martes, 24 de octubre de 2023

Vita da pulp - Sintonia canaglia


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Ho già raccontato in questa rubrica, nel post Le grandi menti, tre esempi personali di curiosa e inspiegabile "sintonia" con autori più importanti di me: episodi al limite della sincronicità, in cui persone diverse scrivono le stesse cose quasi nello stesso momento, senza essere in contatto tra loro.
Dapprima segnalavo le somiglianze di Twin Peaks (1990) con un mio soggetto cinematografico circolato qualche anno prima; oltretutto nella serie tv compariva un personaggio di nome Cappy. Poi l'apparizione quasi simultanea di un "cacciatore di libri" nel romanzo Il Club Dumas (1993) di Arturo Pérez-Reverte e in una mia serie di racconti edita dal 1994; ero partito da una mia idea di anni prima, ma avevo cominciato a scriverla solo nel 1993, dopo avere io stesso "interpretato" nella realtà il mio cacciatore di libri. Infine il caso di Carlo Medina, che ho ideato nel 1979 e pubblicato per la prima volta ai primi di novembre 1994 (nel racconto Milano da morire, scritto l'estate precedente su un mio soggetto del 1981); ma a fine ottobre 1994 usciva al cinema Pulp Fiction di Quentin Tarantino, già presentato a Cannes in maggio, in cui il Signor Wolf ricorda Medina persino nel look. Suppongo che David Lynch non abbia plagiato me, come io non ho plagiato né Pérez-Reverte né Tarantino.
La sintonia con quest'ultimo si è manifestata anche in seguito. Nel marzo 2002, a un anno da quando avevo cominciato a lavorarci, pubblicavo il primo romanzo della serie Nightshade, che aveva qualche vaga affinità con Kill Bill (2003). Nell'autunno 2009 notavo che in Inglorious Basterds figuravano numerosi riferimenti a fatti e personaggi storici di cui mi stavo occupando da tempo per il mio libro di non-fiction Le grandi spie, uscito nel febbraio 2010. Nell'estate 2019, a cinquant'anni dalle macabre imprese di Charles Manson, arrivava al cinema C'era una volta Hollywood, poche settimane dopo l'uscita del mio romanzo Il mestiere del diavolo (da un mio soggetto di vent'anni prima) che toccava gli stessi argomenti.

Dato che spesso tra un'idea narrativa e la sua realizzazione possono trascorrere mesi, anni o addiritura decenni, è solo una formidabile coincidenza che escano simultaneamente storie che contengono elementi simili. Ma, se due menti creative leggono per anni gli stessi libri e vedono gli stessi film, quando affrontano un certo tema possono ragionare in modo simile, specie se cercano di escogitare qualcosa di nuovo. Per dirne una, nel 1962 lo scrittore Donald E. Westlake alias Richard Stark inaugura negli USA la serie sul rapinatore Parker, i cui colpi riescono (quasi) sempre, mentre in Italia Angela Giussani sceneggia il primo numero di Diabolik, a sua volta primo criminale vincente dei fumetti: l'uno e l'altra ribaltano in modo clamoroso la vigente regola del genere, che voleva nel finale la perdita del bottino o la morte del protagonista.
Una decina di anni fa qualcuno notò che, in episodi di almeno tre serie cinematografiche - i film della Marvel, James Bond 007 e Fast and Furious - usciti a breve distanza l'uno dall'altro, veniva usato un espediente identico: il cattivo si fa catturare apposta dai buoni, perché è il modo più subdolo per infiltrarsi nel loro quartier generale. Una situazione classica di questo tipo di storie è che sia il buono a essere catturato dal cattivo, per poi liberarsi e spaccare tutto. A chi cerca di inventare qualcosa di diverso, è abbastanza logico che prima o poi venga in mente di rovesciare la situazione, facendo sì che sia l'avversario a giocare la stessa carta. Il destino ha voluto che vari sceneggiatori abbiano messo in atto simultaneamente quello che per ognuno di loro doveva essere un originale colpo di scena.
Il fatto è che, dopo secoli di intensa produzione prima letteraria, poi radiofonica, cinematografica, fumettistica e televisiva, in cui nuove storie vengono proposte ogni giorno, diventa davvero difficile trovare un'idea che non somigli ad altre. Nel 2019, per esempio, pubblicai un racconto horror imperniato su un cinema "maledetto", anche questo collegato all'anniversario dei delitti di Charles Manson; in seguito qualcuno mi segnalò che lo spunto ricordava un vecchio racconto di Clive Barker, che peraltro non ho mai letto. Può essere imbarazzante se una storia somiglia a un'altra pubblicata tempo prima: qualcuno potrebbe pensare che si sia copiata l'idea, anche quando non è così. D'altra parte non è possibile aver letto o visto tutto.

