martes, 9 de agosto de 2016

Magalluf Italian Style - La semplice arte del balconing



Un video e due parole di Andrea Carlo Cappi


Stavolta affrontiamo uno degli argomenti più scottanti di Magalluf, ovvero il fenomeno del balconing, neologismo che indica la pratica suicida di lanciarsi in una piscina da un balcone o un tetto, o di saltare da un balcone all'altro: ogni anno decine di giovani muoiono o restano gravemente menomati per averlo praticato. Qualcuno parla di "selezione naturale", altri danno la colpa al garrafón, ovvero gli alcolici di pessima categoria e bassissimo costo che molti ragazzi britannici (ma non solo) trangugiano in quantità industriale, riducendosi a larve umane incapaci di intendere e di volere, tantomeno di volare.



Ma...  questo non avviene soltanto a Magalluf.  Ho qualche sospetto sui casi di studenti in gita a Milano per l'Expo 2015 precipitati dalle finestre di camere o corridoi e ritrovati l'indomani mattina schiantati sull'asfalto. Nondimeno, mantenere l'immagine di Magalluf come luogo di perdizione per giovani ha un duplice effetto: da una parte stimola un certo tipo di turismo giovanile di massa, squattrinato e alcolico, che fa molto comodo a chi lo sfrutta, dall'altra contrasta l'afflusso crescente di turisti "normali" alle Baleari, a tutto vantaggio di altre località.
In realtà a Magalluf e a Maiorca c'è molto di più delle notti "scandalose", anche se queste fanno più notizia.



jueves, 4 de agosto de 2016

Magalluf Italian Style - Ballando nell'ultimo paradiso



Un video di Andrea Carlo Cappi


Nuovo video dedicato ai turisti italici a Magalluf, Maiorca. Non ci sono solo le notti "scandalose": gli italiani apprezzano l'appuntamento settimanale di El Ultimo Paraiso (Playa de Magalluf) con paella, sangria e flamenco. Delle prime due non vi posso offrire un assaggio via Internet, del flamenco - o, nella fattispecie, delle sevillanas - invece sì. In scena il gruppo Hermanos Crespo, con le ballerine Inma Crespo e Carmen de Pau, e i chitarristi Miguel Crespo ed Esteban Sánchez. Buon divertimento!



Inma Crespo in una foto di A.C.Cappi

miércoles, 3 de agosto de 2016

Magalluf Italian Style: Benvenuti a Magalluf




Un video e due parole di Andrea Carlo Cappi

Ernest Hemingway beveva i suoi cocktail preferiti al Floridita e alla Bodeguita del Medio all'Avana, Ian Fleming sorseggiava champagne o martini sul davanzalle della finestra di Goldeneye, la sua casa a Oracabessa, Giamaica. Andrea G. Pinketts preferisce guardare il mondo - nella fattispecie piazza XXIV Maggio a Milano - da un tavolino de Le Trottoir. Sono anch'io a favore della birra, specie d'estate, ma se posso scegliere prediligo il mio solito tavolo a El Ultimo Paraiso, sulla spiaggia di Magalluf, Maiorca. Guarda caso, il luogo in cui mi trovo in questo preciso istante, agganciato alla connessione wi-fi del locale che è praticamente divenuto la mia casa lontano da casa. O forse la mia vera casa è qui... devo ancora chiarirlo.
Fatto sta che, dopo quarantatré anni che torno in questo posto ogni volta che mi è possibile, in qualsiasi stagione, che ci sia un legame tra me e questa baia è innegabile. Ho ambientato molte delle mie storie in Spagna, soprattutto a Maiorca, e quest'anno è uscito il mio romanzo Black and Blue, che si svolge proprio a Magalluf (o Magaluf, la grafia è incerta). Una località turistica su cui se ne sentono raccontare di cotte e di crude, fino a perderne di vista la vera natura: una gran bella spiaggia affacciata su una baia decorata da un paio di isolette, sopra la quale si celebrano tramonti spettacolari. Un ottimo clima, aria pulita, mare pulito... e prezzi convenienti. Eh, sì, certo, ogni tanto qualche giovane inglese che confonde la Brexit con il balconing piove giù dal quinto piano, ma in tutti questi anni non me ne è mai caduto nessuno in testa. Non è poi così difficile sopravvivere a Magalluf.
Senza contare che, come ho scritto su questo blog un anno fa, i miei amici di El Ultimo Paraiso hanno dato vita a una lodevole iniziativa che unisce paella e sangría ad autentici spettacoli di flamenco, combattendo la globalizzazione che trasforma i luoghi di vacanza in posti uguali tra loro in tutto il Mediterraneo. Per una sera alla settimana, non si può dubitare: qui ci si trova in Spagna.
Sicché ho deciso di aprire Magalluf Italian Style, con una pagina Facebook e una sezione del mio canale YouTube, per raccontare con foto, post e video ciò che gli altri non vi dicono di una delle località turistiche più "scandalose" del mondo. Invitandovi a seguirmi. O, se volete, a venire anche voi a passare una serata di flamenco a El Ultimo Paraiso e a leggere Black and Blue (e non solo) nel luogo in cui è stato scritto.





