martes, 14 de mayo de 2024

Vita da pulp - Nascita di un universo

Immagine di copertina per "Nightshade-Programma Firebird", Oakmond (foto: A.C.Cappi)


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Si comincia da un racconto noir e ci si ritrova con un universo thriller. Dal bang bang al big bang, direbbe Andrea G. Pinketts. Vale in realtà quanto affermo da anni a proposito di qualsiasi narrazione, ovvero che le storie esistono, aspettano solo di essere raccontate. Allo stesso modo, l'universo in cui si svolgono è sempre stato lì: dapprima si comincia a intravederlo attraverso qualche spiraglio, poi se ne distingue l'immagine (quasi) completa. E dico "quasi" perché più lo si visita, più se ne scoprono aree ancora inesplorate.
Per chi non avesse familiarità con i termini tecnici, nel campo della narrativa si parla di "universo" quando diversi personaggi, di norma seriali, agiscono e interagiscono tra loro in uno stesso mondo, più o meno simile a quello in cui viviamo. Quindi gli eventi avvenuti in una storia con il personaggio A si danno per avvenuti anche in una storia con il personaggio B, anche se ambientate in luoghi ed epoche diversi. Un esempio nella narrativa di avventure è l'universo creato da Clive Cussler, introdotto nei romanzi con protagonista Dirk Pitt e allargatosi con altre serie parallele e vari spin off (sempre per chi abbia poca familiarità con la terminologia, spin off sono una o più storie imperniate su personaggi apparsi in origine come secondari in una serie principale).
Forse uno dei casi più titanici è l'universo fantascientifico creato da Isaac Asimov, che nel corso della sua vasta produzione ha riunito il suo ciclo della Robotica e quello delle Fondazioni, generando una saga che si snoda nell'arco di secoli e secoli. Tra gli autori italiani, Stefano DI Marino ha collegato fra loro lunghe serie e singoli romanzi ambientati tra l'Ottocento e i giorni nostri, mentre Alan D. Altieri si è esteso dalla Guerra dei Trent'Anni a un prossimo futuro apocalittico.


Nella mia attività di narratore, ho creato qualche universo pure io. Il principale, per il numero di storie e personaggi che raccoglie, si chiama "Kverse", nome coniato dall'amico e collega Claudio Bovino. Termine perfetto, dal momento che la mia prima "serie noir" con personaggi fissi si intitolava Agenzia K: erano gli anni Settanta e scrivevo a penna su un quaderno, ma in quel caso gli eroi (o meglio, antieroi) erano gli stessi che in futuro sarebbero diventati Carlo Medina e Toni "Black" Porcell. Nulla di quanto ho scritto fino al 1990 è mai stato pubblicato così com'era, tranne qualche racconto umoristico apparso online. Ma dal 1991 - l'anno in cui per la prima volta fui riconosciuto come "scrittore" - cominciai a recuperare dal mio archivio ciò che meritava di essere riaggiustato, sviluppando nel contempo un nuovo progetto che avrebbe visto la luce... nel 2019.
Come si vede, tra quando nasce un'idea e quando viene realizzata possono trascorrere decenni. Per quanto mi riguarda, di idee ne ho sempre avute fin troppe, più del tempo necessario per scriverle. Ma, se si sopravvive abbastanza a lungo nel mondo dell'editoria, non è un male che alcune storie rimangano a fermentare per un po', specie se nel frattempo si maturano esperienza e autocritica. Tuttavia, quando si scrive per anni a livello professionale, spesso con personaggi seriali che ottengono un buon riscontro di pubblico, è inevitabile cominciare a ragionare in termini di "universo". Così, tolti i miei vari racconti nati per essere del tutto autonomi, tolte le mie serie che includono elementi fantastici o fantascientifici, ed escluse ovviamente le storie in franchise, tutto il resto prima o poi trova un collegamento con il Kverse.
Come accennavo nel post precedente, il Kverse ebbe inizio trent'anni fa, nell'estate del 1994, quando scrissi un racconto con il milanese Carlo Medina per lo speciale invernale de Il Giallo Mondadori del novembre successivo. Dopo un altro paio di racconti, nel 1997 Medina fu protagonista del romanzo noto come Ladykill, una rilettura del caso Diana Spencer in cui il marketing thriller (la definizione che avevo coniato alla prima apparizione di Medina) sfocia nella spy story di attualità, binomio di sottogeneri che avrebbe fatto da sfondo a tutta la serie.