Una ventina di anni fa, quando valutavo romanzi stranieri per la casa editrice Sonzogno, mi fu proposto un giallo made in USA, spacciato per originalissimo, la cui "innovativa" soluzione finale era in realtà la stessa di uno dei libri più celebri di Agatha Christie, solo resa in modo molto più banale e prevedibile. In seguito mi capitò di stroncare un altro mediocre thriller statunitense dove si capiva subito (ma veniva rivelato solo dopo quattrocento inutili pagine) che lo psicopatico che perseguitava la protagonista era in realtà il suo psichiatra; qualche settimana dopo una lettrice del mio staff, cui avevo affidato un altro dattiloscritto americano, me ne accennò al telefono la trama, mediocre anche quella, e di lì a poco la interruppi dicendo: "Il colpevole è lo psichiatra". Sì, era lui anche stavolta.
Nello stesso periodo bocciai un altro romanzo americano in cui la protagonista era un'ex pornoattrice che si era rifatta una vita, ma a distanza di anni veniva riconosciuta e vedeva sconvolta la propria esistenza; ricordo vagamente che lo svolgimento era noioso e infarcito di fastidioso moralismo. Poco tempo dopo, quando dirigevo io stesso una casa editrice, l'amico Raymond Benson - scrittore di ben altro livello - mi mandò il suo romanzo Sweetie's Diamonds, in cui era partito senza saperlo dalla stessa idea (la pornoattrice a riposo che viene riconosciuta), ma l'aveva sviluppata in modo così originale, appassionante e coinvolgente che mi affrettai a far comprare i diritti del libro, per tradurlo io stesso e pubblicarlo.
In poche parole, a fare la differenza è come si racconti una storia, anche se qualcun altro ha avuto - prima o contemporaneamente - la stessa trovata. Esiste un celebre esempio di cui parlai un paio di anni fa in un video di Sui generis: nel 1927-28 Dashiell Hammett scrisse Red Harvest (Piombo e sangue/Raccolto rosso a seconda delle traduzioni); il romanzo fu d'ispirazione al regista Akira Kurosawa per Yojimbo - La sfida del samurai (1961), film di cui Sergio Leone realizzò nel 1964 una sorta di remake non autorizzato, passato alla storia come il primo grande "spaghetti western", ovvero Per un pugno di dollari; mentre era un remake autorizzato, nel 1996, Ancora vivo di Walter Hill, che riportava la vicenda ai gangsteristici anni Venti di Hammett in uno scenario simile però a quello di Leone. Ma prima e dopo molti altri si sono rifatti a quella vicenda... me compreso, con Sickrose - Bandida (in edicola e book da novembre 2023 da Segretissimo Mondadori). Non ho saputo resistere, perché è una sfida stimolante quella di raccontare una vecchia storia in modo completamente diverso. Dopotutto, Summertime di Gershwin è molto diversa se a interpretarla sono Louis Armstrong & Ella Fitzgerald, oppure Charlie Parker.

Continua...