domingo, 31 de julio de 2016

Fenomenologia di Diabolik



Due parole (e un video) da Andrea Carlo Cappi 

Penso che, a quasi cinquantacinque anni dalla sua nascita, Diabolik possa essere considerato un mito immortale che si rinnova di continuo, pur restando fedele a se stesso. È tuttora, insieme al veterano Tex Willer e al più giovane Dylan Dog, uno degli eroi di fumetti campioni di vendite in Italia e, insieme a Martin Mystère, il personaggio più versatile per la sua capacità di passare da un mezzo comunicazione all’altro. Ma l’aspetto più stupefacente è che ha conquistato e mantenuto questa posizione come primo – e unico a durare ininterrottamente nel tempo – dei criminali della letteratura disegnata made in Italy.

Le regole dell’immortalità, che hanno permesso ai protagonisti di restare coerenti malgrado lo scorrere del tempo: tutto si svolge in un mondo simile al nostro, in cui però la geografia è quasi del tutto immaginaria, la tecnologia si evolve secondo regole proprie e quattro anni di storie a fumetti equivalgono a un anno nella vita dei personaggi. Sicché, per esempio, i cambiamenti caratteriali che hanno reso Diabolik meno spietato rispetto agli inizi della sua carriera sono in fondo il normale sviluppo di un essere umano nell’arco di dodici o tredici anni di vita: l’irrealtà dell’ambientazione rende più realistica la sua esistenza.



Quando un autore inventa una serie di successo, può capitare che le debba dedicare il resto della propria vita. In qualche caso – dato che non tutti godono della longevità di Stan Lee, il creatore dei supereroi Marvel che ancora oggi appare á la Hitchcock nei film basati sui suoi personaggi di oltre mezzo secolo fa – le avventure continuano anche oltre, proseguite da altri scrittori. Capita abitualmente a Sherlock Holmes o James Bond, ma è successo persino a Nero Wolfe e Philip Marlowe. Come Ian Fleming ebbe la preveggenza di fondare prima della sua morte prematura la Glidrose Ltd. (oggi Ian Fleming Publications Ltd.) perché gestisse negli anni l’agente 007, così le sorelle Angela e Luciana Giussani lasciarono alla loro casa editrice, la milanese Astorina, il compito di mantenere in vita Diabolik, Eva Kant e Ginko, con la solenne promessa di non tradire mai le aspettative dei lettori.
Così, dal momento in cui ho cominciato a scrivere i nuovi romanzi di Diabolik, riprendendo in chiave moderna una tradizione degli anni Sessanta, ho studiato le leggi che regolano l’universo del Re del Terrore e dei suoi comprimari. E questo è forse il momento adatto per raccontare cosa ho imparato. Al Wow, il museo del fumetto in viale Campania a Milano si è tenuta la mostra Diabolik – Il passato, il presente, il futuro che si chiude oggi per riprendere dal primo settembre. In questa occasione è stato ripubblicato in edizione cartacea da Il Cerchio Giallo, con due copertine diverse, il primo romanzo del mio ciclo, Diabolik – La lunga notte, che sarà seguito in settembre da Diabolik – Alba di sangue (entrambi sono già disponibili in ebook) ed entro l’anno dai due volumi successivi, Diabolik – L’ora del castigo ed Eva Kant – Il giorno della vendetta. Nel frattempo è uscito in ebook da Algama il saggio Fenomenologia di Diabolik, realizzato con la collaborazione e l’approvazione di Astorina. Nel testo esploro non solo la storia del fumetto delle sorelle Giussani e delle sue trasposizioni sotto forma di film, cartoni animati, videogiochi, musica e un nuovo fumetto alternativo, DK, ma anche e soprattutto la psicologia dei personaggi e i meccanismi del loro mondo.
Per esempio, perché Diabolik continua a rubare, quando a chiunque altro sarebbero bastati i primi dieci o dodici colpi per mettersi a posto per la vita? Qual è la natura del rapporto indissolubile tra Diabolik ed Eva? E per quale motivo, anche se nessuno dei suoi governanti potrebbe mai ammetterlo, lo stato di Clerville ha bisogno di criminali come loro due? Tutto ha una spiegazione. E Fenomenologia di Diabolik rappresenta, a suo modo, i “contenuti speciali” dei miei romanzi e probabilmente soddisfa la curiosità di chi si domanda come un fumetto possa diventare negli anni un riferimento culturale irrinunciabile... persino per chi non lo legge.

