato su Martin Mystère (vincendo nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Ha dato vita inoltre alle serie Cacciatore di libriStanislawsky Danse macabre. Membro di IAMTW, World SF Italia e Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui cura le antologie annuali; è membro delle giurie del Premio Di Marino-Segretissimo e del Premio Michele Serio; è direttore editoriale di M-Rivista del Mistero presenta (Ardita Edizioni) e della collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook (Delos Digital).

miércoles, 21 de mayo de 2025

Vita da pulp - K, dove sei?

La mia scheda segnaletica presso NeroVivo Festival

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Nelle prossime settimane, tra sabato 24 maggio e venerdì 6 giugno 2025, apparirò in pubblico in varie città d'Italia, presentando un libro a Roma e partecipando a tre diversi festival. Ho la sensazione, forse un po' ottimistica, che stia tornando un certo interesse per i libri, al di fuori di eventi tradizionali come il Salone del Libro di Torino (dove anche quest'anno non mi sono presentato). Ma cominciamo con il calendario, così poi parliamo d'altro.
Come ho scritto nel dettaglio in un altro post, sabato 24 maggio alle 17.30 mi trovate a Roma, presso il Profondo Rosso Store di via dei Gracchi 260, il negozio/casa editrice/museo fondato nel 1989 da Dario Argento e Luigi Cozzi e diretto da quest'ultimo. A presentare l'antologia-romanzo Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna saranno con me altri quattro autori del libro: Roberta Guardascione (anche co-curatrice e illustratrice del volume), Paolo Di Orazio, Enrico Luceri e, s'intende, il padrone di casa Luigi Cozzi, che ha preso parte al volume come autore, oltre che come editore.
Giovedì 29 maggio alle ore 19.00 mi troverete invece al Parco Baden Powell di Cassino per NeroVivo Festival, dove sono invitato in qualità di esperto di Diabolik & Eva Kant (qualcuno ricorderà i sette romanzi e il saggio che ho loro dedicato), e parlerò del ruolo storico di questi personaggi nella cultura popolare italiana. Diabolik sarà anche uno degli argomenti trattati durante la mia partecipazione al Festival del Giallo di Napoli presso Villa Belvedere al Vomero nella serata inaugurale di giovedì 5 giugno, in cui si affronteranno però anche i temi della spy story, spaziando dalla mia esperienza presso Segretissimo Mondadori, alla direzione della collana in ebook Spy Game di Delos Digital e alla recentissima uscita presso la neonata Ardita Edizioni dell'antologia I Professionisti, ora su Amazon in cartaceo e ebook (nella nuova collana M-Rivista del Mistero presenta). Infine la sera di venerdì 6 giugno sarò al festival Giallo Grosseto per un altro evento dedicato a Diabolik, con due ospiti d'eccezione: Marco e Antonio Manetti, meglio noti come i Manetti Bros. che rivedrò con molto piacere dopo averli incrociati di sfuggita a una proiezione milanese del loro nuovo film U.S. Palmese.


Tutto questo mi ricorda un periodo, al principio degli anni Duemila, in cui tutti i giorni ero a fare una presentazione da qualche parte, che fosse di libri miei o altrui, o eventi collettivi in cui erano presenti autrici e autori vari: serate in cui si girava per l'hinterland milanese come una sorta di band che invece di musica improvvisava racconti; tour in cui ogni mattina mi svegliavo in una città diversa e dovevo fare mente locale su dove mi trovassi; festival in cui si scambiavano interventi nelle discussioni su opere assortite.
Un periodo avventuroso, soprattutto il 2002, anno in cui presentai i miei primi romanzi di Nightshade, Martin Mystère e Diabolik. Ma anche faticoso, perché portavo sempre con me il computer e continuavo a scrivere o tradurre ovunque mi trovassi: foyer, bar, balconi, ma spesso anche toilette di stanze d'albergo, unico punto in cui si potesse fumare senza far scattare allarmi antincendio. Ma, poiché anche le presentazioni sono parte del lavoro di chi scrive, mi sentivo in dovere di prendervi parte e quindi ero moralmente obbligato a staccarmi dal pc per andare in scena.
D'altra parte, se non appari, non esisti: conta più uno scrittore che scrive poco ma si fa vedere tanto, di uno che scrive parecchio - possibilmente con qualità, non solo con quantità - ma, dovendo anche lavorare per vivere, non ha troppo tempo di mostrarsi in pubblico.


