sábado, 30 de diciembre de 2023

Vita da pulp - La profezia dell'allosauro


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Poco più di una dozzina di anni fa, insoddisfatto delle previsioni annuali riguardanti il mio segno zodiacale (Vergine), decisi di modificarlo unilateralmente. Dopotutto, si può cambiare sesso, squadra del cuore, partito politico e persino religione, dunque perché non anche il segno zodiacale? Un vantaggio evidente: dato il mio mestiere, avrei potuto scrivermi da solo il mio oroscopo.
Valutai diverse costellazioni alternative, una delle quali - Ofiuco - ho scoperto in seguito essere considerata sul serio come possibile tredicesimo segno; ma restava il problema della mia data di nascita, incompatibile con i corrispettivi movimenti di stelle e pianeti. Sicché optai per un segno del tutto immaginario, slegato da qualsiasi riferimento all'astrologia. C'è più spazio per il libero arbitrio: con questo sistema tutti possono adottare qualsiasi segno zodiacale di pura fantasia: Sturalavandini, Mammut, Betoniera o quello che vi pare.
Io scelsi Allosauro.

Sulla base dell'autoanalisi, fui in grado di stilare una lista delle caratteristiche delle persone il cui segno zodiacale è Allosauro.
Individuo fedele, serio e schivo, come l'animale eponimo l'Allosauro ha la tendenza a essere trascurato in favore di dinosauri più trendy (per esempio il velociraptor) tanto da essere erroneamente ritenuto estinto. Pertanto deve di continuo ricordare agli altri che esiste e quale sia il suo ininterrotto contributo alla comunità. L'altrui dimenticanza spesso si concretizza nel mettere il suo nome più in piccolo degli altri sui manifesti o nell'effettuare in ritardo i pagamenti per il suo lavoro.
Inoltre, come il suo animale eponimo (smentitemi pure se conoscete qualche allosauro pigro), è un lavoratore instancabile dotato di grande spirito di sacrificio, motivo per cui viene chiamato di continuo a risolvere situazioni critiche dopo che altri dinosauri ne hanno combinata una delle loro. La naturale pazienza dell'Allosauro viene abitualmente travisata, dimenticando un dettaglio fondamentale: come la polizia fantozziana, a un certo punto l'Allosauro si incazza.

Preparai dunque le previsioni per l'Allosauro dell'anno successivo. Devo dire che, alla fine, l'oroscopo si rivelò molto simile a quello della Vergine, che ogni anno si può riassumere in: "Vedrete che stavolta andrà meglio". Giustissimo: per esempio, le previsioni per il 2020 assicuravano che quello sarebbe stato l'anno fortunato della Vergine, infatti per parecchi mesi lo slogan fu "Andrà tutto bene". Devo dire che, malgrado le difficoltà, se non nell'arco di dodici mesi, in quello di una dozzina d'anni la situazione è nettamente migliorata, a parte alcuni dettagli trascurabli come guadagnare ancora meno di allora. Tuttavia c'è una profezia dell'Allosauro che ancora non si è realizzata, forse perché coinvolgeva troppe persone di segni zodiacali non autogestiti.
Auspicavo infatti che i librai incapaci perdessero il posto per essere sostituiti da persone competenti; che i promotori editoriali vedessero finalmente la luce e decidessero di espiare le loro colpe, chi ritirandosi in convento, chi piazzando almeno trenta copie dei miei titoli in ogni libreria; che i marketing manager editoriali fossero costretti per legge a rendere conto del loro operato e che quellii che avevano fatto carriera chiudendo collane e facendo licenziare persone preparate potessero scegliere l'onorevole via del seppuku (poiché i superstiti sarebbero stati ben pochi, si sarebbero finalmente aperte nuove posizioni lavorative per persone serie e intelligenti); e infine che gli editori manifestamente inadatti si ritirassero in apposite stanze imbottite senza fare più danni. Tutto ciò, come si vede, non è mai avvenuto. Tant'è che ancora oggi constato gli stessi problemi di allora quando ho a che fare con l'editoria tradizionale "da libreria", ossia non quella che lavora sulle edicole o sulle librerie online in cartaceo e ebook.
Un interessante volume cui ho collaborato insieme ad altre due persone risulta essere stato pubblicato "il 20 novembre 2023", ma le copie sarebbero in magazzino (non però in distribuzione) da un paio di giorni prima di Natale. Da allora sta raccogliendo una quantità da record di recensioni positive sulle pagine di prestigiosi quotidiani - dunque qualcuno è anche riuscito a leggerlo - senonché è tuttora introvabile in libreria e reperibile soltanto sul sito dell'editore, mentre su Amazon figura come "generalmente spedito entro 3-7 mesi" (affrettatevi: il Natale 2024 si avvicina!) e su IBS.it è classificato "attualmente non disponibile". Spero che l'editore si ricordi di metterlo in commercio nel corso del nuovo anno, perché mi si dice che il mio contributo al volume sia tra le cose migliori che io abbia mai scritto in un trentennio di pubblicazioni. In ogni caso, come concludevo a suo tempo nel mio auto-oroscopo, "il benessere dell'Allosauro è anche il benessere dell'umanità. Impara ad amarlo e tutelarlo. È nel tuo interesse. Quando non ci sarà più, ne sentirai la mancanza. Buon anno".

