miércoles, 8 de marzo de 2023

Vita da pulp - Imparare a scrivere spy story


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Tra chi vuole scrivere thriller o mystery, un'alta percentuale pensa che sia tutto facile: «Cosa ci vuole? Basta scopiazzare ricette già note e ignorare bellamente consecutio temporum e impiego dei punti di vista, per pubblicare un immediato bestseller e diventare ricchi e famosi!» Del resto, se molti editori italiani sono convinti che il “giallo” e il “noir” non vadano oltre qualche bravo/a poliziotto/a, un paio di serial killer e una badilata di stereotipi, perché non dovrebbero pensarlo anche aspiranti autrici o autori?
Poi c’è chi, scoperto che esistono collane serie e persino premi per romanzi e racconti di spionaggio inediti, pensa di avventurarsi in quel territorio del thriller, oggi molto meno sovraffollato, di cui sto parlando in questi ultimi articoli: la spy story. Ma nella narrativa di spionaggio occorre di più che imitare formule. Non basta copiare qualcosa che si è visto al cinema o su una piattaforma televisiva per ottenere una buona storia di spie, così come per scrivere un buon giallo non è sufficiente infilarci qualche cadavere, un commissario e qualche specialità della cucina regionale.
Nella spy-story, come e più che altrove, occorre una conoscenza approfondita del genere, ma soprattutto un’idea di come funzionino le cose nel mondo reale, prima di applicarvi la nostra fantasia. Insomma, bisogna studiare. Non lo sapevate? What a shock! vi direbbe Alan D. Altieri.

Ho sempre amato i film di 007, ma anche parecchi di quegli spy-movies, a volte un po' cialtroneschi, cui gli amici di Bloodbuster hanno dedicato il volume Segretissimi. Tuttavia non si scrive una vera spy-story inventando un superagente segreto donnaiolo con gadget assortiti e un cocktail preferito, anche se ogni tanto qualcuno lo pensa ancora oggi.
Ai vecchi tempi, quando la collana Segretissimo di Mondadori aveva il formato di una rivista, in appendice al romanzo si trovavano articoli su casi reali di spionaggio, storici o contemporanei. Forse fu questo a indurmi ad approfondire l’argomento: documentarmi e cominciare a confrontare la fiction con la non-fiction. Nell'arco di decenni raccolsi un vasto archivio di articoli e di libri, da cui poi ho ricavato anche il saggio Le grandi spie pubblicato da Vallardi nel 2010. (Se siete interessati, leggete la nota in fondo all'articolo).
L'ultima volta citavo Stefano Di Marino, che raccomandava la necessità di conoscere lo spycraft, ossia le tecniche usate realmente nel mondo dei servizi segreti. I tempi cambiano, per esempio oggi si usano le comunicazioni elettroniche, non più gli obsoleti one-time-pad o i messaggi delle numbers stations (se volete sapere di che si tratta, potete guardare un mio piccolo documentario in proposito). Ma molte tecniche, soprattutto quelle relative allo humint (human intelligence) rimangono immutate e occorre conoscerle. Non è un caso se tra le figure più importanti della spy story parecchie ebbero esperienza diretta dello spionaggio. Ci dev’essere una base di realtà, prima di aggiungere la creatività e, se proprio necessario, anche qualche vecchio stereotipo.

Quindi che cosa occorre studiare?
    -In primo luogo, la narrativa: vi consiglio la lettura dei fondamentali romanzi Dalla Russia con amore di Ian Fleming e La spia che venne dal freddo di John Le Carré, ovvero i capolavori, rispettivamente, della spy story avventurosa e della spy story più realistica; ma anche, se avete la fortuna di trovarli a un prezzo onesto, qualche vagonata di titoli pubblicati su Segretissimo negli anni Sessanta e Settanta. Non tutti quei vecchi romanzi saranno opere immortali e qualcuno potrà avere pennellate di stagionata propaganda della Guerra Fredda, ma li troverete di certo istruttivi. Vale in particolare per quelli di Gerard De Villiers, ristampati anche di recente nella collana Segretissimo SAS tuttora pubblicata mensilmente in edicola; non avete l'obbligo di condividere al cento per cento le idee dell'autore, ma vi assicuro che buona parte delle informazioni sono illuminanti.
    Tra la produzione più vicina a noi in Segretissimo, i romanzi di Stefano Di Marino firmati Stephen Gunn vi daranno l'idea di come si scriva lo spionaggio avventuroso nel XXI secolo. Non è per farmi pubblicità, ma possono esservi utili anche i miei romanzi della serie Agente Nightshade e Sickrose pubblicati nella stessa collana sotto lo pseudonimo François Torrent (i titoli più vecchi di Nightshade sono ora disponibili in cartaceo e ebook su Amazon in una collezione di Oakmond Publishing sotto il mio vero nome); io sono orientato su una spy story d'azione fortemente basata su riferimenti reali. Ho già citato di recente la collana in ebook Spy Game in cui vari autori italiani si cimentano su storie della Guerra Fredda. Dovete ricordare, beninteso che il vostro obiettivo non è copiare formule, schemi e stili narrativi, bensì capire come si scriva spy story aldilà della singola individualità di autori e autrici.
    -In secondo luogo, la saggistica, utile per comprendere l'operato dei servizi segreti nel corso del tempo, nel bene come nel male. In Italia non si trova moltissimo, rispetto ad altri paesi, motivo per cui ho scritto il compendio Le grandi spie che citavo poco fa. Se sapete l'inglese, potete invece attingere a un repertorio enorme di saggi e biografie reperibili sulle librerie online italiane o straniere, oltre ad articoli di ogni genere, ai quali talvolta andrà applicato lo stesso criterio che spiego al punto successivo. Non occorre leggere tutto, perché già così può darvi l'impressione di un'esame universitario molto impegnativo, ma almeno riuscirete a farvi un'idea da confrontare con la narrativa.
    -In terzo luogo, la cronaca, recente e attuale, per avere il polso della situazione geopolitica a cui volete ricollegarvi, tenendo presente che potete ambientare la vostra storia anche in un luogo diverso da quello in cui è in corso una situazione critica, perché le informazioni vengono scambiate ovunque e anche l'Italia è un crocevia di spie. Potrete trovare molte fonti su Internet, ma qui dovete imparare a valutare con attenzione la provenienza di ciò che leggete: su un quotidiano online di un determinato paese potreste trovare elementi di propaganda miscelati con informazioni vere e dovete distinguere gli uni dalle altre; in altri media, anche se in apparenza non legati a un determinato paese o a una specifica ideologia, ci sarà invece pura e semplice disinformazione fabbricata da servizi segreti ma presentata come se si trattasse di notizie vere, che buona parte del pubblico scambia per tali. Ma anche questo può essere utile: per esempio, è proprio da alcuni siti di disinformazione che si possono scoprire quali operazioni stia conducendo all'estero il servizio segreto che li ha allestiti.
    Quindi, se non volete limitarvi a scrivere trame ambientate in un periodo storico già ben documentato, dovete diventare qualcosa di simile all'analista di un vero servizio segreto e scoprire cosa bolla in pentola in varie parti del mondo. In questo modo potrete applicare ciò che avete appreso sullo spycraft alla realtà che vi circonda, valutando l'attendibilità delle notizie proposte dai media riguardo alle situazioni di tensione internazionale e riempiendo gli spazi vuoti con una trama verosimile costruita da voi. Verosimile, ma non necessariamente realistica fino in fondo: il vostro non è un obiettivo documentaristico, bensì narrativo. La spy story vi offre in ogni caso l'opportunità di dedicarvi a una forma di narrativa popolare intelligente.