Tuttavia, poiché l'apparenza conta, ora c'è persino il rischio che, per quanto riguarda Diabolik, io possa sembrare più importante di quel che sono presso la redazione della casa editrice Astorina. Non è così: se il direttore Mario Gomboli ha sfornato ormai centinaia di storie, ci sono molti altri che, tra sceneggiature o disegni, tengono viva da decenni la leggenda creata dalle sorelle Giussani nel 1962. Insomma, c'è gente che per il Re del Terrore ha fatto molto più di me: io ho solo al mio attivo i romanzi, il saggio, qualche decina di articoli pubblicati su Il Grande Diabolik, Diabolik Magnum e Diabolik Anastatika... e l'esperienza di lettore fin dagli anni Settanta.
Ma intanto tutto questo fervore di eventi e di festival mi porta un certo ottimismo. A Milano sembrano finiti i tempi gloriosi del Seminario per Giallo e Bar di Andrea G. Pinketts e di Borderfiction Eventi, in cui più volte ogni settimana si radunava la folla alle presentazioni di nuovi libri senza bisogno di celebrità o influencer. Ma altrove vedo che i libri - in particolare i gialli - risvegliano ancora interesse. Sì, d'accordo: a differenza di quando cominciai più di trent'anni fa, ormai il giallo italiano è di moda, ma in realtà ciò è vero solo per una sua parte.
Il pubblico generalista ha perso per strada certi sottogeneri importantissimi come la spy story e non si è nemmeno accorto che in questi ultimi decenni è nata una preparatissima scuola di narrativa di spionaggio. Senza contare che è altrettanto trascurata sul piano mediatico la produzione nazionale di speculative fiction. Per tale motivo quest'anno il Premio Torre Crawford, in collaborazione con World SF Italia, ha scelto di orientarsi proprio su racconti di genere fantastico: fantascienza, fantasy. horror, weird... (A proposito, la scadenza è il 30 giugno, quindi se volete partecipare... leggete il bando di concorso e affrettatevi!) Insomma: c'è ancora parecchio lavoro da fare. Quindi, ragazze e ragazzi, facciamoci vedere.


Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker. Dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse sue serie tra spy story e noir. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (con cui ha vinto nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui realizza le antologie annuali. Cura inoltre M-Rivista del Mistero presenta per Ardita Edizioni e la collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook per Delos Digital.

lunes, 12 de mayo de 2025

Vita da pulp - Qualcosa ogni giorno


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di
 Andrea Carlo Cappi

Ogni giorno ho qualcosa di urgente da scrivere. Perché (quasi) ogni giorno esce qualcosa cui ho messo mano. E ottengo anche qualche soddisfazione: per esempio, è da poco arrivato su Amazon in cartaceo e ebook il primo volume della nuova collana che dirigo per la neonata Ardita Edizioni: M-Rivista del Mistero presenta comincia il suo viaggio fra i temi della narrativa di genere con I Professionisti, dedicato alla spy story italiana e al suo maestro Stefano Di Marino. Il volume è curato da me (a suo tempo direttore della storica M-Rivista del Mistero, 2000-2008) e da Alessandro Cirillo, ideatore dell'antologia, e illustrato da Roberta Guardascione.
La quantità di ordini dell'edizione cartacea de I Professionisti, balzata ai primi posti di varie classifche ancor prima di uscire, ha mandato Amazon in tilt per mezza giornata, perché nemmeno la più grande internet company del mondo riusciva a soddisfare le richieste: di solito capita ai siti che vendono biglietti per i concerti delle popstar più famose. E, a proposito di musica, su Spotify trovate persino la playlist M1-I Professionisti, colonna sonora ideale del libro, a cura di Mario Gazzola.
Non è l'unica uscita relativa alla narrativa di spionaggio italiana in questi giorni, perché ogni mese da Delos Digital esce un ebook inedito della collana Spy Game - Storie della Guerra Fredda (al link trovate tutti i titoli usciti e alla pagina di ciascuno le modalità per acquistarlo sulla vostra libreria online preferita): una collezione interamente made in Italy - tra romanzi brevi completi e serie a episodi - ideata dal già citato Di Marino, che mi coinvolse fin dal principio come scrittore; nel 2023 ne ho assunto anche la direzione. Nell'aprile '25 è uscito il numero 50.