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

martes, 19 de diciembre de 2023

Vita da pulp - Novelization dietro le quinte


Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

I tre libri di Diabolik che vedete qui sopra, frutto di vari periodi di lavoro nell'arco di oltre tre anni, sono soprattutto il coronamento di qualcosa che è cominciato oltre un ventennio fa. Nel novembre 2002 uscì Diabolik-La lunga notte, il primo dei miei romanzi originali sui personaggi dei fumetti creati da Angela e Luciana Giussani. Quello stesso anno avevo pubblicato anche il mio primo romanzo originale basato su Martin Mystère di Alfredo Castelli, quindi ero già alla mia seconda esperienza nella narrativa chiamata tie-in, vale a dire collegata a qualcos'altro.
È molto diffusa nel mondo anglo-americano: ci sono romanzi e racconti originali che riprendono personaggi e universi di fumetti, videogiochi, film e serie tv. Fanno parte della categoria anche le novelizations, in questo caso romanzi non originali ma basati su sceneggiature cinematografiche. Immagino che, come in qualsiasi tipo di narrativa di intrattenimento, la qualità possa variare a seconda di come i libri vengano scritti, ma ho idea che la critica non li abbia mai visti di buon occhio: rammento che il termine fu usato con accezione negativa su Time in una recensione di Ufficiale e gentiluomo: "Hanno fatto il film direttamente dalla novelization", come a dire "il sottoprodotto di un sottoprodotto".
Piano con le etichette. Se si applicassero termini moderni alla grande letteratura, si potrebbe dire che l'Iliade è un poema di exploitation del filone epico-mitologico e che l'Odissea ne è uno spin-off, così come l'Eneide. E vogliamo parlare di Matteo Maria Boiardo, autore dell'Orlando innamorato, reboot de La Chanson de Roland, o di Ludovico Ariosto, che con l'Orlando furioso ne scrisse il sequel? Oppure di William Shakespeare, maestro del remake di storie altrui?

