Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi
... dalla copertina, consiglia un antico detto che qualcuno fa risalire alla Bibbia, anche se nella versione originale semmai doveva essere "Non giudicare una pergamena da com'è arrotolata". La sua formulazione attuale è attribuita a George Eliot (pseudonimo di Mary Ann Evans) nel romanzo Il mulino sulla Floss del 1860 e la sua citazione più celebre è forse quella in The Rocky Horror Show. In ogni caso - come assicura Armand Kroull nel suo testo immortale qui sopra raffigurato - la frase andrebbe presa come sacrosanta.
Il primo incontro con un libro di un lettore o di una lettrice, quando entra fisicamente in una libreria è in effetti... con la copertina, direte voi. No, nella maggior parte dei casi, con la costa del volume, infilato in uno scaffale in mezzo a tanti altri: essere esposto su un bancone come novità o addirittura in vetrina è un privilegio riservato a pochissimi titoli. Ma, per motivi che ho già spiegato in passato in questa rubrica, è già un privilegio che un libro arrivi sul serio in una libreria: i complessi passaggi di promozione e distribuzione, la quantità di libri in continua uscita e lo spazio limitato in negozio fanno sì che la maggior parte di ciò che viene stampato non si possa trovare in una libreria, nemmeno se ce n'è giunta notizia attraverso una recensione, una segnalazione o l'ormai mitico "passaparola". Quindi difficilmente avremo la possibilità di prendere in mano il volume che ci incuriosisce, sfogliarlo, leggerne l'incipit...
Ecco dunque che il primo incontro con un libro avviene perlopiù attraverso la copertina e il riassunto della trama che appaiono in una recensione, in un post su un social network o, semplicemente sulle pagine di una libreria online; nel caso degli ebook, a maggior ragione, tutto avviene solo su Internet. Dunque l'impatto immediato è proprio quello della copertina, ridotta però alle dimensioni di un francobollo, spesso in mezzo a tanti altri francobolli. Per chi scrive narrativa di genere, esordiente o professionista che sia, tutte le possibilità di vendita (e quindi di pubblicare poi altri libri) si giocano sull'attenzione che desta il suo francobollo nella frazione di secondo in cui l'utente se lo trova sotto gli occhi sul cellulare, prima di passare ad altro. Ci sarebbe da fare un discorso a parte sulle collane famose di editori di prestigio, in cui l'immagine di copertina conta almeno quanto la riconoscibilità della linea grafica: è un argomento di cui mi sono occupato in altri contesti (tra cui l'unico esame universitario nella mia vita in cui abbia preso trenta e lode). Restiamo però sulla "comunicazione" rappresentata dall'immagine scelta.
Ai tempi delle riviste pulp americane (come quella che vedete qui sopra), le illustrazioni delle copertine dovevano catturare al volo l'attenzione di chi andava in edicola, trasmettendo un messaggio immediato di avventura, azione, fantasia e, perché no, talvolta qualche suggestione sexy, con eroi ed eroine dal fisico prestante. Le allusioni erotiche non si limitavano alle fantasie maschili su fanciulle dai vestiti laceri: pensiamo ai giovanottoni muscolosi a torso nudo che anche in tempi recenti hanno stretto tra le loro braccia possenti le protagoniste del romance destinato a un pubblico femminile... In seguito quel tipo di immaginario visivo si trasmise ai pocket book e Billy Wilder ne fece una satira pungente in Quando la moglie è in vacanza: il protagonista maschile del film lavora in una casa editrice e, pur di vendere copie, insiste a "erotizzare" le copertine, anche quando si tratta del saggio di un illustre psichiatra. L'idea della copertina sexy arrivò anche in Italia, soprattutto nelle edicole, dove negli anni Sessanta un noto editore pubblicava la collana I gialli proibiti, con titoli talvolta allusivi e foto di ragazze semisvestite.
