Ricetta di Fabio Viganò
La maggior parte di Voi penso creda che cucinare della pasta sia un qualcosa di banale, facile, oltremodo scontato. Qui casca l'asino, consntitemi l'azzardo lessicale. Cucinare è un'arte che ha le sue regole e i suoi dogmi, nonché i segreti che gli chef di tutto il mondo amano portare nella tomba. Sennò, che segreti sarebbero?
Ma la cottura della pasta - in particolare del maccheroncini - impone il rigore della pasta "al dente", per conseguire un connubio affascinante e intrigante con uno dei migliori vini italiani, corposo e saporito, dal retrogusto deciso, che ben si sposa con cacciagione e carni rosse, sanguigne. Stiamo, inutile dirlo, parlando del barolo, uno dei migliori prodotti italiani, ricco non solo di gusto ma anche di tannino, che fa bene al cuore e - perché no? - lo riscalda persino.
Il maccheroncino, una volta cotto "al dente", dovrà essere saltato in padella con un poco di scalogno e pancetta affumicata. Sarà giusto il tempo di un sospiro, una scottatura; quello necessario per ricavare l'essenza dai chiodi di garofano, utilizzando l'apposito famoso martelletto. Non dovrete perdere un istante. Appena l'essenza sarà fuoriuscita dai chiodi di garofano, ne bagnerete i maccheroncini, che a questo punto verranno anche esaltati da un paio di bicchieri di barolo.
Il gusto ricco dell'essenza di chiodi di garofano, frammista al barolo e al soffritto, sarà un'esperienza unica, anzi irripetibile. Nessuno di Voi ha mai assaggiato tale prelibatezza. Lo scalogno, poi, fa figo. Parola di chef. Non mi resta quindi che augurarVi buon appetito e buon anno!
(Immagine realizzata - a differenza della ricetta - mediante AI)

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