lunes, 12 de mayo de 2025

Vita da pulp - Qualcosa ogni giorno


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di
 Andrea Carlo Cappi

Ogni giorno ho qualcosa di urgente da scrivere. Perché (quasi) ogni giorno esce qualcosa cui ho messo mano. E ottengo anche qualche soddisfazione: per esempio, è da poco arrivato su Amazon in cartaceo e ebook il primo volume della nuova collana che dirigo per la neonata Ardita Edizioni: M-Rivista del Mistero presenta comincia il suo viaggio fra i temi della narrativa di genere con I Professionisti, dedicato alla spy story italiana e al suo maestro Stefano Di Marino. Il volume è curato da me (a suo tempo direttore della storica M-Rivista del Mistero, 2000-2008) e da Alessandro Cirillo, ideatore dell'antologia, e illustrato da Roberta Guardascione.
La quantità di ordini dell'edizione cartacea de I Professionisti, balzata ai primi posti di varie classifche ancor prima di uscire, ha mandato Amazon in tilt per mezza giornata, perché nemmeno la più grande internet company del mondo riusciva a soddisfare le richieste: di solito capita ai siti che vendono biglietti per i concerti delle popstar più famose. E, a proposito di musica, su Spotify trovate persino la playlist M1-I Professionisti, colonna sonora ideale del libro, a cura di Mario Gazzola.
Non è l'unica uscita relativa alla narrativa di spionaggio italiana in questi giorni, perché ogni mese da Delos Digital esce un ebook inedito della collana Spy Game - Storie della Guerra Fredda (al link trovate tutti i titoli usciti e alla pagina di ciascuno le modalità per acquistarlo sulla vostra libreria online preferita): una collezione interamente made in Italy - tra romanzi brevi completi e serie a episodi - ideata dal già citato Di Marino, che mi coinvolse fin dal principio come scrittore; nel 2023 ne ho assunto anche la direzione. Nell'aprile '25 è uscito il numero 50.

Come sa chi segue questa rubrica, il 7 marzo, in occasione dei cinquant'anni di Profondo rosso, è stato lanciato Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, "nuova edizione" del libro che nel film di Dario Argento si immagina sia stato scritto nel 1956 dall'investigatrice dell'ignoto Amanda Righetti.
Mescolando realtà e finzione, l'ormai consolidato trio Cappi-Gazzola-Guardascione ha raccolto altri sette tra autori e autrici per ricostruire - in base alle pagine del volume visibili nel film - i testi di Amanda Righetti; si immagina che nel 1975 costei avesse deciso di ripubblicare il proprio libro, aggiungendo i risultati di sue indagini successive. Forse fu questo a far calare su di lei la mano omicida... o forse fu la sua ossessione per una pittrice maledetta degli anni Venti le cui opere illustrano il volume. Sempre nella nostra finzione, a seguito della morte dell'autrice il testo non vide la luce per mezzo secolo, finché non fu riscoperto dagli attuali curatori.
Il "libro perduto di Profondo rosso" è pubblicato dalla casa editrice Profondo Rosso di Luigi Cozzi (giá braccio destro di Dario Argento al cinema e in tv, oltre che celebre sceneggiatore e regista di per sé, presente nel volume anche come scrittore) ed è apparso in anteprima il 7 marzo al Profondo Rosso Store di Roma, per poi andare in distribuzione dal 24 marzo. L'edizione principale sfoggia una copertina coerente con le illustrazioni all'interno (che, capovolte, svelano dettagli nascosti), ma presso il Profondo Rosso Store ne esiste anche una edizione "variant cover" che replica la copertina visibile nel film... precisando però che si tratta della versione del 1975: quella originale del 1956 è introvabile... anche perché non è mai esistita.

Ma, da oltre un anno, ogni settimana esce anche un mio articolo nel fascicolo che accompagna Diabolik Anastatika, la collezione in edicola - allegata a La Gazzetta dello Sport - che riproduce fedelmente le prime annate di Diabolik; anche questa in realtà è una collaborazione, che si basa in buona parte sulle ricerche del grande esperto Andrea Agati, con occasionali contributi del direttore di Diabolik Mario Gomboli. E spesso appare un mio articolo nel corredo saggistico de Il Grande Diabolik (in quello uscito in aprile, un mio pezzo sui felini nella letteratura e nel cinema del mistero) e di Diabolik Magnum (nel volume in uscita a giugno, un breve saggio sui serial killer della realtà).
Vi ricordo inoltre che, fino al 30 giugno, avete tempo per partecipare con un racconto inedito alla VI edizione del Premio Torre Crawford, da quest'anno dedicato esclusivamente alla speculative fiction (vale a dire fantascienza, fantasy, weird, horror...) Una volta scelti i racconti finalisti, mi occuperò dell'editing dell'antologia annuale, che sarà pubblicata da Giraldi Editore. 
Insomma, con tutte queste pubblicazioni diventa persino arduo fare promozione a tante uscite, da solo o in collaborazione. Per fortuna spesso ci sono co-autori e co-autrici; e a volte sopperiscono lettori e lettrici con recensioni su siti o post sulle reti sociali, in cui condividono il loro entusiasmo. Se si considera poi il continuo e complesso lavoro di ricerca per quanto scrivo, e il fatto che devo anche... scriverlo, diciamo che non mi rimane troppo tempo libero, anche se i miei orari di lavoro sono più clementi rispetto allo scorso anno. D'altro canto, se si vogliono risultati, bisogna realizzare le cose, non limitarsi a parlarne, come fanno i più.