Nel 2001 Segretissimo Mondadori approvò il mio progetto per la serie Nightshade (avevo già in mente a grandi linee la prima fase delle avventure della spagnola Mercy Contreras) con cui intendevo proseguire il discorso della spy story di attualità, introducendo la prima donna protagonista di un ciclo di thriller spionistici del XXI secolo. Le storie con Carlo Medina - riapparso varie volte su Il Giallo Mondadori e Segretissimo - continuavano a essere firmate "Andrea Carlo Cappi", mentre quelle con Nightshade uscivano ed escono tuttora da Segretissimo sotto il nome "François Torrent", a causa della diffidenza del pubblico italiano verso le spy story scritte da connazionali (soprattutto più di vent'anni fa... solo nel 2009 fu svelato il nome dietro lo pseudonimo). Nella collezione in corso da Oakmond Publishing il mio vero nome appare invece sulle riedizioni di tutti i volumi; quindi, per intenderci, a volte si ritrovano gli stessi personaggi o gli stessi libri sotto due nomi diversi, ma l'autore sono sempre io.
L'esistenza di un universo divenne visibile al pubblico nel 2003, dal secondo romanzo con Nightshade, in cui comparvero elementi non solo di Medina, ma anche di Dark Duet, il mio progetto del 1991 che a quei tempi era ancora solo nel mio archivio di soggetti; da questo punto di vista, il volume Dossier Contreras avrebbe messo in evidenza parecchi incroci tra serie diverse. Anche Toni Black, per ora protagonista di tre libri e qualche racconto sparso, appare come personaggio secondario nelle storie di Nightshade. Mentre la boliviana Rosa "Sickrose" Kerr quest'anno compie vent'anni dalla sua prima apparizione come rivale di Mercy in Obiettivo Sickrose e quattro come protagonista della propria serie spin off.
Insomma, quella del Kverse è un'unica grande famiglia e a volte l'azione di un personaggio nel 1938 può avere conseguenze su ciò che accade ad altri nel 2024, come si vedrà in Agente Nightshade-Legione Ombra, in edicola e ebook per Segretissimo Mondadori dal prossimo luglio (firmato François Torrent). La serie di Mercedes "Nightshade" Contreras è ormai la portabandiera, in cui entrano ed escono i personaggi di tutte le altre componenti del Kverse. Se sabato 18 maggio 2024 alle 17.30 vi trovate dalle parti di Valdobbiabene (TV), ne parliamo insieme presso Al Canevon - Wine & Shop di via Piva 27, evento curato e organizzato da Eireen World. Questo è un trentennale, quindi è ora di dare inizio ai brindisi, non vi pare?

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.

domingo, 5 de mayo de 2024

Vita da pulp - Cento per cento di vita


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

A dispetto della scarsa regolarità con cui scrivo questa rubrica, sono arrivato al post numero 100. Per chi fosse capitato in Vita da pulp per la prima volta, qui la parola pulp è intesa nel senso originario di "letteratura popolare". Su questa pagina ho proposto consigli di scrittura creativa, retroscena del mondo dell'editoria ed esperienze mie o altrui nella narrativa, soprattutto di genere. Di recente ho dovuto anche raccontare vicende personali, per mettervi in guardia da certi pericoli.
Intanto però si avvicina una serie di anniversari importanti che mi riguardano. Uno è il mio compleanno: cifra tonda, il prossimo settembre. Ma nello stesso mese compio venticinque anni di lotta pressoché ininterrotta con certa gentaglia che popola, soprattutto, la città in cui sono nato. Milano è sempre più "da morire", come la definii in un titolo coniato all'inizio dell'estate 1994. Uscito nel novembre di quell'anno su uno speciale de Il Giallo Mondadori, il racconto Milano da morire (poi incluso nella raccolta omonima) fu un piccolo tassello significativo del noir italiano dell'epoca, ma anche la prima storia pubblicata del mio cosiddetto "Kverse", l'universo che riunisce in un'unica continuity buona parte delle mie serie originali di narrativa noir e spionistica. Dopo trent'anni, il corpus ammonta a venticinque volumi tra romanzi e raccolte di racconti, una dozzina di brevi novelettes e altre storie sparse.
Per celebrare il trentennale del Kverse, oltre alle novità in ebook di Dark Duet nella collana Spy Game (Delos Digital) sono previsti da Segretissimo Mondadori due romanzi inediti firmati con lo pseudonimo François Torrent (Agente Nightshade - Legione Ombra in luglio e Sickrose - Compañera in novembre, due storie indipendenti ma collegate l'una all'altra); mentre su Amazon continuano a uscire da Oakmond Publishing, con il mio vero nome, le riedizioni dei titoli pubblicati in passato; l'anno scorso sono stati completati l'intero ciclo di Medina e la prima serie di Nightshade; quest'anno, dopo Nightshade - Programma Firebird uscito in marzo, arriveranno in luglio Black and Blue e in novembre Nightshade - Bersaglio ISIS