(Immagine: A. C. Cappi, fotogiaco)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

miércoles, 18 de octubre de 2023

Vita da pulp - Trent'anni di carta


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Trent'anni fa Il Giallo Mondadori usciva ancora nella sua storica veste di rivista settimanale, pubblicando un romanzo seguito da rubriche, interviste e racconti. Sul numero 2333 (in cima nella foto sopra) datato 17 ottobre 1993, nella sezione "Racconto italiano" apparve il mio Anche il sole tramonta. Ero un esordiente, anche se ero entrato nel settore da due anni e mezzo, reclutato come autore per una serie thriller su RadioRAI, di grande successo ma cancellata prima che andassero in onda i miei episodi. Uno dei quali avrebbe dovuto basarsi proprio su quel racconto, che avevo abbozzato un decennio prima e riscritto appositamente nella primavera del 1991.
Sicché l'uscita de Il Giallo Mondadori n.2333 fu il momento in cui emersi dall'ombra. L'accoglienza riservata dal pubblico a quel mio breve mystery con protagonista Ernest Hemingway fu sorprendente. All'epoca si usavano ancora le "lettere al direttore" e ogni settimana arrivavano in redazione i commenti degli aficionados: la posta relativa a quel numero, ancor più che per il romanzo del seguitissimo Robert B. Parker, mostrava entusiasmo per la mia storia in appendice.
Questo mi aprì la strada per altre pubblicazioni e collaborazioni con la celebre collana di Mondadori: in coda al n. 2351 del febbraio 1994 apparve Cacciatore di Libri, prima storia (in parte autobiografica) con il personaggio omonimo, mentre cominciavo a lavorare come revisore di traduzioni per Il Giallo e I Classici del Giallo, scrivendo quarte di copertina e istruzioni per l'illustratore, e decidendo i titoli italiani per i romanzi inediti; nell'estate di quell'anno ebbi l'incarico di lavorare all'antologia stagionale Inverno Giallo, nella triplice veste di revisore delle traduzioni di racconti provenienti dalla Rivista di Ellery Queen, editor dei racconti italiani e autore a mia volta di un racconto (trovandomi quindi a essere anche editor di me stesso, esperienza molto istruttiva). Su quello speciale, pubblicato nel novembre 1994, fece il suo esordio Carlo Medina in Milano da morire.

Da allora la strada è sempre stata in salita, ma non mi sono mai fermato. Così, in trent'anni di carta stampata, ho pubblicato almeno sessanta volumi tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, parecchie storie a puntate, non so quanti racconti e romanzi brevi sparsi e centinaia tra articoli e recensioni apparsi in volumi o pubblicazioni periodiche.
Si aggiungono, sul piano digitale, parecchie decine di racconti pubblicati solo su Internet e la realizzazione in ebook di uno dei miei tanti progetti che risalivano alla primavera 1991: Dark Duet, di cui sono uscite a oggi dieci novelettes nella collana Spy Game ed è già pronta l'undicesima. Ma ci sono stati anche lavori finalizzati a opere di altro tipo: venticinque anni fa le co-sceneggiature con Andrea Pasini per quattro albi di Martin Mystère e venti anni fa quelle con Villone & Del Mastro per varie puntate della serie Mata Hari di RadioRAI... perché alla fine riuscii a fare un lavoro riconosciuto e retribuito anche come autore di fiction radiofonica, la cui audience fu misurata in milioni.
La verità è che, a parte i lavori come libraio, revisore, traduttore, consulente o direttore editoriale, e organizzatore di eventi culturali, il mio obiettivo è sempre stato scrivere storie. Tutto il resto, benché non sempre retribuito in modo adeguato e talvolta non retribuito affatto, è servito a finanziare l'attività, costantemente sottopagata, di narratore.

Il primo risultato è che molte delle idee che avevo fin dalla fine degli anni Settanta e che nel 1993 erano ancora solo in fase di progetto... oggi sono realtà e a esse se ne sono aggiunte molti altre: l'espansione del Kverse (le serie Medina, Black, Nightshade, Sickrose, Dark Duet e vari racconti con altri personaggi), la collaborazione con Paolo Brera al romanzo Il Visconte/La spia del Risorgimento, il romanzo LUV e la raccolta Neri amori con Ermione, la mia saga Danse Macabre, il mio imminente giallo storico Il ponte sospeso nel volume C'era una volta un ponte, con un saggio di Lucchini & Pimpinella. Da oltre vent'anni inoltre lavoro come romanziere sui personaggi dell'universo di Diabolik & Eva Kant creato dalle sorelle Giussani (chi l'avrebbe mai detto, quando lessi per la prima volta le loro storie intorno al 1970?) e su Martin Mystère di Alfredo Castelli, il "detective dell'impossibile" con cui nel 2018 ho vinto il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy.
Il secondo risultato, di cui qualcuno ogni tanto si rende conto, è che senza rinunciare a scrivere per l'intrattenimento sono riuscito a parlare anche di questioni molto serie; l'ho fatto pur non avendo l'etichetta di intellettuale impegnato, che del resto non potrei mai avere dato che la mia matrice è la narrativa popolare.
Il terzo risultato, la conquista più grande di tutte, è che continuo a scrivere. Se chi decide cosa propinare al grande pubblico si basa solo su pregiudizi ideologici e/o di marketing, gli è molto più facile rimuovere dal mercato tutto ciò che non è in grado di capire. Eppure, dopo trent'anni, sono ancora pubblicato e posso contare su decine di migliaia di lettrici e lettori.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