(Immagine: A. C. Cappi in una foto di Stefano Di Marino)

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker. Dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse sue serie tra spy story e noir. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (con cui ha vinto nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui realizza le antologie annuali. Cura inoltre M-Rivista del Mistero presenta per Ardita Edizioni e la collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook per Delos Digital.

domingo, 4 de mayo de 2025

Vita da pulp - "M-Rivista del Mistero presenta"


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Da una nuova casa editrice torna un marchio storico della narrativa del mistero.
Una collana dedicata a tutta la narrativa di genere, dal thriller al fantastico.
Nel primo volume una vetrina dell'attivissima scuola italiana della spy story.
E il ritorno di Stefano Di Marino, maestro dello spionaggio e dell'avventura.

Da Ardita Edizioni
M-Rivista del Mistero presenta "I Professionisti"
a cura di Andrea Carlo Cappi e Alessandro Cirillo,
10 storie di spionaggio, di Kenji Albani, Cristina Biolcati, Claudio Bovino, Fabrizio Borgio, Andrea Carlo Cappi, Alessandro Cirillo, Stefano Di Marino, Simone Faré, Denise Jane, Fabio Novel
Articoli di Andrea Carlo Cappi e Stefano Di Marino.
Illustrazioni di Roberta Guardascione.
256 pagine. Ora su Amazon in cartaceo a 14,25€ e in ebook a 5.99€.
Già primo in classifica!


Il mondo cambia, ma qualcosa nasce e qualcos'altro risorge. Apparsa per la prima volta in libreria venticinque anni fa, una mia creazione chiamata M-Rivista del Mistero allietò per quasi un decennio chiunque amasse la letteratura di genere. Di ogni genere. Oggi nascono una nuova casa editrice, Ardita Edizioni, e una collana che restituisce al pubblico un marchio storico nell'editoria italiana... e a me un frammento mancante della mia esistenza.

M-Rivista del Mistero presenta, il cui primo volume è ora disponibile su Amazon in cartaceo e book, è una collana di antologie a tema - due all'anno - che spazia tra svariati generi letterari, dal thriller al fantastico all'avventura.
Ogni uscita affronta un particolare argomento attraverso la sua formula tradizionale: una selezione di racconti (molti inediti, altri ormai "classici"), accompagnata da un agile ma illuminante corredo saggistico. Non a caso nel 2000 La Repubblica, in una lusinghiera recensione di M-Rivista del Mistero, la giudicò "fatta con la testa e la ricerca".
Questo primo volume è intitolato I Professionisti e dedicato allo spionaggio, filone che, come spiegavo in questa stessa rubrica, è una delle letture più importanti nel mondo in cui stiamo vivendo.

I Professionisti mette in vetrina l'ormai consolidata scuola italiana della spy story e il suo maestro indiscusso Stefano Di Marino (1961-2021), grande autore di tutti i generi, ricordato soprattutto come il massimo scrittore italiano di intrighi internazionali.
In questo libro, al suo La morte tatuata seguono sette inediti di autrici e autori italiani suoi discepoli, e due omaggi al suo universo letterario. Nei dieci racconti del volume, la spy story è declinata in tutte le sue forme - mistero, indagine e azione - mostrandone le radici tanto nella letteratura noir quanto nel romanzo di avventure.
Completano il libro una raccolta di articoli dello stesso Di Marino, che svela i suoi segreti di scrittura creativa, e le illustrazioni inedite dell'artista Roberta Guardascione.


La genesi di ogni singolo volume di M (sotto forma di rivista ieri e di collana oggi) è stata e sarà una vicenda a sé. Nel caso de I Professionisti, si è realizzata una vera congiunzione astrale.
Alla fine del 2024 parvero crearsi condizioni favorevoli per riprendere il progetto; nello stesso periodo stavo per coronare i miei sforzi, cominciati nell'estate 2021, per salvare dall'oblio l'immenso patrimonio letterario di Stefano Di Marino.
Quando lo scrittore Alessandro Cirillo mi propose di curare insieme un antologia che rendesse ormaggio a Di Marino, in cui intendeva coinvolgere scrittrici e scrittori della spy story made in Italy, io ero in grado di inserirvi contributi originali dell'autore che volevamo celebrare.
Tutto ciò sarebbe stato perfetto per la rinascita di M, pubblicazione alla quale del resto Di Marino aveva partecipato fin dal primo numero del 2000.

Avevo già un editore interessato... che però cambiò assetto proprio all'inizio del 2025 e non avrebbe più potuto seguire l'operazione. Tuttavia negli stessi giorni una persona con cui convidido amicizia e collaborazioni dai primi anni Duemila mi rivelò che stava per mettere in atto la sua "ardita" ambizione di creare una propria casa editrice. E che era pronta ad accogliervi M-Rivista del Mistero presenta, tanto da sceglierne proprio questo primo volume dedicato alla spy story per inaugurare la sezione di narrativa di Ardita Edizioni.
A tutto questo puntava un segno del destino: la tempistica era tale che I professionisti sarebbe stato disponibile in cartaceo e ebook su Amazon a trent'anni esatti da tre eventi epocali della narrativa di genere made in Italy.

Il 7 maggio 1995 usciva da Segretissimo (Mondadori) Raid a Kourou, il primo romanzo della serie Il Professionista di Stefano Di Marino, destinata a proseguire per oltre cento episodi e diventare non solo il ciclo più importante e longevo della spy story nazionale, ma anche la più grande saga thriller mai pubblicata da un autore italiano (tra qualche mese l'importante anniversario sarà celebrato degnamente sulle pagine di Segretissimo con la ripresa definitiva della collana Il Professionista Story).
Trent'anni fa, una settimana dopo, arrivava in libreria da Stampa Alternativa un'ulteriore conferma della vitalità della narrativa di genere in Italia: Crimine - Milano giallo-nera, l'antologia della Scuola dei Duri fondata dallo scrittore Andrea G. Pinketts, che di M sarebbe poi diventato "direttore irresponsabile".
Trent'anni fa, negli stessi giorni, spiegai all'allora direttore de Il Giallo Mondadori che il mystery e il noir italiani non erano più il manipolo di autrici e autori isolati che lui stesso e i suoi predecessori erano riusciti a lanciare nell'ultimo decennio, ma un fenomeno ormai inarrestabile; sicché ricevetti da lui l'incarico di curare la prima antologia esclusivamente italiana nella storia della collana: uno speciale che sarebbe uscito con clamoroso successo sei mesi dopo.