Come appassionato di narrativa popolare in tutte le sue forme, ho sempre pensato che trasformare una sceneggiatura in un romanzo fosse una sfida interessante. Si parlava da tempo di un film di Diabolik e, dopo avere pubblicato La lunga notte, mi candidai subito per la novelization. Al gusto della sfida si sarebbe unito il piacere di tornare a lavorare sull'appassionante universo delle sorelle Giussani. Il film di vent'anni fa però non vide mai la luce, così come la serie televisiva di cui si parlò un decennio più tardi. Nel frattempo scrissi altri tre romanzi originali: Diabolik-Alba di sangue, Diabolik-L'ora del castigo ed Eva Kant-Il giorno della vendettaMa finalmente nel 2019 i Manetti bros. girarono Diabolik-Il film. Nella primavera del 2020 (in pieno lockdown) tornai alla carica con la mia idea: Diabolik meritava una novelization. Poiché il progetto in realtà era quello di una trilogia cinematografica, alla fine i romanzi sono diventati tre, usciti in contemporanea con i film. Tutti e tre i libri - Diabolik, Diabolik-Ginko all'attacco e Diabolik, chi sei? - sono ora disponibili in edicola sino alla fine di gennaio 2024, ma possono essere ordinati anche sui siti Gazzetta Store e Prima Edicola.
L'esperienza è stata ancora più interessante di quanto mi aspettassi. In primo luogo, mi sono trovato in perfetta sintonia con i Manetti bros.: l'ambientazione dei loro film in un'epoca ideale tra fine anni Sessanta e inizio Settanta è la stessa dei miei romanzi, la loro scelta delle storie a fumetti su cui costruire le sceneggiature chiude la trilogia con Diabolik, chi sei?, che si svolge poco prima dell'inizio del mio Diabolik-La lunga notte. Neanche ci fossimo messi d'accordo, i tre romanzi dei film sono il prequel della mia serie originale e ora di fatto esiste una saga composta da sette libri.
In secondo luogo, se per Diabolik-Il film mi sono basato sulla sceneggiatura e su varie foto di scena, integrandole con elementi ripresi dalle diverse versioni della storia a fumetti, per i due episodi successivi abbiamo sperimentato qualcosa di diverso: ho lavorato sulle liste dialoghi e direttamente sui film (seppure in un montaggio non ancora definitivo), assimilando atmosfere e dettagli così come si vedono sullo schermo; e anche in questo caso ho recuperato ulteriori elementi dalle storie a fumetti.

Passare dal cinema al romanzo non è così immediato come si potrebbe pensare e, se lo fosse, oggi non avrebbe senso farlo, visto che il pubblico può vedere e rivedere direttamente il film su una piattaforma digitale o in dvd. Il romanzo deve dare qualcosa di più e di diverso. Quarant'anni fa mi resi conto che per apprezzare in modo assoluto il film Blade Runner occorreva leggere il romanzo originale di Philip K. Dick da cui era stato tratto, Il caccatore di androidi (come fu intitolato nella prima edizione italiana). Una novelization ben fatta deve avere lo stesso effetto anche se il percorso è inverso. Il libro deve espandere l'esperienza del film.
In un film sarebbe ingombrante esporre in modo completo certe situazioni o spiegare ogni minimo dettaglio, aspetti che invece devono essere sviluppati, chiariti e risolti in un romanzo. Ecco perché nei tre libri ci sono sottotrame e sviluppi che non si vedono al cinema. Le leggi della narrativa sono diverse da quelle dello schermo, il che rende la novelization un'esperienza complementare, che dev'essere interessante da leggere come da scrivere.
Ma c'è anche da rispettare l'aspetto tecnico della scrittura: per dirne una, in un certo capitolo ci si aspetta che il punto di vista sia quello del personaggio principale in scena, ma non posso rivelare che in quel momento Diaboik ne abbia assunto le sembianze; pertanto devo fare in modo che chi legge pensi una cosa ("È una certa persona") quando invece è un'altra ("È Diabolik travestito!") In sostanza, come dico sempre in questa rubrica, per affrontare certi tipi di narrativa occorre conoscerne le metodologie... e aggiungere un pizzico di inventiva.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game

