jueves, 16 de septiembre de 2021

Lo spettacolo delle desuete

 

Giada Trebeschi e Giorgio Rizzo in scena

Cronaca dal Premio Torre Crawford, di Andrea Carlo Cappi

Venerdì 10 settembre 2021, nell’ambito del Festival Premio Torre Crawford a San Nicola Arcella (Cosenza), ho assistito finalmente a Lo spettacolo delle desuete di e con Giada Trebeschi e Giorgio Rizzo, di cui sentivo parlare da parecchio: non solo seguo quasi ogni giorno La rubrica delle parole desuete, a cui si ispira la rappresentazione, ma i due autori e interpreti sono miei amici ormai da tempo. Per questo sarebbe sconveniente (termine e concetto ormai desueti) definire questo articolo una recensione: potrei essere tacciato di scarsa obiettività. Sicché mi limito a farne cronaca e commenti personali.


In primo luogo, nella Rubrica la scrittrice (oltre che docente e attrice) Giada Trebeschi propone ogni giorno su Facebook e Instagram uno sketch da un minuto, in cui racconta etimologia e significato di una parola o una locuzione di uso non più comune: può trattarsi di qualcosa che definisce oggetti e mestieri del passato, di un termine filosofico (l’anno scorso sono stato ospite del video dedicato ad "atarassia") o di una parola non del tutto desueta... ma pericolosamente a rischio di estinzione. La perdita del linguaggio, ricorda Giada, comporta anche la perdita delle idee e l’impoverimento del pensiero.
Si nota in effetti negli italiani una carenza lessicale pari al disinteresse per la grammatica, in un gioioso ritorno all’analfabetismo di massa. Attenzione: a dire che "l’ignoranza è forza" era il Grande Fratello... inteso come l’oppressore del romanzo 1984 di Orwell, non come il reality show in cui giovani eroi del pubblico tv si gloriavano di non aver mai letto un libro in vita loro, lasciando intendere che questa sia la vita più facile per il successo.


La Rubrica va in sorprendente controtendenza: è seguita da mezzo milione di persone, il che fa di Giada un caso unico al mondo di influencer culturale. Ma l’importante è non prendersi sul serio: nei video la protagonista recita in modo scherzoso e spesso Giorgio Rizzo (musicista etnico, sceneggiatore, regista e molto altro) le fa da spalla comica in dialoghi assurdi pieni di equivoci. Nella versione teatrale Giorgio accentua il suo ruolo di ignorante che finge di sapere (l’uomo dei nostri tempi, insomma), facendo ampio ricorso a un patrimonio umoristico che risale alla commedia dell’arte, per poi lanciarsi a sorpresa in un assolo di percussioni in cui illustra le origini della musica, forma di comunicazione universale (v. video in fondo all'articolo o a questo link).
Il gioco tra i due, che sul palco vanno alla ricerca della parola desueta perfetta per la prossima puntata della Rubrica, diverte il pubblico e strappa applausi a scena aperta. Da una parte, perché l’abile Giorgio, in veste anche di regista, mantiene un ritmo pari a quello di uno show musicale anche durante i dialoghi; dall’altra, perché Giada non esita a fare ciò che nessuna influencer oserebbe al posto suo: una pungente parodia di se stessa.
La manifestazione che ha ospitato lo spettacolo, il Premio Torre Crawford, ha dimostrato una volta di più che la cultura è anche divertimento e intrattenimento. In questo, coincidono gli intenti del concorso letterario, degli eventi a San Nicola Arcella e della rappresentazione delle Desuete che, inaugurata lo scorso giugno al Salerno Letteratura Festival, prosegue ora con successo il suo tour per l’Italia. Alla perenne ricerca della parola desueta di oggi.



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