M, il cui logo proviene dall'omonimo film di Fritz Lang del 1931, trae origine dalle riviste illustrate di narrativa del XIX secolo in Gran Bretagna (come lo Strand Magazine, sulle cui pagine nacque Sherlock Holmes) e dalle loro discendenti negli Stati Uniti del XX secolo (i pulp magazines in cui apparvero Dashiell Hammett, Raymond Chandler, H. P. Lovecraft, Robert E. Howard...) per arrivare da noi alle celeberrime pubblicazioni da edicola Il Giallo MondadoriSegretissimo e Urania, tuttora attivissime.
Dopo le mie esperienze al Giallo e in varie riviste negli anni Novanta, con la complicità di Andrea G. Pinketts nel gennaio 2000 fondai presso Edizioni Addictions M-Rivista del Mistero, che sin dalla testata proclamava di voler estendere il suo campo di indagine a molti altri filoni oltre alla detective story e al noir. Allo scioglimento di Addictions nel 2004, la pubblicazione si trasferì presso la nascente Alacrán Edizioni.
All'apice della sua fama, M-Rivista del Mistero fu chiusa bruscamente (e dolorosamente) dopo l'ultimo numero del 2008, per le errate scelte "di marketing" che avrebbero portato Alacrán al fallimento. Nel 2009 un altro editore - visti gli stupefacenti dati di vendita della mia pubblicazione - mi propose di proseguirne il successo senza interruzioni; senonché Alacrán me lo impedì, dichiarandosi titolare della mia creatura. Quando nel 2012 riuscii a recuperare la proprietà della testata in tribunale, ormai era troppo tardi. Qualche anno dopo il logo riapparve su qualche volume di un altro editore, che tuttavia si avviò alla chiusura senza poter mettere in cantiere la rivista.

Ora però viviamo in un mondo nuovo, con nuovi pericoli ma anche qualche nuova opportunità. In un'epoca di ignoranza globalizzata, resistono ancora sacche di competenza e di interesse per l'editoria "fatta con la testa e la ricerca".
Dopo sedici anni è finita l'attesa, per me e per il pubblico che ancora si ricorda di M. Il primo volume di M-Rivista del Mistero presenta è già a portata di mano su Amazon e il secondo è in preparazione: si intitolerà Dimensioni ignote e tratterà temi molto particolari e stimolanti della fantascienza. Cominciate sin d'ora la vostra collezione.


(Immagine: copertina di M-Rivista del Mistero presenta, Vol. 1 e ritratto di Stefano Di Marino dalla quarta di copertina, di Roberta Guardascione: Video: A. C. Cappi)

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) dall'esordio su Il Giallo Mondadori nel 1993 ha pubblicato oltre settanta titoli tra romanzi, raccolte e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e radio-fiction, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker, dal 1994 scrive la saga Kverse, che riunisce diverse sue serie thriller. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (vincendo nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui cura le antologie annuali. È direttore editoriale di M-Rivista del Mistero presenta (Ardita Edizioni) e Spy Game-Storie della Guerra Fredda (in ebook, Delos Digital).

sábado, 26 de abril de 2025

Vita da pulp - I "misteri" di Torrenova


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Chi sogna di scrivere narrativa fin dall'infanzia adotta per istinto meccanismi simili a quelli del gioco ("Facciamo finta che...") per poi applicarli alle storie che inventa: vediamo qualcosa e ci ricamiamo sopra. Così ogni piccola esperienza vissuta può diventare uno spunto che ci seguirà finché non ce ne saremo liberati. A questo proposito, ho una storiella da raccontare.
Pressappoco mezzo secolo fa, nel luogo scelto tutti gli anni dai miei genitori per le vacanze estive - la Costa de Calvià, sull'isola di Maiorca - su un molo a Son Matias si potevano noleggiare per una o due ore piccole barche a vela. Dopo avere preso qualche lezione da un istruttore britannico di nome Richard, mio padre cominciò a portarmi con sé in giro nei dintorni: lui gestiva randa e timone, io il fiocco. Fu così che, dal mare, avvistammo per la prima volta la torre.
Il termine spagnolo è atalaya (dall'arabo ṭalā'i‘, convertito nell'arabo spagnolo in at-talaya). Dal medioevo fino al XVI secolo ne furono costruite circa ottanta sulle coste dell'isola, per vigilare le incursioni dei pirati moreschi. I torrers potevano avvistarne le navi a distanza e fare segnali, visibili da una atalaya all'altra, per avvisare la popolazione del pericolo e preparare le armi per difendersi. Questa, che sorge su un promontorio fra le spiagge di Son Matias e Magaluf, è conosciuta come Torre Nueva, Torre Nova, Torre de Sa Porrassa (dal nome del terreno su cui sorge, che nel XVIII secolo era di proprietà dei marchesi de la Romana) e Torre de Na Nadala. L'intera zona ha poi preso il nome di Torrenova, toponimo che i miei lettori più fedeli hanno incontrato svariate volte nei miei libri; anche perché mi è molto familiare: è il luogo in cui sto scrivendo proprio in questo momento.

