Ci permettiamo di riportare integralmente la bella recensione di Antipasto Letterario pubblicata su Instagram del libro di Fabio Viganò Puro amore/Pure Love.
Si suol dire che non sempre le cose sono quello che sembrano. Nel caso del libro in esame, è quantomai corretto. Un titolo che ricorda le frasi da Baci Perugina troneggia a chiare lettere sulla copertina, mentre un pontile deserto ci da il benvenuto. Decisamente non l’ideale per chi, come noi, non ama particolarmente il romanticismo facile e la banalizzazione dei sentimenti. Anche se, col senno di poi, la mancanza di figure umane sul pontile e quel lieve senso di vuoto e solitudine avrebbero potuto metterci in allarme.
In ogni caso, la successiva lettura ha cambiato un bel po’ di carte in tavola e ha dato origine a questa recensione un po’ differente da quelle a cui ci siamo e vi abbiamo abituati.
Tutto è però cominciato circa un mesetto fa, quando Fabio Viganò, autore della raccolta poetica Puro Amore, ci ha contattate e spedito la sua opera chiedendoci un’opinione sincera.
Ci è parso carino accettare e adesso ci ritroviamo a condividere volentieri le nostre opinioni sulla sua poesia. Il libro, disponibile anche in ebook, conta 32 componimenti riportati sia in italiano che in inglese. Apprezzabile l’adattamento di Andrea Carlo Cappi, che sa ben sfruttare la pulita agilità della lingua inglese per trasmettere i pensieri e le impressioni del poeta in maniera chiara ed efficace, tanto quanto la versione originale. Quanto a Viganò, fa sempre un bell’effetto constatare come la poetica possa arrivare da tutto ciò che ci circonda. Da un buon bicchiere di vino come da un ricordo di infanzia, dalla città che si abita ma anche dai gesti di un macellaio… Tutto ciò che va a dar forma e senso al nostro esistere quotidiano, al nostro passato e alle nostre idee per il futuro, può far scaturire in noi la poesia. Anche la rabbia, il rimpianto, la paura… anche il dolore per un mondo che non è quel che, nelle nostre idee di giustizia e bellezza, dovrebbe essere.
Non c’è illusione o incanto nei componimenti di Viganò. È evidente come la vita gli abbia mostrato più volte come le cose quasi mai vadano come vorremmo. E allora cosa c’entra l’amore? Puro, per di più. Non siamo sicure di averlo capito, ma possiamo formulare un’ipotesi: l’amore è poesia, o meglio la poesia è un atto di amore. Un amore pulito, quindi puro, perché frutto di un lungo e devoto lavoro di ricerca, corteggiamento delle parole, fino a trovare quelle giuste per trasmettere un attimo perfetto, un’emozione precisa. Parole che evochino immagini, suoni, ricordi. E che questi affacci su la vita e il sentirla di un uomo diventino specchi, forse solo un po’ appannati e quindi più affidabili, del vivere e del sentire di chi si confronti con queste poesie. E tramite le poesie Viganò tenta di spiegarci che sì, la vita fa male; eppure è l’unica opportunità che abbiamo per provare, capire, parlare, pensare, scrivere… esistere.
Esistiamo per amare tutto ciò che dia un senso al nostro esistere. E se ciò significa anche soffrire che sia. Che sia l’attimo in cui una perdita passata torna a far male, che sia la denuncia appassionata di un sistema corrotto, che sia il deridere le ipocrisie di coloro che cerchino di scavarsi un posticino in questo sistema. Il senso della scrittura di Viganò non è scontato e occorre abbandonarsi ad essa per scoprire dove porterà ciascuno di noi. Certamente, non dove aveva già portato tutti gli altri, compreso il poeta. Ma questo è il bello della lettura. Inevitabilmente, l’ennesima forma d’amore.
©Antipasto letterario, 2020
Il commento di Fabio Viganò
Grazie. Avete fatto centro e colto nel segno. L'amore non ha limiti. Nemmeno la morte. Perché? Vivremo ogni volta che qualcuno ci ricorderà.
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