San Remo, Festival dei Fiori, 9 marzo 2002.
Il Sindaco di San Remo, quando mi aveva assunto come investigatore privato incaricato della sicurezza del Festival, era stato chiarissimo: "Comunque andrà, dev'essere un successo!"
"Questa l'ho già sentita" avevo risposto.
E poi guarda cos'era successo.
Un corpo senza vita di lì a poco avrebbe emanato un cattivo odore che nemmeno tutte le mimose della Festa della Donna sarebbero riuscite a coprire.
Eppure il cadavere, in un tempo ormai lontano aveva persino cantato un obbrobrio che faceva più o meno così: "Viva le donne, viva le belle donne, che sono le colonne dell'amor!"
E a proposito di canzoni, il maccabeo era stato più volte presentatore e padre-padrone del Festival.
Era proprio lui il Pippo nazionale, nonché popolare, ma mai le stesse cose insieme.
Lo si poteva riconoscere dalle scarpe in vero cuoio e dalle tasche gonfie di euro di cui era stato testimonial a discarico. Infatti la prima a riconoscere il maccabaudo era stata un'attrice petulante convinta che fosse un direttore di banca.
A fianco del cadavere una copia di Baudolino di Umberto Eco: che fosse morto di noia?
Ma se Pippo era morto… chi era quel lungagnone trionfalistico sul palco dell'Ariston, affiancato da due sventolone?
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Pippo I, quello morto, era stato rinvenuto dietro le quinte, proprio lui che aveva giurato che sarebbe morto in prima linea, in prima serata o in alternativa in un vecchio palco della Scala.
Convocai gli indiziati al Casinò: uccidere Pippo era stato un azzardo. Le ultime persone che l'avevano visto erano nell'ordine:
- il maestro Pippo Caruso, che nutriva una sorta di amore-odio, visto che da 40 anni di amicizia Pippo lo chiamava insistentemente D'Artagnan nonostante ormai avesse la stazza di Porthos
- la moglie, Katia Ricciarelli, che per la nota imparzialità di Pippo era stata esclusa dalla competizione, cui voleva partecipare in coppia col Gabibbo con la canzone popolare: Passato lo Festival, gabbato lo Santo.
- Antonio Ricci, nemico storico del "simpatico pennellone", cui nel '96 era stato attribuito un necrologio di pessimo gusto sull'allora vitalissimo Pippo.
- Daniele Piombi che da 20 anni piombava a San Remo convinto che prima o poi gli avrebbero dato da presentare il Festival.
Sulla tempia del cadavere si riscontravano i segni di un corpo contundente. A fianco due oggetti sospetti. Qual era l'arma? Un microfono… o una vecchia radio, notoriamente uccisa dalla TV?
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Commisi l'errore di ritenere colpevole la moglie, che in ogni delitto che si rispetti è la prima sospettata, e la torchiai: "Su, Katia, canta!"
Per tutta risposta lei eseguì a squarciagola Un bel dì vedremo, rompendo le finestre del Casinò.
Non poteva essere stata lei. Non avrebbe avuto bisogno di un microfono. Quanto alla radio, la Signora Katia, era già fin troppo radiosa di suo.
La folla era stata tenuta all'oscuro, visto che l'individuo identico a Pippo sul palco se la cavava quasi meglio dell'originale.
L'unico a subodorare qualcosa era il Gabibbo, con cui la Signora Katia si era confidata. Ma chi darebbe retta a un pupazzo rosso?
Non certo Vanna Marchi!
Il resto d'Italia sì.
Per cui imbavagliai il Gabibbo e lo chiusi in uno sgabuzzino, per evitare che scoprisse subito l'assassino, rubandomi il mestiere.
Antonio Ricci, nonostante gli antichi dissapori, non aveva alcun motivo per volere il Pippo defunto: senza il suo antagonista a San Remo si sarebbe sentito svuotato e tuttalpiù avrebbe potuto prendere in giro Mino Reitano.
Come sparare sulla Croce Rossa.
Quali possibili moventi avevano gli ultimi due indiziati per giustificare un corteo funebre dei fan di Pippo che avrebbe intralciato al tempo stesso il Festival e il traffico di San Remo?