domingo, 15 de octubre de 2023

Cine y Moda: il cinema visto da Jean-Paul Gaultier


Reportage fotografico di Andrea Carlo Cappi

Dopo la "Nit de l'Art" e l'apparizione delle sfere di Connecting a Casal Solleric, la proposta culturale dell'autunno 2023 a Palma di Maiorca include l'ultima tappa spagnola di Cine y moda, mostra curata nel 2021 a Parigi da Jean-Paul Gaultier per la Cinematheque Française (con il titolo originale CinéMode), portata in tour per due anni attraverso le sedi CaixaForum di Madrid, Barcellona, Siviglia, Saragozza e, ora, Palma.

J. P. Gaultier, costume per Victoria Abril in Kika-Un corpo in prestito (1993)

Il legame con la Spagna non deve stupire, dato che sono in mostra anche costumi originali realizzati dallo stesso Gaultier per Kika e La mala educación di Pedro Almodóvar: lo stilista e il regista condividono del resto l'appellativo di enfants terribles. Ma si incontrano, in modo diretto o indiretto, anche personaggi famosi come Zorro, Superman, James Bond... e una grande varietà di icone femminili, come Marlene Dietrich, Catherine Deneuve, Delphine Seyrig, Sharon Stone o Madonna.

J.P. Gaultier, guêpière conica disegnata per Madonna (1989)

John Bloomfield, costume per Superman IV (1987)

Ellen Mirejnick, costume per Sharon Stone in Basic Instinct (1992)

Inaugurata il 30 settembre 2023, la suggestiva esposizione - che include costumi originali di celebri film e creazioni dello stesso Gaultier - continua fino al 7 gennaio 2024 presso la sede CaixaForum di Palma in Plaza Weyler, cui prima o poi dovrò dedicare un articolo a parte: si tratta dello storico Gran Hotel, realizzato dall'architetto modernista Lluis Domenech i Fontaner e aperto dal 1903 al 1941; acquisito e restaurato dalla Fundación La Caixa nel 1993, da trent'anni è sede di mostre, concerti e conferenze, oltre a ospitare una collezione permanente del pittore Hermenegildo Anglada Camarasa.

J. P. Gaultier, vestito-smoking, collezione "Divine Jacqueline" (1999)

Il percorso di Cine y Moda si apre con l'ispirazione cinematografica di Gaultier: Falbalas (1945), un film sul mondo della moda di Jacques Becquer, che il futuro stilista, classe 1952, vide in televisione a circa nove anni e che considera tuttora la sua "scuola di moda". La sua vocazione peraltro si era già manifestata - rivela nel catalogo della mostra - quando aveva creato per il suo orsetto di peluche il prototipo della sua futura guêpière conica, resa celebre da Madonna.

Danilo Donati, costume per Donyale Luna in Satyricon (1969)

Ma, in quello che sarebbe diventato uno degli elementi caratteristici dello stile di Gaultier, si scopre persino l'influsso dei costumi ideati per Satyricon di Federico Fellini, pellicola che ribaltava completamente un'iconografia cinematografica maturata tra Hollywood e il peplum, portando il pubblico a vivere un'esperienza diversa da quella consueta in cui l'antica Roma era popolata da gente del XX secolo con indosso toghe o armature da centurioni e portandolo in un mondo per certi versi già simile al nostro, eppure sotto molti aspetti del tutto alieno (come ebbi modo di notare molti anni fa in una mia serie di testi sul cinema di Fellini).