Andrea Carlo Cappi
Fenomenologia di Diabolik
ebook (Algama Editore), 6,99€
su IBS
su Amazon



jueves, 16 de junio de 2016

AG Noir 2016: bando di concorso letterario


Dal 15 al 17 luglio 2016 torna ad Andora AG Noir ad Andora (Savona), il festival condotto da Andrea G. Pinketts. E torna il concorso letterario che porterà alla selezione dei racconti per l'antologia Marenoir 2016 (Cordero Editore).
Ecco il bando di concorso ufficiale: 

Bando di Concorso Letterario “AG NOIR ” 2°Edizione


Il Comune di Andora in collaborazione con l’Associazione Culturale CEContemporary ha istituito un Premio Letterario dal titolo “AG NOIR” aperto a tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto i 18 anni di età volto a selezionare 10 racconti del genere Noir ambientato in provincia fra quelli partecipanti alla selezione. 
Il Premio consisterà nella pubblicazione dei 10 racconti vincitori della selezione in una antologica a cura della Cordero Editore - Via Galliano 24 R - 16153 Genova - www.corderoeditore.com


MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

ART.1 La partecipazione al concorso “AGNOIR” è gratuita. I racconti dovranno pervenire alla mail: contact@cecontemporary.com entro il 3 luglio 2016.
ART.2 Il racconto dovrà essere scritto in lingua italiana e non superare la lunghezza massima di n. 30.000 battute (per battute si intendono le lettere, gli spazi, i punti, le virgole etc.)
ART.3 Il racconto dovrà appartenere al genere Noir nella sua accezione più ristretta, essere inedito e mai pubblicato neppure in forma elettronica.
ART.4 Ogni concorrente potrà partecipare con massimo n. 2 racconti.
ART.5 Ogni concorrente sarà responsabile della propria opera e dovrà avere i pieni diritti del testo/racconto che presenterà per la partecipazione al concorso.
ART.6 Ogni concorrente dovrà autorizzare la pubblicazione del proprio testo sia in versione digitale che in versione cartacea, accettando l’eventuale intervento di editing condotto dall’editore ai fini della pubblicazione. Cedendo i diritti in esclusiva all’editore.
ART.7 Ogni Autore, per il fatto stesso di partecipare al concorso “AG NOIR”, dichiara la paternità e l'originalità delle opere inviate e del loro contenuto e autorizza il trattamento dei suoi dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e succ. modifiche. L'Associazione Culturale CEContemporary, il Comune di Andora e la casa editrice Cordero Editore non rispondono di eventuali plagi o violazioni di legge.
ART.8 Ogni concorrente per partecipare al concorso “AG NOIR” dovrà spedire per ogni racconto presentato due copie dell'elaborato (una formato word e una PDF) in due distinti allegati alla mail : contact@cecontemporary.com. Entro il 3 luglio 2016. Una copia in pdf dovrà essere contrassegnata dal solo titolo. L'altra copia in formato word dovrà contenere il titolo e i seguenti dati dell'Autore: nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza, indirizzo mail, re- capito telefonico. Nell'oggetto della mail si dovrà specificare “AG NOIR” L’invio dell’elaborato alla mail sopraindicata comporterà l’accettazione tacita di tutte le regole del presente bando.
ART.9 Gli elaborati pervenuti saranno valutati secondo i seguenti criteri: Voto da 1 a 5: correttezza grammaticale Voto da 1 a 5: scorrimento della trama Voto da 1 a 5: originalità della trama
ART.10 Gli elaborati saranno valutati in forma anonima dalla Giuria il cui giudizio è insindacabile e inappellabile. I nominativi dei Giurati saranno resi noti alla data di proclamazione dei vincitori. La giuria sarà composta da un giornalista, un editore, un responsabile di ufficio stampa, uno scrittore, un coordinatore di eventi culturali internazionali, due docenti.
ART.11 La cerimonia di premiazione avrà luogo nella serata di domenica 17 luglio 2016.
ART.12 Gli autori dei racconti vincitori si impegnano a cedere gratuitamente qualunque diritto relativo alla pubblicazione e alla commercializzazione del proprio elaborato alla Cordero Editore s.r.l.s., nell’ambito della sola opera antologica “Marenoir 2016”.
ART.13 In base alla vigente normativa sulla privacy, gli indirizzi e i dati personali dei partecipanti verranno utilizzati esclusivamente ai fini del “AG NOIR” e per l'e- ventuale pubblicazione dell'Antologia. ART.14 Rilascio a titolo di esclusiva dei diritti.

