martes, 8 de septiembre de 2020

Io sono il Male


Imprecazioni di Andrea Carlo Cappi

Salve a tutti. Mi presento. Sono il Male.

Da cosa ne ho avuto conferma? Poco fa, a Milano, lavoravo fumando sul balconcino, seduto su uno sgabello con il computer appoggiato sul davanzale: una delle mie postazioni abituali. Stavo pensando che, finito il mozzicone di toscano, essendo il mio compleanno avrei potuto anche accendermi uno dei sigari centroamericani della mia scorta. Ma una signora mi ha avvistato e con molta cortesia mi ha fatto sapere che dalla finestra della sua cucina - almeno una dozzina di metri più in là, sfidando le leggi della fisica - entrava il fumo che la infastidiva.

Ora, è vero che io sono il Male, ma sono anche un gentiluomo. Se una signora mi lascia gentilmente intendere che devo spegnere il sigaro, lo spengo. Non rispondo con frasi sgradevoli tipo 'Signora, chiuda la finestra'. Non rispondo nemmeno 'Signora, già che è in cucina, apra il gas nel forno e ci metta dentro la testa', anche perché, da quando il metano ha preso il posto del gas-città, saturarne una stanza comporta non l'asfissia del singolo bensì la potenziale esplosione del caseggiato. Ma il metano, si sa, ti dà una mano.

Il problema non è il metano, che richiede prese d'aria sufficienti per non fare un cratere delle nostre case. Tant'è che non sarebbe neppure necessario tenere aperte le finestre, se non in piena estate. Del resto spesso in questa zona, dalle sette di sera alle otto del mattino, è opportuno tenere le finestre ben sigillate, a causa dei fetori che aleggiano per buona parte della notte. Non so cosa siano: sono diversi dall'odore chimico di smog che sentivo in un'altra zona della città da bambino nei primi anni Settanta, spesso abbinato a una nebbia che ricordo luminescente e fluorescente, come la rividi un decennio dopo ne Il ritorno dei morti viventi.

Questi fetori notturni sono diversi anche dalle emanazioni che sentivo salire dal cortile ai tempi del liceo e di cui, da lettore di gialli, riconoscevo il caratteristico aroma di mandorle amare. Per non parlare di quando vivevo ai margini dell'Area C, per cui il traffico si concentrava nella mia strada e oltre all'inquinamento c'erano anche le vibrazioni. Quell'odore di gas di scarico, qui lo ritrovo all'angolo della strada, dove una strettoia, con un semaforo e la fermata dei bus, si trasforma in una camera a gas. I fetori notturni invece non sono ancora identificati.

Ma il problema non è l'inquinamento. Il vero problema sono i fumatori. E ancora sono tollerati i fumatori di sigarette (convenzionali o elettroniche). Di fumatori di pipa se ne vedono pochi. Quindi la vera incarnazione del Male sono i fumatori di sigari. Capisco che il fumo ravvicinato, il fumo stantio in casa e via dicendo diano fastidio. Per questo fumo solo in ambienti dove ci sono solo io, oppure all'aperto e lontano da altre persone. Una volta ero solito fumare per strada, tenendomi a distanza dai passanti, dissimulato fra i tubi di scappamento. Ma ora all'aperto e in presenza di altri uso la mascherina, per proteggere dal mio alito mefitico e mefistofelico tutti coloro che si fermano sul marciapiede a chiacchierare a distanza ravvicinata e senza protezioni, salivando in libertà.

Ma il problema non sono gli imprudenti, né la folla che l'altra sera ho visto riempire la piazza della movida in una nota località di mare. Il problema sono i fumatori. Del resto in Spagna, sulla base di una teoria tutta da dimostrare, è stato da poco proibito di fumare all'aperto, perché: a) i fumatori sono più a rischio Covid degli altri b) il fumo trasporta il virus c) completando il sillogismo, il fumatore ti trasmette il Covid. Non lo sportivo che a fine allenamento ansima e sputacchia spompato. Non il tipo che ti si piazza davanti a cinquanta centimetri e ti parla senza mascherina, perché lui è immune e il Covid è un complotto di Big Pharma. A contagiarti è il fumatore.

In Spagna la vicina avrebbe potuto accusarmi di tentato omicidio. Be', anche in Italia, considerando il sospetto di fumo passivo. Inutile tentare di spiegare che, da quando fumo sigari, non soffro più di tutte le affezioni alle vie respiratorie che mi hanno perseguitato fino ai quarant'anni. D'accordo, è un'affermazione fenomenologica su un singolo, priva di dimostrazione scientifica. Ma, visto che su di me funziona, non voglio togliermi quella che potrebbe essere la mia barriera primaria contro il Covid, la peste suina e il gomito del tennista (i tennisti non fumano mentre giocano, infatti io non gioco a tennis).

Il fatto è che un fumatore, specie di sigaro, si vede anche a una certa distanza. E la gente ha bisogno di un capro espiatorio visibile. Ora sono in piedi alla finestra del bagno, con il computer e il posacenere sul davanzale. La persiana è semiaperta, in modo da fare da barriera al flusso di aria nella direzione della vicina ma, soprattutto, da evitare che il fumo sia visibile. Del resto si sa: il Male si nasconde ovunque.


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