J. P. Gaultier, corsetto ispirato a Satyricon (2020)

Non posso pretendere di essere esaustivo né nell'articolo né nella selezione fotografica: è una mostra che va visitata - approfittando di qualche volo low-cost fuori stagione - tanto per rivivere un percorso nella cinefilia, di fronte ai costumi di pellicole rimaste nella memoria e qualcuna ancora da riscoprire, quanto in quelle che pensavo di ricordare solo io.

Ceil Chapman, vestito per Marilyn Monroe (ca.1950)

Un esempio: nel percorso si trova il costume di Antonio Banderas, erede di Diego del la Vega/Anthony Hopkins ne La maschera di Zorro di Martin Campbell (1998)... ma anche uno di quelli per George Hamilton per la parodia Zorro mezzo e mezzo (1981) il cui titolo originale, ben più esplicito, era Zorro, the Gay Blade: Diego de la Vega Jr., erede della missione di giustiziere del padre, si alterna al gemello Bunny - cresciuto in Inghilterra, dandy e gay - che invece del tetro costume nero ne sfoggia versioni assai più pittoresche. Detto fra noi, in trasferta a Hollywood, in quel film il regista anglo-ungherese Peter Medak, già autore del capolavoro ribelle La classe dirigente, si era dovuto tenere a freno con le provocazioni...

Graciela Zamón, cosume per La maschera di Zorro (1998) Sotto:
Gloria Gresham, costume per Zorro mezzo e mezzo (1981)...

...in secondo piano, J. P. Gaultier, costume per La mala educación (2004)

Donne, uomini, superdonne e superuomini, e personaggi dalla sessualità fluida si alternano in questa mostra per cui la Cinematheque Française, su suggerimento della regista Toney Marshall, ha dato carta bianca allo stilista per scegliere il tragitto, che riguarda non solo il suo lavoro per il cinema (con Luc Besson o Josiane Balasko) ma anche quello di altri stilisti e costumisti, e infine ciò che la passione per il cinema ha dettato allo stesso Gaultier.

J.P. Gaultier, costume e bozzetti per Il quinto elemento di Luc Besson (1997) 

J.P. Gaultier (2020), ispirazione da Il selvaggio

J. P. Gaultier (1995), ispirazione dalla saga di Mad Max

J.P. Gaultier (2020), ispirazione da Arancia meccanica

J. P. Gaultier (2011) ispirazione da James Bond 007

Molto significativa la sezione dedicata agli anni Sessanta, in cui figurano modelli di André Courreges, di Paco Rabanne o di Pierre Cardin (cui è applicato il volto della celebre modella Twiggy) mentre scorrono immagini da Blow-Up di Antonioni o Modesty Blaise di Joseph Losey, in una reciproca influenza tra moda e cinema.

Paco Rabanne (1967)

André Courrèges (1965)

Pierre Cardin (1966-1968)

Sorprendenti, anche perché a me del tutto sconosciuto, i vestiti in lamiera per il film di William Klein Qui êtes-vous Polly Magoo? (1966) nelle due foto sottostanti, realizzati da Bernad e François Braschet da un'idea di Jeanne Klein con la collaborazione di Xavier De La Salle.




Ma, come accennavo, qualsiasi mio discorso è riduttivo per l'esperienza rappresentata da Moda y Cine, che nella sua edizione spagnola rende omaggio anche alle suggestioni iberiche di Gaultier, dal corsetto da torera (1991) al vestito a ventaglio per signori (1997).



viernes, 6 de octubre de 2023

Connecting @ Casal Solleric

Casal Solleric Palma de Mallorca, 6/10/2023 Foto: A.C.Cappi

Reportage di Andrea Carlo Cappi

A guardar bene dietro i portoni, aldilà delle sue già note attrattive turistiche, Palma di Maiorca rivela sempre maggiori spazi dedicati all'arte. Tempo fa ho segnalato la casa-museo Casal Balaguer, oggi vi parlo di Casal Solleric, in occasione di Connecting dell'artista portoghese Sandra Baía (v. foto di apertura), inaugurata in vista della Nit de l'Art del 23 settembre 2023.

