sábado, 15 de junio de 2019

Una donna chiamata Traviata





Percorso di Andrea Carlo Cappi

Dietro i personaggi più famosi di grandi scrittori spesso ci sono persone realmente esistite. Nella Francia del XIX secolo, due delle figure femminili più celebri della letteratura si basano infatti su giovani donne vissute e morte prematuramente nello stesso periodo.
Entrambe, ognuna a suo modo, hanno dato scandalo, cosa del resto molto facile – a quei tempi e non solo – per qualsiasi ragazza il cui comportamento fosse appena al di fuori delle convenzioni. Nel caso di madame Emma Bovary, protagonista del romanzo di Gustave Flaubert (1857), il modello fu Delphine Couturier, sposata Delamare, morta suicida a ventisei anni nel 1848. 
Nel caso della fanciulla che sarebbe divenuta la Traviata, si tratta di una ragazza di nome Alphonsine Rose Plessis, nata nel 1824 nella Bassa Normandia da una nobildonna decaduta e da un padre irresponsabile e violento. Perciò la moglie e le due figlie si allontanano dall'uomo e seguono ognuna la propria strada. Alphonsine comincia a lavorare da bambina, come cameriera e operaia, approdando a Parigi a quindici anni.
Dopo qualche tempo diviene la mantenuta di un ricco commerciante. È facile usare termini dispregiativi come cortigiana o arrampicatrice sociale, ma forse andrebbero considerate l'età di Alphonsine, le sue vicissitudini, forse anche i suoi traumi e la mentalità maschilista dell'epoca. Una ragazza, poco più di una ragazzina, nella sua situazione, viene bollata per la vita con un marchio più indelebile di quello di Caino. Se non vuole tornare alla sua vecchia vita, non ha altra possibilità che passare da un ricco amante all'altro.

Marie Duplessis in un ritratto dell'epoca di Camille Roqueplan

Alphonsine cambia il proprio nome in Marie Duplessis, aggiungendo un Du nobiliare al cognome del padre. È una persona di cultura e apre il suo salotto agli intellettuali dell'epoca, cosa che oggi sarebbe alquanto insolita per una ragazza che potrebbe essere definita una escort di lusso. In questo modo conosce il suo coetaneo Alexandre Dumas figlio (1824-1895), ovvero il figlio illegittimo dell'autore de I tre moschettieri e Il conte di Montecristo, riconosciuto dal padre solo all'età di sette anni.
Sono entrambi ventennni all'epoca della loro relazione, che dura circa undici mesi, dal settembre 1844 all'agosto 1845. La storia si conclude bruscamente con una lettera del giovane scrittore, che decide di lasciarla: forse l'amore per una donna giudicata scandalosa è considerato troppo sconveniente in società. Marie Duplessis diviene allora l'amante del musicista ungherese Franz Liszt (1811-1886) che le propone invano la convivenza. Ma nel 1846 la ragazza, ventiduenne, sposa il conte Edouard de Perregaux, con cui vive per qualche tempo a Londra, per poi tornare da sola a Parigi. Conduce una vita sregolata mentre viene consumata dalla tisi, che la porta alla morte nel 1847 a soli ventitré anni. 
Se da una parte Liszt la ricorda come, parole sue, «un'antica elegia che mi risuona nel cuore», dall'altra il giovane Dumas forse prova un certo senso di colpa, che cerca di esorcizzare scrivendo in sole tre settimane La signora delle camelie, destinato a diventare la sua opera più celebre. Nel libro assume il ruolo di un narratore che, nel 1847, ripercorre in flashback la vita della protagonista attraverso il racconto dell'amante di costei, da poco deceduta. Pubblicato nel 1848, il romanzo viene adattato dall'autore sotto forma di testo teatrale nel 1852. 