jueves, 14 de diciembre de 2023

Vita da pulp - Superscrittori con superproblemi

A. C. Cappi, oggi

Riflessioni di un celebre scrittore ignoto di Andrea Carlo Cappi 

Molti pensano che sia facile scrivere, ma chi lo fa per professione - che si occupi di narrativa o sceneggiature per vari media - affronta problemi di cui solo la gente del mestiere può rendersi conto. Pressappoco in questi giorni venti anni fa, al Noir in Festival, partecipai a una memorabile conversazione via satellite con Stan Lee, ideatore di molti personaggi della Marvel Comics e icona lui stesso del fumetto made in USA. Parlando degli anni Sessanta - epoca in cui scriveva e curava parecchie serie simultaneamente oltre a una gran quantità di storie autoconclusive - rammentava la difficoltà di ricordarsi i nomi dei personaggi, anche quelli principali. Ne presi nota, perché all'epoca lavoravo su due mie serie del "Kverse", Medina e Nightshade, e da qualche tempo collaboravo con Martin Mystère e Diabolik, che richiedevano di tenere a mente vari aspetti delle rispettive continuity. Infatti, vent'anni più tardi, capisco perfettamente le difficoltà di Stan "the Man". Parafrasando un suo celebre slogan, i superscrittori hanno superproblemi.
Quando si scrive un romanzo singolo e autoconclusivo è relativamente semplice tenerne i fili, specie se per un certo numero di settimane si lavora principalmente (anche se non esclusivamente) a quello. Si crea un piccolo mondo nella mente e ci si va a vivere. Il discorso cambia nel momento in cui si scrivono parecchie serie contemporaneamente, passando di continuo dall'una all'altra, anche se appartengono allo stesso "universo". Lo vedo già con il mio "Kverse", che nel tempo si è allargato: nell'arco di trent'anni di pubblicazioni sono comparsi numerosi personaggi, in varie epoche, ognuno con la sua storia personale da tenere presente.
Vi capita mai, quando guardate una serie televisiva, di trovare riferimenti a qualcosa o qualcuno che si è visto in una stagione precedente, per esempio tre o quattro anni fa, che non vi ricordate più? Ebbene, succede anche a chi le storie le scrive. Ciò comporta impegni supplementari. Da una parte come autore mi vado a rileggere quello che ho scritto anche anni prima, per essere coerente; dall'altra, pensando al pubblico, cerco sempre di accennare ai punti chiave di quanto è successo nel passato, in modo che il singolo romanzo sia fruibile anche da chi non abbia letto o semplicemente non ricordi l'episodio precedente.

Le cose si complicano ancora di più quando si scrivono serie o serial di episodi più brevi di un romanzo, che ci riportano allo spirito del feulleton o delle pubblicazioni pulp degli anni Venti-Trenta, ossia la grande e sempre disprezzata narrativa popolare di genere. Tuttavia l'impresa è ancora relativamente facile quando si scrive un ciclo per volta. Nella seconda metà degli anni Novanta collaborai a diverse collezioni di videocassette: per Il grande cinema di Federico Fellini scrivevo ogni volta uno o due pezzi sul singolo film e una puntata della biografia del regista; per Il mito Clint Eastwood realizzavo, se non ricordo male, tutti i testi del fascicolo, compresa la storia a puntate del mito in questione; per The X-Files Collection, poiché non si poteva usare materiale relativo alla serie tv in quanto già opzionato da un altro editore, ero di fatto l'autore di un'intera minirivista intitolata Dimensione Ignoto, con dossier su fatti storici, fenomeni misteriosi ed elementi di cultura popolare citati nei telefilm. Restavano le ultime due pagine, che occupavo con un romanzo a puntate sullo stesso filone, Silent Invasion, sotto lo pseudonimo Andrew Cherry per distinguerlo dalla parte di non-fiction firmata Andrea Carlo Cappi.
Il progetto di Dimensione Ignoto inizialmente riguardava solo le prime stagioni di X-Files, ma quando si stava arrivando alla fine si seppe che le uscite sarebbero state prolungate di quasi altrettanti numeri. Perciò, proprio quando mi stavo apprestando all'atterraggio, risollevai la trama di Silent Invasion perché riprendesse quota. Un vero autore pulp trova sempre il modo di cavarsela senza prendere per i fondelli il pubblico. Tra parentesi, nell'edizione spagnola della collezione venivano usati gli stessi testi di Dimensione Ignoto, tradotti in castigliano, ma i credits di autore e redazione italiani venivano rimossi, sostituendoli con quelli dei redattori catalani che se ne prendevano tutti i meriti; si salvò solo il misterioso Andrew Cherry, forse nel timore che potesse essere un vero e importante autore americano, e facesse loro causa se fosse stato tolto il suo nome.
A proposito di serial, sempre vent'anni fa - come ricordavo di recente - andò in onda la serie radiofonica Mata Hari interpretata da Veronica Pivetti, grazie alla quale con gli altri due sceneggiatori (Arturo Villone, anche produttore e regista, ed Elena Del Mastro) raggiunsi un pubblico di milioni di persone. Qui il lavoro fu semplice, perché mi erano state assegnate le puntate relative a periodi precisi della (romanzata) biografia della protagonista. Poiché si sa che alla fine muore, non c'era obbligo di sequel.