Sandra Baía "Connecting" 21/9/23 (C. Solleric) Foto A.C.Cappi

Così la sera del 21 settembre 2023 (v. foto sopra) una misteriosa sfera si è affacciata come una luna artificiale sul palco di Casal Solleric, rispecchiando il viale sottostante. Questa e la gemella che occupa il patio dell'edificio (orario martedì-sabato 10.00-20.00, domenica e festivi 11.00-14.30, chiuso lunedì e festivi, inclusi 25 dicembre e 1 gennaio) saranno esposte fino al 7 gennaio 2024. Ne riparlo più avanti, intanto spiego dove ci troviamo.

Casal Solleric, patio, agosto 2021. Foto A.C.Cappi

Casal Solleric o Can Solleric, con ingresso principale dal Paseo del Borne - una delle ramblas di Palma di Maiorca - al civico 27, fu costruito a partire dal 1764 per il marchese di Solleric. Alla morte di questi nel 1790 fu acquisito dalla famiglia Morell. Dal 1975 è di proprietà dell'Ayuntamiento di Palma - il municipio - che lo ha convertito in spazio espositivo.

Casal Solleric, interno. Foto: A.C.Cappi

Credo di averne scoperto questa funzione nell'estate 2003, quando Casal Solleric ospitò una singolare e per me appassionante mostra di tavole originali anni '70 del Marvel Comics Group, dal titolo Marvel - Els Setenta. Da allora torno occasionalmente a visitarne le sale. Qui sotto due delle opere esposte nell'estate 2021.

Ro Caminal "Inventario-Nostalgia del futur" (C. Solleric, 2021) Foto A. C. Cappi

Vediamo sopra l'installazione Inventario della artista barcellonese Ro Caminal (n. 1966) e sotto Screamqueens della scultrice-musicista granadina Laura Llaneli (n. 1986) in vetro soffiato che riproducono tridimensionalmente le onde sonore di un grido femminile.

Laura Llaneli "Screamqueens (C. Solleric, 2021) Foto: A.C.Cappi

Veniamo a Connecting, che si manifesta sotto forma di due lucide sfere argentee che riflettono l'ambiente circostante. Sì, l'aspetto fa pensare a due immense decorazioni natalizie e non a caso saranno visibili fino all'Epifania del 2024. Una delle due spunta dal palco della facciata di Casal Solleric, assorbendo in sé tutto lo spazio esterno del Paseo del Borne. L'altra occupa il patio del palazzo, come un'immensa mela di Magritte materializzatasi in cortile, inglobando e restituendo tutto l'edificio e i suoi visitatori. Interno ed esterno entrano improvvisamente in connessione.

Sandra Baía "Connecting" (C. Solleric 2023) Foto A.C.Cappi

Nel curriculum di Sandra Baía, nata a Lisbona nel 1968, figurano le mostre Wild Urbanity, Filomena Soares Gallery (2023); Finger Print, Fundación Manolo Paz (2022); Formas encontradas, Mudas Contemporary Art Museum (2021); Dialogas with Amadeo, Amadeo de Souza Cardoso Museum (2021); One's story is not enough, Galería Fernando Santos (2019); Half The Sky, Árpád Szenes-Vieira de Silva Foundation (2019); There Are Always Plazas Along The Way; Terreiro das Missas, Belém, Lisboa (2018); Entalada, Travesía de Ermida Project (2018). Le sfere di Casal Solleric sono il punto d'arrivo, per ora, sul suo sviluppo dialogico delle superfici riflettenti.

Sandra Baía "Connecting" (C. Solleric 2023) Foto A.C.Cappi


miércoles, 4 de octubre de 2023

"Il testamento" a Varallo


Domenica 24 settembre 2023 si è celebrato il Premio Internazionale di Poesia Città di Varallo, presso Palazzo D'Adda a Varallo Sesia (VC). In tale occasione, a Fabio Viganò è stato consegnato un nuovo riconoscimento: la menzione d'onore nella sezione "Poesia tema libero" per Il testamento (che potete leggere a questo link).