Illustrazione da un'edizione del 1885 de "La signora delle camelie"

Nella narrazione di Dumas, la protagonista si chiama Marguerithe Gautier, detta "la signora delle camelie" perché nelle notti di Parigi porta sempre con sé un mazzo di camelie, bianche o rosse: quando sono bianche, è il segnale che la ragazza è disponibile per la serata. L'alter ego di Alexandre Dumas nel romanzo si chiama, con visibile assonanza, Armand Duval.
L'amore tra i due, che potrebbe rappresentare la redenzione sociale di Marguerithe, è contrastato dal padre di Armand, figura che riflette il difficile rapporto tra Dumas padre e figlio. È il genitore a costringere Marguerithe a lasciare il giovane Armand il quale, geloso, si comporta in modo dissennato e umiliante verso l'amata, scoprendo solo troppo tardi che lei lo ha amato sinceramente e lo ha lasciato perché forzata dal padre di lui. 
La versione teatrale del 1852 diviene la base del lavoro del librettista Francesco Maria Piave (1810-1876) per Giuseppe Verdi (1813-1901). L'opera in tre atti risultante dovrebbe intitolarsi Amore e morte, ma alla fine viene battezzata La Traviata, con un riferimento esplicito alla posizione sociale della protagonista.
Vengono modificati i nomi dei personaggi: Marguerithe diventa Violetta Valery (la cui interprete passa dal ruolo di soprano leggero nel primo atto a quello di soprano lirico nel secondo e infine di soprano drammatico nel terzo), Armand diventa Alfredo Germont (tenore), il padre viene chamato Giorgio Germont (baritono). L'ambientazione resta la Parigi di fine anni Quaranta, ma il fatto che tutto si svolga in Francia non basterà a risparmiare all'opera gli strali della censura. Per la società borghese, che inevitabilmente si identifica nei personaggi e nelle loro ipocrisie, l'apologia di una cortigiana non è ammissibile. Pertanto l'opera dovrà subire qualche rimaneggiamento e la vicenda spostata nel secolo precedente, come se questo potesse aumentare la distanza.


La contrastata prima de La Traviata ha luogo al Teatro La Fenice il 6 marzo 1853, anche perché a Venezia le maglie della censura sono, a quanto pare, meno strette. La prima della versione rimaneggiata è due mesi dopo, il 6 maggio 1853, sempre a Venezia ma al Teatro San Benedetto. A dispetto delle reazioni dei benpensanti, il significato sociale dell'opera rimane intatto e Alphonsine Plessis conosce il successo anche in questa nuova incarnazione. 
Nel XX secolo è il cinema a riprendere più volte La signora delle camelie, di cui una delle versioni più famose è Margherita Gautier (1936), diretto da George Cukor e interpretato dalla divina Greta Garbo insieme a Robert Taylor. Ma nei decenni si contano anche le interpretazioni di Sarah Benhardt, Theda Bara, Isabelle Huppert, Greta Scacchi e molte altre attrici. 


Arriviamo quindi al 2018, quando la nostra sventurata eroina approda al fumetto o, come si ama dire oggi, alla graphic novel, per mano dello sceneggiatore Guendal Cecovini (in arte Guendal) e dell'illustratore e scenografo Raimondo Pasin (in arte Raimondo), che realizzano La Traviata di Verdi, edito da CentoParole in un volume cartonato di 64 pagine, con il formato di un album francese da libreria, al prezzo di 19.00 euro.
È un elegantissimo e fedele adattamento del libretto di Francesco Maria Piave, rispettoso anche degli ambienti e dei costumi della vicenda narrata da Dumas, con una splendida resa sia sul piano della sceneggiatura sia su quello dell'estetica. Completano il volume i cosiddetti bis: brevi divertissement a fumetti, sceneggiati da Guendal (con la collaborazione dei disegnatori Fumolo, Ramella e Rossi), che riprendono i personaggi della vicenda e la integrano, spostando le ambientazioni e i contesti ed epoche diverse, tra noir, western e persino lo stile del classico Corriere dei Piccoli
A oltre centosettant'anni da una fine quanto mai prematura, Alphonsine Rose Plessis alias Marie Duplessis alias Marguerithe Gautier alias Violetta Valery rimane immortale in tutte le sue possibili incarnazioni. 


La Traviata di Verdi di Guendal-Raimondo è presentata da Andrea Carlo Cappi sabato 15 giugno alle ore 16.00 presso l'Istituto Redaelli, via Bartolomeo D'Alviano 78, Milano.

Un omaggio a Franco Zeffirelli, scomparso giusto oggi - 15 giugno 2019 - regista de La Traviata non solo in scena, ma anche in una versione cinematografica del 1982.



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