viernes, 29 de marzo de 2019

Wine&Words con Charles Bukowski



Domenica 31 marzo alle 18.30 a Marina di Andora (Savona), presso Momart Guest House, via Trieste 14, per il ciclo Monsieur Le Pop, aperitivo con Charles Bukowski, a venticinque anni dalla scomparsa del grande scrittore americano e in occasione dell'uscita in Italia da Guanda dell'inedito "Taccuino di un allegro ubriacone". La rassegna culturale ideata dagli scrittori Andrea Carlo Cappi e Andrea G. Pinketts ricorda il narratore nato sulle riviste popolari statunitensi e divenuto un maestro del Novecento. A parlarne è la traduttrice italiana di tutti i suoi libri, Simona Viciani. Ingresso libero. Degustazione di vini a cura di FISAR Savona. Nel corso dell'incontro avrà luogo una performance a sorpresa. Conduce Andrea Carlo Cappi.

miércoles, 27 de marzo de 2019

Quel milanese di Diabolik!


Notizie e riflessioni da Andrea Carlo Cappi

Si è aperta a Milano, presso l'Urban Center del Comune di Milano in Galleria Vittorio Emanuele, a un passo da piazza della Scala, una mostra dedicata a Diabolik organizzata con Astorina, Excalibur e Wow - Museo del Fumetto, che sottolinea i legami del personaggio e delle sue autrici con questa città. Non solo perché è qui che "il Re del Terrore" è nato nel 1962, ma anche perché, forse, un fumetto come questo sarebbe potuto nascere solo qui.

Galleria Vittorio Emanuele, Milano (Foto: A.C.Cappi)

Milano è tuttora la città dell'editoria, ma lo era soprattutto nei primi anni Sessanta, quando l'Italia si avviava al boom economico. Se ripensiamo a ciò che veniva pubblicato all'epoca, notiamo la netta crescita del fumetto e del giallo, soprattutto da edicola. Usciva settimanalmente con enorme successo "Il Giallo Mondadori" - rinato nel dopoguerra dopo l'interruzione per motivi politici - con la sua collana di ristampe "I Capolavori del Giallo" (che poi si sarebbe trasformato ne "I Classici del Giallo"); e, dopo la nascita della collana di fantascienza "Urania" nel 1952, nel 1960 era stata varata un'altra collana di thriller dedicata allo spionaggio, fenomeno narrativo in crescita, anche se Mondadori si era persa l'occasione di pubblicare James Bond. Ma c'erano anche i Gialli Garzanti, che oltre ad assicurarsi i diritti di 007 proponevano al pubblico il duro Mickey Spillane e si apprestavano a lanciare il noir milanese di Giorgio Scerbanenco. Esistevano persino "I Gialli Proibiti" di Longanesi, per non parlare delle varie collane di editori più piccoli che si inserivano nel filone.

Diabolik in Galleria (Foto: L. Sembruna)

In questo clima Angela e Luciana Giussani aprirno la casa editrice Astorina, inizialmente sorella minore della Astoria di Gino Sansoni, marito di Angela, ma destinata a diventare molto più importante. Se al principio la Astorina pubblicava l'edizione italiana del fumetto americano "Big Ben Bolt", la vera novità fu proprio la nascita del giallo a fumetti intitolato "Diabolik", con protagonista un Fantômas più moderno e tecnologico di quello di mezzo secolo prima, in un formato tascabilissimo. Nel terzo numero, già nel 1963, apparve per la prima volta Eva Kant e la rivoluzione fu completa: due donne imprenditrici, due donne autrici (anche se si firmavano A. L. Giussani, lasciando pensare che si trattasse di un singolo autore di sesso maschile), una coppia di personaggi che convivono al di fuori del matrimonio, rubano, uccidono e la fanno franca. Un eroe mascherato che non è affatto un giustiziere, una donna che non è affatto la classica fidanzatina in pericolo ma che negli anni assumerà un ruolo assolutamente paritario.

