jueves, 16 de noviembre de 2023

Vita da pulp - Traduttori... traditori...

Cappi al Due Fiumi. Immagine: orso_foto


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Di recente, al termine di un riuscito incontro letterario all'Albergo Due Fiumi di Sacile (Pordenone), mi sono attardato "fuori scena" a parlare di traduzioni. Il che mi ha ispirato alcuni post in cui tratterò di mie esperienze in proposito nell'arco di quasi trent'anni: sono fatti personali ma, come si vedrà, possono essere di un certo interesse sia per chi legge, sia per chi vuole avventurarsi in questo mestiere.
Quando si teorizza sull'argomento, riemerge la questione del "traduttore traditore", che - scopro ora su Internet in un articolo dello scrittore, saggista e traduttore Raoul Precht, perché da sempre mi chiedevo chi avesse coniato la definizione - sarebbe stata sollevata nel Cinquecento dal poeta francese Joachim Du Bellay: "mauvais traducteurs… vraiement mieux dignes d’estre appellés traditeurs que traducteurs", scriveva severo questi nel 1549 nella sua Déffense et illustration de la Langue Francoyse (sic) riferendosi peraltro ai "cattivi traduttori". 
Innanzitutto, la traduzione è sempre, in qualche modo, un tradimento: il testo è redatto in una certa lingua e solo chi l'ha scritto (purché sia realmente poliglotta) potrebbe riscriverlo in un'altra. Una traduzione è, inevitabilmente, un'interpretazione del testo originale. Oltretutto per chi traduce sono sempre in agguato non solo possibili sviste (siamo esseri umani, dopotutto) ma anche termini appartenenti a linguaggi tecnici talvolta desueti, espressioni locali assenti nei vocabolari, allusioni a notizie note al pubblico di un certo luogo in un certo periodo ma pressoché sconosciute da noi. In certi casi ci si trova in situazioni senza uscita.

Un esempio: nel 2014 ho ritradotto il romanzo di Kingley Amis Il colonnello Sun (Colonel Sun, 1968, firmato all'epoca sotto lo pseudonimo "Robert Markham"), prima storia di James Bond scritta su licenza dopo la morte di Ian Fleming. L'avevo letta nell'edizione italiana da Garzanti del 1970, ma feci bene a consigliare all'editore una ritraduzione: mentre lavoravo, tenevo d'occhio la vecchia versione italiana, sempre in base al concetto: "Se c'è qualche dettaglio legato a quel periodo, il traduttore di allora l'avrà colto, a me potrebbe sfuggire". Invece fu il contrario.
Il mio predecessore si era trovato di fronte ad alcuni passaggi impossibili, se non erro riguardanti termini indecifrabili del gioco del golf e antiquate espressioni marinare, e aveva dovuto tirare a indovinare (sbagliando, come ebbi modo di scoprire). Mentre io, lavorando nell'era di Internet, ero avvantaggiato: potevo consultare glossari e dizionari online, trovando il significato corretto di espressioni inaccessibili a un traduttore del passato. Internet mi viene spesso in aiuto: anni fa, dovendo tradurre il libro di una diva diciassettenne della tv argentina, solo esplorando forum giovanili online di quel Paese scoprii che una parola per me incomprensibile voleva dire semplicemente "jeans".
Tengo a precisare che, avendo tradotto anche opere per nulla immortali (se non si è ricchi di famiglia bisogna lavorare per vivere), non sono considerato un "traduttore letterario". Nondimeno ho tradotto anche libri di una certa complessità. Sono stato proposto per il Premio Cervantes per L'uomo dalle formiche in bocca di Miguel Barroso e ho rappresentato sul palco del Premio Bancarella Matilde Asensi, finalista per Iacobus: candidatura che ritengo anche un po' mia, dato che chi legge un libro straniero in italiano legge le parole scelte del suo intermediario.

Questo è un lavoro in cui spesso, come quando si scrive un proprio libro, occorre documentarsi. Un traduttore non può sapere tuttoTornando a James Bond, quando tradussi Conto alla rovescia (Zero Minus Ten, 1997), primo romanzo della serie scritto da Raymond Benson, mi trovai di fronte alla descrizione dettagliata di una lunga partita a mahjong, ricca di termini tecnici. Ebbi la fortuna di entrare in contatto con la Federazione Italiana Mahjong (che scoprii essere la più grande al di fuori della Cina), un cui esperto esaminò tutti i capitoli relativi della mia traduzione, perché non ci fossero errori.
Quando lavorai su altri libri della serie scritti da Raymond Benson, per esempio la novelization de Il mondo non basta (The World is not enough, 1999) o la nuova edizione di Tempo di uccidere (High Time to Kill, 1999), consultai il Manuale dell'ingegnere per affrontare capitoli in cui si parlava di reazioni nucleari o costruzioni aeronautiche. Lo stesso Manuale, del resto, era già stato sulla mia scrivania mentre traducevo il fanta-techno-thriller Ice Limit - Barriera di ghiaccio (The Ice Limit, 2000) di Preston & Child e talvolta ci ritorna per qualche romanzo del franchise di Clive Cussler. Ma in qualche caso manca proprio un testo da consultare.
Per I corpi lasciati indietro (The Bodies Left Behind, 2008) di Jeffery Deaver, impazzii a tradurre i lunghi capitoli in cui si parlava di una foresta nord-americana. con dovizia di riferimenti ad alberi e arbusti del luogo di cui non esistono nomi in italiano, solo quelli in inglese e quelli scientifici in latino, questi ultimi solitamente prolissi. In qualche caso si può lasciare il termine originale in corsivo, ma non quando ce ne sono a decine in pochi paragrafi. Me la cavai specificando in qualche caso solo specie o sottospecie, ma anche in questo modo mi costò parecchio lavoro. Non è stato uno scherzo nemmeno tradurre il romanzo breve Uomo in mare! (Man Overboard!, 1903) di Francis Marion Crawford nella raccolta omonima del Premio Torre Crawford 2023: vi sovrabbondavano i termini marinareschi nell'inglese di fine Ottocento e per poco più di quaranta pagine ho impiegato quasi lo stesso tempo necessario per un romanzo di media lunghezza. Riprendiamo il discorso nei prossimi post.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

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