Ma parliamo ora di un maestro dell'illustrazione, Carlo Jacono, che per decenni oltre alle copertine per Il Giallo Mondadori realizzò quelle della parallela collana di spionaggio Segretissimo, agganciata alla cronaca spionistica internazionale, quindi ritenuta più dura e disinibita. Si alternavano scene di azione a ritratti di protagonisti e protagoniste. Anni fa organizzai una mostra a Milano sulla moda femminile nei decenni attraverso le illustrazioni di Jacono, la maggior parte proprio da questa collana... ma spesso le donne di Segretissimo erano in bikini, sottoveste o addirittura elegantemente seminude: ricordiamo che negli anni Settanta, l'epoca della liberazione sessuale e delle rivendicazioni femministe, si bruciavano i reggiseni in piazza; nel contempo un immaginario vedo-nonvedo era associato alla spy story attraverso le sequenze dei titoli dei film di 007, in cui le Bond Girls erano peraltro sempre meno "fanciulle inermi" e sempre più "donne d'azione".
I tempi cambiano. Oggi la grafica della collana Segretissimo (in edicola e ebook) è simile a quella dell'epoca, ma le copertine non sono più illustrazioni, bensì fotografie. Di recente si è scatenata sulle reti sociali una polemica in proposito: se in copertina appare una ragazza in lingerie, chi non conosca la collana può pensare che si tratti di un romanzo erotico-maschilista, anziché di una storia di spionaggio. Nel contempo chi cerca una spy story potrebbe non ricollegare il libro a quel tipo di immagine. La redazione infatti sta ora riconsiderando le copertine, tenendo presente che non si può nemmeno imitare la formula anglo-americana in cui si vedono solo aerei, sommergibili od omaccioni in uniforme mimetica... anche perché la spy story - come ho spiegato tempo fa in questa rubrica - non coincide al cento per cento con il technothriller o il combat thriller e si rischierebbe di perderne la vera identità.
Per ogni genere o sottogenere della narrativa esistono ormai immagini recepite quasi a livello subliminale. Se vediamo la sagoma di una donna in tailleur con una pistola puntata in avanti, pensiamo subito a una detective tosta e indipendente (peccato che anni fa in breve tempo abbia visto la stessa fotografia in copertina su tre romanzi diversi). Di recente ho scoperto un'appassionante serie di libri, di cui conto di parlarvi presto, con immagini di copertina davvero belle, suggestive e coerenti con il contenuto... che tuttavia - a prima vista - fanno pensare a un ciclo dark fantasy/horror, quando si tratta invece di avventure e intrighi internazionali del secolo scorso; nel contempo il vero pubblico potenziale della serie non viene agganciato sul piano visivo, ma deve arrivare a leggere la trama per capire di cosa si tratti.
Poi forse ancora oggi c'è chi, come il già citato personaggio di Billy Wilder, continua a sperare di fare un sacco di soldi facendo credere al pubblico che sta comprando una cosa per l'altra. Avrei parecchio da raccontare su esperienze passate come direttore editoriale/art director, ma non stavolta; in ogni caso, se nella vostra casa editrice arriva qualcuno che dice frasi tipo "le copertine sono uno strumento del marketing" e "questa sì che è un'immagine impattante", chiamate la polizia prima che sia troppo tardi.
Ma il concetto del marketing (quello vero) di "raggiungere il proprio target" non è campato in aria, a patto di sapere quale sia il target, e conoscere ciò che si pubblica e la sua rappresentazione corrente, in modo da mandare il messaggio giusto al pubblico di riferimento, nella speranza che questo lo visualizzi e lo recepisca. Perché non bisogna giudicare un libro dalla copertina, ma la copertina deve indurre quantomeno a un approfondimento; anche se, nel caso del succitato testo di Armand Kroull, autore e libro non esistono e l'immagine è stata fabbricata mediante intelligenza artificiale.
Continua...
Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato oltre una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Membro di IAMTW e World SF Italia, vincitore del Premio Italia 2018 (miglior romanzo fantasy), cura le riedizioni di Andrea G. Pinketts con l'associazione omonima e per Delos Digital la collana in ebook Spy Game.
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