jueves, 20 de julio de 2017

Appuntamenti in nero... mediterraneo


Segnalazioni di Andrea Carlo Cappi

Diversi anni fa, quando ero direttore editoriale di M-Rivista del Mistero, dedicai un numero al giallo mediterraneo, riunendo una rappresentanza di autori da Grecia, Italia, Spagna e Francia, compresa un'intervista - uscita postuma - a Jean-Claude Izzo. Uso spesso provocatoriamente il termine "giallo", inteso come contenitore complessivo di mystery classico, thriller e noir, laddove molti usano il vocabolo "noir" anche per indicare libri che poco hanno a che fare con ciò che di norma si intende come tale, considerando il "giallo" qualcosa di inferiore. Ma, sorvolando su questo dettaglio, il "nero mediterraneo" gode ancora di ottima salute, anche se due dei suoi autori più rappresentativi - Vázquez Montalbán e, appunto, Izzo - non sono più tra noi dal principio degli anni Duemila.

Il mio romanzo firmato François Torrent (per esigenze editoriali) e intitolato Agente Nightshade: Fattore Libia non è un noir, è una spy story oltre che un romanzo d'azione, ma è sicuramente mediterraneo, dato che si svolge in buona parte tra l'Italia e la Libia. Se n'è già parlato su questo blog e non mi dilungo, se non per segnalare che venerdì 21 luglio 2017 alle 21 viene presentato da Andrea G. Pinketts in uno dei luoghi in cui è ambientato: Marina di Andora e, in particolare, l'Hotel Galleano, storico albergo della località della costa savonese, in cui si svolgono vari capitoli del libro. Segue degustazione di vini locali.


Il giorno seguente alle 19.00 Pinketts e io ci uniamo agli ospiti del festival Solea, dedicato alla cultura mediterranea, un evento all'ombra di Italo Calvino e Jean-Claude Izzo. Proprio a lui è dedicato l'incontro che ci vede in scena a Forte di Santa Tecla con Stefania Nardini, scrittrice e biografa dello scrittore di Marsiglia, e altre vecchie conoscenze come Giancarlo Narciso e Pasquale Ruju, sotto la conduzione di Marco Vallarino. Solea è un termine del flamenco (che deriva da soledad, "solitudine") preso a prestito da Gil Evans e Miles Davis per una celeberrima composizione nel loro album Sketches of Spain, non a caso uno dei brani preferiti da Fabio Montale, protagonista della trilogia noir di Izzo.



Al filone "noir mediterraneo" credo anche si possano ascrivere degnamente anche le storie del detective Toni Black nei miei romanzi Black and Blue (Cordero, presto anche in ebook da Algama) e Back to Black (novità di quest'anno da Cordero) e delle storie nella raccolta-prequel Black Zero (imminente in ebook da Algama). Figlie dell'hardboiled americano, le avventure dell'investigatore non autorizzato Toni Porcell alias "Black" sono per ambientazione ed espressione fortemente influenzate dalla tradizione della novela negra spagnola. Non a caso un racconto inedito che lo vede protagonista appare nell'antologia appena pubblicata da Ego Edizioni Nero mediterraneo.




martes, 11 de julio de 2017

Alpe Prabello: dove il nulla porta al sentiero

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Articolo di Fabio Viganò
con un'intervista a Vania Negrini


La solitudine è indispensabile per l’uomo, perché  acutizza la sensibilità e amplifica le emozioni. (Walter  Bonatti) 


È giunta l’ora. Dalla finestra il Monte Disgrazia è innevato come  tutte le altre vette. Il silenzio regna sovrano, rotto soltanto dal cinguettio degli uccelli. In lontananza riecheggia lo scorrere dell’acqua di una cascata. Il sole tra poco sorgerà. Il peso dello zaino sulle spalle. È giunta l’ora!
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Con due passi si è fuori dal Rifugio Zoia. Ci attende la salita. Ora, dopo lo strapiombo della vallata, siamo soli. Di tanto in tanto ci si ferma a prender fiato. Il respiro è in armonia con il passo. Ultimo sguardo allo Zoia di Emanuele, che ci ha ristorato. Il tempo è tiranno. A  breve potrebbe diluviare, nonostante per il momento ci sia sole. Il tempo in montagna, si sa, è variabile.
C:\Users\PC\Alpe Prabello...dove il nulla porta al sentiero di Fabio Viganò\Valmalenco Loredana e Fabio 017.JPGQuanta pace! Gli affanni quotidiani sembrano così  lontani e inutili, come le parole, quando si è al cospetto dell’eternità. L’ascesa è dolce, l’aspettativa ripagata. Qui tutto è poesia, musica… Basta saperla cogliere, in ogni minimo particolare.In lontananza è la diga di Campo di Moro. In lontananza…
Un sorso d’acqua. Il tempo regge. Non pioverà! Dopo due ore di salite e pianori eccoci alla meta. Intorno è il  tutto e noi siamo il nulla. Si tolgono gli zaini e si ammira estasiati il panorama. ”Ci siamo?”,domanda la mia compagna di escursione e di vita. Un “Si” mi cade dalle labbra, mentre a bocca aperta ammiro il panorama che, ogni volta, mi rapisce sempre più, affascinandomi. Ritornare fanciulli… L’aria riempie i polmoni. La gioia è  tanta. Il Rifugio Cristina è là. Lo si intravede, bello, nitido,oltre il pianoro! Pare ci aspetti.

