viernes, 5 de febrero de 2021

Il senso di Pinketts per la frase

Andrea G. Pinketts (foto A. C. Cappi)

Riflessioni di Fabio Viganò

Avere il senso sella frase è sinonimo del saper scrivere. Per questo motivo non a tutti è data questa carismatica predilezione.
Non a caso scrivo di predilezione. La “divina mania” pare da sempre decidere sua sponte, a dispetto degli inciuci tra presunti scrittori di dubbia natura e aspiranti critici, cui suggeriamo di buon grado, di non improvvisarsi tali. I critici, di solito, leggono le opere. I critici, sanno di cosa scrivono per competenza. Ricordo un noto esponente di un altrettanto famoso quotidiano nazionale apostrofare il fondatore della Scuola dei duri di Milano, Andrea G. Pinketts, come degno del Premio Nobel.
Era un serio professionista. Andrea non possedeva soltanto il senso della frase. Di lui ricordiamo persino le forbite, intriganti, sarcastiche infiorettature lessicali di cui ogni romanzo era costellato. Possedere il senso della frase non è soltanto mera capacità letteraria. E’ principalmente analisi arguta della società contemporanea in cui l’autore è calato. E’ talvolta analisi spietata, nella speranza di una rinascita sociale, proprio come la Fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri. Analisi che talvolta il Genius Pinketts, concludeva con una grassa risata, dopo aver presentato James Bond o gli amici moschettieri, moschettieri dalla penna “affilata”. Moschettieri nati, certamente duri per vocazione.
Era un’esperienza unica. Persino Fernanda Pivano ammirò il suo indiscusso senso della frase. Scrivere e avere il senso della frase non è cosa scontata. Si impongono sacrificio, studio, curiosità per le vicende della vita, belle o brutte che siano, ma vissute.
Lo scrivere è arte e testimonianza. Ognuno di noi, in qualità di lettore, può acquistare un libro. Il lettore, citando Luis Sepulveda, “ha però il diritto sacrosanto, qualora non sia di suo gradimento, di chiudere il meraviglioso parallelepipedo che raffigura il libro e non riaprirlo mai più!”.
Ci siamo mai chiesti il perché di questa affermazione? Personalmente ritengo che il segreto sia racchiuso proprio nel possedere o meno il senso della frase. Ciò che aiuta il lettore a comprendere in toto anche il più recondito significato di una affabulazione che non è mai fine a sé stessa, bensì maestra di vita.
La capacità di attrarre l’attenzione del lettore sull’ordito di un romanzo o di una fiaba non è mai fatto scontato. Bisogna saperci fare. E’ necessario avere il culto della parola e della frase. Vi svelo un segreto. All’interno di un’affabulazione - sia essa raccontata sotto forma di noir alla Pinketts, alla Cappi, alla Marenzana, alla Preston o Ellroy,  o sotto forma di fiaba per bambini, magari di Fedro o Collodi - troveremo sempre una morale. A noi il saperla cogliere, capendo il senso della frase.

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