La Olivetti e i tesserini da giornaliste delle Giussani (Foto: A. C. Cappi)

L'impatto sul pubblico fu enorme e creò emulazione nell'editoria: nacque il fenomeno dei fumetti "neri", che copiavano lo stesso formato ideato dalle Giussani, adottavano spesso la lettera K nel nome e cercavano di superare i morigerati Diabolik ed Eva Kant quanto a efferatezza e sesso, generando poi il successivo filone erotico. Processi, sequestri e accuse di corrompere la gioventù non riuscirono a frenarli. I più riusciti e longevi furono "Kriminal" e "Satanik" di Max Bunker, ma "Diabolik" è l'unica serie a mantenersi vitale e arrivare senza interruzione ai giorni nostri.

L'ingresso della mostra all'Urban Center (Foto: A. Spaggiari)

La serie avrebbe dovuto essere ambientata tra Parigi e Marsiglia, ma per evitare problemi tecnici (i primi disegnatori avevano qualche difficoltà a raffigurare la Torre Eiffel) si preferì collocarla in un Paese immaginario, dentro una vasta geografia non meno immaginaria: lo stato di Clerville, con capitale Clerville e altra città principale quella portuale di Ghenf. I modelli erano sempre Parigi e Marsiglia, ma le contaminazioni con Milano e la Riviera Ligure fecero evolvere gli scenari in maniera autonoma, tanto che da anni esiste persino una guida di Clerville con tanto di mappa della città e carta stradale (fondamentali quando scrivo i miei romanzi di Diabolik & Eva Kant).

Cappi all'ingresso della mostra (Foto: L. Sembruna)

Le uniche incursioni di Diabolik nel mondo reale sono in occasione di albi speciali legati a fiere ed eventi: alla mostra in corso sono esposte tavole di avventure al Castello Sforzesco o al Palazzo Mondadori di Niemeyer. Ma, per restare in tema di architettura (e design, visto che a Milano siamo in periodo di Salone del Mobile) è possibile vedere anche i disegni originali in cui i rifugi dei nostri eroi sono modellati su edifici progettati da Alvar Aalto o Frank Lloyd Wright e gli elementi di arredamento provengono dal design, spesso italiano, degli anni Sessanta-Settanta, dalla lampada Arco al televisore Algol Brionvega.

Il televisore Algol Brionvega (Foto: A.C.Cappi)

Una parte della mostra è dedicata proprio ad Angela e Luciana Giussani, non solo con la macchina da scrivere Olivetti Lettera 32 su cui scrivevano le sceneggiature, ma anche con le immagini di Angela come fotomodella. Spicca, oltre a quella per imprecisati rimedi per la tosse, una sua foto in cucina nel volume intitolato "Il vademecum della sposa", che insegnava alle donne italiane come comportarsi da brave e obbedienti casalinghe... proprio il tipo di modello esistenziale che Eva Kant avrebbe contribuito a demolire. E ci sono le tavole originali dei personaggi apparsi nei fumetti di Diabolik ispirati proprio ad Angela e Luciana, la prima nel ruolo di una scrittrice, la seconda di una signora appassionata di giochi d'azzardo (personaggio che poi ho ripreso nel mio romanzo dedicato a Eva Kant).

Angela Giussani in un cartellone da farmacia (Foto: A.C.Cappi)

Ma, se Diabolik ed Eva vivono in ambienti da sogno, è anche vero che, al pari delle loro autrici, sono instancabili lavoratori. Dato che quattro anni di avventure a fumetti equivalgono a un anno della loro vita (quindi nel 2022, quando la serie compirà sessant'anni, loro saranno invecchiati solo di quindici rispetto alle prime avventure) ho calcolato che la loro media è di un colpo alla settimana. Pertanto, per studiare il terreno, allestire trucchi sulla Jaguar, dedicarsi a lavori stradali sulle vie di fuga e uscite di emergenza dai rifugi, preparare le maschere per sostituirsi a varie persone e, finalmente, agire, i nostri eroi (soprattutto Diabolik) devono lavorare a tempo pieno. Essendo sopravvissuto a un naufragio e rimasto orfano a pochi mesi di vita, nessuno, nemmeno lui, sa da dove venga e quale sia l'identità con cui è nato. Ma a quanto possiamo vedere Diabolik è un vero milanese degli anni Sessanta. E forse, chissà mai, un giorno potremmo scoprire che in realtà si chiama Ambrogio Brambilla.