PER INFORMAZIONI:
CEContemporary - SEGRETERIA ORGANIZZATIVA 348 9031514 - contact@cecontemporary.com



jueves, 5 de mayo de 2016

I Peccatori un anno dopo

Fotografia di Fabio Viganò
Due parole di Andrea Carlo Cappi


Salve a tutti. Minuto più, minuto meno, è passato un anno da quando è apparso il primo post su questo blog. Da allora abbiamo avuto una media di mille visite al mese... che non è un pessimo risultato per un blog tutt'altro che glamour, cui ci dedichiamo in modo discontinuo, dati i nostri impegni e le nostre vicissitudini. Specie se si considera che Fabio Viganò svolge un lavoro socialmente utile, laddove io sono solo uno scrittore e traduttore. Ma, anche se abbiamo poco tempo libero, non ci manca mai la voglia di esprimere le nostre opinioni, con articoli, poesie, narrativa, sproloqui. Per dire, come dichiarato fin dal principio, quello che ci passa per la testa.
Sicché abbiamo parlato di arte, mafia, cultura, terrorismo, passato, presente. Abbiamo pubblicato storie, visioni, testi, fotografie e video. Ci siamo associati al webmagazine Fronte del Blog, che a sua volte è collegato ad Algama Editore, nuova casa editrice digitale che sta pubblicando i miei nuovi ebook di narrativa e, prossimamente, una raccolta di poesie di Fabio Viganò. Dato però che il nostro primo amore è il libro di carta, abbiamo anche contribuito ad aprire su una nostra pagina La Libreria Virtuale di Ermione che spedisce volumi per corrispondenza. Stiamo proponendo un romanzo in fieri di Fabio Viganò di cui presto apparirà una nuova puntata. Insomma, anche quando non ci vedete ci stiamo dando da fare. Ci potete seguire su Facebook, ma la cosa migliore è vagare senza una meta precisa tra le nostre pagine.
Siamo sicuri che troverete storie - come quella suggestiva e inquietante di Abe Sada pubblicata ieri - fotografie e video molto interessanti. Il primo anno è solo l'inizio.

miércoles, 4 de mayo de 2016

C'era una volta Sada Abe

Articolo di Andrea Carlo Cappi

Se si conosce la storia, il nome "Sada" parrebbe un'invenzione letteraria. Ma così si chiamava la donna che conquistò le prime pagine dei giornali giapponesi nel maggio del 1936, distogliendo l'attenzione dei lettori dalle notizie sulla vittoriosa invasione della Cina da parte dell'Impero del Sol Levante. E la vicenda è realmente accaduta, anche se ben presto ha acquisito una dimensione letteraria e quasi mitica, forse perché richiamava alla mente del pubblico nipponico il filone chiamato ero-guro (fusione delle parole "eros" e "grottesco"). Tra il 1975 e il 1976 la storia viene raccontata in ben due film che si fanno concorrenza a vicenda: il primo, Abesada-L'abisso dei sensi, di grande successo in Giappone; il secondo, Ecco l'impero dei sensi, celebre a livello mondiale.