La torre di Na Nadala, come si preferisce chiamarla oggi, dovrebbe risalire al 1616: un cilindro di pietra appena rastremato, sopra una scogliera. Nel corso del Settecento pare che da qui in un paio di occasioni si sia sparato un paio di colpi di cannone, per tenere a bada rispettivamente un vascello inglese e uno genovese. Nel 1867 la torre e la tenuta circostante - 18.000 metri quadri - furono vendute. Nel Novecento i proprietari, di cui non è stato reso noto il cognome, costruirono sul terreno due chalet, seminascosti nella vegetazione: si dice che siano costruzioni degli anni Cinquanta, ma forse solo perché la prima fotografia in cui se ne scorge uno è datata 1956; poiché il tipo di architettura a me ricorda vagamente lo stile ideato da Frank Lloyd Wright negli anni Trenta, potrebbero essere anche anteriori di uno o due decenni.
Ma, come dicevo, da aspirante scrittore di spionaggio a undici anni ("Facciamo finta che...") mi immaginai che la misteriosa proprietà - di cui da terra si vedeva solo l'antica torre, di là da un cancello sempre chiuso, e dal mare solo uno dei due chalet - potesse ospitare un cattivo da film di James Bond. Nel tempo il personaggio acquisì anche un'identità parimenti fantasiosa: Alexander Rotwang, ricco e attempato playboy di origine tedesca, in realtà agente al servizio dei sovietici, che - rovesciando gli stereotipi - mi figuravo con una vaga somiglianza a Roger Moore; in casa, Rotwang ospitava la figlia Manuela - bella, bionda e pericolosa - e un manipolo di spie e sicari.
La misteriosa tenuta sul promontorio era spesso un punto di riferimento nei giri in vela con mio padre, il quale, contagiato dalle mie invenzioni, cominciò a chiamarla "la casa dei russi". Questo, curiosamente, in un'epoca in cui gli oligarchi post-sovietici erano ancora ben lontani dall'esistere, tantomeno dallo sbarcare a Maiorca per fare la spesa nel supermercato immobiliare.

La "casa dei russi" appariva in un mio romanzo di fine anni Ottanta che fu lì lì per essere pubblicato nella collana Segretissimo di Mondadori, ma non uscì; e fu meglio, perché non ero ancora arrivato alla giusta maturazione come autore di spionaggio. Nel 1991 recuperai l'ambientazione per un soggetto radiofonico, una storia di spie tra gli anni Quaranta e Cinquanta, rendendomi conto però che la vicenda sarebbe stata più adatta a un romanzo. Ma poi mi dedicai ad altro e il progetto sorto "intorno alla torre" continuò a crescere silenziosamente nel cassetto, assumendo le proporzioni di un serial ancora tutto da scrivere, collegato però al mio ciclo del Kverse cominciato nel 1994.
Poi nel 2019 Stefano Di Marino, sul punto di inaugurare presso Delos Digital Spy Game - Storie della Guerra Fredda, mi invitò a partecipare alla collana in ebook con racconti lunghi, romanzi brevi o addirittura con un serial. Fu così che ebbe inizio la saga di Dark Duet - ambientata nella Spagna di fine anni Quaranta - che per volere del destino si sarebbe sviluppata in "stagioni", come un serial tv. La morte del curatore nel 2021 impose infatti un'interruzione di quasi due anni, finché Delos non mi chiese di riprendere la collana; continuai a parteciparvi anche come scrittore, riprendendo la serie da dove l'avevo lasciata. Al termine della "prima stagione", nel sesto episodio (La baia delle spie, numero 22 della collana), i protagonisti, approdati a Maiorca, riuscivano a infiltrarsi nella "casa dei russi"; ed è lì che si svolge in buona parte la "seconda stagione", al cui sesto episodio seguì una pausa di un anno in cui diedi spazio ad altri autori e autrici. Ora però è uscito il primo episodio della mia "terza stagione" (Spie in fuga, numero 50 della collana); ed è già pronto il secondo, che apparirà prossimamente, dopo il romanzo completo di Denise Antonietti in uscita il 27 maggio 2025.
Intanto, nel mondo reale, la tenuta di Na Nadala - benché catalogata dal 1949 come "bene di interesse culturale" e dal 2015 come "monumento" - è da decenni in stato di abbandono. In base a un piano di rigenerazione urbana, il municipio locale la requisì intorno al 2000, ma pare che solo per questo debba pagare diversi milioni di euro arretrati. Si parla di lavori di restauro - che suppongo a loro volta costosi - e di una futura apertura al pubblico. Il che mi farebbe piacere, ma al tempo stesso mi inquieta, dato che io sono un fedele contribuente del Comune di Calvià (da oltre venticinque anni, fin da quando mia madre viveva qui, in un appartamento che ho ereditato dopo la sua morte). Quindi sarà bene che mi rimetta a scrivere: anche se i miei personaggi stanno lasciando la tenuta di Na Nadala per andare in cerca di avventure altrove, ho idea che la torre sarà ancora ben presente nella mia vita, sotto forma di tasse da pagare.



(Immagini: Na Nadala, fotografie di A. C. Cappi, in apertura, e C. Giovannini, in chiusura.)

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker. Dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse sue serie tra spy story e noir. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (con cui ha vinto nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui realizza le antologie annuali. Cura inoltre M-Rivista del Mistero presenta per Ardita Edizioni e la collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook per Delos Digital.

domingo, 20 de abril de 2025

Vita da pulp - Perché leggere spy story oggi


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

In questi giorni, sia come scrittore, sia come editor, mi sto occupando parecchio di narrativa di spionaggio: oltre alle nuove uscite in ebook di Spy Game, collana di Delos Digital che supera il n. 50, presso Ardita Edizioni sto per rilanciare un mio vecchio marchio (ve ne parlerò presto) a partire da un primo volume dedicato proprio alla spy story.
C'è dietro una decisione molto seria: una nuovissima casa editrice, che nasce proprio in questi giorni e si pone l'obiettivo di reinventare l'editoria tradizionale, sceglie come sua prima pubblicazione di narrativa una raccolta di storie di spionaggio. Come mi ha fatto notare la titolare di Ardita giorni fa, occorre sottolineare un aspetto: perché è importante leggere spy story oggiLa motivazione è lampante per me, che me ne occupo da una vita, ma forse non per tutti:  non si tratta solo di narrativa, ma di qualcosa che riguarda tutti voi, giorno dopo giorno.
La spy story è il noir su scala mondiale. Se il noir è riconosciuto come romanzo sociale contemporaneo, perché rappresenta la realtà nei suoi aspetti più conflittuali, la spy story riflette crisi e tensioni della politica internazionale, mostrando i retroscena del mondo in cui viviamo.

