viernes, 9 de noviembre de 2018

Barbara (racconto del venerdì)

A. C. Cappi in una foto di Barbara a Giallo Carta 2018, Civitanova Marche


Salve a tutti e benvenuti al racconto del venerdì. Oggi scrivo da Civitanova Marche, dove sto partecipando al festival GialloCarta edizione 2018 (il programma delle mie apparizioni é da qualche giorno sul blog Borderfiction Zone). Alcuni eventi della prima serata mi hanno riportato alla memoria un mio racconto "dal vivo" scritto in una biblioteca nell'hinterland milanese il 4 luglio 2002. Per "racconti dal vivo" intendo quelli scritti in diretta su una lavagna a fogli mobili, con interazioni da parte del pubblico: si parte da un incipit proposto al momento e si prosegue inserendo altre frasi proposte dagli spettatori (qui riportate in giallo) che spesso non c'entrano nulla con quanto avviene nella storia. S'intende che prima e durante non so assolutamente che piega prenderà la storia che sto scrivendo, ma nell'ultimo minuto devo in ogni caso trovare una conclusione più o meno coerente. Buona lettura e buon weekend dal vostro K.

BARBARA
Racconto dal vivo di Andrea Carlo Cappi 

Barbara, ma dove cazzo sei finita?
Barbara, ma dove minchia sei a quest'ora? Non dovevi finire alle sette il tuo fottuto corso di new age navajo-tibetana? Barbara, quante volte te lo devo dire, cambia quella porca suoneria con la musichetta indo-pachistana, che non si sente niente, porco giuda. Io la detesto la new age, detesto la musica pakistana, tutta quella roba extracomunitaria.
Barbara, perdio!
Mi spiace, ma a questo punto non ho più niente da dire.
Barbara, tra noi è tutto finito. Tu credi che io non sappia, ma io so. Ti ho visto l'altro giorno che uscivi dal bar-ristorante L'Argentino. E so che tu non mangi e non bevi all'Argentino, perché tu mangi solo cucina macrobiotica. Lo so che te la fai con il gaucho che lava i piatti!
Barbara ride e dice: “Non ci ho capito niente.”
E l'altra settimana, quando ti ho beccata fuori dal ristorante cinese, che cosa stavi facendo? La collezione della cucina etnica? Lo so che il cameriere di Shanghai l'hai conosciuto al corso di meditazione trascendentale cambogiana.
Il panorama da lassù era splendido, quando nel viaggio di nozze mi conducesti sul Karakorum. Ho sopportato tutto per te: il viaggio in Asia, gli acchiappasogni navajo, l'incenso che fumiga in casa. Ho sopportato anche l'arredamento in vimini di Canton e i soprammobili della Terra del Fuoco. Non mi sono incazzato nemmeno quando hai portato a casa il Budda a grandezza naturale.
Il trapezista faceva il suo numero al Circo di Mosca.
Poi, quando l'ho beccato che faceva il suo numero nella nostra roulotte, ho perso il filo delle parole. E sono passato al filo del rasoio.
Barbara, dove cazzo sei, che stasera ti ho preparato il sushi?

©Andrea Carlo Cappi 2002-2009

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