Fotografia di Andrea Carlo Cappi |
L'ebook Rime perse di Fabio Viganò, edito da Algama, è in vendita a questi link.
Fabio Viganò's ebook Lost Rhymes, published by Algama (including the English translation) is on sale here.
Prefazione di/Foreword by Andrea Carlo Cappi
Che cos’è la poesia?
A volte penso che la maggior parte delle persone ritenga sia qualcosa che si scrive andando a capo ogni quattro o cinque parole. Un nostro comune amico, lo scrittore Andrea G. Pinketts, ricorda quando oltre vent’anni fa ha cominciato i suoi eventi letterari settimanali (tuttora in corso) in un caffè a Milano: il locale era di solito il punto di incontro di poeti e che, a suo dire, leggevano ad alta voce le proprie poesie a loro stessi davanti ad altri poeti. Nessuno ascoltava altri che se stesso o se stessa.
La mia modesta opinione è che la poesia non si qualcosa che si progetta di fare. Capita e basta. Si sente il bisogno di scrivere qualcosa, a si scrive e poi ci si rende conto che potrebbe essere una poesia. Sono convinto che sia questo che succede al mio vecchio amico Fabio Viganò. Ha fatto lo scrittore e il giornalista, ha vinto premi come poeta, ha costruito barche e al momento lavora negli ospedali... e chissà cos’altro farà domani. Condividiamo il blog Il rifugio dei peccatori, dove entrambi scriviamo di arte, letteratura, viaggi, società, cronaca nera... Ma è lui quello che scrive poesie.
Cita filastrocche per bambini (Dire, fare baciare...) mentre parla di vita e morte, amore e passioni. Ricorda la storia recente della città che forse ama più di tutte – Milano – e il suo peccato originale: la strage di estrema destra a Piazza Fontana nel dicembre 1969, della quale due anarchici – Pinelli e Valpreda – furono ingiustamente accusati. Il primo morì la notte successiva durante l’interrogatoriio in Questura, l’altro visse abbastanza a lungo da essere riconosciuto innocente e diventare un apprezzato scrittore. Fabio era suo amico. La libertà è tuttora la causa per cui pensa che valga la pena di combattere.
Ma, come potreste scoprire da questo libro, del quale mi sono assunto il pericoloso compito della traduzione in inglese, lui non scrive poesie. Gli capitano e basta. Che è la ragione per cui vi suggerisco di leggerle. E, naturalmente, non cercate le rime.
Che cos’è la poesia?
A volte penso che la maggior parte delle persone ritenga sia qualcosa che si scrive andando a capo ogni quattro o cinque parole. Un nostro comune amico, lo scrittore Andrea G. Pinketts, ricorda quando oltre vent’anni fa ha cominciato i suoi eventi letterari settimanali (tuttora in corso) in un caffè a Milano: il locale era di solito il punto di incontro di poeti e che, a suo dire, leggevano ad alta voce le proprie poesie a loro stessi davanti ad altri poeti. Nessuno ascoltava altri che se stesso o se stessa.
La mia modesta opinione è che la poesia non si qualcosa che si progetta di fare. Capita e basta. Si sente il bisogno di scrivere qualcosa, a si scrive e poi ci si rende conto che potrebbe essere una poesia. Sono convinto che sia questo che succede al mio vecchio amico Fabio Viganò. Ha fatto lo scrittore e il giornalista, ha vinto premi come poeta, ha costruito barche e al momento lavora negli ospedali... e chissà cos’altro farà domani. Condividiamo il blog Il rifugio dei peccatori, dove entrambi scriviamo di arte, letteratura, viaggi, società, cronaca nera... Ma è lui quello che scrive poesie.
Cita filastrocche per bambini (Dire, fare baciare...) mentre parla di vita e morte, amore e passioni. Ricorda la storia recente della città che forse ama più di tutte – Milano – e il suo peccato originale: la strage di estrema destra a Piazza Fontana nel dicembre 1969, della quale due anarchici – Pinelli e Valpreda – furono ingiustamente accusati. Il primo morì la notte successiva durante l’interrogatoriio in Questura, l’altro visse abbastanza a lungo da essere riconosciuto innocente e diventare un apprezzato scrittore. Fabio era suo amico. La libertà è tuttora la causa per cui pensa che valga la pena di combattere.
Ma, come potreste scoprire da questo libro, del quale mi sono assunto il pericoloso compito della traduzione in inglese, lui non scrive poesie. Gli capitano e basta. Che è la ragione per cui vi suggerisco di leggerle. E, naturalmente, non cercate le rime.
La maggior parte di esse è andata perduta ben prima della traduzione.
What is poetry?
What is poetry?
Sometimes I think most people believes poetry is something you write by going full stop every four or five words. A common friend of ours, Italian writer Andrea G. Pinketts, remembers when he started his ongoing weekly literary events in a caffè in Milan, over twenty years ago: the place was usually the meeting point of poets who – he says – used to read their works aloud to themselves in front of other poets who did the same. Noboby was listening to anybody but himself or herself.
In my humble opinion, poetry is not something you plan to do. It just happens. You feel the need to write something, you write it and then you realize it might be a poem. I’m convinced this is what occurs to my long-time friend Fabio Viganò. He’s been a writer, a boatmaker and a journalist, he won some prize as a poet and currently works in hospitals and who knows what else he’s going to do tomorrow. We share the blog called Il rifugio dei peccatori, “The Sinners’ Retreat”, where we both write about arts, literature, travels, society, crime... But he’s the one who also writes poems.
He quotes children’s nursery rhymes (Dire, fare baciare...) while talking about life and death, love and passions. He remembers the recent story of the city he probably loves the most – Milan – and its original sin: the Piazza Fontana extreme-right bombing in December 1969, of which two anarchists – Pinelli and Valpreda – were wrongfully accused. The first died the following night during interrogation by the police, the other survived to be finally recognized innocent and become an appreciated writer. Fabio was a friend of his. Freedom is still the cause he thinks it’s worth fighting for.
But, as you might discover from this book, of which I took the dangerous task of an English translation, he doesn’t actually write poems. They just happen to him. Which is the reason why I suggest you read them. And, of course don’t look for the rhymes.
In my humble opinion, poetry is not something you plan to do. It just happens. You feel the need to write something, you write it and then you realize it might be a poem. I’m convinced this is what occurs to my long-time friend Fabio Viganò. He’s been a writer, a boatmaker and a journalist, he won some prize as a poet and currently works in hospitals and who knows what else he’s going to do tomorrow. We share the blog called Il rifugio dei peccatori, “The Sinners’ Retreat”, where we both write about arts, literature, travels, society, crime... But he’s the one who also writes poems.
He quotes children’s nursery rhymes (Dire, fare baciare...) while talking about life and death, love and passions. He remembers the recent story of the city he probably loves the most – Milan – and its original sin: the Piazza Fontana extreme-right bombing in December 1969, of which two anarchists – Pinelli and Valpreda – were wrongfully accused. The first died the following night during interrogation by the police, the other survived to be finally recognized innocent and become an appreciated writer. Fabio was a friend of his. Freedom is still the cause he thinks it’s worth fighting for.
But, as you might discover from this book, of which I took the dangerous task of an English translation, he doesn’t actually write poems. They just happen to him. Which is the reason why I suggest you read them. And, of course don’t look for the rhymes.
Most of them were lost long before the traslation.