Sada Abe nel 1935
Sada Abe, ultima nata - a Tokyo, nel 1905 - da una famiglia di fabbricanti di tatami, viene violentata all'età di quattordici anni e manifesta ben presto quello che oggi potremmo chiamare "disturbo da stress post-traumatico", con una tendenza all'iperattività sessuale; sintomi che possono restare incompresi oggi, figuriamoci nel Giappone di quei tempi. La famiglia risolve il problema come ancora si usava in quella classe sociale negli anni Venti: indirizzando la ragazza al mestiere di geisha. Ma la giovane Sada forse non ha la preparazione culturale necessaria e passa al ruolo di comune prostituta. È irrequieta, a volte aggressiva e violenta, e cambia di continuo città, lavorando di tanto in tanto come cameriera o trovandosi amanti compiacenti che la mantengono. Tra questi un professore con ambizioni politiche, Goro Omiya, che diviene quasi una figura paterna e si preoccupa della sua salute: una frequentazione che Sada manterrà sino alla fine.
Dal febbraio 1936 la donna trova lavoro a Tokyo come apprendista presso il ristorante Yoshidaya, di proprietà del quarantaduenne Kichizo Ishida, un self-made-man che ora preferisce far lavorare la moglie e correre dietro alle ragazze. L'incontro tra "Kichi" e Sada (che in quel periodo cerca di nascondere il proprio passato usando una delle sue numerose false identità) scatena la passione. Tra aprile e maggio Kichi sparisce per due settimane, passate tra case da tè e alberghi, tra fiumi di birra e saké, in una serie di sfiancanti amplessi con la nuova amante, alla presenza di geishe e di cameriere. Fino a quando si ricorda di avere un'attività commerciale e una famiglia, e torna brevemente dalla moglie.

L'arresto di Sada Abe, 20 maggio 1936 
Quando lo rivede l'11 maggio, Sada lo minaccia con un coltello da cucina, imitando la scena di uno spettacolo di geishe che ha visto di recente: potrebbe sembrare uno scherzo, ma l'episodio lascia trasparire la profonda gelosia che Sada prova nei confronti della moglie di Ishida e il senso di possesso nei confronti di quest'ultimo. Ha inizio una nuova settimana di sesso e saké, durante la quale la coppia, scambiandosi i ruoli, si dedica allo strangolamento erotico. Uno dei loro giochi rischia di condurre Kichi alla morte e lo lascia sofferente per ore. Sotto l'effetto di un tranquillante, prima di addormentarsi l'uomo mormora: "Cercherai ancora di strangolarmi nel sonno, vero? Se cominci a farlo, vai fino in fondo, perché dopo è troppo doloroso." O almeno così racconterà Sada, che avrebbe interpretato la frase come un invito a uccidere l'uomo.
In effetti non è chiaro se si sia trattato di un incidente durante un altro amplesso sado-maso o di un omicidio nel sonno, deliberato ancorché "su richiesta". Fatto sta che nelle prime ore del mattino Kichizo Ishida muore strangolato. La donna giace per ore accanto al cadavere. Dopodiché con il suo coltello da cucina, gli asporta il pene e i testicoli, che chiude in un involto sanguinolento e nasconde sotto gli indumenti: quelli dell'uomo, sopra i quali indossa il proprio kimono. Prima di andarsene, traccia sul corpo dell'amante le parole Sada e Kichi noi due soli. Si allontana dall'albergo verso le otto del mattino, raccomandando alle cameriere di non disturbare Ishida, che "sta dormendo". 
La donna fa visita a Omiya, scusandosi con il professore per eventuali danni alla sua carriera politica che potrebbero derivare dal fatto che si sono frequentati. L'uomo non sa di cosa lei stia parlando, ma in effetti quando la vicenda verrà alla luce, la loro relazione sarà scoperta e Omiya dovrà abbandonare le proprie ambizioni. Poi Sada gira per Tokyo e si nasconde sotto falso nome in un albergo, dove cerca di trastullarsi con ciò che resta dell'amante. Pensa di suicidarsi, di lì a qualche giorno, per raggiungere Kichi. Ma la polizia, che le sta dando una caccia frenetica fin da quando è stato trovato il cadavere di Ishida, arriva per prima, il 20 maggio.