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Di lontano fotografiamo il mondo che abbiamo lasciato. Il peso dello zaino, ora, non esiste. Siamo come in un’altra dimensione. Ritroviamo quella dell’umano che la civiltà cerca di  sottrarci  ogni  giorno. Le marmotte fischiano ad avvertire del pericolo.
Una pacca sulle spalle alla mia compagna, che mi ripaga con un sorriso. Il Pizzo Scalino è sopra di noi. Incombe. Forse lo scalerò… tempo permettendo! Il suono del campanaccio delle capre e delle mucche mi riporta alla realtà. Ero assorto mentre, passo dopo passo, mi accingevo a raggiungere il “Cristina”. Poi mi dico: Domani è un altro giorno, si vedrà.
Il Rifugio Cristina nasconde una grande storia d’amore. Vania, Marcello, Filippo e Pietro rappresentano la quarta generazione di gestori. Lei parla del suo bisnonno Ersilio, che nel lontano 1918 costruì il rifugio e lo dedicò alla moglie Cristina. Era tutto il suo cuore. Ora, a distanza di quasi cento anni dall’apertura, cerco di capire il perché di questa grande scommessa... il perché  di questa grande storia d’amore. Solitudine, fatica, pazienza e spirito di sacrificio sono la quintessenza del rifugista.
Marcello, il marito, passa dalla costruzione di muri in sasso al lavoro di elettricista a quello di aiuto-cuoco. Vania il più delle volte funge da metereologa e da psicologa suo malgrado. Sara invece, con maestria e cortesia, serve ai tavoli. L’occasione è ghiotta e non posso lasciarmela sfuggire. Decido quindi di intervistare Vania che, di buon grado, si concede.
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“Vania, quali sono le difficoltà che hai incontrato durante il periodo della tua gestione?”
“Manca l’allacciamento della corrente elettrica e siamo obbligati  a produrla tramite  una turbina ad acqua. L’accessibilità al rifugio durante il periodo invernale è difficoltosa per le forti nevicate e,senza una motoslitta, o a piedi con le ciaspole, qui non ci si arriva.”
“Qual è il tuo rapporto con la montagna?”
“A dir la verità ci son nata. La montagna per me è tutto ed è nel mio cuore. La mia vera fortuna è stata incontrare un uomo come mio marito, Marcello, che vive la montagna come me, in modo totalizzante.”
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D’un tratto Vania si alza ed esclama: ”Nevica!” Corro alla finestra e scatto alcune foto! È sera. Ha dell’incredibile. Sembra tutto così surreale…

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“Bah. Tanto…”, riprende lei con fare sconcertato.
“Vania, vi sono passeggiate che suggeriresti ai nostri lettori?”
“Be', si! Il Passo Campagneda, sicuramente. Con i suoi laghetti è a dir poco fantastico. Anche l’Alpe di Acquanegra non è da meno in quanto a bellezza naturale. Infine suggerirei la scalata al Pizzo Scalino, 3300 metri, la montagna che domina l’alpeggio dove siamo noi del “Cristina”.
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“Oltre a essere il gestore del Rifugio Cristina ne sei al momento anche la cuoca. Puoi suggere una tua ricetta ai nostri lettori?”
“Ah, sì! Direi… la torta di grano saraceno con  le  noci. La preparazione necessita di 250 grammi di farina di grano saraceno macinato fine. Quindi 50 grammi di  farina di riso. Tre sono le uova, intere. Una busta di aroma di vaniglia, 250 grammi di burro, 100 grammi di noci e 250 grammi di zucchero. Dopo aver preparato tutti gli ingredienti bisogna miscelare sapientemente i  componenti  con le uova e lo zucchero. A questo punto si aggiunge l’aroma di vaniglia insieme al burro, che in precedenza è stato fuso. Infine si devono amalgamare ulteriormente le farine - quella di grano saraceno e quella di riso - sino a ottenere un composto omogeneo. A questo punto si aggiungono le noci e si versa il tutto in uno stampo ben imburrato e infarinato. Cottura in forno a 180 gradi per circa trenta minuti... e buon appetito”.
“Le vacche qui fuori con le capre?”
“Sono di Moira e Maurizio. Son saliti per la transumanza insieme a Samuele,Vanessa e Pippo… Poi  prepareranno anche il formaggio,”
“Grazie  Vania…”
Ora scappo fuori a far due foto. Il Rifugio Cristina, di sera e con la nevicata,  ha un certo fascino che intriga e ispira quiete e pace. Alle spalle, iil Pizzo Scalino. Forse, domani, si vedrà...

