viernes, 18 de junio de 2021

Vita da pulp - La pelle pulp


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Premessa importante per evitare equivoci: il termine "pulp" nel titolo di questa serie di articoli parte dal significato originario della parola, non dal suo improprio uso successivo. Un secolo fa e per qualche decennio ebbero grande successo negli USA riviste da poco prezzo su carta economica, da cui il nome di pulp magazines (dove pulp sta per "pasta di legno") in cui si pubblicava narrativa popolare di ogni genere: dal noir al romance, dall'avventura al western al fantastico, qualsiasi genere... di solito con copertine allusive.
All'epoca "pulp" era un termine spregiativo e non tutto, certo, meritava di passare alla storia. Ma da quelle riviste uscì buona parte delle grandi firme americane di narrativa popolare del Novecento (comprese molte ora considerate "letterarie") e qualcuno - Hemingway, per esempio - ne trasse importanti lezioni di scrtttura. "Pulp" continuò a indicare la narrativa si intrattenimento, di qualità o meno, anche nell'era dei paperbacks, con particolare riferimento al noir, che diede molte ispirazioni per il cinema. Chi scriveva pulp fiction aveva enorme fantasia e spesso un'estesa produzione, frutto di grande lavoro ed esperienza.
Nel 1994 uscì Pulp Fiction di Tarantino, il cui stesso manifesto richiama le riviste pulp. In Italia da qualche anno era nata una interessante e variegata produzione nazionale tra giallo e noir, horror e splatter. Nel nostro paese allora l'etichetta "pulp" fu applicata mediaticamente a una parte di quella narrativa che dava "scandalo"... fabbricato ad arte per evitare che passasse inosservata. Autrici come Alda Teodorani, autori come Andrea G. Pinketts, per citare due tra i miei preferiti, furono definiti "pulp" anche se, partendo dalla letteratura di genere da loro ben conosciuta, facevano già qualcosa di personale e diverso; ma prima non se n'era accorto nessuno.
Si creò una confusione immensa che permane tuttora. Ci si dimenticò del significato precedente di pulp, si ignorarono - o si soffocarono - gli autori italiani che lavoravano nel solco della narrativa popolare del feuilleton e del pulp. Nel pezzo che segue, "pulp" è sinonimo di giallo, noir, narrativa di avventure o qualsiasi altro genere di narrativa popolare. "Loro" sono quelli che sfruttano quando fa comodo le etichette dei generi, ma si ritengono superiori: l'unica vera appropriazione culturale, che portò al suicidio del maggior autore di (vero) pulp in Italia, meno di due mesi dopo l'uscita di questo articolo.

La vita da pulp è - proprio come la letteratura pulp - un'interessante metafora della vita dell'essere umano. Nel momento in cui nasci, il tuo destino è già in buona parte segnato dal luogo e dalla famiglia in cui sei apparso rispettivamente sulla faccia della Terra e nel mondo dell'editoria. Se nasci con la pelle pulp, per molti - chiamiamoli "Loro" - sarai sempre pulp, per quante creme editoriali tu cerchi di usare.
Qualche volta Loro ti faranno entrare come spettatore nei salotti in cui tengono i loro incontri ad alto budget, con quelli che scrivono i libri veri, e tu potrai avvicinarti al loro ricco buffet (sì, anche tu, abituato a presentazioni conviviali su banchetti improvvisati tra i libri). Così loro potranno dire che hanno persino amici pulpMa Loro sanno che un pulp non è un vero scrittore. A volte per Loro può essere divertente averti intorno, questo sì, ma al momento opportuno i pulp devono tornare nel ghetto e starsene zitti al loro posto.
Poi capita che qualcuno di Loro vada oltre e decida che è bello essere pulp e adottare un po' di terminologia del ghetto. Canticchiano "Vorrei la pelle pulp". Allora Loro prendono qualcuna/o che scrive pulp - oppure lo conosce bene e ne trae ispirazione per scrivere cose personali - la/lo etichettano come pulp, si etichettano a loro volta come pulp e diventano un po' come i minstrels che si tingevano la faccia con il lucido da scarpe, ma a fine serata si ripulivano, ben lieti di tornare al loro colore naturale, il bianco.
Tuttavia, dopo essersi divertiti a mescolarsi con gli inferiori, creano nuove leggi per allontanare i quartieri pulp dal centro cittadino, perché non vogliono averti tra i piedi tutti i giorni.

Non sanno che un pulp può essere come loro. Un pulp può anche credere, sul serio, nei valori in cui Loro fingono di credere, dandosi di gomito mentre si scambiano prestigiosi premi letterari. Un pulp può persino essere migliore di Loro, anche se non lo dice in giro. Di certo Loro non lo dicono, perché si deve parlare solo di Loro e dei loro. Dei pulp non si dice una parola, se non di tanto in tanto, sottovoce e con un certo disprezzo.
I pulp vanno tenuti in questa condizione di inferiorità, in modo da essere sfruttati. Perché non hanno diritto agli stessi privilegi di Loro e devono lavorare di più per guadagnare di meno. Sono utili, perché c'è quell'altra razza che Loro considerano inferiore - i nerd, che per oscuri motivi trovano interessanti i pulp - e bisogna pur darle qualcosa in pasto. I pulp sono utili, perché possono svolgere lavori di vario genere nella macchina editoriale e hanno un innato rispetto nei confronti dei lettori. Dio non voglia, dunque, che si mettano in testa di avere gli stessi diritti di Loro.
Ma Loro non sanno bene cosa siano i pulp.
Non leggono certo quello che scrivono i pulp.
Quindi non sanno che i pulp non si vergognano di essere pulp. Non sanno che i pulp possono essere orgogliosi della loro pelle e della loro cultura. Non sanno che, mentre Loro banchettano nei salotti, i pulp mangiano in cucina, con il piatto accanto al computer su cui scrivono romanzi, racconti e traduzioni, su cui fanno editing e correzioni di bozze, su cui a volte scrivono non-fiction su commissione (ma con la stessa passione con cui scrivono tutto quanto) che furbi editori amici di Loro non pagheranno, sapendo che i pulp non possono mettersi contro una casta troppo potente, in un sistema giudiziario poco efficiente.
Ma i pulp mangiano e diventano forti. Lavorano molto e diventano ancora più forti. Forse non forti come Loro, ma i pulp non vogliono essere Loro. Vogliono restare pulp e lo resteranno. Vogliono far sentire la loro voce e la faranno sentire. E un giorno Loro si accorgeranno che i pulp, quelli veri, camminano sulle loro strade e non possono più essere fatti tacere.
Quel giorno, Loro avranno paura.

Continua...

Immagine: "Toni Black", fotografia di A. C. Cappi



Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker

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