A. C. Cappi e il co-curatore R. Mazzoni (Foto: L. Sembruna)

martes, 26 de marzo de 2019

Cappi & Mystère: un nuovo premio


Dopo il Premio Italia 2018 dell'Italcon a "La Donna Leopardo" di Andrea Carlo Cappi come miglior romanzo fantasy italiano, un nuovo riconoscimento è stato conferito a un volume della collana "I romanzi di Martin Mystère" di Sergio Bonelli Editore.
Il secondo volume di narrativa pubblicato in edicola dal grande editore di fumetti, "Le guerre nel buio" di Andrea Carlo Cappi, si è guadagnato il Premio Atlantide 2019 come miglior storia di Martin Mystère, conferito dai votanti dell'Amys (l'associazione culturale che riunisce i maggiori esperti e appassionati del detective dell'impossibile creato nel 1982 da Alfredo Castelli). Il romanzo - cosa inaspettata, trattandosi di un premio destinato a una serie a fumetti - ha battuto persino la storia più attesa del decennio, il terzo team-up Martin Mystère & Dylan Dog, il cui autore Carlo Recagno ha tuttavia mietuto premi come sceneggiatore.

Castelli e Cappi allo stannd Amys (foto: Giaco)

La consegna dei premi è avvenuta sabato 23 marzo nella Sala Incontri al Polo Fiere di Lucca, in un programma che ha visto gli appuntamenti con importanti figure del fumetto italiano quali Prosdocimi o Milo Manara.
L'Amys - che si definisce "l'associazione dei nipoti di Martin Mystère" - assegna da alcuni anni i Premi Atlantide agli autori e titoli della serie più votati dai lettori. Nel 2015 già "L'ultima legione di Atlantide" di Cappi (pubblicato in libreria da Edizioni Cento Autori e tuttora disponibile nei bookshop online) era stato finalista come miglior storia. I due romanzi editi da Bonelli sono in vendita presso il Bonelli Shop online, mentre si attende in edicola un nuovo romanzo della serie per l'estate 2019.

Cappi con il Premio Atlantide allo stand Amys (foto: Giaco)

viernes, 15 de marzo de 2019

Bukowski e "black noir" a Ormeggi Festival


In corso per tutto il weekend 15-17 marzo Ormeggi Festival a Lamezia Terme. Tra gli eventi la presentazione sabato 16 marzo alle 17 presso il Chiostro Caffè Letterario di "Taccuino di un allegro ubriacone" di Charles Bukowski, tradotto per Guanda da Simona Viciani, direttrice artistica del festival. Un tocco noir arriva da "Black Zero" di Andrea Carlo Cappi (Cordero Editore), che porta in Europa e ai giorni nostri atmosfere da blaxploitation degli anni Settanta: sarà presentato dall'autore domenica 17 marzo alle 17.30, sempre presso il Chiostro Caffè Letterario.


lunes, 11 de marzo de 2019

Diabolik sono io



Da lunedì 11 a mercoledì 13 marzo un eccezionale evento cinematografico in 290 sale italiane: Diabolik sono io, un film tra documentario e thriller, scritto da Mario Gomboli e Giancarlo Soldi, diretto da Giancarlo Soldi: la storia e i misteri sulla nascita del più famoso criminale dei fumetti. Tra gli interpreti veri e fittizi - tra cui le creatrici del personaggio Angela e Luciana Giussani, in un filmato-intervista anni Sessanta mai visto prima - anche lo scrittore Andrea Carlo Cappi.