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La mattina ci accoglie con un sole raggiante. Vari alpinisti hanno rinunciato a scalare lo Scalino. Hanno trovato pioggia battente ghiacciata e neve. Avevo intravisto qualcosa…
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Si parte, quindi, per l’Alpe dell’Acquanegra. Sin dalle prime ore del giorno il sole splende sopra il Pizzo Scalino. Con passo incerto si cerca il sentiero. Sono sassi e non vogliamo scivolare. Dopo una prima indicazione, il sentiero scompare come nel nulla… Poi  ricompare. Da qui son passate le vacche di Moira e Maurizio. Le tracce sono palesi.
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Il sentiero è gradevole. Un continuo discendere che ci svela scenari imponenti e maestosi a ogni passo. Si resta a bocca aperta a rimirar la Natura. Non ci sono parole. A volte si trattiene il respiro dallo stupore. È un reincontrarsi. È un ritrovarsi. I passi, leggeri, divengono tali dal desiderio di scoprire, di  imparare  e divenire. Dal nulla nasce il sentiero che diverrà strada maestra.
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Guardo attorno: trovo la Vita. Guardo attorno e scopro la sofferenza che porta all’Amore e che andrà oltre la Morte. Guardo attorno e scopro l’eterno stupore negli  occhi di mia moglie. Mi scopro felice. Capisco Vania e Marcello. Ersilio che dona tutto ciò che ha a Cristina… Non è poco. È l’immenso. È un sentimento che nessuno potrà mai  negare. È donarsi completamente.
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In lontananza, dopo aver attraversato una pietraia e l’ennesima salita, ecco  apparire l’Alpe Acquanegra. Il silenzio regna. La gioia è riflessa nei tuoi occhi, sorpresi a  scrutar l’orizzonte. Poi si scende… ancora. Si raggiunge l’Alpe Acquanegra e ci si ristora all’ombra dei pini. A breve dovremo tornare. Vania e Marcello ci attendono. Non possiamo tardare.
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Al ritorno ci fermiamo per qualche fotografia.
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C:\Users\PC\Alpe Prabello...dove il nulla porta al sentiero di Fabio Viganò\Valmalenco Loredana e Fabio 404.JPGC:\Users\PC\Alpe Prabello...dove il nulla porta al sentiero di Fabio Viganò\Valmalenco Loredana e Fabio 374.JPGIntanto,intorno è un continuo fischiar di marmotte… Chissà se riuscirò a fotografarne una.



Al  ritorno  Moira e Maurizio ci invitano a casa loro. Moira è svizzera, di Lugano. Maurizio, italiano, è di Caspoggio. Son saliti all’Alpe con Samuele e Vanessa, i loro figli, per la transumanza e per la mungitura delle capre. Dal latte faranno formaggio.Un duro lavoro, usurante.

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Tornano alla mente  le parole di Vania: “La montagna per me è tutto  ed è  nel mio cuore.La mia vera fortuna è stata quella  di incontrare mio marito Marcello che vive la montagna come me,in modo totalizzante.” Marcello,dalle mani callose, che le vorrebbe forse dare di più. Marcello, cui piacerebbe lavorare per l’Enel. Marcello,un uomo dal cuore grande come una casa, come se ne trovano pochi! E  dal nulla si  arriva al  sentiero…
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domingo, 2 de julio de 2017

Lezioni giallo-noir ad Andora, 8-9 luglio 2017


Sabato 8 luglio dalle 16.30 alle 18 e domenica 9 luglio dalle 16.30 alle 18, nell'ambito del Festival AG Noir di Andora (Savona), lo scrittore Andrea Carlo Cappi terrà un corso intensivo gratuito di storia e tecnica della narrativa gialla e noir.
Nelle due lezioni da novanta minuti l'una affronterà tipologie dei personaggi, strutture narrative e tecniche di base. Il corso sarà attivato al raggiungimento dei dieci iscritti e accetterà un massimo di venti partecipanti. Il luogo in cui si terrà il corso, ad Andora, verrà comunicato agli iscritti.
Informazioni e prenotazioni: 348-9031514, crisenr@mac.com