Sono cresciuto negli anni della Guerra Fredda, un'epoca in cui tutti, dal pubblico di massa alla classe intellettuale - indipendentemente dall'orientamento politico e sessuale - leggevano romanzi di spionaggio: li identificavamo come lo specchio narrativo di quanto ci accadeva intorno. Le storie potevano essere in chiave avventurosa oppure thriller oppure noir; in alcune, eroi ed eroine scampavano a ogni pericolo; in altre, figure più realistiche subivano gravi sconfitte personali. Ma un fatto diventò evidente: la spy story è l'epica dei nostri tempi.
Quando nel 1989 la Guerra Fredda ebbe fine - o almeno così si credette - fu messa in giro la voce che l'era delle spie fosse conclusa e, con essa, anche quella delle loro storie. Ma, come ammonì John Le Carré nel 2001, tre mesi dopo il crollo delle Twin Towers, "La spy story non è affatto morta. Ha ancora molto da raccontare".
Oggi viviamo in un'epoca in cui le tre linee principali dello spionaggio - raccolta di informazioni, infiltrazione e disinformazione - permeano tutta la nostra realtà, solo che siamo molto più impreparati ad accorgercene rispetto al passato. Il diavolo, per citare Charles Baudelaire, è riuscito nel suo inganno migliore: far credere che non esiste. "Le spie esistono", rammentava invece Corrado Augias quindici anni fa, in un suo programma televisivo, in cui discutemmo di intrighi e operazioni del passato, del presente e persino del futuro. Conoscere la Storia aiuta: lo spionaggio si evolve sul piano tecnologico, tuttavia pratiche e finalità non cambiano nel tempo.

Se ne parla troppo poco, ma da decenni esiste una vera e propria scuola italiana di narratori e narratrici di spionaggio, con punti di vista diversi e originali. Pochi nomi, in principio, tra gli anni Ottanta e Novanta; poi il minore afflusso di romanzi di spionaggio dall'estero indusse la principale collana dedicata all'argomento - Segretissimo di Mondadori - a coltivare sempre di più la sua cosiddetta Legione, che ora non solo ha preso il sopravvento, ma si arricchisce ogni anno di nuovi talenti, anche attraverso i riconoscimenti intitolati a due veterani scomparsi, il Premio Altieri e il Premio Di Marino.
Non deve stupire che in Italia brilli la spy story, dato che svelare i meccanismi della politica tra Stati fa parte della nostra tradizione da secoli: ne scriveva Niccolò Machiavelli  (1469-1527) ne Il Principe (1532). Significativa l'interpretazione che di quell'opera diede Traiano Boccalini (1556-1613) nei suoi Ragguagli di Parnaso (1613) in cui a Machiavelli - in un'immaginario processo - così fa difendere il proprio testo: "... gli scritti miei altro non contengono che quei precetti politici e quelle regole di Stato che ho cavate dalle azioni di alcuni prencipi...  i veri fini che i prencipi hanno nelle azioni loro, ancor che artifici grandissimi usino nell’asconderli. E se i prencipi - per facilmente, dove meglio lor pare, poter aggirare i loro sudditi - vogliono arrivare al fine di averli balordi e grossolani, fa bisogno che si risolvino di venire all’atto, tanto bruttamente praticato da’ turchi e dal moscovita, di proibir le buone lettere..."
Proprio questo fa la spy story, in particolare la spy story italiana: permette al pubblico di scoprire metodi segreti e obiettivi nascosti dei potenti, una realtà che di norma sfugge nell'accavallamento (o nella distorsione) delle notizie. Un amico diceva tempo fa: "Non avevo mai sentito parlare della Transnistria finché non ne ho letto in un romanzo di Stefano Di Marino"; eppure scoprire cos'è successo in Transnistria, pur attraverso una narrazione che nasce come intrattenimento, permette di capire anche cosa accadrà altrove. La spy story racconta il nostro presente e, talvolta, anche il prossimo futuro. Ecco perché è importante leggerla, oggi più che mai.

(Immagine realizzata con AI)

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Editor, traduttore, consulente editoriale, sceneggiatore di fumetti e fiction radiofonica, fotografo, illustratore, copywriter e videomaker. Dal 1994 scrive la saga thriller Kverse, che riunisce diverse sue serie tra spy story e noir. Come autore di tie-in ha lavorato su Martin Mystère (con cui ha vinto nel 2018 il Premio Italia per il miglior romanzo fantasy), Diabolik e Profondo rosso. Membro di IAMTW, World SF Italia e dell'Associazione Andrea G. Pinketts, presiede la giuria del Premio Torre Crawford, di cui realizza le antologie annuali. Cura inoltre M-Rivista del Mistero presenta per Ardita Edizioni e la collana di spionaggio Spy Game-Storie della Guerra Fredda in ebook per Delos Digital.