Andrea Carlo Cappi è presente alla prima del docu-film al celebre Cinema Arcadia di Melzo (Milano), alle 19.30 presso il Mondadori Bookstore con una firma-copie dei suoi romanzi dedicati a Diabolik & Eva Kant editi da Excalibur, e alle 20.30 in sala per una breve introduzione al film.


jueves, 14 de febrero de 2019

Quel "fuori legge" di Trevor Noah



Recensione di Andrea Carlo Cappi

Oggi Trevor Noah – trentacinque anni il 20 febbraio 2019 – dopo una carriera come stand-up comedian e conduttore televisivo in Sudafrica, lavora negli Stati Uniti come presentatore del programma tv di satira The Daily Show ed è considerato una delle trentacinque persone più potenti nei media di New York (secondo The Hollywood Reporter, 2017) e una delle cento più influenti nel mondo (stando a Time, 2018). Chi l'avrebbe detto che avrebbe fatto tanta strada un ragazzo di Johannesburg nato durante l'apartheid e cresciuto nei tempi difficili della transizione, visto e considerato che, per legge, non avrebbe nemmeno dovuto nascere? Come ciò sia stato possibile si capisce dal suo straordinario libro autobiografico, Nato fuori legge, successo per lettori e critici negli Stati Uniti, da poco pubblicato anche in Italia da Ponte alle Grazie, con la mia traduzione.
Il senso del titolo (nell'originale, Born a Crime) è chiarito nella prima pagina, che riporta fedelmente il testo di una legge promulgata nel 1927 in Sudafrica, secondo la quale i rapporti interrazziali erano punibili con cinque anni di carcere per l'uomo e quattro per la donna. La legge era ancora vigente nei primi anni Ottanta, quando la ventiquattrenne Patricia Nombuyiselo Noah ebbe una relazione con un quarantaseienne cittadino svizzero residente a Johannesburg. Trevor ne fu la conseguenza e fin dalla nascita i medici notarono che aveva la pelle troppo chiara. La madre se la cavò raccontando qualche bugia, ma il bambino era anomalo: come figlio di una donna nera, doveva per forza essere nero.
Per i bianchi – un quinto in rapporto alla popolazione nera, ma detentori del potere e della polizia – era nero; per la sua famiglia era pressoché bianco; ma la sua pelle era quella dei colored, discendenti delle unioni tra padri bianchi e madri nere anteriori al divieto. Gli incontri con il padre erano clandestini, ma al di fuori delle townships nere anche la madre non poteva essere vista con un bambino di un colore non compatibile. La vicenda narrata da Trevor non è dunque solo quella della propria infanzia e adolescenza, non è solo la storia di una coraggiosa e lungimirante madre sudafricana, al tempo stesso ossessivamente religiosa e mentalmente aperta. È anche la pungente esposizione dei paradossi di un sistema basato su regole assurde che valgono solo perché così è stato deciso, come in Comma 22 di Joseph Heller. Un libro che andrebbe letto con attenzione anche in Italia, di questi tempi.
Trevor racconta le sue disavventure infantili e giovanili, le imprese come dj e trafficante di cd piratati, il difficile rapporto della madre con il proprio nuovo compagno. Tutto questo con lo stile ironico che ha reso l'autore famoso in televisione, dando vita a un libro divertente, a tratti esilarante (ha vinto il James Thurber Prize for American Humor), senza risparmiare al lettore gli aspetti drammatici. Si prevede un imminente adattamento cinematografico prodotto e interpretato nel ruolo di Patricia dall'attrice kenyano-messicana Lupita Nyong'o, già premio Oscar per Dodici anni schiavo (ma i nerd tra noi la conoscono come l'attrice dietro il personaggio di Maz Kanata in Star Wars e come la splendida agente segreta Nakia in Black Panther).
Dal mio punto di vista personale: un traduttore di norma dovrebbe entrare nella mente dell'autore e dei suoi personaggi, il che non è così immediato quando si lavora su un'autobiografia e il narratore ha vissuto ciò che scrive e lo espone in modo irriverente. Ma in corso d'opera mi sono reso conto che il linguaggio in inglese di Trevor Noah era stranamente simile a quello di un mio personaggio ricorrente come scrittore, nella finzione figlio di una bianca e di un nero; presa coscienza di questo, mi sono trovato perfettamente a mio agio. Sarà che, a dispetto di quanto si vuole far credere, in realtà siamo tutti meticci.