Allo spirito del feuilleton si ispirava il mio primo serial dedicato a Martin Mystère, Il Codice dell'Apocalisse, nel senso che negli ultimi mesi del 2000 fu pubblicato dal lunedì al venerdì "in appendice" al primo quotidiano italiano esclusivamente online, ilnuovo.it. Ma c'era qualcosa in più, perché se non ci sono superproblemi manca il senso della sfida: ogni puntata era ambientata nello stesso giorno dell'uscita, con riferimenti a notizie del momento (opportuni link ipertestuali rimandavano a siti riguardanti fatti e luoghi citati); ogni venerdì appariva inoltre una puntata supplementare, collegata alla trama ma ambientata in un'altra epoca; al lunedì successivo la storia riprendeva da quello stesso giorno, con il protagonista che nel weekend, "fuori campo", si era spostato da una città all'altra per sventare l'Apocalisse imminente. Insomma, una minaccia narrata in tempo reale e inserita nel contesto di un quotidiano, in un rimando continuo tra verità e finzione. Tolto Orson Welles con La guerra dei mondi in diretta, non mi risulta che nessuno al mondo si sia cimentato in un'impresa del genere.
Per questa ragione, oltre che dei miei "romanzi di Martin Mystère" propriamente detti (e siamo a sette, sei dei quali pubblicati in edicola in una collana dedicata di Sergio Bonelli Editore) sono diventato anche l'autore dei serial che dal 2021 vengono pubblicati in appendice agli albi mensili del personaggio. Dopo Il potere del Falco e Zona Y, in cui mi sono cimentato in formule molto particolari, dal luglio 2023 ne Le Tavole del Destino sono tornato a regole più tradizionali: una continuing story con il Martin Mystère degli anni '70, che arriva nel volgere di qualche puntata alla conclusione di una delle sottotrame - giusto per dare qua e là un punto di arrivo al pubblico - ma deve fare i conti con nuovi sviluppi. Tutto ciò fino alla puntata finale in uscita nell'agosto del 2024, da poco consegnata all'editore. Il lavoro - spiego ai profani - è molto più complesso rispetto a un romanzo delle stesse dimensioni: ogni episodio, con una lunghezza precisa in numero di battute, deve dare al pubblico la sensazione di un passaggio importante e chiudersi con un finale che mantenga vivo l'interesse per l'appuntamento successivo; e, naturalmente, aprirsi sempre con un riassunto che permetta di ricordare gli aspetti principali di mese in mese (da Zona Y in poi sono io stesso a scriverlo). Se l'autore è il primo a dimenticarsi cos'ha scritto settimane o mesi prima, si può rendere conto che non deve permettere al pubblico di perdere il filo.
Ma in questo periodo ho consegnato anche la dodicesima puntata (che esce a febbraio) del serial Dark Duet, un ciclo di romanzi brevi che sto scrivendo dall'estate del 2019, pubblicata in ebook nella collana "Spy Game" di Delos Digital. Come spiegavo in un articolo precedente, qui ho a disposizione un numero maggiore di pagine per ogni episodio e posso permettermi una narrazione più estesa. Ma, dato che passano diverse settimane tra una uscita e l'altra (con puntate scritte a volte di seguito, a volte a distanza di mesi tra loro), prima di tutto comincio il lavoro ripassando i miei ultimi episodi, poi apro ogni numero con un riassunto; e in chiusura lascio aperto il cammino ancora da percorrere. Resta qualche mese prima di arrivare alla fine del primo ciclo di Dark Duet, ma è proprio ciò che ormai viene accettato universalmente nell'ambito delle serie tv tanto amate dal pubblico. Che non esisterebbero, senza persone capaci di gestire narrazioni a lungo termine, esattamente come quelle dei feuilleton, delle grandi saghe del vecchio pulp, dei fumetti e dei libri tascabili. Anche se a volte il superlavoro crea superproblemi, di gente che sappia fare certe cose c'è ancora bisogno.

