Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
Da tre anni lavoro per le assicurazioni.
No, non sono impiegato, agente o consulente presso un'agenzia assicurativa. È solo che negli ultimi tre anni tutto il poco denaro che ho guadagnato, anzi di più, e tutto il mio tempo lavorativo sono serviti esclusivamente a raccogliere le somme che sono stato costretto a versare all'agenzia Leonardo Assicurazioni - Generali Milano, con sede in un palazzo vetrato di proprietà delle Assicurazioni Generali in via della Liberazione 16 a Milano. Tutto questo in cambio di servizi mai richiesti e mai ricevuti (non ho mai chiesto un solo rimborso in tutta la mia vita), ma che mi è toccato pagare dopo essere stato indotto con informazioni fuorvianti a sottoscrivere polizze a mia totale insaputa mediante una procedura telefonica che non permette di vedere cosa si stia firmando. Se qualcuno ti vende un prodotto costosissimo senza che tu lo sappia e senza che tu nemmeno lo usi, ma ti trovi a pagarlo ugualmente, credo che si chiami truffa; se lo fa un assicuratore, a quanto pare non rischia nemmeno la galera.
L'ho già spiegato in un post precedente, ma credo sia il caso di ribadirlo per maggiore chiarezza. Molte altre persone possono trovarsi nella mia stessa situazione o possono finirci con le stesse modalità. Non sto affatto scherzando: qualcuno, in circostanze simili, potrebbe essere colpito da infarto o da ictus, cadere in crisi depressiva oppure, rovinato economicamente, essere indotto al suicidio. È come finire nelle mani di un'organizzazione criminale dalla quale non puoi più liberarti, solo che non è "un'organizzazione criminale". Quindi è mio dovere cercare di salvare le potenziali vittime, come sto cercando di salvare me stesso.
Come sono finito in questa situazione? Nell'autunno 2003 avviai un programma di risparmio con Ina Assitalia, per mettere da parte soldi che avrei potuto recuperare dopo vent'anni. Nel 2013 Ina fu acquisita da Generali e dopo un po' il mio nuovo referente divenne Leonardo Assicurazioni di Milano. Io, già impegnato a lavorare letteralmente giorno e notte, non sapevo nemmeno quanti soldi avessi messo da parte, Leo sì (uso questo nome collettivo, anche se ho avuto a che fare con persone diverse e non so quali e quante siano le singole responsabilità). Il suo piano era semplice: voleva riprendersi i miei soldi prima ancora di restituirmeli.
Prima mossa: offrirti una polizza sanitaria, a un costo onesto di poche centinaia di euro; ma intanto farti domiciliare i pagamenti sul tuo conto in banca e lasciare una tua firma digitale, che a Leo verrà utile più avanti per le procedure telefoniche. Seconda mossa: offrirti con insistenza una serie di pacchetti di polizze che tu regolarmente rifiuti, perché già è un lusso quella che hai sottoscritto. Dal momento che non cedi, Leo passa a un altro metodo: l'inganno.
Ecco dunque la terza mossa: chiamarti in orario di lavoro per chiederti "aggiornamenti del quadro medico" - qualsiasi cosa ciò significhi - insomma questioni di apparente routine, che si possono risolvere in fretta facendo click sul proprio cellulare. Quello che non ti dice è che non stai confermando una procedura di routine: a tua insaputa, invece, stai firmando un pacchetto di polizze che non hai mai richiesto, di cui non hai nemmeno bisogno, di cui non ti vengono rivelati i servizi, la natura, la durata (cinque anni obbligatori) e soprattutto il costo; solo molto tempo dopo Leo si è lasciato sfuggire che in quel momento il mio pacchetto di polizze costava 14.000 euro l'anno. Ma a Leo non importa che tu non guadagni quella cifra in un anno di lavoro e che tu non abbia così tanti soldi in banca, perché può sempre rifarsi sui tuoi risparmi, saldamente nelle sue mani. Hai firmato la tua condanna senza saperlo e, dopo avere chiuso la telefonata, Leo ride alle tue spalle, perché una volta che ti ha incastrato, non hai modo di uscirne. Attenzione: tutte le informazioni incomplete o false che ti vengono date sono fornite solo a voce, di persona o al telefono; mai per iscritto, neppure via email, perché altrimenti potresti dimostrare che ti hanno tratto in inganno.