jueves, 20 de marzo de 2025

Vita da pulp - X, Y & Z


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Immagino che avrete presente un paio di stereotipi ricorrenti: lo scrittore agli esordi che non riesce a cominciare o a proseguire il proprio romanzo e l'autore di successo che sente di aver perso l'ispirazione, sicché il foglio - cartaceo o virtuale che sia - rimane vuoto e minaccioso davanti ai loro occhi. Quando mi viene chiesto se anche per me questo sia un problema, rispondo che non riesco neppure a concepire la supremazia della pagina bianca.
Sarà che mi occupo di narrativa di intrattenimento - che ha la sola ambizione di essere intrattenimento intelligente - e che non ho mai preteso di scrivere "il grande romanzo". Nondimeno la realtà mi offre sempre così tanti spunti che il mio problema è un altro: ho molte più idee per romanzi e racconti che tempo a disposizione per scriverli. Inoltre mi è capitato spesso di dover tenere ferma una storia per anni o decenni non solo a causa di altri impegni lavorativi, ma perché non trovavo l'editore e il contesto adatti al progetto.
Il pericolo, per chiunque scriva a lungo una o più serie sugli stessi personaggi, non è la "pagina bianca", semmai la pagina ripetitiva, meccanica, poco originale. Da questo punto di vista può essere salubre passare da un filone all'altro, per ripulirsi la mente affrontando di volta in volta storie diverse. Ciò, beninteso, è possibile per chi vive la narrativa con rapidità di scrittura e spirito "pulp" (nel significato, ribadisco, che il termine aveva un secolo fa). Un autore di bestseller che impiega dodici mesi per consegnare all'editore il suo faldone annuale da cinquecento pagine guadagnerà di certo più di me, ma dopo un po' rischia di perdere vitalità ed entusiasmo nella routine.

Come spiegavo in un post di tre anni fa, dato che mi dedico parecchio alla spy story, spesso la mia fantasia si innesta sulla realtà geopolitica. Nel 2025 è prevista l'uscita non di due nuovi romanzi di spionaggio come di consueto, ma uno solo, anche se gli spunti offerti dalla cronaca internazionale ne richiederebbero una dozzina. Tuttavia non è solo questione di raccontare qualcosa "a posteriori": il mio continuo lavoro di documentazione e analisi mi ha portato spesso ad anticipare episodi poi realmente accaduti o a ipotizzare retroscena che in seguito hanno trovato conferme parziali o totali.
Uno dei casi più singolari risale ormai a vent'anni fa. Il 5 aprile 2005, intuendo un gravissimo rischio di sicurezza durante gli imminenti funerali di Giovanni Paolo II a Roma, scrissi un racconto ambientato proprio in quel momento. Dopo qualche settimana in un radiogiornale pomeridiano sentii dare come notizia... la mia trama:  un attentato di proporzioni apocalittiche previsto a Roma durante le esequie papali, identico a quello che ipotizzavo nel racconto, sarebbe stato sventato nella realtà. La notizia non fu mai ripresa: non ne ho mai trovato traccia su Internet e quando il racconto fu pubblicato nel marzo 2006 (e poi ancora nel febbraio 2007) nessuno fece commenti. Da allora mi chiedo se la notizia fosse una bufala senza alcun fondamento, oppure se fosse vera, resa pubblica per errore e poi rapidamente messa sotto silenzio per evitare il panico retroattivo.
Tolto questo caso tuttora misterioso, parecchi episodi narrati nei miei libri coincidono - prima o dopo - con notizie tanto clamorose quanto attendibili, che sono sotto gli occhi di tutti ma rimangono sistematicamente ignorate, come ho scritto mesi fa in un altro post. Ogni tanto mi sento come il personaggio interpretato da Kevin McCarthy ne L'invasione degli ultracorpi - l'unico ad avere compreso cosa stia accadendo - che invano grida "Ascoltatemi!" in mezzo alla strada.

Ci sono anche casi in cui non so quanto di ciò che scrivo derivi da notizie ascoltate distrattamente e poi rielaborate senza accorgermene. Sempre nel 2005, una mattina d'estate mi svegliai con in testa un'idea per una possibile storia di Martin Mystère, il "detective dell'impossibile" creato da Alfredo Castelli, personaggio su cui ho scritto qualche sceneggiatura per fumetti e una decina di romanzi. Presi un appunto sulla trama, che vedeva il protagonista costretto a vivere esperienze virtuali in contesti diversi da quelli abituali (il vecchio West, il noir metropolitano anni Cinquanta, lo spazio...) in modo non dissimile dalle avventure di Martin Mystère nelle realtà alternative della serie Zona X, laddove la mia vicenda si sarebbe inserita nella continuity della serie principale.
Dieci anni dopo, quando Castelli stava proponendo a Sergio Bonelli Editore di aprire la collana "I Romanzi di Martin Mystère", ripresi in mano quel soggetto, in cui a essere responsabile delle vicissitudini del protagonista era un'intelligenza artificiale, e inserii nella trama un imprenditore che creava un programma spaziale privato, argomento di cui si parlava da tempo. Data l'analogia con le storie di Zona X, battezzai il progetto Zona Y. Ma Castelli preferì che proseguissi la storyline di due miei romanzi precedenti, L'occhio sinistro di Rama e L'ultima legione di Atlantide, sicché nel 2017 l'editore inaugurò la collana narrativa di Martin Mystère con La Donna Leopardo.
Passò qualche altro anno e Castelli mi propose di scrivere anche storie a puntate del detective dell'impossibile, in appendice agli albi mensili a fumetti. Per una di queste (2022-23) recuperai la trama di Zona Y, che si prestava a episodi parzialmente autoconclusivi. Nella storia il personaggio dotato di veicoli spaziali e intelligenza artificiale impiega come proprio marchio la lettera Y, e per varie puntate minaccia l'equilibrio mondiale. Nella realtà era la lettera X a essere associata già allora a un programma spaziale privato e presto lo sarebbe stata anche a un'AI. Quanto alla voce "equilibrio mondiale", meglio tacere: in passato in un mio romanzo di spionaggio ho usato per certi personaggi l'ultima lettera dell'alfabeto e poi questi, nel mondo reale, l'hanno dipinta sui loro carri armati.