Continua...




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker. È direttore artistico del Premio Torre Crawford. Per Delos Digital cura la collana in ebook Spy Game.

lunes, 11 de diciembre de 2023

"Bandida": buon sangue non mente


Recensione di Fabio Viganò

Esistono sia li bene che il Male. Sickrose è decisamente interprete d’eccellenza del Male! Scrivere il sostantivo Male con la lettera maiuscola non crediate rappresenti errore d’ortografia. È una sottolineatura rafforzativa.
Sickrose - Bandida, l’ultima fatica di François Torrent (alias Andrea Carlo Cappi) nella collana Segretissimo di Mondadori, tra il lusco e il brusco è ambientata decisamente nella narrazione del Male. Cappi conosce la Storia come conosce il Male. La Storia, come la verità, non può essere rinnegata né tantomeno sovvertita. La Storia è la verità della vita degli esseri umani. La Storia, come il bene o il Male, siamo noi a scriverla giorno dopo giorno.
La Storia è fatta d’informazioni. Le informazioni storiche non possono essere rappresentate dal mero nozionismo fine a se stesso. Le informazioni storiche sono rappresentate da fatti, date, eventi che si traducono talvolta in omicidi o stragi. Omicidi e stragi che creano la Storia, che interpretano il Male assoluto dell’umanità. In Bandida i fatti narrati, anche se romanzati, rappresentano la Storia.
Rosa Kerr, nome di battaglia Sickrose, è ben calata nel proprio mondo, dove si sa giostrare nel vortice spietato e complesso del crimine organizzato a livello internazionale. D’altro canto stiamo parlando di un’ex agente segreta al soldo della CIA. Rosa recita il suo macabro ruolo nel teatro del Sud America. Recita bene, fin troppo! Il crimine sta a Sickrose come le mazzette stanno ai politici corrotti, capaci poi di insegnare agli altri cosa siano il Bene o il Male. D’altro canto, nel suo caso specifico, si può senza ombra di dubbio asserire che “buon sangue non mente”: il padre era legato a un grosso narcotrafficante conosciuto come “El Rey de la Cocaìna”, lei è una specialista dell'infiltrazione.
Cappi è capace, in questo romanzo particolarmente difficile da analizzare e gestire per le tematiche affrontate, di far intravedere tra le righe dell’ordito verità nascoste e attuali. Non voglio svelarvi oltre del romanzo Bandida, da Segretissimo Mondadori. Vi lascio solo una certezza che tutti abbiamo nella vita, oltre alla morte: la curiosità!

Sickrose - Bandida Segretissimo Mondadori n.1674
In edicola, solo sino a fine dicembre 2023.
Disponibile anche in ebook su MondadoriStore, su Amazon, su ibs.it e tutte le principali librerie online


La quarta di copertina:
La sicaria internazionale Rosa Kerr alias Sickrose decide di investire i soldi dell'ultimo colpo e vivere ai Caraibi. Ma il faccendiere russo cui si rivolge a Nassau ha bisogno di lei per risolvere vecchi e nuovi conti in sospeso. Tutto ruota intorno a Leonov, l'uomo che per decenni ha dettato legge in America Latina per conto del Cremlino e che ora si è impadronito di una miniera d'oro in Venezuela. Dietro il paravento di attività commerciali operano servizi segreti e gruppi mercenari, in un oscuro intreccio di affari e strategie geopolitiche. Da Managua a una spiaggia sul Pacifico, da Caracas fino a una città senza nome nella foresta amazzonica, Sickrose segue una pista che la condurrà alla sua sfida più rischiosa.