L’ultimo equivoco in cui mi sono imbattuto deriva dall'opera dei due maestri italiani del genere che ho già nominato, Altieri e Di Marino, cui oggi sono dedicati rispettivamente i due prestigiosi premi istituiti dalla collana Segretissimo di Mondadori, rispettivamente per il romanzo e il racconto di spionaggio inediti. Nei romanzi di Alan D. Altieri – autore anche di storie di fantapolitica militare – e di Stefano Di Marino - che spesso racconta di operazioni clandestine - ricorrono elementi di combat thriller. Questo però non implica che per scrivere di una vicenda spionistica occorra competenza in campo militare, così da poter raccontare una storia di sole azioni da commando che sfora nella narrativa "di guerra". Quella è solo una delle componenti possibili del romanzo di spionaggio. Non ci si dove dimenticare della questione di base: spy-story significa storia di spie.
Per citare di nuovo Sun-Tzu, lo spionaggio è una fase anteriore a quella bellica. Implica indagini, raccolta di informazioni e analisi: se si pensa a Le Carré, si trovano molti dialoghi e ben pochi proiettili. Questo non significa che il vostro romanzo debba consistere solo in tre o quattro persone che discutono per trecento pagine chiuse in una sala riunioni: chi legge Segretissimo o la spy-story in generale, di solito si aspetta anche l’azione. Quindi non è escluso che, a un certo punto di un romanzo o nell’ambito di un intero racconto, possiate raccontare anche un’operazione delle forze speciali. Più che legittimo. Purché abbiate un’idea del tipo di armi impiegate: come ho già spiegato, non potete scrivere solo “la cosa che fa bang bang”; ma vi assicuro che ci sono testi che permettono di trattarne con un minimo di competrnza senza bisogno di essere un ex mercenario, pilotare elicotteri o andare tutti i giorni al poligono di tiro.
Tuttavia le spie devono fare le spie e chi ne scrive deve avere nozioni di base sui servizi segreti, in particolare quelli operanti nello scenario prescelto per la vicenda. In questo vi può aiutare persino Wikipedia, nelle sue edizioni in varie lingue, dove sono riportate sigle e storia delle principali agenzie di intelligence del mondo. Quindi anche su questo versante occorrono ricerca e documentazione. Non è facile né immediato scrivere un romanzo di spionaggio dalla trama plausibile e dallo svolgimento interessante, perché stiamo sempre parlando di letteratura di genere a scopo di intrattenimento. D’altra parte non potete nemmeno diventare food creators, come si dice oggi, senza conoscere gli ingredienti e sapere come combinarli.

Continua...

Nota: il libro Le grandi spie edito da Vallardi è disponibile ormai da anni soltanto in ebook (che trovate per esempio su IBS e su Amazon) ma di recente ho recuperato alcune copie ancora nuove del volume rilegato di oltre 320 pagine. La disponibilità è limitata ma, se siete interessati ad acquistarlo al prezzo di 20,00 euro (incluse spese di spedizione postale), mi potete contattare all'indirizzo email borderfictionzone@gmail.com indicando come oggetto "Le grandi spie".

(immagine: Selene Feltrin è Nightshade in una foto di A. C. Cappi)

Leggi anche gli articoli precedenti:

Guarda il video esplicativo "La spy story perfetta"

Guarda "Le grandi spie" con Corrado Augias e Andrea Carlo Cappi





Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

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