(Illustrazione di Carlo Velardi da Martin Mystère n. 400, Sergio Bonelli Editore, 2023)

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. Presiede la giuria del Premio Torre Crawford ed è membro di IAMTW e World SF Italia.

miércoles, 12 de marzo de 2025

Vita da pulp - Non sei nessuno

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi

Poco dopo le otto del mattino, l'uomo è seduto al volante del SUV parcheggiato nella piazza. Ha appena accompagnato a scuola il figlio, che quest'anno ha l'esame di maturità. A quest'ora l'uomo dovrebbe andare nel suo studio a lavorare, dopotutto è lunedì. Invece rimane seduto in macchina, senza accendere il motore. Si toglie di tasca il cellulare, il portafogli con i documenti. "Non sei nessuno", dice a se stesso. Scende dal SUV, blocca le portiere, mette in tasca le chiavi. "Non puoi farcela", ripete fra sé, mentre si incammina. "Non vali niente."
Non andrà nel suo studio neanche oggi: è un mese che non ci va. I clienti ne sono all'oscuro, del resto sanno che il loro consulente finanziario si fa sempre vivo quando serve e non si preoccupano se non hanno sue notizie. Così alla mattina lui si comporta come tutti i giorni, fino a quando accompagna a scuola il figlio, che quest'anno... Il pensiero svanisce, sopraffatto da una frase. "Non sarai mai all'altezza."
Nessuno sa dove vada fino all'ora di rincasare. Non lo sa nemmeno lui. Una volontà sconosciuta guida i suoi passi. Una voce che anni prima era di altri, ma da parecchio tempo è solo la sua, gli ripete nella testa: "Non sei nessuno. Non puoi farcela. Non vali niente..."

Conosco quest'uomo, almeno un po'. A un pranzo di famiglia di qualche anno fa, quando mi vide per la prima volta come neo-fidanzato di una delle persone a tavola, partì subito all'attacco con sarcasmo aggressivo nei miei confronti. Qualcuno gli aveva detto che faccio lo scrittore e forse pensava che volessi insidiare il suo ruolo di maschio alfa tra i presenti. Mi erano già capitate situazioni del genere, quindi risposi con un sorriso e qualche battuta innocua. In seguito avrei constatato che sarcasmo, provocazione e aria di superiorità erano il suo modo di esprimersi con chiunque. Cominciai persino a trovarlo simpatico... a piccole dosi: intuivo che per la moglie e per i figli - una femmina e un maschio - non doveva essere facile averlo in casa tutti i giorni, anche se con il ragazzo si innescava un classico meccanismo di male bonding nel comune interesse per il campionato di calcio.
Capii qualcosa in più di quest'uomo qualche anno dopo, quando seppi che suo fratello si era appena suicidato, di punto in bianco, senza alcun motivo apparente, impiccandosi nel proprio box. Mi arrivarono voci su genitori severi, ricchi ed egoisti. Con l'esperienza della mia e di altre famiglie, non mi era difficile immaginare come i figli fossero stati cresciuti: uno dei meccanismi più diffusi per l'educazione della prole consiste nell'esortarla a raggiungere risultati sempre maggiori, così da non far sfigurare chi li ha messi al mondo; ma nel contempo - per evitare che la discendenza metta in dubbio l'autoaffermata superiorità dei genitori - a ribadirle sin dall'infanzia che non vale niente e non sarà mai all'altezza. In questo modo figli o figlie ricevono un messaggio contraddittorio che li sottopone ad aspettative impossibili, con la certezza predeterminata che non riusciranno mai a soddisfarle: un condizionamento efficace, che per loro durerà tutta la vita. Per questo dovranno a tutti i costi mantenere a propria volta, in pubblico, l'apparenza della superiorità, altrimenti tutti scopriranno che è solo una maschera per nascondere la paura del proprio fallimento.
Dopo la tragedia, l'uomo dovette anche preoccuparsi dei propri genitori, ormai bisognosi di cure per questioni di età, portandoli nella più lussuosa residenza per anziani della zona (tanto loro i soldi per pagarsela li avevano). Il padre sarebbe morto di lì a poco, mentre la madre, una volta vedova, sarebbe rifiorita. Ma una delle conseguenze più crudeli del condizionamento subito da un figlio sin dalla più tenera età è che, quando scompare la figura cui per tutta la vita ha cercato invano di dimostrare qualcosa, non ci sono più speranze. Non potrà mai più convincere il padre (o la madre, o entrambi, a seconda dei casi individuali) che non è vero che "non è all'altezza": la sentenza emessa alla sua nascita diviene irrevocabile alla morte del giudice.

Così, con la mente annebbiata in cui oggi risuona solo l'eco di frasi di cui nemmeno ricorda l'origine e che non ha mai potuto mettere in discussione, l'uomo raggiunge il lungolago. Manca poco alle otto e trenta del mattino di questo lunedì di marzo, grigio e piovoso. Non c'è nessuno intorno. La condanna è stata emessa da cinquantotto anni ed è lui stesso, finalmente, a eseguirla. L'acqua è torbida, gelida, paralizzante. I vestiti sono ingombranti, ma lui non prova neanche a nuotare, mentre gli si riempiono le narici, la gola, i polmoni...
Il corpo viene avvistato due ore dopo da qualche passante, mentre galleggia poco lontano in un porticciolo. I vigili del fuoco lo ripescano intorno a mezzogiorno, la stessa ora a cui la madre si prepara per il pranzo nella residenza per anziani ricchi. L'uomo non ha indosso documenti, ma in tasca ci sono le chiavi della macchina. Quando il SUV viene localizzato nella piazza, ottocento metri più in là, si trovano la carta d'identita e la patente, il suicida viene identificato e la polizia avvisa la moglie. Nelle ore successive, la catena dello shock raggiungerà il figlio, quando esce da scuola, e la figlia, che lavora in un'altra città. Rimarrà un marchio indelebile anche su di loro.
Il delitto perfetto esiste. A volte l'assassino riesce a colpire anche dalla tomba. E, se potesse parlare, le uniche parole alla sua vittima sarebbero: "Visto? Te l'ho sempre detto che non valevi niente!" 