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Tra un indiziato e l'altro approfittai per approfondire la conoscenza di Vittoria Belvedere. "Come mai ti sei fatta bionda?"
"Perché Pippo voleva una bionda angelicata in contrasto con quella bomba di carne della Arcuri."
"Siete diventate amiche?"
"Sì, molto. È un'attrice di un certo peso."
Ma per quanto riguardava le indagini, brancolavo nel buio.
Dopo la Ricciarelli e Ricci, dovetti escludere dalla lista dei sospetti anche Piombi.
Daniele Piombi aveva un alibi di ferro: all'ora del delitto era al Casinò a giocare a chemin de fer con Tito Stagno, Tiziano Ferro, Franca Rame e Dario Argento. Praticamente la nuova formazione dei Metallica.
Mi andò male anche con l'ultimo indiziato.
L'alibi del maestro Pippo Caruso fu sostenuto da Francesco Nuti: il maestro stava componendo la colonna sonora del remake del suo famoso film Caruso Paskowsky di padre polacco.
I quattro presunti colpevoli, una volta scagionati, per stemperare la tensione e dimenticare il lutto, si ritirarono a giocare a poker col morto.
E allora si avvicinava il momento della verità:
- chi era lo spilungone sul palco al posto di Pippo?
- l'arma del delitto era un microfono o la vecchia radio a galena?
- visto che gli unici quattro indiziati erano ormai esclusi dalle indagini, chi poteva aver eliminato il principe dei presentatori?
5
La serata finale volgeva al termine. I giochi erano fatti. Tra poco il carrozzone sarebbe stato smantellato, anche in assenza di Renato Zero. A questo punto non mi restava che rassegnarmi all'evidenza del mio fallimento. Aprii lo sgabuzzino e tolsi il bavaglio al Gabibbo. "Va bene, sporco pupazzo rosso, mi arrendo! Dimmi quello che sai e ti cedo la metà del merito!"
"Tre quarti" trattò il Gabibbo.
"È andata!"
"Stavo spremendo Katia Ricciarelli, in cerca di elementi di sfottò contro Baudo. Lei, infastidita, mi ha risposto: 'Parlane pure male, non lo riconosco più. Da qualche tempo non è più lo stesso!'"
Eccola l'illuminazione! Era a portata di naso, come Pippo Franco. C'erano troppi Pippi in questa situazione. Mancava solo Pippi Calzelunghe.
Il Pippo sul palco stava per consegnare il premio al vincitore del suo decimo festival. Irruppi in scena e gli feci una domanda trabocchetto: "Chi ha scoperto Loretta Goggi?"
"Io!"
"Lorella Cuccarini?"
"Io!"
"L'America?"
"Io!"
Era inequivocabilmente lui. Tutti gli altri sapevano che l'America l'aveva scoperta Mike Bongiorno.
Fui arrestato in diretta TV per schiamazzi notturni.
Il giorno dopo Pippo venne a trovarmi in cella accompagnato dal Commissario Cajati, che confermò le mie ipotesi. Il falso Pippo era un fantasista mitomane di Militello, che ricorrendo alla chirurgia plastica era riuscito ad assumerne le fattezze. Aveva più volte cercato di importunare Katia Ricciarelli rivolgendole in pubblico apprezzamenti in dialetto siculo. La Signora Katia, rientrando a casa dal Pippo autentico, solitamente galantissimo, lo prendeva a schiaffoni. Il falso Pippo si era introdotto all'Ariston all'inizio del Festival e si era nascosto dietro una tenda. Ma al momento decisivo, resosi conto del suo folle proposito, si era tolto la vita colpendosi con un microfono, di cui non girava mai sprovvisto. La radio e il libro di Eco erano stati scordati da un vecchio attrezzista, ora pensionato, che voleva farsi una cultura.
Baudo era visibilmente turbato. Commentò: "Non potevo immaginare di aver creato una simile baudodipendenza in uno sconosciuto!"
"Ne è sicuro?"
"Non so."
Ma Pippo, Pippo non lo sa…
(copyright 2002 Andrea Carlo Cappi, Davide Mangalavite, Andrea G. Pinketts)