Vorrei però approfittare di questo post numero 100 per ribadire alcuni concetti di cui ho già parlato in Vita da pulp, ma che vedo tuttora scarsamente recepiti dalla maggior parte delle persone.
Sono reduce da un periodo, durato parecchi mesi, in cui mi sono dedicato al lavoro per almeno quindici ore al giorno, con punte di diciotto, sette giorni su sette (domeniche e festivi compresi). Fa almeno 110 ore alla settimana. Non è una novità: per anni sono stato costretto a mantenere le 135-140 ore lavorative settimanali (se quaranta vi sembrano tante, fate un po' i conti). Speravo di non dover tornare a superare la novanta, ma a volte impegni e scadenze si accavallano. In questo caso - oltre a un romanzo, due editing e una traduzione da consegnare con puntualità, insieme ad altri piccoli impegni - la vera causa è il tempo perso a seguito della vicenda che ho raccontato di recente.
Le persone impegnate cinque o sei giorni a settimana per otto-dieci ore al giorno non si rendono conto che chi ha orari ben diversi non può avere una vita sociale ("Non ti fai mai sentire"), non può dedicarsi a passatempi di alcun genere ("Non hai visto quella serie tv? Ma come? Devi vederla!"), non può nemmeno sistemare gli scatoloni del trasloco di sei anni prima ("Ti decidi a mettere a posto casa tua?") Riguardo a quest'ultimo punto, uno psicologo cercava sofisticate spiegazioni inconsce, del tipo "Non vuoi abitare davvero in quella casa, ecco perché non disfi gli scatoloni". No, è che non ho tempo, ma questa è solo una delle tante cose che la gente non riesce proprio a capire. Se ti svegli alle cinque del mattino e vai avanti a lavorare finché ne hai le forze, non ti rimane tempo libero.

E qui veniamo al titolo di questo post, che si ispira a quello di un romanzo di Hiber Conteris - Dieci per cento di vita - ricavato da una frase di Raymond Chandler sulla percentuale incassata dagli agenti letterari. Io ho avuto a che fare con alcuni agenti per progetti specifici, ma ho sempre preferito farne a meno: nel tipo di editoria che frequento, nessuno mi avrebbe pagato di più se fossi stato rappresentato da un'agenzia letteraria, ma nel contempo avrei dovuto cederle una percentuale dei miei già scarsi guadagni. Purtroppo però altre categorie di persone capitate sulla mia strada nell'ultimo quarto di secolo mi hanno sottratto il cento per cento di vita, in termini di denaro e tempo necessario per guadagnarlo... solo perché finisse nelle loro tasche.
Vi chiederete come faccio a lavorare da tanti anni con orari impossibili. Semplice: con l'adrenalina e l'odio. L'adrenalina mi serve per arrivare sempre puntuale alle scadenze senza mai, spero, sacrificare la qualità; l'odio a non farmi schiacciare da coloro che cercano di distruggermi, per motivi personali o semplicemente perché è quello che fanno a tutti quelli che incontrano. Certo, sono riusciti a derubarmi, perché di rado la sopraffazione viene punita dalla legge, ma non ce l'hanno fatta ad annientarmi: sono ancora qui a scrivere e pubblicare libri, alla faccia loro.
Ma c'è un'altra cosa che nessuno capisce: quanto è fortunata certa gente che io scriva storie in cui è presente la violenza, ma non la pratichi nel mondo reale. Tutti gli individui che mi hanno derubato e danneggiato sono diventati personaggi dei miei libri, dove hanno incontrato la giusta punizione. Accecati dalla loro avidità, non si sono nemmeno resi conto che al mio posto chiunque sarebbe passato dalle parole ai fatti e avrebbe voluto vederli in ginocchio, tremanti e piagnucolanti, a supplicare per le loro misere, vacue, indegne esistenze da parassiti. Visto che la legge non li punisce, ho usato al suo posto la narrativa: almeno in un universo di fantasia, hanno ciò che si meritano.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.