Come sa chi segue questa rubrica, il 7 marzo, in occasione dei cinquant'anni di Profondo rosso, è stato lanciato Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, "nuova edizione" del libro che nel film di Dario Argento si immagina sia stato scritto nel 1956 dall'investigatrice dell'ignoto Amanda Righetti.
Mescolando realtà e finzione, l'ormai consolidato trio Cappi-Gazzola-Guardascione ha raccolto altri sette tra autori e autrici per ricostruire - in base alle pagine del volume visibili nel film - i testi di Amanda Righetti; si immagina che nel 1975 costei avesse deciso di ripubblicare il proprio libro, aggiungendo i risultati di sue indagini successive. Forse fu questo a far calare su di lei la mano omicida... o forse fu la sua ossessione per una pittrice maledetta degli anni Venti le cui opere illustrano il volume. Sempre nella nostra finzione, a seguito della morte dell'autrice il testo non vide la luce per mezzo secolo, finché non fu riscoperto dagli attuali curatori.
Il "libro perduto di Profondo rosso" è pubblicato dalla casa editrice Profondo Rosso di Luigi Cozzi (giá braccio destro di Dario Argento al cinema e in tv, oltre che celebre sceneggiatore e regista di per sé, presente nel volume anche come scrittore) ed è apparso in anteprima il 7 marzo al Profondo Rosso Store di Roma, per poi andare in distribuzione dal 24 marzo. L'edizione principale sfoggia una copertina coerente con le illustrazioni all'interno (che, capovolte, svelano dettagli nascosti), ma presso il Profondo Rosso Store ne esiste anche una edizione "variant cover" che replica la copertina visibile nel film... precisando però che si tratta della versione del 1975: quella originale del 1956 è introvabile... anche perché non è mai esistita.

Ma, da oltre un anno, ogni settimana esce anche un mio articolo nel fascicolo che accompagna Diabolik Anastatika, la collezione in edicola - allegata a La Gazzetta dello Sport - che riproduce fedelmente le prime annate di Diabolik; anche questa in realtà è una collaborazione, che si basa in buona parte sulle ricerche del grande esperto Andrea Agati, con occasionali contributi del direttore di Diabolik Mario Gomboli. E spesso appare un mio articolo nel corredo saggistico de Il Grande Diabolik (in quello uscito in aprile, un mio pezzo sui felini nella letteratura e nel cinema del mistero) e di Diabolik Magnum (nel volume in uscita a giugno, un breve saggio sui serial killer della realtà).
Vi ricordo inoltre che, fino al 30 giugno, avete tempo per partecipare con un racconto inedito alla VI edizione del Premio Torre Crawford, da quest'anno dedicato esclusivamente alla speculative fiction (vale a dire fantascienza, fantasy, weird, horror...) Una volta scelti i racconti finalisti, mi occuperò dell'editing dell'antologia annuale, che sarà pubblicata da Giraldi Editore. 
Insomma, con tutte queste pubblicazioni diventa persino arduo fare promozione a tante uscite, da solo o in collaborazione. Per fortuna spesso ci sono co-autori e co-autrici; e a volte sopperiscono lettori e lettrici con recensioni su siti o post sulle reti sociali, in cui condividono il loro entusiasmo. Se si considera poi il continuo e complesso lavoro di ricerca per quanto scrivo, e il fatto che devo anche... scriverlo, diciamo che non mi rimane troppo tempo libero, anche se i miei orari di lavoro sono più clementi rispetto allo scorso anno. D'altro canto, se si vogliono risultati, bisogna realizzare le cose, non limitarsi a parlarne, come fanno i più.

(Immagine: A. C. Cappi in una foto di Stefano Di Marino)

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker. Dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse sue serie tra spy story e noir. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (con cui ha vinto nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui realizza le antologie annuali. Cura inoltre M-Rivista del Mistero presenta per Ardita Edizioni e la collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook per Delos Digital.