(Immagine realizzata con AI)

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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. Presiede la giuria del Premio Torre Crawford ed è membro di IAMTW e World SF Italia.

sábado, 8 de marzo de 2025

Vita da pulp - 8 marzo in (profondo) rosso


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di
 Andrea Carlo Cappi

Quando possibile, sono solito dedicare un post all'Otto Marzo e quest'anno non mi posso esimere dal farlo nella mia rubrica "Vita da pulp", per la quasi-coincidenza di due cinquantennali. Il più importante su scala mondiale corrisponde alla prima Giornata Internazionale della Donna, celebrata dall'ONU nel 1975 (precedentemente decretato come Anno Internazionale della Donna, per dare inizio a una seria battaglia contro la disuguaglianza).
La data scelta fu la stessa in cui nel 1917 a San Pietroburgo - dove era stata prevista ma sospesa una "Giornata della Donna" - si era sollevata una manifestazione delle operaie tessili. All'epoca in Russia era in vigore il calendario giuliano, quindi l'effettiva data locale non era l'8 marzo bensì il 23 febbraio.
Già nel 1975 le Nazioni Unite riuscirono a ottenere qualche risultato importante. Per esempio in Spagna, nonostante fosse ancora al potere il dittatore Francisco Franco, furono abolite leggi anacronistiche che reprimevano le donne, il cui ruolo sociale era esclusivamente quello di mogli-madri-casalinghe soggiogate a un marito-padrone: tra queste l'obbligo di autorizzazione scritta da parte del coniuge se volevano aprire un conto corrente in banca. Il dittatore morì nel novembre dello stesso anno ed ebbe finalmente inizio il processo di democratizzazione della Spagna; non a caso da quelle parti stanno cominciando anche le commemorazioni relative.

L'altro cinquantennale, proprio il giorno prima, corrisponde a quello del celeberrimo thriller Profondo rosso di Dario Argento, che uscì nei cinema italiani il 7 marzo 1975. I protagonisti sono Marcus Daly, pianista inglese che vive in Italia (David Hemmngs), testimone di un brutale omicidio, e la giornalista di cronaca nera Gianna Brezzi (Daria Nicolodi), donna - come si usava dire all'epoca - "emancipata" che non risparmia al suo compagno di indagini varie frecciate per certi suoi atteggiamenti tardo-maschilisti.
I personaggi femminili del film sono numerosi e tutti molto interessanti, ma tra questi potrebbe apparire secondario quello della scrittrice Amanda Righetti (Giuliana Calandra), già autrice nel 1956 di una raccolta di leggende urbane da cui Daly ricava indizi preziosi anche se non definitivi. Amanda è una delle vittime della catena di omicidi narrata in Profondo rosso, nel quale non abbiamo quindi il tempo di conoscerla a fondo. Ma a questo abbiamo rimediato lo scrittore-editor Mario Gazzola, la collaudata artista e neo-scrittrice Roberta Guardascione e io. Nel farlo, abbiamo appreso di cosa possa essere capace una donna, ancorché immaginaria.
Nel film si vedono inquadrature rivelatrici del contenuto del libro di Amanda Righetti, dal titolo Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna e si colgono piccoli ma significativi indizi sulla vita privata e la personalità dell'autrice. Sulla base di tutto ciò e con la complicità di Luigi Cozzi (a sua volta regista di culto, più volte braccio destro di Dario Argento e titolare della casa editrice Profondo Rosso oltre che del celebre Profondo Rosso Store a Roma) abbiamo raccolto un gruppo di autrici e autori esperti di thriller per "ricostruire" questo pseudobiblion. Ma potremmo dire che dall'aldilà Amanda Righetti abbia preso le redini dell'operazione.

Come se fosse esistita realmente, infatti, noi tre ideatori del progetto abbiamo "scoperto" la sua intenzione di pubblicare una nuova versione del proprio libro, arricchita di altre indagini, scoperte e rivelazioni, ma rimasta inedita a causa della fine prematura dell'autrice. Grazie a questo "dattiloscritto ritrovato", abbiamo ricostruito la sua vita e le sue esperienze di indagatrice dell'incubo, approfondendo tutto ciò che di lei viene accennato nel film.
Per quanto mi riguarda (ma credo che valga anche per Gazzola e Guardascione, dato che siamo stati noi tre a scrivere i capitoli in cui Amanda diventa vera e propria protagonista) la scrittrice si è convertita una persona "vera", che rispecchia la posizione della donna nella società italiana dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Un discorso che, attraverso gli scritti che le hanno attribuito soprattutto Claudia Salvatori e Giada Trebeschi, si estende in effetti alla figura femminile nella cultura occidentale.
Dopo oltre un anno di lavorazione Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, ora in stampa, arriverà a giorni in anteprima al Profondo Rosso Store e sul sito della casa editrice, per poi entrare in distribuzione nazionale parallelamente alle varie celebrazioni per il cinquantennale del film. Si potrebbe dire che Amanda Righetti, che figura come autrice in copertina (anche se in appendice si svelano i ruoli di chiunque abbia collaborato) abbia scritto un libro profondamente femminista. E tutti noi, in questo Otto Marzo dal duplice cinquantennale, ne siamo orgogliosi.

(Nella foto in apertura: l'attrice Giuliana Calandra nel ruolo di Amanda Righetti in Profondo rosso; sotto, la copertina del libro, realizzata da Roberta Guardascione.)


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Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una settantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. Presiede la giuria del Premio Torre Crawford ed è membro di IAMTW e World SF Italia.