Abesada-L'abisso dei sensi
Al processo dichiara di avere ucciso Kichizo perché nessun'altra donna potesse averlo (curiosamente, è la stessa motivazione addotta oggi da molti femminicidi). Sada spera nella pena di morte, ma nel frattempo la sua storia ha fatto presa sull'opinione pubblica, che simpatizza per lei. La condanna è a soli sei anni, di cui lei sconterà in effetti solo cinque. Viene scarcerata il 17 maggio 1941. Un dettaglio macabro: dopo il 1945 i genitali di Kichizo Ishida sono esposti al pubblico presso l'Istituto di Medicina legale dell'Università di Tokyo, ma in seguito scompaiono.
La singolare storia d'amore non viene però dimenticata. E si torna a parlare di Sada Abe nel 1969, quando viene intervistata in un film documentario sui delitti al femminile. Ma di lì a poco la donna fa perdere le proprie tracce. E due registi giapponesi decidono di portare il caso sullo schermo.
Il primo è Noboru Tanaka, con Jitsuroku Abe Sada (che credo significhi "La storia di Abe Sada", secondo l'usanza giapponese di indicare prima il cognome), uscito in Giappone nel 1975. Narrando la vicenda in chiave erotica - con frequenti scene di nudo dell'attrice Junko Miyashita, in amplessi simulati con il co-interprete Hideaki Esumi - viene messa in luce la natura disperatamente romantica di Sada, che in quel periodo si fa chiamare Kayo. Il film segue la vicenda da quando è già in corso la prima fuga dei due amanti fino all'arresto di Sada, intervallato da alcuni rapidi flashback che raccontano il passato della donna. È netta anche la contestualizzazione storica, con riferimenti sia al fallito colpo di stato in Giappone del 26 febbraio, sia alla guerra imperialista che l'Impero sta conducendo in Cina, visualizzata con inserti di filmati d'epoca. L'esposizione lascia intuire una sorta di rifiuto dei due protagonisti nei confronti di ciò che il loro paese sta diventando, rifugiandosi l'uno nell'altra. In Italia il film viene distribuito con il titolo Abesada - L'abisso dei sensi, unendo nome e cognome in un'unica parola e giocando forse sul fatto che in Francia usciva in un alone di scandalo l'altro film sullo stesso caso.

Ecco l'impero dei sensi
Co-produzione franco-giapponese, diretto da Nagisa Oshima, Ai no korida/L'empire des sens non si intrattiene troppo sull'ambientazione storica, limitandosi a una scena in cui il protagonista, camminando per la strada, incrocia le truppe in partenza per la Cina che marciano nella direzione opposta, salutate da bambini che agitano bandierine. Il linguaggio scelto da Oshima è assolutamente esplicito e molti dei rapporti sessuali tra Sada (Eiko Matsuda) e Kichi (Tatsuya Fuji) sono ripresi dal vero. C'è qualche cambiamento rispetto alla vicenda originale: qui Sada usa il suo vero nome e Kichi è il proprietario di un albergo, non di un ristorante. Numerose scene e dialoghi coincidono tra questo e l'altro film, anche perché in entrambi i casi derivano dalle dichiarazioni della stessa Sada Abe al processo, che raccolte in un libro erano divenute un bestseller nel 1936.

Ma oltre all'abbandono totale al sesso, viene dipinta in modo più nitido la natura a tratti violenta con pulsioni omicide, a tratti autodistruttiva della protagonista, in uno scambio di ruoli sadomaso che viene gestito in ogni caso dalla donna. E, dato il realismo totale scelto dal regista, anche la sequenza della mutilazione è molto più esplicita e brutale... per quanto auspicabilmente realizzata con opportuni effetti speciali. Quando arriva in Italia - con alcune scene censurate - anziché L'impero dei sensi il film viene intitolato Ecco l'impero dei sensi, quasi a sottolineare che questo sia il film di cui tutti parlano.
La storia è tornata almeno altre quattro volte sullo schermo, contando anche una versione con la pornoattrice Asa Akira, in cui la vicenda è ambientata nell'America di oggi. Ma sicuramente il film più celebre di tutti, a distanza di quarant'anni, rimane quello di Nagisa Oshima, che ha acquisito una fama "scandalosa" pari a quella ottenuta a suo tempo del caso Abe Sada.

Mercoledì 4 maggio alle ore 21.30 al MoviePlanet di S. Martino Siccomario (Pavia), per la rassegna Erotica, Andrea Carlo Cappi introduce la proiezione di Ecco l'impero dei sensi di Nagisa Oshima.