Te ne rendi conto solo quando vedi sparire dal tuo conto una somma spaventosa senza che nessuno ti spieghi a cosa corrisponda. Blocchi la domiciliazione bancaria perché il conto è andato in rosso, chiedi a chi ti sta vicino di farti un bonifico per uscire dall'emergenza e cominci a protestare con Leo, spiegandogli che non puoi permetterti di pagare cifre del genere perché sono più di quanto guadagni. E solo allora ti viene svelata la regola ferrea: una volta che hai sottoscritto (a tua insaputa!) una polizza quinquennale non puoi più annullarla; puoi tuttavia sottoscrivere un'altra polizza sostitutiva per una cifra (di poco) più bassa, i cui cinque anni scattano però dal momento della nuova sottoscrizione. Non c'è modo di liberarti: puoi solo passare da una trappola all'altra. Nel caso tu non sia in grado di pagare, Leo minaccia un'azione legale, dopodiché dovrai sborsare la cifra e in più anche quella per i suoi avvocati (che immagino siano altrettanto costosi). Però, quando ormai manca un anno al possibile riscatto dei tuoi risparmi che Leo tiene in ostaggio, puoi chiedere un anticipo sulla liquidazione... e usarlo tutto per pagare la prossima rata della polizza.
Passano altri dodici mesi, comincia il 2024: sono trascorsi vent'anni ma ancora non hai visto i tuoi risparmi, a parte l'anticipo che hai usato per pagare la polizza. Ed ecco che Leo si presenta con due facce nuove: spieghi anche a loro che hai una rata in scadenza da 2000 euro ma non puoi pagarla finché non ti arriva un bonifico a pagamento di un lavoro, oppure finché loro non ti liquidano i tuoi risparmi; ripeti anche che non puoi permetterti una polizza che ora è da 8000 euro l'anno; insisti nel dire che non ti restano soldi per mangiare e pagare le bollette. Loro fanno finta di capire, poi ti fanno una telefonata e ricorrono al solito sistema di menzogne e inganno ("aggiornamento del quadro medico", procedura di firma telefonica senza che tu possa vedere cosa stai firmando, rispondere con bugie alle tue domande); tutto per piazzarti a tua insaputa una nuova polizza quinquennale da oltre 12000 euro l'anno, cioè più di quanto tu guadagni all'anno e, nel complesso dei cinque anni, più di tutti i tuoi risparmi messi insieme. Protesti, fai annullare l'operazione, ma misteriosamente la domiciliazione in banca si è riattivata senza che tu lo richiedessi (la banca ancora non ha capito come) e Leo si è preso 3000 euro dal tuo conto; non sei andato in rosso solo perché nel frattempo era arrivato il bonifico che aspettavi; te ne accorgi in tempo e fai lo storno per riavere i tuoi 3000 euro, ma ora sai che non solo tutte le facce dell'agenzia sono pronte a mentire e ingannare, ma fanno pure a gara per rubarsi i clienti tra loro. E derubarli, naturalmente.
Quando finalmente hai ottenuto, seppure con ritardo, la liquidazione dei tuoi risparmi, mentre insisti affinché Leo ti lasci andare una buona volta perché non puoi consumare tutto ciò che hai messo da parte in vent'anni per darlo a lui, ti viene offerta una nuova "via d'uscita". Puoi sottoscrivere in sostituzione un'altra polizza quinquennale che dovrebbe costare di meno, che tuttavia per il primo anno ti costa come quella vecchia. Chiedi: "E gli anni successivi? Costerà lo stesso e sarò in trappola ancora per un quinquennio, pagando ancora più a lungo?" Quando esigi precisazioni e vuoi vedere il contratto per farlo esaminare da un esperto, Leo si rifiuta di mostrartelo; beninteso, hai una rata ormai scaduta e, se non paghi, c'è sempre la minaccia di un'azione legale. Con un sorriso compiaciuto sulle labbra, Leo ti dice che alla fine ti costerà molto di più.
Io però ho deciso di non sottostare più al ricatto. Ho scritto una PEC raccontando questa storia, con nomi e cognomi, all'ufficio reclami di Generali e in copia all'IVASS, l'istituto di vigilanza sulle assicurazioni. Non so come andrà a finire, so solo che mi hanno portato via una somma quasi pari ai miei sudati risparmi di vent'anni; che sono stato costretto a pagarla prima ancora di ricevere i soldi a me dovuti; quindi mi sono ammazzato di lavoro, rinunciando alla mia vita per stare incollato al computer giorno e notte, esattamente come quando cercavo di mettere da parte qualcosa. Oltretutto in questi mesi Leo mi ha fatto sprecare tempo tra discussioni e incontri, oltre a costringermi a chiamare avvocati ed esperti per sapere come comportarmi. Mi ha rubato il passato, mi ruba il presente e vuole appropriarsi del mio futuro. Datemi retta: se vi chiama per un appuntamento in sede o a casa vostra, non rispondete, o finirete in trappola.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.